CAPITOLO 10
Ben arriva con mezz'ora di ritardo e si capisce bene dove è stato -Da una ragazza- Lo faccio entrare e iniziamo a lavorare sul nostro progetto. Mi è difficile staccargli gli occhi di dosso, perché con i capelli scompigliati e le labbra arrossate attira l'attenzione. In tutti i sensi. Ovviamente, faccio tutto io. E ho dimenticato perfino di mettere il mio nome, perché lui ha voluto che mettessi prima il suo.
È stato ancora più irritante del solito, ha fatto di tutto e di più per farmi uscire di testa. Ma più lui rideva, più mi sentivo morire dentro, perché sfruttava qualsiasi cosa per ricollegarsi a ció che è successo alla festa di Federico. Appena se ne è andato, dato che ero solo, mi sono chiuso in bagno. È dicembre, quindi ho le maniche lunghe e nessuno lo nota. Ma io non ho mai smesso di tagliarmi. Provo un senso di dolore, che peró mi fa stare bene. È una cosa piacevole. Io sono molto attento, però: se nessuno mi ha mai scoperto è perché fermo il sangue con un dischetto struccante e ci pulisco anche le forbicine. Non mi va che si sappia.
Mi abbasso la manica e poi torno in stanza. Riordino tutto quello che abbiamo usato per il cartellone e poi mi dedico al dolce non far nulla.
Arrivo a scuola, il giorno dopo, con il cartellone in mano. Lo dobbiamo consegnare, quindi, mi avvicino al mio "compagno di lavoro"
Nel porgerglielo, mi accorgo che mi fissa la mano, poi il volto. Nei suoi occhi verdi, compare un velo di preoccupazione, ma anche di confusione e di rabbia.
"Che c'è?"
"Eh? Oh, niente..." Dice vago.
Sono un po' confuso.
"Beh, siediti" Dice.
Lo faccio, un po' stentante.
Poi, alla quarta ora, prendiamo il cartellone e lo consegnamo.
Alla fine della giornata, non vedo l'ora di andare a casa, ma mi ritrovo con le spalle al muro e Ben che digrigna i denti, bloccandomi con le mani all'esterno delle mie esili spalle.
"Che... Che vu-vuoi?" Chiedo. Il suo atteggiamento aggressivo non promette nulla di buono. Si assicura che non ci sia nessuno, chiude la porta della classe e io giá prevedo la mia imminente, ingiustificata morte. Mi prende un polso a forza e cerco di liberarlo, perché è lì che ieri mi sono tagliato lui ha beccato proprio il taglio.
"Sta' fermo" Dice, un po' infastidito e mi alza la manica. Poi mi fissa in volto, di nuovo con l'espressione di stamattina.
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