Mi allontanai per andare verso la mia aula.
Joker sembrava più triste del solito, più...stanca.
Doveva smetterla di dormire così poco, l'avrebbe portata alla pazzia!
Le ore alla facoltà passarono veloci e, quasi in un batter di ciglia, ero finalmente tornata a casa.
Mi buttai sul letto, stanca morta.
Mi girai verso il comodino, dove stava la foto del mio compleanno dei 18.
C'ero io e Joker, abbracciate, strette una all'altra.
Joker.
Era una ragazza strana. Talmente strana da a volte sembrare aliena alla realtà in cui viveva.
Aveva un modo diverso di vedere le cose.
Amava tutto ciò che era diverso dall'ordinario.
L'avevo conosciuta in un bar, tre anni prima.
Me l'aveva presentata Niks, una mia compagna di corso, che la conosceva da anni.
Era seduta in disparte a farsi i fatti suoi, che leggeva un libro.
Appena Niks le rivolse la parola, il suo sguardo si alzò dal libro.
Aveva uno sguardo stanco, con gli occhi circondati da occhiaie, ma profondo. Aveva gli occhi quasi neri, sembravano due perle.
Fu un colpo di fulmine.
Quando scoprii che sarebbe diventata la nostra tecnica del suono, quasi credetti in un miracolo.
Parlavamo molto, lei per lo più ascoltava.
Non parlava molto degli affari suoi, forse per paura di non essere interessante.
Ma lo era.
Per me lo era.
La sua voce roca, bassa, causata dal suo brutto vizietto di urlare, era la parte migliore.
Non le piaceva molto, ma avrebbe dovuto.
Presi la foto e la abbracciai.
Un giorno ti avrò, pensai.

Un giorno ti avrò...