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Capitolo 21 "Riappacificazione"

Isabelle POV
"Ora giuro che non ti farò mai più del male"
" Grazie"
Mi strinse in un abbraccio. Misi la testa nell'incavo del suo collo e abbozzai un sorriso.
Nel mentre sentii la sua calda voce profonda pronunciare le parole:"Mi dispiace"
" Lo hai già detto minimo 10 volte"
" Ma mi dispiace davvero, ti amo e il solo pensiero che tu abbia sofferto per causa mia mi fa venire ribrezzo verso me stesso"
" Non odiarti, non è colpa tua" lo baciai.
" Ti amo"
" Ti amo anche io"
In quel momento sentii il mio telefono vibrare. Lo estrassi dalla tasca e vidi sul display illuminato un messaggio.
Era di Stefan.
" Chi ti ha scritto?" Disse lui di fronte a me guardandomi in modo pensieroso mentre corrugavo la fronte.
" È Stefan..."
" Cosa succede?"
" Vuole vedermi e vuole vedere anche te"
" Sul serio? Sicura che non sia una trappola?"
" Non penso che lo sia, e poi, non abbiamo nulla da temere"
" Va bene, quando dobbiamo incontrarli?"
" Tra un ora"
" Allora abbiamo ancora un po' di tempo per stare da soli"
" Si"
" Cosa vuoi fare?"
" Non lo so, aspetta vado un attimo in camera" dissi io uscendo dalla stanza. Salii frettolosamente le scale e presi il mio blocco da disegno che stava sulla mia scrivania. Quel blocco l'ho comprato circa sei mesi fa. Mi venne la voglia di disegnare su un blocco e avevo preso questo tra gli scaffali di una cartoleria. Lo avevo comprato completamente alla cieca, pensando che, come molti altri progetti che avevo intrapreso, non sarebbe stato un esperimento che avrei continuato per molto. Pensavo che sarebbe finito in fondo all'armadio, inutilizzato e invece è diventata una delle mie più grandi passioni. Disegnare mi fa sentire libera. Tracciare linee perfette mi faceva sentire meglio, visto che non avevo nessuno che mi imponesse cosa disegnare e potevo seguire il mio istinto. Scesi la scalinata e tornai da lui.
" Vuoi disegnare?"
" Si, mi fa stare incredibilmente bene"
" Va bene, io dipingo però"
" Ok"
Lui tirò fuori una tela bianca e la posizionò sopra ad un cavalletto di legno grezzo, con delle venature naturali. Prese dei colori e iniziò a miscelarli.
Quei pigmenti si mescolavano perfettamente, formando delle sfumature particolari. Lui utilizzava gli strumenti con padronanza, con una tranquillità tale da farlo sembrare semplice. Si vedeva che lui li utilizzava da molto tempo.
Nel mentre io abbozzavo sul foglio un paesaggio. La matita scorreva in modo lineare sul foglio, tracciando delle linee leggere, che, sovrapposte, diventavano definite. Il mio obbiettivo era quello di disegnare un paesaggio di montagna. Dopo venti minuti lo finii. Riportai il blocco di sopra e poi uscimmo insieme dalla casa.
Avevo un insana paura di ciò che sarebbe successo.
Le opzioni erano tre:
La prima, che era molto plausibile, cioè che era una trappola e che ci avrebbero rapiti.
La seconda, plausibile anche questa,che ci volevano mettere contro o addirittura uccidere.
La terza, la più improbabile, che volevano veramente parlarmi e fare pace .
Dopo pochi secondi arrivammo davanti all'abitazione.
L'ansia mi invase e strinsi forte la sua mano.
" Ehi, stai tranquilla, non permetterò che ti succeda qualcosa"
Presi coraggio dalle sue parole e suonai il campanello della pensione dei Salvatore.
Mi aprì Stefan.
" Sorella, sei viva"
" Si, immagino che tu abbia saputo cosa è successo"
" Si, hai fatto una mossa stupida e pericolosa"
" Le ho detto la stessa cosa, ma ha voluto fare di testa sua"
" Come sempre, entrate"
Appoggiai un piede sull'uscio della porta ed entrai.
La casa era rimasta identica a come era l'ultima volta che la avevo vista.
Andammo nella sala da pranzo, dove intorno al tavolo vi erano Elena e Damon.
Quest'ultimo mi venne incontro e mi abbracciò sotto lo sguardo attento della ragazza.
" Grazie al cielo sei viva, hai fatto una mossa stupida, però devo ammettere che lo avrei fatto anche io"
" Almeno qualcuno che mi capisce c'è"
Ci sedemmo intorno al tavolo e loro iniziarono a parlare.
" Vi abbiamo chiesto di venire perché volevamo chiedervi scusa per come ci siamo comportati, nei confronti di entrambi, abbiamo avuto pregiudizi e non abbiamo tenuto conto di ciò che ci avete detto" iniziò Stefan.
" Per quanto possa essere arrabbiato con te, Stefan ha ragione e poi sei mia sorella, io non riesco a non parlarti, sei una delle poche persone che mi capisce. E poi, per quanto mi disgusti dirlo, avete la mia benedizione per stare insieme"
Un sorriso soddisfatto comparve sul mio volto e su quello di Klaus.
" Grazie"
Dopodiché parlammo di ciò che era successo negli ultimi mesi e di come ho quasi rischiato di morire.
Dopo qualche ora tornammo a casa. Ero soddisfatta della conversazione ed ero contenta di aver ottenuto le scuse dei miei fratelli, perfino quelle di Damon, che non mi sarei mai aspettata.
Tornammo alla villa e cenammo.
Dopo cena uscii in giardino e mi sedetti su una sedia che si trovava sotto il  pergolato dove pranzavamo durante l'estate.
Mi sedetti e iniziai a scarabocchiare sul mio blocco. Guardai la luna piena che splendeva alta nel cielo e le nuvole intorno a essa che sembravano ruotare, creando un magnifico effetto ottico.
Dopo un po' sentii una calda mano appoggiarsi sulla mia schiena. Nel mentre un brivido attraversò il mio corpo.
Io appoggiai la testa sulla sua spalla e lo guardai negli occhi con aria sognante.
" Ciao"
" Ciao"
Non dicemmo altro. Ci guardammo semplicemente negli occhi.
Quel suo sguardo attento e focalizzato sulla mia figura che non si spostava da me e che mi trasmetteva gioia diceva più di mille parole.

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