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Capitolo 46 "Risolvere"

Isabelle POV
Tornai al piano di sotto e trovai la famiglia Mikaelson riunita al completo.
Erano tutti scioccati da ciò che avevano appresso quel giorno.
Mi appoggiai allo stipite della porta di uno degli studi dei fratelli e ascoltai una parte della conversazione.
" Perché non ne hai mai parlato con noi?"
" Semplicemente perché non lo sapevo"
Decisi di smettere di ascoltare.
Era una conversazione privata e non avevo il diritto di ascoltare.
Salii le scale e aprii la porta della mia stanza.
Mi fermai qualche secondo sulla soglia della camera.
Mi era mancata particolarmente negli ultimi giorni.
Mi mancava la mia casa.
In quel momento sentii delle mani che mi avvolgevano i fianchi.
" Mi sei mancata infinitamente in questi giorni"
Lui mi lasciò un bacio dietro l'orecchio e poi appoggiò il mento sulla mia spalla.
" Anche tu"
" Sappi che Rebekah è furiosa perché non abbiamo finito la cerimonia del nostro matrimonio"
" Ci parlo io più tardi"
In quel momento mi girai, presa dall'istinto, e appoggiai le mie labbra alle sue.
"Ti amo"
" Ti amo anche io"
Restammo un po' insieme e poi scesi al piano di sotto per per parlare con Rebekah.
Trovai la bionda in cucina, con i gomiti appoggiati al ripiano della penisola.
" Ehi" esordii.
" Ehi, finalmente ti sei degnata di salutarmi dopo che sei stata via per giorni"
Lei mi venne incontro e mi abbracciò.
" Ella non verrà perdonata per aver interrotto il vostro giorno speciale, era da secoli che lo progettavo"
" Lo so, però non dargliene la colpa, aveva i suoi buoni motivi"
" È impressionante come tu giustifichi chiunque, anche se ti ha rapito o ti ha fatto del male"
" Lei non mi ha fatto del male"
" Però ti ha rapita"
" Comunque, per il matrimonio possiamo riorganizzare, dubito che tu abbia buttato tutto ciò che avevi preparato"
" No, mi è rimasto quasi tutto"
" Perfetto"
" Allora la data la spostiamo tra una settimana, che ne dici?"
" Per me va bene"
Vidi Ella sulla soglia della porta.
" Ehi, vieni, stavamo parlando della cerimonia"
Lei fece un passo avanti ed entrò in cucina.
" A proposito, mi dispiace per tutto ciò che ho fatto, ero semplicemente arrabbiata"
" Non ti preoccupare"
Rebekah si girò verso di lei e appoggiò le braccia sul bancone della cucina.
Squadrò Ella con aria di superiorità, osservando anche i dettagli dei suoi vestiti.
Le lanciai un'occhiataccia e lei distolse lo sguardo.
Ella abbassò lo sguardo e osservò il pavimento con aria di pentimento.
Tirai una gomitata nella costole a Rebekah e lei mi guardò male.
" Rebekah, sii gentile"
" D'accordo"
" È tua nipote"
" Non c'è problema, se la infastidisco posso anche andarmene, troverò un altro posto dove stare"
" No, tu non andrai da nessuna parte" sentì una voce provenire dal corridoio.
Era Kol.
" Piuttosto faccio andare via lei, non hai mai avuto una famiglia con te, ora non permetterò a nessuno di negarmi di stare con mia figlia, a costo della mia vita"
Ella si girò verso il padre e gli sorrise.
" Se non va via nessuno è meglio"dissi io.
" Bene, vedo che in questo famiglia scegliete tutti una ragazzina appena arrivata, di cui non sappiamo neanche l'identità, arrivata qui per puro caso e che sostiene di essere parte della nostra famiglia"
" Rebekah, basta così" ribattei io.
" Stai esagerando e stai offendendo una persona che fa parte della tua famiglia, l'incantesimo di Freya ha confermato che lei non mente, se a te non va bene, puoi anche andartene"
" Anche tu ora, pensavo fossi la mia migliore amica"
" Per questo devo impedirti di fare un enorme errore come quello che stai commettendo ora"
" Bene, se non volete che io stia qui me ne vado subito"
Lei uscì dalla casa a passo spedito.
Kol alzò gli occhi al cielo.
" Lei e le sue manie di protagonismo"
" Tornerà, vedrai" dissi io.
Ella guardava per terra.
" Ehi, non è colpa tua" dissi io, andando nella sua direzione.
" Non volevo farvi litigare"
" Non hai fatto niente, è lei" disse Kol alle nostre spalle.
Elijiah venne verso di noi.
" Dov'è Rebekah?" Chiese lui.
" Se n'è andata"
" E glielo avete permesso?"
" Ha insultato sua nipote"
"Rebekah accetta difficilmente le persone che si aggiungono alla nostra famiglia, le vede come una minaccia e pensa di non potersi fidare"
" Non le farei mai del male"disse Ella.
" Lo so, però lei non crede alle tue parole"
Cercai di rassicurare Ella e parlammo per un po'.
Poi tornai nella mia camera e aspettai che Rebekah tornasse.
Non sarebbe stata fuori più di qualche ora, ne ero certa.
Dopo due ore sentì la porta chiudersi.
Uscì dalla mia stanza e la aspettai in corridoio.
" Ho sbagliato, lo so" disse lei appena mi vide.
"Bene, te ne sei accorta"
" È solo che non mi fido, non puoi biasimarmi per questo"
" Non ti ho chiesto di fidarti di lei subito, ma di darle una possibilità"
" Lo farò"
" Ottimo"
La accompagnai fino alla camera di Ella e le lasciai parlare.
Parlarono per un po' e finalmente chiarirono la questione.

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