CAPITOLO 28
John's POV
Freddie mi fa entrare in casa.
"Ma ciao, dolcezza" Dice e mi attira a sé per baciarmi.
"Ciao" Dico. È da tanto che non lo vedo, per tutto ció che sta succedendo. Da almeno un mese.
Ormai è da tre giorni che mio fratello è tornato a casa. Fortunatamente, peró, non è successo niente come tre giorni fa. Ma ho ancora il corpo pieno di succhiotti e di segni di denti.
"Come mai sei sparito?"
"Tante cose" Resto vago.
"Mh, sai vero che è da un mese che noi due non…" Si interrompe perché sono già rosso in faccia. "Ma devi rimediare. Altrimenti non ti faccio più i toast al formaggio"
"E io rapisco i gatti. Un gatto, un toast. Partiamo da Delilah. Per lei, dieci toast"
"Non toccare la mia Delilah!" Si arrabbia.
"Delilah!" La chiama e la piccola gattina bianca a macchie marroni e nere gli salta in braccio.
"Piccola, attenta. Non ti farà del male. Promesso"
Ridiamo insieme.
"Perché non la lasci? C'è qualcun'altro che devi abbracciare" Chiedo.
"Lei prima di ogni cosa"
"Anche di me?"
"Già"
"Ok. Ciao" Metto il broncio e faccio per uscire dalla porta.
"Vai, piccola"
Sento le sue mani sui fianchi.
"Hey, hey, hey. Dove vai?" Chiede, parlando I all'orecchio.
"Se proprio la gattina è più importante, vi lascio soli. Magari ti sbaciucchia lei"
"Ma sta zitto" Dice e va indietro, trascinandomi con sé, fino ad arrivare vicino al divano.
Mi fa girare verso di lui e mi bacia a lungo. Poi mi toglie la maglia. Mi fissa. Riconosco lo sguardo di quando si arrabbia. Non lo fa spesso, perció ho imparato a capirlo. È piuttosto incavolato.
"Sei sparito per un mese. E poi ti trovo così. Chi è stato?"
"Freddie, ne-nessuno"
"Ah, te li sei fatto da solo? Sei parecchio snodato allora"
"Freddie…"
Incrocia le braccia. "Tanto che ti trovi male? Sai, da te, proprio da te non me lo aspettavo, John. Vai via"
"Freddie, n-no! Ti spiegheró tutto" Dico, implorante. Mi guarda.
"Sono proprio curioso di sentire"
"So che ti sembrerà strano e assurdo e inventato. Ma, ti scongiuro di credermi. Non è così" Premetto. "Hai conosciuto Roger, mio fratello adottivo. Beh, un giorno è-è tornato a casa e…" Non ce la faccio a dirlo. Non voglio.
"E…?" Mi invita a continuare.
Faccio un respiro. "È stato lui" Dico.
"Che cosa!? Sei andato con…"
"No! Mi ha bloccato. I-io non riuscivo a… A
A fare niente e…" Mi si spezza la voce e scoppio in lacrime.
"Ti ha costretto a…" Mi fissa, stupito. Annuisco debolmente.
"E i tuoi?"
"N-non lo sanno"
"Shh. Vieni qui" Mi posa una mano sulla schiena, mi fa sedere sul divano e mi bacia a lungo, teneramente.
"Io non ci credo. È impossibile"
"Lo ha fatto, invece"
"Devi parlarne ai tuoi padri. Subito. E se lo rifacesse? Se ti facesse davvero male?"
"Non voglio"
"Piccolo, innocente, adorabile John. Sei proprio un idiota coi fiocchi, sai? Devi dirglielo. Ora. O lo faccio io. E non credo che sia bello sapere una cosa del genere da un estraneo, dolcezza"
"No. No e poi no. Non voglio. Per favore, no. I-io s-sto bene, fisicamente"
"Fisicamente" Ripete. "Ma si vede che non stai bene. Tu tremi, balbetti e parli a monosillabi. In più, ti ho appena tolto la maglia. La manica non c'è" Dice e mi guarda ancora l'avambraccio.
Lo guardo.
"Questo significa non stare bene, John. Se anche solo hai pensato di farlo, non stai bene"
Mi sfiora delicatamente i tagli rimarginati sull'avambraccio.
Cerco di non far vedere che mi ha fatto male, ma non sono bravo a non fare facce. Quindi mi chiede dolcemente scusa e mi bacia, solo premendo le labbra contro le mie a lungo.
"Devi parlare di tutto ai tuoi. Adesso, John. Non rimandare"
"No, Freddie" Imploro.
"Si. Devi. Devi dire loro ció che ha fatto tuo fratello e… Le conseguenze"
"Non voglio"
"Te lo impongo. E sono serio"
Sospiro. "V-va… V-va bene. Ma tu resterai con me mentre glielo dico?"
"Vuoi questo?" Annuisco.
Sorride, felice e Dice di si.
Mi rimetto la maglia e lui mi stampa un bacio sulla fronte. Poi andiamo verso casa mia.
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