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12.2. 𝗡𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗮 𝘁𝗿𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮

Newt con le mani ancora tremanti passò una tazza di tè a Theseus, che si teneva il viso ancora intontito. La testa gli girava e sentiva le ciambelle, che aveva mangiato a pranzo, minacciare di uscire dallo stomaco. Si coprì gli occhi, non riuscendo a sopportare la luce del lampione penetrare i vetri delle finestre. Si tastò due volte il naso, ancora un po' gonfio gocciolante e appoggiò il viso sul bracciolo del divano.

Fece cenno ai suoi ospiti di accomodarsi, e loro presero posto sull'altro divanetto libero, quello di fronte a Theseus. Passò a Filemina l'ultimo dolce rimasto da un sacchetto dimenticato nella cucina, quello che suo fratello aveva comprato poiché animato dal suo ultimo - e incredibilmente passionale - amore per i dolci. Theseus, che aveva sempre mantenuto fin da bambino un'alimentazione impeccabile, adesso si abbuffava di dolci.

La ragazzina lo prese fra le mani, anche lei ancora tremante e spaventata da quello che era appena successo, e lo spezzò in due parti, passandone una al fratello. Iniziò curiosamente a studiare l'asticello nel taschino di Newt, mentre il magizoologo non riusciva a smettere di pensare a quel piccolo ippogrifo disteso sul pavimento del seminterrato.

Doveva dargli sepoltura. Non era giusto. Era un innocente. Non aveva fatto nulla di male. Delle frasi che continuava a ripetersi ancora e ancora. Una lacrima solitaria gli bagnò la guancia, ma era abbastanza lontano dal resto del gruppo perché potesse essere notato. O così credeva.

«Mi dispiace per il suo ippogrifo, signor Scamander.» sussurrò Filemina, osservando attentamente la sua guancia bagnata.
Newt sollevò lo sguardo e si limitò ad annuire tristemente.
«Ci ha salvati.» sorrise.
Rimasero in silenzio, fino a quando Lysander trovò il coraggio di parlare, rendendo più sopportabile l'atmosfera.
«Da quando vi conoscete, lei e il capo?»

Newt si avvicinò a lui, ogni volta che pensava al loro primo incontro gli veniva da ridere. Non poteva certamente dimenticare i suoi occhi sgranati e fuori dalle orbite, la sua voce ansiosa che gli urlava contro, furiosa.

Non era stato proprio un bell'inizio, il migliore degli incontri.

«Quasi sette anni fa. Ero in banca, non so per quale motivo. Ah sì, ehm, era scappato lo snaso.» iniziò imbarazzato «Ho usato la magia davanti a un nomag, che é diventato il mio migliore amico. E Tina ha visto tutto. Jacob è scappato prima che potessi obliviarlo e così» arrossì violentemente «Tina mi ha arrestato.»

Lysander spalancò la bocca quando concluse la frase, e scoppiò in una sonora risata.
«Ti ha arrestato?! È un criminale?! » non poteva crederci che un criminale fosse il migliore amico del suo capo.
«Sezione 3A» specificò Newt paonazzo.

A volte ancora si ritrovava a ripensare a tutto ciò che avevano affrontato. Quella corsa contro il tempo a sfuggire dagli auror che li inseguivano, usciti illesi dalla cella della morte, sani e salvi. Si erano salvati per un soffio.

«Poi per sbaglio Jacob ha scambiato le nostre valigie e le mie creature sono fuggite. E io e Tina ci siamo messi a cercarle per mezza New York, e poi... ecco siamo stati accusati ingiustamente da Percival Graves, o meglio Gellert Grindelwald. Poi lo abbiamo smascherato e Tina lo ha disarmato. E l'hanno reintegrata come auror, il che mi sembra il minimo visto che, che stava per essere uccisa...»

Aveva però omesso la parte in cui Tina lo aveva denunciato al congresso come qualsiasi altro criminale, e per la sua diffidenza avevano quasi rischiato le penne.

Non la sopportava, la detestava.

In quei due giorni aveva cercato di evitarla il più possibile, aveva perfino cercato di scappare da casa sua, ma aveva capito quanto si era sbagliato quando aveva visto i suoi ricordi più belli nella pozione della morte. E in quel momento si rese conto che avrebbe tanto voluto abbracciare la sua fragilità, anche se non la conosceva ancora così bene.

Filemina mise in bocca l'ultimo pezzetto di dolce in bocca e finì il suo tè, poi si alzò di scatto, ancora un po' tremolante. Si avvicinò al bagaglio a mano per uscire un piccolo volume cartonato, e lentamente si avvicinò a Newt, cercando di nascondere l'emozione e la timidezza ormai evidente. Aveva le guance in fiamme.

«Signor Scamander, ehm. Può farmi un autografo?»

Newt sollevò lo sguardo e prese fra le mani il volume che la ragazzina stringeva fra le mani un po' tremolante, senza smettere di sorriderle. Si alzò per cercare una penna, sperando che Teddy non avesse già fatto man passa.

Con sua grande sorpresa la trovò dove l'aveva lasciata. Svitò il tappo della stilografica e iniziò a riflettere su cosa scriverle, mentre guardava Filemina che tremava per l'emozione. Lasciò scorrere l'inchiostro nero brillante sotto le proprie dita, che aveva lasciato un segno indelebile sulla carta.

"Alla fan migliore che abbia mai conosciuto.
Grazie per avermi salvato la vita. "
Newt Scamander.

Dopo aver atteso che l'inchiostro si fosse ben asciugato, richiuse delicatamente il libro e lo passò alla ragazzina, che lo prese e lo strinse gelosamente a sé.
«Grazie!!» esclamò quasi urlando.
Con energia, Filemina si precipitò da lui e lo strinse in un abbraccio. Newt rimase spiazzato, immobile, cercando lo sguardo di Theseus o del giovane auror, che ridevano.
«Di di nulla...» balbettò, riuscendo a pronunciare quelle parole con la poca aria rimasta nei polmoni.

Completamente paonazzo per quella intensa manifestazione d'affetto, le sfiorò leggermente la testa per ricambiare impacciatamente il suo gesto. La strinse delicatamente a sé, gli sembrava di abbracciare un cuscino per quanto era piccola. A stento raggiungeva il suo petto e dovette piegarsi per guardarla negli occhi. Ma non gli dispiaceva, era orgoglioso che apprezzasse così tanto le sue creature, e non poteva che partecipare attivamente al suo entusiasmo.

«Comunque» sussurrò, una volta libero dalla sua presa «mi piacciono i tuoi capelli!»

Filemina gli accennò un sorriso, e si voltò verso il fratello con un sorriso furbetto sul viso.
«Hai visto che mi stanno di incanto, fratellino?»
Lysander scosse la testa e le lanciò uno sguardo fra il comico e il rimprovero.
«Sembri una prugnetta. Una piccola e deliziosa prugnetta!»
«Ahhh, Merlino!» arrossì, guardando con la coda nell'occhio Newt.
«Sei incantevole... prugnetta
«Come sempre!» esclamò lei, questa volta concedendogli un sorrisetto amorevole, occupando il posto libero acconto a lui.

Nel frattempo Theseus si era addormentato, con la testa ancora in fiamme e pensolante. Non si era accorto dell'atmosfera allegra che aveva rallegrato la casa. Bunty stava rimettendo apposto con Tod gli snasetti e il loro trambusto, tutti i danni che i Grindelwaldiani avevano causato.

Newt non riusciva a smettere di pensare a Tina, a ciò che poteva avergli scritto in quella lettera. Rimase in silenzio a sorseggiare il suo tè. Bunty si era avvicinata a loro e aveva iniziato una piacevole conversazione con i due fratelli. Ma a lui non sembrava importare.

Newt non riusciva a smettere di pensarla; solo in quel momento si rese conto di quanto sentisse la sua mancanza e quanto desiderasse perdersi nei suoi occhi bruni, quanto quel sorriso lo facesse sentire importante, perché in quel momento era degno di riceverlo.

Quando Tina gli era accanto, dimenticava tutto, perfino dove si trovasse o chi fosse.

E ogni tanto si ritrovava a pensarla senza un motivo logico, la immaginava accanto a sé.

Pensieri banali, loro due mano nella mano, a passeggiare da soli fra gli habitat degli animali. Lei che parlava alle sue creature, sussurrando parole dolci e sfuggenti.

Tina era il suo locus amoenus.

Con lei si sentiva a casa, una sensazione che non era riuscito a provare da parecchio tempo.

Grindelwald iniziò a passeggiare nervosamente intorno alla stanza, guardando di tanto in tanto fuori dalla finestra. Il resto del gruppo era rimasto in un angolo della stanza, tremante, e consapevole che Gellert Grindelwald li avrebbe potuti punire, uno a uno, per aver commesso l'ennesimo errore.

«Non importa. Erano già preparati! Sapevano che avremmo attaccato, prima o poi.» disse Gellert tranquillamente.

I Grindelwaldiani si scambiarono un'occhiata rapida, stupiti e incapaci di credere alle proprie orecchie.
«Possiamo agire diversamente. Mettere gli auror in difficoltà. Li costringeremo ad arruolarsi alla causa, se non lo faranno perderanno ciò che hanno di più caro.» esclamò, continuando a passeggiare nella stanza, fissandosi la punta delle scarpe, pensieroso.

«Cosa intendete dire?»

Gellert sollevò lo sguardo e accennò un sorriso.
«Bene, ottima domanda.»
Con uno sventolio di bacchetta fece apparire un giornale, dove era possibile scorgere delle figure in movimento.
«La vedi questa famiglia? È una coppia famosissima di auror. Lei aspetta il secondo genito. Farebbero di tutto per proteggerli.»
Tracciò il contorno dei loro volti con il secondo dito della mano, resistendo al desiderio di affondare le unghie nei loro innocenti visi di carta.

Vinda, per la prima volta, guardò con terrore il resto del gruppo. Osservò attentamente le figure che si dimenavano nel foglio, e un brivido di freddo le attraversò la spina dorsale.
Un uomo alto che guardava amorevolmente la moglie e il figlio di circa sette o otto anni. L'auror teneva delicatamente la mano del bambino, mentre l'altra era posata sul suo ventre rigonfio.

La didascalia recitava:
𝖀𝖓 𝖓𝖚𝖔𝖛𝖔 𝖊𝖗𝖊𝖉𝖊. 𝓢𝓪𝓻𝓪̀ 𝓪𝓵𝓵'𝓪𝓵𝓽𝓮𝔃𝔃𝓪 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓮 𝓪𝓼𝓹𝓮𝓽𝓽𝓪𝓽𝓲𝓿𝓮?

Doveva essere un giornale gossip sulle famiglie più note del mondo magico. Quei giornaletti magici che stuzzicavano la sua curiosità.

«Vuoi ucciderli?» Chiese infine con un'espressione vuota, cercando di darsi un contegno e mascherare lo spiraglio di luce che si era insinuato nel suo cuore di pietra.
«No, Rosier. Abbiamo bisogno di loro.»

A questo punto Vinda capì, era come se Gellert le avesse già detto tutto.

Un'intuizione spaventosa.

Gli occhi del mago si posarono sul bambino che stringeva amorevolmente le mani del padre e della madre.

Accennò un sorriso. Un sadico sorriso sornione.

«Se non riusciamo a convincerli, riusciremo comunque ad assoggettarli. L'amore fa fare strane cose. Sono figure influenti, saranno molto utili alla causa.»
«Non sarà troppo pericoloso? Insomma, capiranno che siamo noi. Che stiamo agendo!»
Grindelwald si passò le mani fra i capelli biondo platino e si affrettò a rispondere.

«No, se non lasceremo alcuna traccia. E tu non hai, forse, un certo talento con i bambini, Rosier?»

Newt si lasciò cadere sul letto, esausto per la giornata pesante che avevano affrontato. Gli occhi gli si chiudevano da soli, desiderosi di trovare ristoro. Ma Newt non poteva certo negare quel profondo desiderio del suo cuore.
Theseus dormiva tranquillamente, con le labbra schiuse e la saliva riversata sul bracciolo del divano.
«'Notte, fratellino.» sussurrò.

Era la prima volta che gli rimboccava le coperte. Era sempre accaduto il contrario, solitamente era Theseus che, da bambino, era solito rimetterlo a letto.

Dopo aver controllato che porte e finestre fossero ben chiuse e sigillate, si affrettò ad accendere una lampada. Prese con il cuore in gola la lettera che aveva gelosamente conservato nella tasca dei pantaloni. Guardò nella direzione di Theseus, per assicurarsi che non lo stesse guardando, e si sedette sul letto.

Caro Newt,
Se hai ricevuto questa lettera hai conosciuto Lysander. È un ragazzo fantastico! Ha una sorella che mi ha promesso di farmi conoscere. Credo che potreste andare molto d'accordo. È un bravo ragazzo, non come quei palloni gonfiati dei miei colleghi. A volte vorrei schiantarli e nasconderli dentro qualche ripostiglio ma, ovviamente, non si può. Il lavoro procede, anche se non nella direzione giusta.
Vorrei fare di più, ma gli ultimi avvenimenti mi tengono ancorata dietro alla scrivania. Ma credo che ci rivedremo presto. Come stanno le tue creature? Ho visto una mostra del tuo libro qui a New York, era un peccato che mancasse l'autore. Era una bella edizione, e indovina chi ne ha comprata una copia? Il tuo libro è molto apprezzato in America, e io "ipoteticamente" potrei aver convinto alcuni lettori a leggerlo.
Vedi che bella amica che hai?

Non in senso letterale, ovviamente. Ad ogni modo... Signor Scamander, quando ha intenzione di rispondere alle mie lettere?!
Ti sei forse dimenticato di me? Gliene scrivo a decine e lei se ne spunta con qualche riga, di tanto in tanto. Avendo esaurito gli argomenti a disposizione, ti saluto. Spero di rivederti presto, anche se sono davvero molto arrabbiata con te. Perchè tutto sommato, non mi dispiace stare in tua compagnia. E spero che lo stesso valga per te.

Con affetto.
Tina.
P.s. ovviamente non sono arrabbiata con te, non ancora.

Newt rilesse la lettera, e notò con dispiacere che non era calorosa come al solito. Tina era arrabbiata con lui, in effetti l'aveva ignorata in quegli ultimi due mesi. Avrebbe dovuto rimediare subito, sapeva che era difficile far cambiare idea a Tina.

Bella, intelligente,

dolce,

ma anche tanto tanto cocciuta.

Prese un foglio di pergamena e una penna. Se non voleva perderla, doveva risponderle subito. Dopo mezz'ora si rese conto quanto fosse difficile scriverle, non perché non avesse nulla da dirle, piuttosto... aveva così tanto da raccontarle. Ciò che era accaduto quel giorno, il ministero e i due mesi precedenti.

E, senza rendersene conto, aveva già riempito entrambe le pagine di pergamena. Consegnò la lettera al gufo, non voleva aspettare un solo secondo per spedirla.

E quando si voltò, trovò Theseus che lo guardava con un mezzo sorriso furbetto stampato sul viso.
«Allora, caro fratellino... ti sei dichiarato? Hm?»

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