QUATTRO
Sbadiglio rumorosamente mentre striscio i piedi sul pavimento, dirigendomi verso la palestra. Sono le sei e mezza del mattino, il che già fa intuire in che condizioni fisiche o psicologiche mi trovo, soprattutto perché questa notte non ho chiuso occhio.
Non ho fatto altro che pensare alla canzone che mi è stata assegnata da Rudy due giorni fa e nonostante io l'abbia già provata sia in casetta che in sala, non mi sento pronta a cantarla davanti a tutti. Quel testo sembra essere stato cucito proprio per me ed è esattamente questo il problema; la sento talmente tanto mia che non riesco a non piangere ogni volta che la canto.
«Buongiorno» mugolo assonnata, scacciando quei pensieri dalla mia testa appena Tommaso, Alex, Luca e Serena compaiono della mia visuale.
«Buongiorno Giulietta» mi saluta affettuosamente LDA, alzandosi dal tappeto per venirmi a depositare un bacio sulla guancia. Tutti ci guardano attentamente ed io improvvisamente arrossisco.
Luca è sempre affettuoso nei miei confronti, non capisco dunque il motivo di quelle facce ammiccanti.
«Vi giuro sono distrutta, non ho la forza di fare nulla» ammetto, cercando di andare oltre quella situazione di disagio e buttandomi su un materassino.
Tommaso ride, lanciandomi un cuscino che io afferro al volo e che poi gli rispedisco.
«Io tra poco devo andare a lezione, meglio se vado a prepararmi» annuncia Serena, terminando i suoi addominali per poi alzarsi con un'agilità incredibile.
La sua espressione è cambiata appena sono entrata, di questo ne sono sicura. Eppure io non ho fatto nulla di male in questi minuti.
Alex osserva ogni suo singolo movimento e nell'istante in cui lei gli sorride, a lui compare quell'adorabile fossetta sul volto che io ho sempre amato. Incoscientemente quindi, sorrido anche io mentre Serena esce.
Lui però mi nota ed abbassa lo sguardo.
Tommaso intuendo la situazione, si schiarisce la voce. «E se noi invece andassimo a fare colazione?» domanda a Luca, il quale però lo guarda in maniera confusa.
«Ma avete appena iniziato!» interviene Alex.
«Si esatto» concorda LDA.
Io nel frattempo guardo Tommaso, essendo forse l'unica che ha capito le sue intenzioni meschine. Non lo può fare davvero.
«E dai, accompagnami!» piagnucola come un bambino il biondo, facendo gli occhioni dolci a Luca che subito dopo sbuffa.
«Va bene, andiamo!» si arrende il cantante, iniziando ad uscire dalla palestra seguito da un Tommaso fin troppo euforico.
E nel giro di pochi minuti, io ed Alex rimaniamo da soli: nel silenzio più assoluto ed evitando di guardarci.
Io sospiro e quello è l'unico rumore a far eco nella sala. È una situazione orribile, soprattutto per me che odio i silenzi imbarazzanti.
«Mmm...accendo la radio ed inizio ad allenarmi allora» lo informo, dicendo la prima cosa che mi passa per la testa.
Lui si limita ad annuire, rivolto verso l'enorme specchio davanti a noi
Dovrei saperlo che non è fatto per le conversazioni, ma così mi rende le cose dannatamente complicate.
Come se non lo fossero già.
Mi avvicino allo stereo e lo accendo, abbassando leggermente il volume per non dar fastidio agli altri. In ripetizione su RTL c'è "Ci sarò" di Alfa, canzone appena uscita che sembra essere perfetta per iniziare al meglio questa giornata.
Con la coda dell'occhio noto Alex iniziare a fare gli addominali mentre io evito di fissarlo per troppo e salgo sul tapis roulant, azionando la velocità media ed iniziando a correre.
Cerco in tutti i modi di guardare il muro davanti a me ma Alex, nonostante la sua riservatezza, è sempre stato incredibilmente attraente e a me è sempre piaciuto osservarlo quando si allenava a casa mia.
Lo trovavo sexy, nonostante lui non ci credesse minimamente.
Anzi, pensava lo prendessi in giro.
E anche adesso, penso che sia maledettamente stupendo e mi rendo conto nuovamente di essere stata una stupida ad essermelo fatto scappare. È esattamente il ragazzo che tutte sognano fin da piccole. Quello che ti ruba il cuore e lo protegge con tutto se stesso.
Deglutisco a vuoto, sentendo anche il cuore battere più velocemente.
Ed è esattamente in quel momento che, distratta da Alex, non appoggio bene il piede sul nastro e scivolo, finendo con il sedere per terra. Rilascio un grido mentre cado, colta alla sprovvista.
Anche Alex sussulta ed immediatamente si volta nella mia direzione. Appena mi vede però, la sua prima reazione è quella di scoppiare a ridere.
«Non ridere delle mie disgrazie!» mi fingo offesa, afferrando una scarpa lasciata qui da non so chi e tirandola contro di lui.
Per fortuna la evita ed anche io scoppio a ridere.
«Ti sei fatta male?» domanda preoccupato, alzandosi per poi avvicinarsi a me e tendermi una mano.
Scuoto la testa e senza pensarci una seconda volta l'afferro decisa mentre lui mi aiuta a rimettermi in piedi.
«Grazie» sussurro, dato che la voce sembra mancare. Infatti mi rendo conto immediatamente di essere fin troppo vicina a lui, mentre le sue dita sono ancora strette intorno alla mia mano. Dovrei fare un passo indietro, recuperare le distanze, eppure rimango ferma immobile aspettando che sia lui a fare qualcosa.
Ma esattamente come me, anche Alex non si smuove di un millimetro.
Sono passati più di due mesi dall'ultima volta che ci siamo ritrovati così vicini, eppure i nostri respiri che si confondono insieme mi fanno capire che forse il tempo non è stato riparatore come molti dicono.
«Interrompo qualcosa?»
Io ed Alex sussultiamo contemporaneamente ed in un rapido scatto, ci allontaniamo l'uno dall'altro. Luigi entra in palestra ridacchiando, fingendo di non aver visto nulla ma so perfettamente che appena ne avrà l'occasione, racconterà tutto all'altro pettegolo, ovvero Tommaso.
«Fa malissimo» pronuncio a denti stretti, appena appoggio con decisione il piede per terra per recuperare la distanza da Alex.
Quando sono caduta e quando mi sono rialzata non avevo sentito dolore, ma ora si.
«Aspetta, fammi vedere» dice Alex, abbassandosi per poi afferrare la mia caviglia tra le mani sotto lo sguardo ammiccante di Luigi. Vorrei davvero alzargli un il terzo dito contro ma mi trattengo solamente perché Alex, esercitando un po' troppa pressione, mi fa sussultare da dolore.
Suo padre è un fisioterapista, dunque anche lui sa come comportarsi in questa situazione ma l'idea di Alex che mi massaggia la caviglia mi mette a disagio.
«Senti male qui?» mi chiede, toccando in un punto preciso. Le sue mani sono fredde ed aldilà di questo contatto, il mio corpo di riempie di brividi.
Annuisco leggermente e lui esercita una pressione maggiore. «Ahia Ale!» mi lamento, ritraendo il piede di scatto.
Lui immediatamente alza lo sguardo verso di me. Ed io mi rendo conto di averlo chiamato Ale. L'ultima volta che lo avevo chiamato così era stato quando gli avevo telefonato in lacrime per dirgli della morte di Michele.
Dopo quel giorno lo avevo chiamato solamente Alex o Alessandro, il che lo aveva ferito.
I nostri occhi rimangono incollati per qualche secondo di troppo, poi lui si mette in piedi visibilmente scosso. «Vado a prenderti del ghiaccio» pronuncia velocemente ma la sua espressione è cambiata ed a passo veloce esce dalla palestra.
Io mi passo una mano sul volto, sentendomi una stupida. Sposto poi la mia attenzione su Luigi che si stringe nelle spalle.
«Non so cosa gli sia preso» mi informa.
Io però lo so. «Ho sbagliato a chiamarlo Ale, sono una deficiente!» sbotto contro me stessa.
«Non dire così Giu» cerca di confortarmi Luigi «Ho visto quegli sguardi tra di voi» mi fa notare «E come disse Tony Montana, gli occhi chico, non mentono mai»
A quel punto io, scoppio a ridere per il modo in cui ha ripetuto questa citazione, sembrando davvero buffo.
Almeno però, mi ha fatto sorridere.
«Quanto ti piace ancora da 1 a 10?» domanda poi, affiancandomi.
«Non mi piace!» cerco di difendermi gesticolando.
«Giulia...» mi richiama lui, con tono ammonitore.
Io allora abbasso lo sguardo, non volendo rispondergli.
«Non è neanche passata una settimana, non avevi detto di voler essere solamente sua amica?» domanda, dato che lui e Luca sono le persone con le quali mi sono confidata di più, mentre Tommaso lo ha semplicemente scoperto.
«Ed è così!» mi difendo, poi sospiro in maniera frustrata. «Ma non è facile far diventare indifferente una persona che hai amato tanto, pensavo fosse più semplice ecco» ammetto e solo dopo aver pronunciato questa frase mi rendo conto che qui siamo ripresi 24h su 24 dalle telecamere.
«Lui mi parla di Serena da sabato» mi informa Luigi «Ed io non so cosa voglia dire sinceramente, soprattutto perché poi ti guarda in quel modo» spiega, appoggiandosi alla parete.
«Significa che sono fuori dai giochi» mi stringo nelle spalle, sapendo che ormai non posso più pretendere nulla da Alex.
«In amore non vince chi fugge» incrocia le braccia al petto.
«Ah no? A me sembrava di si» lo prendo in giro, riferendomi al famoso detto.
«No» scuote la testa «Chi fugge è un codardo. Chi combatte, anche se poi perde, è una persona con le palle»
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Siete d'accordo con le parole di Luigi?
Io voglio ringraziarvi per le 1000 visualizzazioni in meno di una settimana, grazie di cuore❤️
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