12.36, sabato 15 agosto.
Da qualche settimana avevo imparato a leggere il quadrante sopra la cassa, accanto ai Kellogg's, e da allora continuavo a ripetere ogni numero che mi capitava all'occhio: che fosse il prezzo dei cartoni di latte o le percentuali di sconto ai biscotti che nessuno, fino ad allora, si era mai comprato.

La mattinata l'avevo passata a sonnecchiare, cosa che non facevo dall'inverno precedente per colpa del mio timore di essere comprato da un momento all'altro. Per fortuna a Ferragosto sono sempre tutti al mare, e nessuno aveva mai comprato dei Polaretti al posto di enormi cocomeri e salamine da fare ai ferri. Proprio mentre calcolavo le ore di sonno che potevo farmi quel giorno, dalle porte automatiche fece il suo ingresso una signora abbastanza paffutella, dall'aria stanca che si poteva benissimo notare anche a chilometri di distanza (per la sua camminata goffa che aveva urtato le bottiglie d'acqua messe a piramide e la sua chioma disordinata) e il viso pallido, nonostante il sole abbagliante avesse da un paio di mesi insediato la città.

Non ci feci troppo caso, insomma, Almansa era piena di turisti, soprattutto ad agosto, e qualche ritardatario o smemorato che si era dimenticato il pranzo non mi sembrò particolarmente strano.
Mi sembrò però strano il fatto che la cliente imboccò il corridoio dei gelati e dei ghiaccioli, quello accanto ai surgelati e subito dopo agli affettati. Sì, quello dove ero stato posizionato io, un semplice polaretto all'arancia, più precisamente il polaretto Valencia-023, dietro a Valencia-033 e accanto a Valencia-024. Eravamo arrivati in questo minimarket verso fine luglio, quindi potevamo venire definiti veterani veri e propri, e ci divertivamo a raccontare quant'era grande la fabbrica di Valencia centro, dove ci congelarono appena nati, per fare colpo sulle polarette alla ciliegia.

E mentre mi facevo largo tra i ricordi per non venire preso dall'ansia e dalla paranoia, mi sentii magicamente sollevato in aria. Pensai che finalmente Hogwarts avesse ricevuto la mia lettera, sperai che finalmente Hogwarts avesse ricevuto la mia lettera. Perché era l'unica soluzione plausibile, insieme al venire messo nel carrello, che equivaleva ad essere comprato, che equivaleva ad essere consumato.

Peccato che non vidi Hagrid davanti a me, ma la quarta abbondante e sudacchiata di seno ricoperta da una canotta rosa appartenente alla signora.