Chapter| 1
Con tale racconto non c'è alcun intento offensivo nei confronti degli attori e/o dei loro affetti, e nessun intento di rappresentare la loro vita reale, i loro pensieri o i loro sentimenti.
𝑇ℎ𝑒 𝑒𝑛𝑑𝑖𝑛𝑔𝑠 𝑤𝑜𝑛'𝑡 𝑒𝑛𝑑 𝑦𝑜𝑢.
2 Months Later.
«Oggi è un giorno speciale!» disse JK avvolgendomi le spalle con il suo braccio.
Sorrisi pensando a quanto fossi fortunata ad avere un migliore amico così pieno di vita anche per cose futili.
«Non direi proprio» risposi sedendomi nuovamente alla mia scrivania, guardando i documenti dei casi che mi avevano affidato. Sapevo risolvere quei casi in neanche due secondi contati ma non riuscivo a dimenticare quelle settimane passate a casa di un completo sconosciuto. Uno sconosciuto che era diventato la mia vita in poco tempo.
«Hey» JK posò la sua mano sul mio braccio guardandomi con compassione e io alzai lo sguardo addolorata dai ricordi che tornavano a tormentarmi. Il senso di colpa mi straziava ogni giorno e ogni notte, ma nonostante ciò non sapevo cosa fare.
«Alzati» disse afferrandomi saldamente e sospirando.
«Riceverai la medaglia come ufficiale giudiziaria migliore del anno, sei arrivata a un traguardo incredibile Sinae. Ti ricordi quando non vedevi l'ora di fare altro oltre che risolvere casi su gatti e cani? C'è l'hai fatta e hai sudato per ottenere tutto questo ricordatelo»
Accennai un lieve sorriso ingannando nuovamente il mio migliore amico ma non ero del tutto convinta che la giustizia fosse stata fatta. Lui aveva solo cercato di proteggere una persona rovinandosi però, completamente, la sua di vita, non ero io a meritami un premio ma questo le persone non lo sapevano.
Il sovrintendente passò di fianco a me e JK, ma non mi degnò di uno sguardo e per di più chiuse la porta rumorosamente, così che io capissi la sua delusione.
«Dai andiamo, la cerimonia comincia tra poco e tu ti devi mettere in tiro: ufficiale» cercò di sollevarmi il morale il ragazzo dai capelli castano scuro.
Il sovrintendente non era fiero, nonostante questa importante medaglia aveva capito che quel giorno non avevo intenzione di consegnare il boss della mafia al FBI, avevo messo in pericolo tutte le pattuglie rischiando di perdere la fiducia degli agenti federali. Ma il nostro capo era riuscito a far passare il mio dolore come crisi di troppa fatica e a falsificare una certificazione medica di instabilità mentale a causa di una missione troppo dura. Si aspettava che gli dicessi grazie ma non era mai successo, non c'era niente per cui io potessi essere felice.
Mi incamminai verso l'uscita del dipartimento e come ogni giorno degli ultimi due mesi gli occhi curiosi e accusatori degli altri agenti di polizia mi seguirono fino alla porta che divideva quel inferno dal mondo esterno.
Ero obbligata a prendere quella medaglia se volevo continuare a lavorare e nonostante odiassi quell'uniforme decisi che sarei comunque andata perché altrimenti Taehyung ne sarebbe solo rimasto deluso, lui voleva che vivessi il suo sogno e, anche se non riuscivo più a godermi niente della mia vita dopo che lui era scomparso dalla mia quotidianità, gli dovevo almeno quel piccolo desiderio.
«Prima di tutto ci fermiamo qui a prendere Soju e pollo, così ti rilassi un po'» Jungkook mi trascinò in una bancarella posta nel bel mezzo della strada e mi fece sedere di forza.
«JK non ho voglia» dissi ribellandomi.
«Ti prego, fammi questo favore dopo 2 mesi» mi rispose pacatamente mentre si sedeva di fronte a me guardando il sole calare lasciando il posto alla luna candida e delicata.
Le sue parole mi fecero riflettere un attimo.
«JK perdonami»
«Non ti devi scusare per niente Sinae» mi rispose per poi ordinare il Soju e il pollo per due persone.
«Invece si, ti ho trascurato così tanto ma mi sei sempre stato così vicino»
I suoi occhi si alzarono e mi guardò direttamente senza troppe pretese.
«Sto solo aspettando il giorno in cui mi vorrai spiegare tutto, non voglio farti pressione ma vedere che ti stai consumando cosi, come una saponetta a continuo contatto con l'acqua...»
Risi leggermente per quell'esempio infantile, era proprio da lui.
«Non c'è niente da ridere sai» si lamentò sorridendo pure lui.
«Sono contento di essere riuscito a farti ridere almeno per un secondo veramente, ero stufo di vedere quei sorrisi falsi » sospirò per la milionesima volta. Mi sembrava stesse diventando come il sovrintendente: non smetteva mai di sospirare.
«Scusami Jungkook davvero» dissi guardandomi le unghie.
«Voglio solo che torni ad essere la nostra Sinae, quella che faceva un sacco di rumore nel dipartimento nonostante fosse il più grande di Seoul, da quando sei tornata l'atmosfera sembra così gelida e manca la tua allegria a riscaldarci»
«Jungkook io...» non sapevo cosa dire e lui se ne accorse quindi mi interruppe subito.
«Adesso non è il momento di pensare a quello, prendi il bicchierino» disse riempiendolo di soju.
«Alla tua medaglia d'onore e al tuo sorriso che riscalda il cuore»
Sorrisi veramente e completai il brindisi. Non avevo raccontato niente a JK ma lui aveva deciso di aspettarmi e mi faceva piacere il fatto che non mi avesse lasciato da sola, gli ero grata e gli dovevo la vita.
[...]
In posizione eretta mi misi in fila insieme ad altri ufficiali e cercai di tenere il mento alto sul palco dedicato alla premiazione. Jungkook mi aveva costretto a mettermi in tiro ma neanche lui si era risparmiato. Indossava l'uniforme per le occasioni speciali, aveva in mano il cappello mentre i capelli erano tirati all'indietro, ma una ciocca ribelle gli ricadeva sulla fronte. Inutile dire che tutte le ufficiali presenti alla cerimonia guardavano solo lui. Jungkook, però, non si era mai interessato a nessuna e io cominciavo a sospettare che forse fosse attratto dal suo stesso sesso. Ma subito mi ricredetti ricordando i giorni in cui andavano nei club e lui non mancava mai di salire nelle camere con qualche ragazza.
Lo guardai negli occhi e nel suo sguardo trovai esattamente l'incoraggiamento di cui avevo bisogno, mi fece un occhiolino per poi fare "ok" con la mano. Sorrisi e guardai in avanti, era arrivato il momento.
«E adesso annunceremo l'ufficiale più coraggioso, colei che ha rischiato la propria vita per poter imprigionare uno dei grandi boss mafiosi del nostro paese conosciuto come "Kim Taehyung"»
Il nome del riccio pronunciato in quel modo mi diede i brividi, non c'era una sola anima che non lo conoscesse.
«Eccola qui, Han Sinae» mi annunciò un ministro di cui non conoscevo neanche il nome. Quel premio non mi importava.
Mi avvicinai e mi inchinai per mostrare rispetto ma appena mi rialzai un rumore assordante scoppiò nella stanza e in meno di un secondo gli ufficiali avevano una pistola in mano mentre il resto delle persone cominciarono ad urlare provocando panico nel salone.
Era stato uno sparo a fare quel casino e il proiettile era passato proprio vicino al mio orecchio per poi raggiungere il cartone delle decorazioni dietro di me.
Il sovrintendente salì sul palco e sussurrò qualcosa al orecchio del ministro, che era già circondato da guardie del corpo. Mi prese per il braccio e scese dal palco.
«Ufficiale Han, lei è in pericolo»
«Cosa?» chiesi mentre Jungkook si avvicinava a noi e gli invitati alla cerimonia cercavano di andarsene da lì il prima possibile.
«Mi scusi sovrintendente non ci sono controlli lungo tutto perimetro dell'edificio?» chiesi non capendo la situazione.
«Si ma qualcuno è riuscito ad entrare per poi scappare velocemente, stava puntando a te ne siamo sicuri»
«Sovrintendente non vorrei sembrare irrispettoso ma non pensa che sia meglio che affidiamo una guardia del corpo al ufficiale Han?»
«Si stavo pensando la stess...»
«No signore preferirei di no» dissi guardando a terra.
«Non è una decisione sua ufficiale, lei è protetta dalla legge quindi ha bisogno di qualcuno che resti sempre con lei»
«Ma signore io...» cercai di protestare.
«Senta ufficiale Han veda di obbedirmi senza fare troppe storie, lei è già fortunata ad essere ancora nella sua postazione»
«Signore vorrei scusarmi per questo intervento ma potrei essere io la guardia del corpo dell'ufficiale Han?» si intromise Jungkook. Lo guardai strabuzzando gli occhi, non poteva essere serio.
«Lei veramente...» si interruppe un secondo per sospirare e portare una mano alle tempie.
«Va bene, ufficiale Han da oggi in avanti l'ufficiale Jeon le farà da guardia del corpo»
«Si signore!» esclamai insieme a JK eseguendo il saluto militare.
Il sovrintendente scosse la testa in segno di delusione e si allontanò da noi.
Trascinai Jungkook fuori e aspettai di essere abbastanza lontana dall'edificio per prenderlo per il colletto.
«Sei per caso scemo JK?» gli chiesi con il respiro pesante.
«Devo proteggerti Sinae»
«Non ho intenzione di vedere te che metti la tua vita in pericolo per me Jungkook» lo spinsi via determinata.
«Non puoi impedirmelo, ora è il mio compito, sono stato assegnato a questa missione» disse testardo.
Mi presi la faccia fra le mani e sbattei i piedi a terra furiosamente.
«Signorina Han?» una voce fin troppo familiare pronunciò il mio cognome alle mie spalle. Mi girai lentamente e i miei occhi diventarono luci a vederlo.
«Drive? Ti ho cercato per due mesi io...» ma mi interruppi di colpo.
«Tu che cazzo vuoi?» chiesi prendendo la pistola e caricandola, lo stesso fece Jungkook nonostante sapessi che fosse estremamente confuso.
La faccia di Jackson Wang spuntò a pochi passi da Drive e io non vidi l'ora di ucciderlo, dopo tutto ciò che era successo.
«Signorina Han, la prego si calmi» mi disse Drive ma io continuai a stare in guardia finché non pronunciò quelle parole:
«Si tratta di Kim Taehyung» esclamò il ragazzo avvicinandosi con le mani in avanti come per difendersi.
È in prigione, cosa dovrei sapere di altro?, Pensai.
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