Capitolo 8 " Intrappolati"
Tornai dietro il bancone e iniziai a servire i clienti.
Dopo qualche ora i clienti smisero di arrivare e il negozio rimase completamente vuoto.
" Ehi, come va?" Mi chiese Steve avvicinandosi.
" Diciamo bene"
" Tua madre non si è arrabbiata per ieri notte, vero?"
" No, mio fratello si però"
" Jonathan lo sa?"
" No, però Will si"
" Come ha fatto a scoprirlo?"
" Stamattina Dustin è venuto a casa tua?"
" Si, perché?"
" Dustin mi ha visto uscire da casa tua e lo ha detto a Will"
" Quel bambino lo ammazzo qualche giorno"
" Lascialo stare, alla fine non ha fatto nulla di male, ho spiegato a Will come stanno le cose e ha capito"
" Quindi, come stanno le cose?" Mi chiese lui , ma venne interrotto da Robin.
" È ora, dobbiamo andare"
Uscimmo dalla gelateria e la seguimmo.
Arrivammo sul tetto del Mall e ci posizionammo nello stesso posto dove ci trovavamo l'altra volta.
Robin aveva in mano un walkie-talkie con cui poteva contattare Erica.
" Erica, mi ricevi?"
" Si, ti ricevo. Voi secchioni siete in posizione o no?"
" Si, siamo in posizione, qui è tutto tranquillo, quindi hai via libera"
" Via libera, ricevuto. Comincia l'operazione ragazzina in pericolo"
" Possiamo evitare di chiamarla così?"
" Ci vediamo dall'altra parte, secchioni"
Robin e Steve si guardarono negli occhi, ma quest'ultimo distolse lo sguardo.
Dal walkie-talkie si sentiva Erica mentre passavo attraverso il condotto.
Dopo un po' sentimmo nuovamente la sua voce.
" Ci siamo secchioni, ci sono"
" Vedi qualcosa?"
" Si, vedo quelle stupide scatole che vi interessano tanto"
" Ci sono guardie?"
" Negativo"
" Ci sono delle trappole?"
" Se le vedessi non sarebbero delle trappole o no?
" Ti ringrazio tanto"
Si sentirono una serie di rumori.
" Sono dentro"
" Oddio" commentò Steve.
Dopo qualche minuto vedemmo la porta aprirsi.
Erica uscì dalla stanza.
" Gelato gratis per sempre"
Alzai gli occhi al cielo.
Almeno il suo aiuto era servito a qualcosa.
Arrivammo alla porta che Erica aveva aperto ed entrammo nella stanza.
Era piuttosto spoglia, l'unica cosa chi si trovava lì dentro era una moltitudine di scatole di cartone identiche con lo stesso logo stampato sopra.
Steve prese una di quelle scatole e la aprì.
Al suo interno vi era un contenitore in metallo con quattro leve sulla parte superiore.
Lui girò una di queste e dalla scatola uscì una folata di fumo bianco.
" Sicuramente non è cibo cinese" aggiunse il ragazzo.
" Ragazzi, forse dovreste, insomma, stare indietro"
Robin e Erica indietreggiarono.
Io non mi mossi e neanche Dustin.
" State indietro" ci intimò.
" No"
" State indietro voi, ok?"
" No"
" State indietro"
" Non ho paura del contenuto di una scatola, qualunque esso sia" gli risposi.
" No,non starò indietro, se muori tu, muoio io" disse Dustin.
" Okay" rispose lui.
" Che scena romantica, mi sta venendo il diabete da quanto zucchero gira nell'aria" aggiunsi io.
Lui mi ignorò e alzò il contenuto della scatola.
Era un contenitore di vetro, lungo e stretto chiuso da entrambe le parti.
Al suo interno conteneva un liquido di un verde brillante, quasi fosforescente.
" Ma che è?" Chiese Steve guardando quell'oggetto.
" Cos'è quello?" Chiese Robin.
La situazione cambiò radicalmente in quel momento.
La stanza si mosse in modo molto brusco.
" Sono io o la stanza si è appena mossa?" Chiese Dustin.
" No, l'ho sentito anche io" dissi.
"Lo dicevo, trappole" disse Erica.
Robin prese dalla mano di Steve l'oggetto misterioso e si avviò per l'uscita.
" Cosa...sapete una cosa, prendiamolo e andiamo"
La porta era chiusa così Dustin iniziò a premere il pulsante che doveva far aprire le porte.
" Quale devo premere, Erica?"
" Tu premi e basta, secchione"
" Ma quale? Lo premo il pulsante, ok?"
" Premi " apertura porta"
" Lo premo. Non funziona"
" Se non si apre, allora premi l'altro pulsante" disse Steve.
Eravamo bloccati, lo avevo capito.
Gli altri iniziarono a discutere.
" Basta, non risolverete niente discutendo" dissi alzando il tono della voce.
In quel momento si sentì un rumore metallico e poi tutto iniziò a tremare.
La luce lampeggiava e avevo la sensazione di cadere nel vuoto.
Tutti iniziarono a gridare ma io cercai di trovare una soluzione.
Iniziai a pensare.
Eravamo sicuramente in un ascensore e questo probabilmente portava ad un covo dei russi.
Bene, siamo ufficialmente morti.
Ci prenderanno come ostaggi credendo che sappiamo qualcosa su qualsiasi cosa loro stiano facendo qui a Hawkins.
Noi non sappiamo niente quindi ci tortureranno per farci confessare qualcosa che non sappiamo e quindi moriremo.
Mi sono immaginata molte volte la mia morte, specialmente quando combattevano contro il Mind Flayer e contro gli altri nostri del sottosopra, ma non avrei mai immaginato che sarei morta in un ascensore all'interno dello Starcourt Mall per mano di alcuni russi molto probabilmente coinvolti in progetti segreti del governo.
A un certo punto la sensazione che avvertivo prima iniziò a diminuire.
Probabilmente l'ascensore iniziava a fermarsi.
Dopo qualche minuto la struttura si fermò.
Eravamo lì da circa un'ora.
Soffrivo di claustrofobia e per questo non prendevo mai gli ascensori.
Ora ero bloccata in uno di questi.
Mi sembrava un incubo.
Mi sedetti sul pavimento e mi presi la testa tra le mani.
Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e chinai il capo in avanti.
" Cosa le succede?" Disse una voce che non riuscivo a distinguere.
La mia mente era quasi incosciente.
Sentivo delle voci ma non sapevo di chi fossero.
Mi sentivo confusa e agitata.
" Soffre di claustrofobia, non hai praticamente mai preso un ascensore e ora è bloccata qui, posso capirla"
Quella era Robin.
Era l'unica che sapeva di questa mia fobia escludendo la mia famiglia.
Questa era la prova che riuscivo a pensare e che avevo ancora i miei ricordi.
Dopo pochi secondi iniziai a respirare affannosamente.
Iniziai a vedere delle figure sfocate di fronte a me.
Stavo per svenire.
Vidi una mano che continuava a passarmi davanti al viso, ma anche essa era sfocata.
" Madison, mi senti, Madison, ci sei"
Quella voce l'avrei riconosciuta tra mille.
Era Steve.
Iniziò a scuotermi.
Lentamente cominciai a rivedere tutto nitidamente e a riprendermi.
" Ehi, Madison, ci sei"
" Si, ci sono"
" Mi hai fatto spaventare, va meglio ora?"
" Si, diciamo di sì"
" Ok, tu rimani qui, non muoverti"
" D'accordo"
Appoggiai la schiena al muro e rimasi nello stesso punto dove mi trovavo prima.
Steve si arrampicò sul tavolo e raggiunse una botola sul soffitto.
" Dove sta andando?"
" A vedere se c'è un modo per uscire di qui"mi rispose Robin.
Dopo qualche minuto tornarono dentro lui e Dustin.
" Niente, non c'è nulla per metri e metri, possiamo solo aspettare che qualcuno venga a soccorrerci o che i russi attivino questo ascensore, quindi dovremo sicuramente trascorrere la notte qui"
" Ottimo, siamo morti" dissi io.
" Non sicuramente, c'è una piccola percentuale di probabilità che sopravvivremo" disse Dustin.
" Io non posso rimanere qui, devo andare a dormire da Tina, lei mi copre sempre , non posso non andarci e poi devo andare alla festa dello zio Jack.
Se mia madre saprà che non sono andata per colpa vostra vi troverà uno a uno e vi ucciderà" si lamentò Erica
" Non mi importa di Tina o della festa dello zio Jack, tua madre non potrà ucciderci se moriamo in un ascensore russo" sbottò Steve.
Avevo un mal di testa atroce.
" Potreste non litigare, non voglio passare le ultime ore della mia vita circondata da gente che litiga, tanto così non risolveremo nulla comunque"
Loro si calmarono e ognuno si sedette in un angolo diverso della stanza.
Steve si sedette accanto a me.
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