Capitolo 38" Dubbi"
Le emozioni che fino a quel momento avevo represso riemersero.
Sentì un'ansia avvampare dentro di me e colmarmi il cuore, fino a togliermi il respiro.
In quel momento mi sentii frastornata, come se io ero sbagliata per quel mondo.
Ero accettata per una volta nella mia vita e continuavo ad avere paura.
Ero spaventata perché non volevo che ciò che era successo in passato succedesse ancora, e in quel momento in cui ero finalmente felice, sentivo che qualcosa sarebbe andato per il verso storto.
Qualche istante dopo entrò lui.
Il suo atteggiamento sempre disinvolto e la sua postura fiera mi investirono come un auto investiva un passante in mezzo alla strada, ma in senso positivo.
Lui venne nella mia direzione e incatenò i suoi occhi ai miei.
Scorsi nelle sue iridi una punta di apprensione e preoccupazione.
" C'è qualcosa che non va?"chiese lui con un'aria visibilmente scossa.
Non dissi nulla.
Semplicemente lo abbracciai.
Incantenai le mie braccia dietro alla sua schiena.
Lui aveva capito ciò che provavo.
Quella domanda aveva fatto svanire tutte le preoccupazioni che si erano insinuati nella mia mente.
Lui ci teneva veramente a me.
All'inizio vidi la sua sorpresa nel suo viso ma poi si fece trasportare dal mio affetto e mi abbracciò.
Mentre mi abbracciava mi sentivo come se fossi cullata dalle stelle.
Il suo corpo sprigionava calore e mentre mi abbracciava quella sensazione mi invadeva il corpo e l'anima.
Mi scaldava e mi rassicurava, faceva scomparire qualsiasi sensazione negativa e qualsiasi dubbio, faceva scomparire tutto intorno a noi, portandoci nella nostra dimensione, che conoscevo benissimo ormai e a cui desideravo accedere costantemente.
Lui mi faceva sentire speciale come mai nessuno mi aveva fatto sentire prima.
" Ora mi vuoi dire cosa è successo?"
" Ho semplicemente dei dubbi che ancora mi affliggono, insomma sei stata la prima persona a farmi sentire accettata in tutta la mia vita, ma ho ancora paura che succeda tutto ciò che è successo in passato e..."
Non feci in tempo a finire la frase.
Lui mi tappò la bocca baciandomi.
Le nostre labbra combaciavano come due cocci spezzati che avevano delle rotture e delle increspature che si univano perfettamente.
Due pezzi dello stesso puzzle che si intersecavano come solo loro riuscivano a unirsi.
"Non ti lascerei mai per nulla al mondo, perché io ti amo"
" Ti amo anche io"
Tornai a sedermi sul letto e lui si sedette accanto a me.
Presi il libro e ricominciai a leggere.
Lui prese tra le mani una ciocca dei miei capelli e iniziò a giocarci, intrecciandola intorno al suo dito.
Spostò le ciocche che avevo dietro all'orecchio e iniziò a fare lo stesso che aveva fatto per l'altra ciocca.
Mi guardò con uno sguardo che non seppi interpretare.
Era felice ma anche preoccupato.
Come se temesse che lo lasciassi da un momento all'altro.
Mi girai verso di lui e feci congiungere le mie labbra e le sue.
" Non ti voglio lasciare, non lo farei mai, perché ti amo"
Lui si limitò a sorride.
Il suo sorriso faceva sciogliere sempre di più il mio cuore.
Era il mio punto debole.
Vedevo le sue fossette spuntare anche quando faceva un piccolo sorriso, per cui non mi era difficile capire quando fosse felice.
Quelle fossette che spuntavano involontariamente rendevano il suo viso, che era spesso teso e frustrato, dolce e sensibile, facevano capire che provava anche lui delle emozioni.
Ogni volta che lo vedevo sorridere mi chiedevo come faceva Mikael a odiarlo.
All'epoca era semplicemente un bambino che non aveva nessuna colpa e che portava con sé quelle della madre, che gli si ripercuotevano conto.
Lui gli aveva spezzato qualcosa dentro di lui, aveva rovinato la sua infanzia e lo aveva fatto sentire ripudiato dal mondo.
Lo aveva cambiato, trasformandolo da un bambino innocente ad un ragazzo distrutto e con un passato orribile, una persona a cui era stata sottratta l'infanzia con forza, che era stata strappata dal quel periodo senza neanche un briciolo di rispetto verso quel bambino fragile come il vetro, che doveva solamente essere protetto.
Avevo sempre provato una repulsione che non potevo descrivere a parole.
Qualunque espressione usassi sarebbe stato riduttiva.
Lui avevo tolto tutti ai suoi figli, prendendosi qualunque traccia di felicità ci fosse nel loro animo di bambino, come una bestia notturna che solitamente si trovava negli incubi.
Lui non era una figura paterna, era un mostro.
Chiunque avrebbe preferito non avere un padre, piuttosto che avere una persona così all'interno della propria famiglia.
Lui era stato la loro rovina e li aveva distrutti.
Nessuno di loro era sfuggito alle loro cattiverie e ne aveva risentito in futuro, per tutta la durata della loro vita.
L'unica che non aveva subito le sue persecuzioni era Freya, ma aveva subito di peggio dalla sorella di Esther.
Dahlia le aveva sottratto ciò che non le aveva tolto Mikael e la aveva resa fragile come i suoi fratelli.
A loro aveva tolto tutto quanto.
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