La casa senza fine 3
David raggiunse barcollante la sua auto. Si sentiva piuttosto confuso. Non ricordava quasi niente delle ultime ore. Di tanto in tanto, alcune immagini inquietanti venivano a fargli visita per ricordargli dell'inferno che si stava appena lasciando alle spalle. Controllò le tasche, in cerca del telefono e chiamò il 911. Era consapevole che non ci sarebbe stato modo di poter spiegare l'accaduto, ma per qualche motivo, sentiva che era la cosa giusta da fare. Forse i poliziotti sarebbero potuti venire lì e confermare che quella era una normale casa. Almeno sarebbe potuto tornare a casa con la mente in pace e vivere una vita normale con...
Fu allora che ricordò. Tornò di corsa verso la Casa, spargendo tutt'intorno lo sporco che aveva sotto le scarpe. Maggie!! Maggie era ancora lì dentro!! Mentre correva, aprì il telefono, per controllare gli sms. Ricordava di averne inviati alcuni, ma non trovò niente. Vide alcuni messaggi che aveva ricevuto da Maggie e che lui le aveva inviato, ma erano tutti vuoti. David raggiunse la porta e imprecò mentre aveva il fiatone. Provò a girare la maniglia, ma senza alcun risultato. Iniziò a picchiare i pugni sulla porta, gridando a gran voce il nome di Maggie. Niente da fare. Con i pugni rossi e che bruciavano, David lasciò andare la porta e crollo sui palmi. Dopo qualche istante, sentì gli occhi pungergli. L'aveva abbandonata lì dentro. La ragazza che amava era andata a salvarlo, finendo per prendere il suo posto. Doveva entrare lì dentro. Doveva esserci un altro modo per entrare. David si alzò con rinnovata energia, ma prima di poter fare qualsiasi cosa, sentì il telefono vibrare. Era un sms. Guardare il nome del mittente lo rassicurò. Era Peter Terry. Forse avrebbe potuto dargli una mano.
"Ehi Dave. Stai bene? È da un po' che non ho tue notizie."
"Peter! Cristo Santo! Dove sei?"
"Sono nella Casa. Amico, ero venuto a cercarti. Ti avevo detto di non andare."
"Ne ho viste di tutti i colori Peter, ma ora ho bisogno di tornare lì dentro. Conosci un modo?"
"Torna indietro. Vicino la casa c'è una quercia con una botola ai suoi piedi. Infilatici dentro. Quella è un ingresso di servizio."
"Per quale cazzo di motivo un posto del genere avrebbe bisogno di un entrata secondaria?"
"Limitati a raggiungere l'albero, amico. Sto cercando di aiutarti."
David non aveva tempo per porsi altre domande. Si allontanò di corsa in direzione del portico che si trovava sull'altra estremità dell'edificio. Scavalcò la ringhiera e atterrò su uno strano mucchio sotto di lui. Vide che l'albero non era distante o così sembrava. Era così grande che risultava difficile percepirne la profondità. Era già stato lì? Sì, aveva altra merda per la testa per poter prestare attenzione agli alberi, ma quello era enorme. Andò sull'altro lato e trovò la piccola porta di legno nel terreno sotto di lui. Somigliava a quella di una cantina. David diede un'occhiata intorno a sé e alle sue spalle. Non era nemmeno sicuro del perché lo stesse facendo. Era stata solo una sensazione. Se la scrollò di dosso e diede uno strattone alla maniglia. I cardini arrugginiti stridettero in segno di protesta, ma dopo alcuni violenti strattoni, cedettero, rivelando l'oscurità sotto di essi. David fece un lungo sospiro e scese giù. Accidenti, era completamente buio, ma ben presto David venne accolto da una puzza tale che l'oscurità passò in secondo piano. Era un misto di capelli bruciati coperti di merda e muffa. Riusciva a sentirne persino il sapore, tanto che sputò a terra per toglierselo dalla bocca, dopodiché prese il suo telefono per impostarne al massimo la luminosità. Non era granché, ma almeno ora era in grado di vedere le pareti circostanti. Attraverso la fioca luce, David notò qualcosa di strano. Onestamente, non gli era capitato spesso di esplorare dei tunnel sotterranei, ma supponeva che le pareti dovessero essere sporche, coperte di fango o qualcosa del genere. Non era in grado di vedere bene di cosa si trattasse, ma non aveva niente di umano o comunque qualcosa che potesse passare per sporcizia. La curiosità prese il sopravvento e, telefono alla mano, si avvicinò ad una delle pareti. Dovette avvicinarsi ancora di più, col telefono che quasi toccava il muro. Gli occhi di David si spalancarono. Tastò la parete con l'altra mano. Era solida. Gli tornò in mente l'odore che aveva sentito e realizzò che era carne umana. Le pareti del tunnel erano coperte di pelle carbonizzata. Avvicinò ancora un po' il telefono e seguì la luce. Notò che c'erano alcune parti dove due tipi diversi di pelle erano cuciti insieme con fili di metallo, simile al rame. Una di queste parti gli fece contrarre violentemente lo stomaco. Era una faccia. Una faccia umana. Era allungata, con gli occhi e la bocca cuciti. Il naso era stato asportato e il foro era stato anch'esso ricucito. Probabilmente fu la visione che aveva davanti, o forse l'odore ripugnante. L'unica cosa certa era che David non riuscì più a reggere e vomitò a terra. Il tunnel proseguì per quella che sembrò un'eternità. Sapeva che era lì dentro da pochi minuti, tuttavia gli parvero ore. Doveva entrare lì dentro e portare in salvo Maggie. Il resto non aveva importanza. Peter era suo amico, ma se fosse venuto lì, avrebbe comunque salvato Maggie per prima. Peter avrebbe anche potuto marcire lì dentro, se fosse stato necessario. Ancora una volta era stato lui a dirgli di quel passaggio. Il suo dibattito interiore venne interrotto quando qualcosa lo toccò da dietro. Si girò con uno scatto, trovandosi faccia a faccia con il nulla. Confuso, David tiro fuori il telefono e lo puntò in avanti nell'oscurità. Non c'era nulla, ad eccezione di un muro che fino a due minuti fa non c'era. Era putrefatto e coperto di carne umana. David urlò e picchiò contro il muro di fronte a lui, ma si interruppe dopo poco. Il corridoio si stava restringendo, rischiando di intrappolarlo mentre camminava. Colpi David con la forza di un treno. Anche se era nel tunnel di servizio, si trovava nella Casa. E lei lo teneva in pugno. Non c'era via di uscita. Sembrava che la Casa lo stesse trascinando dentro, come se fosse felice di vederlo. In precedenza, questa situazione avrebbe fatto inorridire David, molto più di quanto successe in quel momento. Lì, in quel tunnel infernale, ebbe a malapena un sussulto. Era stato testimone di ciò che quel luogo era in grado di fare, vivendo un'esperienza che avrebbe messo alla prova la sanità mentale di chiunque. Aveva visto di tutto. O almeno così pensava. David poteva sentire il tunnel restringersi alle sue spalle. Il suono della carne putrefatta che cercava di intrappolarlo lo fece sentire di nuovo male, ma si limitò ad accelerare il passo. Dopo alcuni istanti, udì qualcosa che lo fece bloccare sul posto. Era una voce femminile, ma non era Maggie.
"Perché sei tornato indietro? PERCHÉ?"
David era paralizzato. La voce sembrava giungere da ogni direzione.
"PERCHÉ SEI TORNATO? PERCHÉ?"
L'urlo sembrava avvicinarsi sempre di più e David si appiattì contro la parete. Immediatamente sentì qualcuno correre verso di lui con passo pesante. Fu allora che la vide. Una ragazzina di non più di 13 anni veniva verso di lui, urlando incessantemente quella domanda. David era troppo attonito per reagire. La bambina corse nella sua direzione, battendosi il petto con i pugni. Prima con violenza, ma poi sempre più debolmente, come una bimba viziata quando non ottiene ciò che vuole. "Perché David? Perche sei tornato indietro ...?" La bambina si inginocchiò di fronte a lui, andando a toccare la sua gamba. David era lì in piedi, sotto shock, con le mani leggermente alzate e in tensione. Lentamente la paura iniziò ad abbandonarlo. Lei non sembrava essere una minaccia, né un fantasma, né altro.
"Hey" iniziò lui, "Va tutto bene. Chi sei?" La bambina sussultò leggermente alle sue parole. Lentamente, alzò la sua testa per guardare verso David. Il suo cuore perse un colpo quando la vide in volto. Era priva di occhi. Le sue orbite erano due cavità vuote. E quando lei aprì la bocca per parlare, David notò che anche quella era vuota. Non aveva lingua e le mancavano tutti i denti.
"Sei qui per salvarci, vero?"
La bambina si alzò e iniziò a spazzolarsi i capelli. Per qualche ragione, pur essendo consapevole di quanto spaventosa fosse, David notò qualcosa di ... stranamente normale nella ragazzina. I suoi capelli castani le arrivavano alle spalle ed era magra come un fuscello, con una spruzzata di lentiggini sul naso e sulle guance. Persino i suoi vestiti erano di quelli che si potevano trovare in un qualsiasi negozio di abbigliamento: canottiera nera e jeans infilati dentro degli stivali rossi e neri. Sembrava qui grande di quello che David pensava inizialmente. Se avesse avuto un'età, David non le avrebbe dato più di 16 anni. Un ronzio alle loro spalle, lì fece trasalire, riportando David alla realtà della situazione.
"Dobbiamo andarcene!" disse lei, "ORA!! La ragazzina afferrò la sua mano e iniziò a correre. Preso alla sprovvista, lui la seguì e quasi gli sfuggì il telefono dalle mani. Cercò di mantenere la presa, in modo da poter illuminare la strada.
"Non ce n'è bisogno," Disse la ragazzina, alzando la mano libera davanti a sé, "ce l'ho già." Mormorò qualcosa sottovoce, in una lingua che non poteva essere inglese. Una luce abbagliante comparve davanti a loro e iniziò a seguirli. Era come avere un faretto che faceva luce sopra di loro, illuminando i loro spostamenti . Il ronzio alle loro spalle si fece più forte, man mano che si avvicinavano al primo bivio del tunnel. Senza alcuna esitazione, la bambina prese la strada a destra. Evidentemente sapeva dove stava andando e su questo David non ebbe nulla da obiettare. Dopo qualche istante, ronzio si spense e si trovarono di fronte a una scala che conduceva nell'oscurità più totale.
"Lassù." Lei iniziò ad arrampicarsi sulla scala che era davanti a loro. David ritornò alla realtà e iniziò a sentirsi piuttosto confuso.
"Aspetta!" la ragazzina si fermò a metà strada e guardò oltre la sua spalla.
"Guarda, lo so che è strano ..."
"No , No. Lo so quanto è strano. Qualcosa non mi convince. Chi sei?"
"Te lo spiegherò al più presto, okay? Adesso dobbiamo solo uscire di qui, okay? Nessuno dovrebbe trovarsi qui e noi, beh ... siamo qui. Perciò ..." Dopo questo, tornò ad arrampicarsi. David fu sul punto di replicare, ma il ronzio alle loro spalle si fece più forte. In quel momento la sopravvivenza era più importante che capire. Si aggrappò alla scala e iniziò a seguirla, lasciandosi quel tunnel alle spalle, magari per l'ultima volta. La scala li condusse in una stanza vuota. Somigliava ad un grosso ripostiglio per le scope. Sul pavimento c'erano alcuni secchi, mentre al muro erano appoggiate delle scope. Sembravano parte dell'arredamento della casa, anche se era molto improbabile. La ragazzina si riscosse e spinse la sua mano verso David. I suoi sbalzi d'umore erano qualcosa che avrebbe dovuto lasciare sorpresi e David prese la sua mano e la strinse.
"Probabilmente ti starai domandando chi sono e perché ti conosco" Lei non attese la risposta di David e continuò "Il mio nome è Natalie e questa diciamo che è casa mia."
"Cosa vorresti dire? Come sarebbe a dire che è casa tua? "Questo posto di merda è casa tua?"
"Lo so, lo so, ma devi capire che cosa è successo. Non è sempre stata così, è..."
"E cos'era quella diavoleria con la luce che hai fatto là sotto?"
"Si lo so, anche quello è parte di questa storia. Lascia che ti spieghi."
Lei si interruppe e guardò verso David. Lui chiuse la bocca, lasciandole intendere che ora sarebbe stata libera di parlare senza interruzioni. "Questa è la mia casa. So che ora può sembrare l'inferno e hai ragione. Lo è. La mia ha avuto a che fare con cose strane. Ci trasferimmo qui circa 10 anni fa, ma andava tutto bene. Il problema era la mia famiglia. Beh, noi sappiamo fare delle cose. Credo sia stregoneria."
Natalie ridacchiò al pensiero. "Perlopiù trucchetti come quello che hai visto nel tunnel. Ma alcuni di noi, ad esempio mio fratello, si sono spinti troppo oltre. Ha iniziato a invischiarsi con cose oscure, come demoni, evocazioni e cose del genere. Io credo che evocare non sia sempre una brutta cosa. Io, ad esempio sono in grado di evocare un gatto e penso che sia carina, ma mio fratello andò a incasinarsi con cose ben peggiori. Abbiamo cercato di convincerlo a smettere, ma il potere gli stava dando alla testa. Peter non ha voluto sentire ragioni."
"Peter?" L'idea iniziò a ronzare nella testa di David, ma non si sentiva pronto ad accettarla. Peter era stato suo amico per anni. O così credeva.
"In questa notte, sette anni fa, mio fratello si spinse troppo oltre. Evocare demoni per pochi minuti non gli bastava più. Voleva di più. Volevamo chiedergli perché fosse tanto ossessionato, ma lui si limitò a rispondere "Perché no?" Ciò che accadde nelle notti successive è difficile anche solo parlarne." Anche se le mancavano gli occhi, David intuì che quel ricordo le pesava davvero. Tutto quell'inferno era a causa di suo fratello, del suo amico. David capì che quella ragazzina era molto più prigioniera di quanto lo fosse lui.
"D'accordo," David le appoggiò una mano sulla spalla, "andiamocene di qui."
David diede un'occhiata intorno a sé. Il suo cuore ebbe un lieve sussulto. Al di fuori della botola da cui erano entrati, non c'erano altre vie d'uscita, ma solo muri di cemento.
"Sai dove ci troviamo?" le chiese, pregando che avesse qualche idea.
"Si, certo," rispose lei, forse con un po' troppa esitazione per i gusti di David, "È casa mia, no?" E subito andò in direzione di uno dei muri più distanti. Era una semplice superficie di cemento, senza porte o altre vie d'uscita. Natalie si mise le mani in tasca ed estrasse un carboncino da disegnatore. Lo premette contro il muro e iniziò a disegnare una linea color piombo, lunga circa 3 piedi. David seguì il suo lavoro, linea dopo linea, guardando con ammirazione mentre la ragazza si rialzava per osservare il risultato. David non aveva mai visto niente di simile, al di fuori dei film fantasy. Sembrava un miscuglio tra uno yin yang, un pentagramma e uno scarabocchio fatto da un bambino. Natalie rimise il carboncino in tasca e si passò una mano nei capelli. Dopo un istante di silenzio, alzò la mano e premette il palmo destro sul simbolo, premendosi due dita dell'altra mano sulla tempia. A primo impatto, David pensò che lei stesse parlando con lui, ma realizzò che stava cantilenando nuovamente in quella sua strana lingua. Immediatamente, il simbolo sembrò vibrare e David restò a guardare mentre iniziava a pulsare di un'intensa luce viola. Natalie sorrise tra sé mentre sentiva il muro tremare, per poi spaccarsi in due.
"Ho sempre desiderato farlo."
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