Tutti ne hanno una. Tutti hanno quella scena di corsa in un film che li ha tenuti sul bordo della sedia, che gli ha fatto sussurrare tra i denti "dai", dai corri, corri un'altro po', giusto un'altro pochino.
Alle volte il protagonista scivola sul marciapiede bagnato, alle volte rovina sull'asfalto bollente e si scortica le gambe, ma a noi non importa un bel niente. Sappiamo che si rialzerà e urleremo di gioia quando si costringerà a mettere un passo dietro l'altro e continuare a correre.
Sappiamo anche che arriverà, ma non ci importa minimamente. Noi vogliamo vedere la corsa, vogliamo vedere come si rialzano e pensare che anche noi ci rialzeremmo.

- corrono perchè sono vivi- disse ad Harven nel buio della sala cinematografica. Non sapeva perchè fosse comunque venuto con lei. Avrebbe dovuto odiarla.
Forse la odiava ma gli faceva pena. Avrebbe dovuto piantarla di pensare quelle cose, ma era un'abitudine così radicata che le veniva difficile non farlo.
Perchè le sorrideva? Le piaceva da pazzi il suo sorriso.

Avevano corso anche loro per prendere l'ultimo pullman, con le mani strette l'una nell'altra come se fossero stati innamorati, contro il vento gelido di febbraio che gli ruggiva nelle ossa, si erano guardati negli occhi ed avevano riso come bambini quando erano collassati all'interno sui sedili posteriori, lo scherzo più divertente del mondo è quando non hai fiato.
Erano vivi anche loro.

Era viva anche Eva.