Non potei dire che nella confezione ci fu un gran trambusto, visto che non avevamo la possibilità di muoverci, ma percepivo l'aria tesa che emanavamo me ed i miei compagni: da lì a poco saremmo morti mangiati da bambini pidocchiosi e ingordi. Mi venne il ghiaccio d'oca al solo pensiero.

Furono molteplici le volte in cui, nel viaggio supermercato-parcheggio, mi sentii strattonato da una parte all'altra nel recipiente di plastica, come se la signora invece di camminare da persona civile stesse provando a volare usando il sacchetto della spesa come ala, e non fu una sensazione splendida, fidatevi.
Forse era il fatto che stavo per morire che ingigantiva tutte le mie emozioni, come se esistesse una grande lente d'ingrandimento che si aziona solo quando siamo in fin di vita, chi lo sa.
Fatto sta che dopo salti e movimenti bruschi, ci fermammo di colpo. Sentii un rumore, poi il buio.

Solo quando la signora mise in moto la sua Cinquecento capii di essere nel bagagliaio; oltre che non essere capace a camminare, era penosa anche nel fare manovra: venimmo lanciati minimo mezzo metro più a destra ad una semplice curva, ed il caldo che si stava formando non aiutava i miei giramenti di testa.
Fortunatamente percepii che la strada da lì in poi fu principalmente dritta, senza rotonde o incroci scomodi per le mie povere tempie, ma il caldo non passava proprio.

Nell'attesa, pensai a Madrid-004, la dolce polaretta alla fragola con cui avevo stretto amicizia nel congelatore. Pensai al suo ghiaccio perfetto, al suo succo all'apparenza gustoso e al suo involucro di plastica trasparente: mi mancava così tanto...

Le mie fantasie furono però interrotte dalla frettolosa frenata che fece la proprietaria dell'auto: subito mi venne in mente il fatto che fossimo arrivati a casa, e che da lì a poco la mia vita sarebbe potuta finire.

Aspettai parecchi minuti, ma la porta davanti a me non si aprí.

E se ci avesse dimenticati nel bagagliaio, con questo caldo tremendo a Ferragosto?