Il riverbero delle voci degli altri la cullavano mentre si beava della dolcezza nettarina della luce del Sole. Il vento le accarezzava il vestito di seta, comprato in un negozio di seconda mano e che si stava macchiando d'erba mentre stava sdraiata.
Immaginò la donna che prima di lei lo aveva portato, e si chiese se le somigliasse, se avesse corso per prendere la metro e si fosse sbucciata le ginocchia come una bambina, se avesse assaggiato quel sangue per confermare che non fosse succo di fragola.

Avrebbe voluto più giorni sereni, più bagni di Sole e più motivi per sorridere. Non le bastava mai quello che aveva, non si accontentava dei centinaia che aveva già, perchè non era capace di sorridere più di una volta per la stessa cosa.

Le venne voglia di ridere sino a diventare paonazza e sputare tutta la vita che aveva in bocca dal naso.

Eva voleva un'altra mela da mordere, voleva che il succo dolce si facesse strada sulla sua pelle e varcasse le colline che la caratterizzavano, che valicasse il suo mento e scorresse per il suo collo accaldato, e la voleva rossa come il suo maglione preferito.
Non voleva nessuna risposta da quella mela.
Aveva solo fame di esistere.