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Era sbagliato, lo sapeva, eppure non si sentiva poi così tanto in colpa di aver tradito suo marito con un altro uomo.
Era colpa proprio dell'uomo che aveva sposato, colui che non le dava più le attenzioni che si meritava, se era finita tra le braccia di un altro che le dava proprio ciò che le mancava, o almeno così aveva creduto inizialmente, continuando a essere accecata dalla rabbia e dal risentimento nei confronti del poco presente marito.
Nonostante sapesse che quello che stava facendo non fosse corretto, perché lo sapeva che non era un bene, non riusciva a porre fine a tutto, a dire basta, a uscire da quel circolo vizioso.
Per quanto ingiusto fosse tradire suo marito, l'uomo con cui aveva deciso di passare il resto della sua vita e con cui aveva anche avuto un figlio, si era autoconvinta che, arrivata a quel punto, tradirlo una volta in più o in meno non avrebbe fatto la differenza, anche se in realtà non era così.
Erano mesi, ormai, che tradiva Shikamaru; non era accaduto per sbaglio, non era stato un episodio isolato, dimenticabile, era stato qualcosa di voluto, dettato da un insieme di emozioni negative che le avevano fatto commettere l'errore di cadere nelle braccia di un altro.
Ed era proprio durante quel lasso di tempo in cui si trovava tra le braccia dell'amante che i sentimenti negativi, accumulati nel tempo, trovavano sfogo.
Portare avanti quella relazione extraconiugale era rischioso: oltre che a distruggere il suo matrimonio, stava distruggendo anche un'amicizia.
Troppi erano i lati negativi, troppi erano i rischi che correvano tutte le volte che cedevano alla tentazione, ma nessuno dei due amanti aveva mai tentato di porre fine a quella relazione extraconiugale.
Fare sesso con Kiba la faceva stare bene, la faceva sentire libera, leggera, priva di ogni peso.
Non c'era nessun sentimento che li legava: nessuno dei due aveva iniziato quella relazione proibita per un coinvolgimento emotivo; il loro era del puro, risanatore, selvaggio sesso.
Kiba le dava attenzioni, quel tipo di attenzioni che ormai da suo marito non riceveva più.
Non che in passato Shikamaru fosse stato il tipo di uomo che si sprecasse a farle complimenti, regali, però era stato presente e anche se la maggior parte del tempo lo avevano passato a battibeccare, lei era stata felice, erano stati felici, perchè il loro rapporto era sempre stato conflittuale, ma erano stati proprio quei conflitti a tenerli uniti.
Con il passare degli anni, però, avevano sempre avuto molto meno tempo per stare insieme e i litigi, una volta brevi e per sciocchezze, si erano fatti pesanti e duraturi nel tempo.
C'erano alcuni giorni, alcuni momenti, in cui Temari si chiedeva persino se amasse ancora Shikamaru, se c'era ancora amore tra di loro, se era il caso di portare avanti ancora il loro matrimonio che, ormai, pareva non essere più alimentato da nulla.
Se si fossero separati forse sarebbe riuscita ad avere una vita piena e avventurosa a Suna, proprio come quando era una ragazza e svolgeva il ruolo di ambasciatrice, ruolo che, magari, avrebbe potuto tornare ad occupare, inoltre avrebbe recuperato il rapporto con i fratelli, ritornando a far parte quotidianamente della loro vita; nella sua testa questa opzione le sembrava perfetta, l'ideale, la soluzione ad ogni suo malessere.
L'idea di tornare a essere libera di fare ciò che voleva, di viaggiare, di muoversi di continuo, di star in mezzo alla gente, di fare nuove conoscenze la entusiasmava parecchio, ma si doveva ricordare che c'era un figlio di mezzo: Shikadai era l'unica ragione per cui non aveva mai preso in considerazione l'idea di lasciarsi con Shikamaru.
Per quanto suo figlio fosse strafottente e insofferente, proprio come il padre, era pur sempre un bambino e aveva bisogno che la sua famiglia stesse unita.
Temari aveva vissuto senza genitori ed era stata dura, anche una volta abituatasi a badare a se stessa aveva continuato a percepire una mancanza, mancanza che anche i suoi fratelli avevano percepito e, purtroppo, non erano stati in grado di colmare tra di loro; un punto di riferimento che li guidasse era ciò che non avevano avuto e Temari desiderava che suo figlio lo avesse, ancor meglio voleva che ne avesse due.
Shikadai sembrava aver preso come riferimento Shikamaru, nel bene e nel male, diventando la sua piccola nemesi; Temari sembrava non essere stata presa mai in considerazione, sin dal principio, dal figlio, cosa che la faceva stare ancor più male.
La donna avrebbe tanto voluto avere un rapporto diverso con il ragazzo, meno conflittuale e di superficie, ma purtroppo Shikadai non voleva saperne di passare del tempo con lei, ne tantomeno di darle retta di sua spontanea volontà, senza che lei dovesse ricorrere a ricatti.
Se lei e Shikamaru si fossero lasciati l'affidamento di Shikadai sarebbe stato problematico: il ragazzino avrebbe espresso il desiderio di rimanere a Konoha, vicino ai suoi amici, decidendo di vivere con il padre, sapendo che avrebbe avuto molte libertà vivendo con Shikamaru, un uomo troppo impegnato nel suo lavoro e poco presente, che l'avrebbe lasciato libero di fare ciò che voleva; la vita con la madre sarebbe stata totalmente diversa, un vero strazio per lui che avrebbe dovuto, oltre che trasferirsi nell'arida Suna, subirsi le continue lamentele e richieste apprensive di Temari che non voleva altro che il meglio per lui.
La donna non voleva assolutamente che il giovane Nara fosse lasciato in balia degli eventi, ma non voleva nemmeno renderlo infelice e, sapeva, che la sua felicità avrebbe portato all'infelicità di suo figlio; da madre doveva pensare prima di tutto al bene della creatura che aveva concepito, a costo di rinunciare al proprio benessere e, quello che era meglio per Shikadai era che la famiglia rimanesse unita, se non per amore tra lei e suo marito, per amore del loro primo genito.
Il fatto era che non bastava vivere sotto lo stesso tetto per esser una famiglia unita, ci voleva anche un affiatamento tra i membri di questa e ciò mancava in casa Nara.
Temari aveva sempre dato la colpa in primis a suo marito e poi a suo figlio per questa mancanza di affinità tra di loro, ma anche lei ci stava mettendo del suo da quando aveva iniziato a frequentarsi di nascosto con l'Inuzuka, il suo antistress, la sua valvola di sfogo, il suo cane da compagnia che l'ascoltava e la confortava, dandole il supporto morale che desiderava, senza pretendere nulla in cambio.

Lo stress e la stanchezza aleggiavano in casa Nara da qualche tempo ormai, ma si erano fatti più opprimenti negli ultimi mesi.
Se una volta c'era stato almeno il figlio a tenerle compagnia, nelle sue giornate da casalinga, adesso, da quando il ragazzino aveva iniziato la scuola, passava le sue giornate completamente da sola, in quella grande villa immersa nel verde bosco dei Nara.
I due uomini di casa rientravano sempre tardi e non le prestavano la minima attenzione; Shikadai era il ritratto di suo padre: intelligente, furbo, ma terribilmente sfaticato e indifferente a ciò che lo circondava e non gli destava interesse.
Risposte monosillabiche, sbuffi, smorfie, erano questi gli unici segnali di vita che i due le davano quando diceva qualcosa.
Persino quando urlava, quando si lamentava di qualcosa, quando li minacciava di non occuparsi più di loro, i Nara non si apprestavano a ribattere; poteva leggere dalle loro espressioni annoiate e indispettite dalle sue scenate ciò che stavano pensando, ma, ormai, non si sprecavano nemmeno più a dire: ''Che seccatura di donna.''
Questo era ciò che pensavano di lei suo marito e suo figlio, di cui lei tentava di occuparsi al meglio, tutti i giorni, da anni.
Viveva da sola, ma si doveva occupare di altre due persone che non la ripagavano minimamente della sua fatica.
Temari, sorella maggiore di Kankuro e Gaara, si era sempre presa cura dei due fratelli, dei suoi unici famigliari in vita con piacere, non le era mai pesato badare a loro, nonostante la sua, la loro, infanzia non fosse stata semplice, per via della brutta reputazione del più piccolo dei tre, del quale una volta persino lei aveva avuto paura, non le era mai risultato difficile curarsene.
Kankuro e Gaara, a loro modo, avevano sempre contribuito al benessere della loro piccola famiglia: c'era rispetto e gratitudine; tutti e tre avevano chiaro quanto gli uni fossero importanti ed essenziali per gli altri.
Scioccamente aveva creduto che nella sua nuova famiglia le cose sarebbero state uguali, ma ben presto si era resa conto del contrario: in casa Nara non c'era un minimo di stima, ne tantomeno di gratitudine nei confronti di chi ci abitava, soprattutto di chi ci passava, più di tutti, la maggior parte delle sue giornate; i due uomini di casa sembravano dare per scontata la sua presenza, al contrario di Temari che l'unica cosa che dava per scontato, ormai, era il suo stato perenne di nervosismo, solitudine e tristezza.
Ormai era diventato tutto piatto, monotono, asfissiante; le mura di quell'enorme casa era come se si fossero fatte sempre più strette e la stessero soffocando.
Nemmeno i viaggi a Suna, la sua città Natale, per incontrare i suoi fratelli l'avevano fatta sentire meglio, non l'avevano aiutata a farla di nuovo respirare e, soprattutto, non l'avevano fatta sentire una parte importante della sua famiglia, come invece era stato un tempo.
Ora che non viveva più in quella landa desolata non poteva più essere d'aiuto e occuparsene, non essendo più a conoscenza dei fatti che accadevano e dei cambiamenti effettuati era ormai inopportuna, inutile.
Avrebbe tanto voluto avere la soddisfazione, di nuovo, di essere considerata un pilastro importante e fondamentale per la sua famiglia, ma ormai i suoi fratelli erano divenuti uomini e si erano abituati alla sua assenza, proprio come aveva fatto lei, a tempo debito, quando si era separata da loro andando a vivere a Konoha.
I suoi fratelli, anche loro impegnati più che mai, non potevano sprecarsi ad aggiornarla e passare troppo tempo con lei; non erano a conoscenza, non si erano accorti, di quanto Temari stesse soffrendo in quel periodo, ne tantomeno lei aveva voluto esprimere apertamente ai due fratelli il suo malessere, non volendo distruggere l'armonia delle loro vite, divenendo per loro un peso.
Forse, se avesse parlato con loro a tempo debito, confidandosi, senza farsi troppi problemi, avrebbe trovato con loro un modo migliore per porre rimedio alle sue mancanze che non implicasse il tradimento.
Nessuno la apprezzava più, nessuno aveva bisogno di lei, se non per pulire, lavare e cucinare.
Lei non era come le sue amiche, o meglio, le amiche d'infanzia di Shikamaru e le madri dei figli degli amici Shikadai.
Non era una donna remissiva e calma come Hinata che nonostante avesse l'Hokage, un uomo impegnato e mai presente, come marito, un figlio piantagrane e una bambina piccola, le andava bene vivere le sue giornate in tranquillità in casa, occupandosene volentieri.
Non era come Sakura, una dottoressa, una donna indipedente, con un lavoro che le dava soddisfazioni e una figlia con una mentalità già adulta, che sapeva già autogestirsi.
E non era nemmeno come Ino, leader della divisione dei ninja sensitivi che si occupano della barriera di protezione del villaggio, che aveva portato avanti l'attività di famiglia e occupava il suo tempo libero in tranquillità nel suo negozio di fiori, con un marito presente e un figlio ben educato, che non creava problemi.
Temari era una donna dinamica, attiva, pronta ad entrare in azione, che non amava la staticità, a cui piaceva muoversi e viaggiare, essere in contatto con le persone, motivo per cui era stata nominata ambasciatrice e consigliera del Kazekage; era stata privata di ogni soddisfazione che il suo lavoro le aveva dato da quando era andata a vivere a Konoha e aveva sposato Shikamaru, iniziando una vita di reclusione nella sua casa, la sua grande cella di isolamento.
Ormai arresa al destino da casalinga, continuava a vivere, senza più alcun incentivo, limitandosi a fare ciò che ogni donna sposata senza lavoro fa: occuparsi della casa.
Per quanto potesse reprimere, però, il senso di rabbia e di abbandono che provava ogni tal volta che vedeva il marito e il figlio allontanarsi dal tavolo, dopo aver cenato, senza fiatare, lasciandola sola di nuovo, sapeva che prima o poi tutta quella frustrazione sarebbe uscita, nel peggiore dei modi, facendole commettere qualche errore, un errore che sarebbe costato caro non solo a lei, ma anche ai due Nara.

Era stata tutta colpa della spavalderia e dell'insolenza dell'Inuzuka: se lui quella sera non avesse aperto bocca, se non avesse ficcato il naso in faccende che non lo riguardavano, se non si fosse mostrato così comprensivo e disponibile, oltre che impertinente e sfacciato, probabilmente Temari non sarebbe mai finita a letto con lui.
Se solo quella sera non si fosse permesso di parlare a sproposito, prendendola in giro e facendo accrescere ancor di più la sua rabbia, probabilmente non avrebbe mai iniziato una relazione extraconiugale con lui.
Eppure, nonostante gli avesse addossato inizialmente tutta la colpa, cercando di far passare lui come colpevole del suo tradimento, non era stato di certo lui a chiederle, esplicitamente, di fare sesso.
Temari non se ne era resa conto subito, convinta sin dal principio di essere la vittima innocente, quella che aveva subito tutto senza poter far nulla per rimediare, ma in realtà quella che tra tutti aveva più colpe era lei, perché ogni decisione presa in merito a quella situazione spiacevole in cui si trovava era stata presa da lei.

"Ma tua moglie sorride ogni tanto? Viene dal paese deserto o da quello della neve? Cazzo è più fredda e rigida del ghiaccio." Aveva commentato l'Inuzuka, rivolgendo la domanda a Shikamaru, una volta che Temari era uscita dalla stanza, con espressione cruce e tesa, dopo aver portato agli uomini delle birre.
I presenti si erano messi a ridere, osservando l'espressione inebetita del padrone di casa, a cui non sembrava aver dato fastidio la battuta nei confronti di quella che era sua moglie.
Shikamaru che negli anni non era affatto cambiato, ne caratterialmente ne fisicamente, se non fosse per quell'accenno di barba sotto al mento, si era solamente limitato a guardare con la sua solita espressione scocciata e stanca l'amico; non era una persona che badava alle prese in giro: che fossero rivolte a lui o a qualcuno a lui caro non gli importava, erano solo parole di poco conto che non lo scalfivano minimamente.
"Secondo me dovresti scoparla di più. Dico davvero amico: quella donna ha bisogno di cazzo." Aveva continuato, alzando un sopracciglio e facendo un sorso di birra dalla bottiglia, Kiba.
L'Inuzuka non aveva peli sulla lingua, se non quelli del suo cane, Akamaru, quando quest'ultimo gli saltava addosso; diceva sempre tutto quello che pensava, senza filtri o mezzi termini, fregandosene di risultare irriverente o maleducato.
Sin da ragazzino Kiba era stato impulsivo e sfacciato, un gran chiacchierone che, alla fine dei conti, non combinava mai nulla di buono per via delle sue prese di posizione troppo impulsive.
Con gli anni aveva preso ancor più confidenza in se stesso e non ostentava di certo a mettersi in mostra per le sue doti intuitive canine che, sì, gli avevano fatto fare strada in campo lavorativo, ma per quanto riguardava quello personale non sembravano essere servite a molto.
Nessuno dei suoi amici prendeva mai troppo sul serio ciò che diceva, soprattutto quando si intrometteva e diceva la sua riguardo argomenti di cui sapeva ben poco, quelli riguardanti la famiglia; i suoi amici sposati credevano che lui, essendo single, non potesse capire i loro drammi familiari, ne tantomeno permettersi di dire la sua, cosa che ovviamente, però, nessuno gli poteva impedire di fare.
"Shikamaru è troppo pigro e stanco per fare sesso." Aveva ridacchiato, facendo ballonzolare il suo doppio mento grasso, dando una gomitata all'amico, Chouji.
Il Nara aveva roteato gli occhi, sbuffando: stare ad ascoltare le prese in giro dei suoi amici era una noia, una seccatura, ma non lo intaccavano per nulla; ad ogni modo, se li avesse ignorati avrebbero smesso.
"Anche tu avresti bisogno di fare sesso, Chouji.
Fare sesso fa sudare e smaltire calorie; saresti meno gras-" La bocca di Sai, era stata tappata giusto in tempo dagli altri due, prima che l'Akimichi potesse udire la fine della frase e si alterasse per essere stato chiamato, indirettamente, ciccione, quale era.
L'uomo aveva fatto finta di nulla, anche se in realtà aveva ben intuito che cosa avrebbe voluto dirgli Sai; nonostante sapesse di essere di costituzione robusta, come era solito definirsi, non gli era mai andato giù il fatto che gli altri lo chiamassero ciccione o grasso.
Chouji voleva essere rispettato per la sua forma fisica: non era di certo facile essere un ninja sovrappeso, ma il grasso che aveva addosso gli serviva per usufruire delle tecniche del suo clan, perciò essere sovrappeso era obbligatorio per lui.
"Sai, se ti approcci così anche con Ino... anche tu non scopi molto." Parlò di nuovo Kiba, guardando di sottecchi quello che aveva sempre reputato la brutta copia di Sasuke con un pessimo senso dell'umorismo e senza un minimo di tatto.
Purtroppo Sai, nonostante gli anni, aveva ancora qualche problema nell'interagire nel modo giusto e, spesse volte, non si rendeva conto, ma ciò che diceva risultava ben poco piacevole da udire, anche se lui credeva di aver detto qualcosa di carino, o quantomeno di sensato.
"Disse l'unico single del gruppo." Si sprecò a dire Shikamaru, sventolando a mezz'aria la bottiglia semivuota e guardandone il contenuto con una faccia annoiata.
Il moro tirò le labbra in un sorriso furbo, mostrando i suoi canini bianchi e appuntiti.
"Oh, ti assicuro che scopo più di voi vecchiacci sposati. Guardatevi, siete tutti così... mosci.'' Ribattè, facendo poi un grosso sorso di birra, squadrando da cima a fondo gli amici di infanzia, mezzi accasciati, con le spalle ricurve, sul tavolino della sala: sembrava che avessero appena finito di combattere la Quarta Guerra Ninja, ma in realtà non avevano fatto assolutamente nulla di così stancante a livello fisico, nulla di tanto impegnativo che li giustificasse a essere così affaticati.
Chouji era già buona se si alzava dal letto e percorreva il tratto dalla camera al bagno, per poi finire in cucina a ingozzarsi con i deliziosi manicaretti preparati da sua moglie che sembrava godere nel far ingrassare ancor di più suo marito; Kiba si chiedeva, con tutto il rispetto e bene che nutriva nei confronti del suo amico, come la donna potesse riuscire a trovargli il pene sotto tutti quei rotoli di grasso e, soprattutto, come potesse trovare eccitante un panetto di burro come Chouji.
Per quanto riguardava Sai, ancora parecchio attivo come ninja, ma non di certo come quando era ragazzino, Kiba lo vedeva spesso negli ultimi tempi chiuso nel negozio di fiori della moglie a disegnare o annaffiare le piante; l'Inuzuka era parecchio confuso su come quel Sai, con così poca personalità, un personaggio così pacato e vuoto, fosse riuscito a conquistare una donna esuberante come Ino, di certo una che non si accontenta di poco.
Sai gli dava l'impressione di uno che fino all'altro ieri non aveva avuto la minima idea che con l'arnese che aveva tra le gambe poteva fare dell'altro oltre che urinare; doveva essere stata Ino a guidarlo e a fargli scoprire il sesso che Kiba, con un tipo statico come Sai, credeva fosse parecchio noioso.
Per quanto riguardava Shikamaru, sicuramente tra i tre era quello che si stancava di più a livello mentale, essendo il braccio destro dell'Hokage, ma non si poteva di certo definire una persona attiva, non lo era mai stata, figuriamoci a letto.
Anche il sesso tra lui e Temari doveva essere piuttosto patetico; Kiba riteneva Shikamaru tanto pigro da non sprecarsi nemmeno di svestirsi, ne tantomeno di contribuire nell'amplesso: se lo immaginava sdraiato a pancia in su, con le mani dietro alla testa e gli occhi chiusi, lasciando fare tutto alla moglie, aspettando che l'orgasmo lo colpisse.
A questo punto la domanda era lecita: Shikadai, loro figlio, era nato da un errore? Shikamaru era stato così pigro da non venire fuori e mettere incinta sua moglie?
In conclusione, l'Inuzuka, riteneva tutti e tre i suoi amici dei vecchi, mosci, sfaticati trentenni che non avevano idea di cosa volesse dire fare sesso e appagare una donna come si deve; i tre avevano davvero delle belle donne ad aspettarli a casa, tutte quante ancora molto in forma e avvenenti, nonostante le gravidanze, i figli da crescere, la casa da gestire e gli impegni al di fuori della famiglia.
Gli altri tre si scambiarono uno sguardo di intesa e di compatimento, decidendo di sviare l'argomento prima che la situazione degenerasse: l'unica cosa che desideravano era rilassarsi sorseggiando una birra, dopo una lunga settimana faticosa; mettersi a litigare tra di loro non era contemplato.

Mentre gli uomini ridevano e chiacchieravano tra di loro, Temari, dietro alla porta scorrevole, digrignava i denti e stringeva il vassoio tra le dita, cercando di calmarsi e di non fare irruzione nella stanza, per cacciarli tutti e quattro fuori di casa.
La visita degli amici di suo marito era stata del tutto inaspettata e soprattutto non piacevole per la donna: l'uomo, di fatti, non aveva accennato minimamente dell'arrivo dei tre.
A passo spedito si era diretta poi in cucina, indignata e incazzata.
Oltre che a essere stata presa in giro da Kiba, che non aveva mai sopportatato per la sua rudezza e irriverenza, suo marito non aveva detto nulla in sua difesa, lasciando che l'odioso cane continuasse a sparare sentenze, a fare i conti in tasca a tutti, non pensando, in primis, a se stesso.
Si avvicinò al lavello, sbattendo le mani sul bordo d'acciaio e guardando i piatti da lavare con gli occhi carichi di rabbia; quei piatti più che lavarli avrebbe tanto voluto lanciarli contro il muro o, ancora meglio, addosso a Shikamaru e Kiba.
Per quanto l'Inuzuka fosse stato inopportuno a fare quelle battute, aveva ragione: erano mesi che non facevano sesso e l'ultima volta che lo avevano fatto era stato terribilmente noioso e per nulla soddisfacente: sfaticato come sempre, il Nara aveva lasciato fare tutto a lei.
Non c'era stata passione, complicità, affiatamento: era stato tutto piatto e noioso.
Come aveva detto l'uomo, suo marito era moscio, lo era sempre stato, ma negli ultimi tempi lo era ancor di più.
Temari capiva che fosse stanco, che fosse stressato per il lavoro, anche lei non era di certo al massimo delle energie, eppure sperava che facendo sesso, le loro sfrustrazioni potessero essere alleviate.
Scosse la testa, facendo un grosso respiro prima di prendere tra le mani la prima stoviglia da lavare, cercando di calmarsi e non rischiare di romperla, tornando ai suoi mestieri.
Alzò lo sguardo di scatto dalla stoviglia che aveva tra le mani quando sentì il pannello scorrevole aprirsi lentamente.
"Che cosa vuoi?" Aveva chiesto, acida, putando gli occhi verde smeraldo addosso all'uomo, scrutandolo da capo a piedi.
Kiba era uno di quelli che era mutato di più fisamente durante gli anni, divenendo sempre più virile: si era molto irrobustito, il suo tono di voce si era fatto sempre più basso e roco nel tempo e, finalmente, anche se con fatica, anche la peluria sul suo corpo si era fatta più folta ed evidente, tanto che era riuscito a farsi crescere un pizzetto che faceva invidia a quello di Shikamaru.
L'uomo si era sudato quel pizzetto, era da quando aveva diciannove anni, quando gli erano spuntati i primi peli sul mento, che lo aveva fatto crescere, tenendo sempre ben curato, così come la sua folta chioma scura riportata all'indietro che un tempo era stata lasciata spettinata.
Tutti lo avevano preso in giro quando era stato un adolescente e si era vantato della sua peluria rada sul mento, dicendogli che mai avrebbe avuto chissà quale barba dato che la pubertà sembrava averlo colpito tardi e male.
Alla faccia di tutti quelli che avevano creduto sarebbe rimasto un ragazzino sbarbato per sempre: ora era un uomo di trent'anni in super forma, uno dei più mascolini e robusti tra i suoi coetanei.
L'inuzuka aveva fatto qualche passo in cucina, mostrandole le bottiglie di birra vuote che teneva tra le mani.
"Sono venuto a prendere personalmente altre birre per evitare che scomodasse il suo glaciale fondoschiena, Regina dei Ghiacci." Aveva ridacchiato, facendo la sua entrata ed andando a poggiare le bottiglie sul tavolo della cucina, non sapendo dove buttarle.
Temari l'aveva seguito con lo sguardo, corruciando la fronte sempre di più.
Aveva finito di asciugare velocemente il piatto, posandolo attentamente nella credenza, lanciando, poi, il canovaccio umido sul lavello: non sarebbe stata in silenzio a subire, a differenza di suo marito.
"Ti stai divertendo a prendermi in giro questa sera? Sei in casa mia, ti sto ospitando, abbi un po' di rispetto." Aveva detto, autoritaria, incrociando le braccia al petto.
L'altro aveva inarcato un sopracciglio, tornando serio.
I due tatuaggi rossi, a forma triangolare sulle sue guance si erano distesi.
"Essere la padrona di casa non ti da il diritto di origliare le conversazioni degli altri." Aveva iniziato a dire l'Inuzuka, girovagando nella stanza alla ricerca delle birre.
Uno a zero per Kiba.
"E per la cronaca le mie non erano prese in giro, erano semplicemente... consigli." Continuò, alzando le spalle ed aprendo uno sportello sopra alla sua testa.
"Quindi, secondo te, una persona se è di malumore non fa abbastanza sesso.
Molto arguto. Hai studiato per poter arrivare a questa conclusione o è stato tutto frutto della tua brillante mente?" Aveva risposto lei, raggiungendolo e richiudendo lo sportello, infastidita dal fatto che qualcuno frugasse in casa sua, sbattendoglielo quasi in faccia.
Kiba aveva spostato la faccia appena in tempo, facendo una smorfia di terrore e voltandosi verso la donna, che lo stava guardando minacciosa.
Temari era davvero una delle donne più belle e pericolose che avesse mai incontrato in vita sua insieme a Sakura e Ino: tutte e tre avevano davvero dei caratterini piuttosto accesi, erano delle dominatrici lasciatasi sottomettere da tre uomini che non valevano nemmeno la metà di loro; Kiba non aveva mai capito come quelle tre si fossero innamorate di tre uomini che non erano per nulla fatti della loro stessa pasta, essendo completamente i loro opposti, così seri, noiosi e pacati.
"Nel tuo caso si. Me lo dice il mio naso." Aveva detto, avvicinandodi di più Temari, che aveva indietreggiato, annusando l'aria circostante, come se fosse un cane.
La donna l'aveva guardato un attimo interdetta: non poteva star dicendo sul serio; sapeva che Kiba aveva un olfatto molto sviluppato, conosceva le sue doti ninja, ma non poteva esserlo a tal punto.
Vedendo sua reazione stizzita e incredula, il moro si spiegò.
"Come ben sai, ho un naso molto sensibile, proprio come quello dei cani che è circa cento mila volte più sviluppato di quello degli umani.
I cani non annusano le persone solo per conoscerle, grazie al loro olfatto possono scoprire anche i cambiamenti ormonali, lo stato d'animo, persino se si ha qualche malattia.
Insomma, non mi sfugge niente." Iniziò a dire, passandosi due dita sotto il naso, tirando le labbra in un sorriso saccente.
"Gli ormoni vengono prodotti dalle ghiandole apocrine sudoripare che sono situate nell'uomo sotto le ascelle o nelle parti intime.
Già, ma tranquilla: non ho intenzione di annusare la tua vagina con le ragnatele, sento già il suo odore pungente senza infilare la faccia tra le tue gambe." Continuò, sventolando una mano in aria, come per scacciare da sotto il suo naso un cattivo odore, ghignando con cattiveria celata.
Temari si irrigidì, scuotendo poi il capo e sbuffando, allontanandosi dall'uomo e andando a prendergli le birre prima che andasse a cercarle di nuovo lui.
Ci mancava solo che Kiba gli descrivesse in maniera accurata che odore avesse la sua vagina che, per la cronaca, lei si lavava, quindi non poteva di certo puzzare.
"Ma chiunque capirebbe che non stai scopando da almeno qualche mesetto.
Conoscendo tuo marito e vedendo come ti comporti... non che normalmente tu non sia scontrosa..." Parlò di nuovo, appoggiandosi con la schiena ad un mobile e incrociando le braccia al petto, guardandosi in giro.
Aveva appena definito Temari una donna pericolosa, ma questo non voleva affatto dire che lui avesse paura di lei, o almeno non ne aveva così tanta dal trattenersi nel parlarle con la sua solita sincera sfacciataggine.
"Avere un olfatto sviluppato non ti da il diritto di ficcare, letteralmente, il naso nella vita degli altri facendo un checkup.
Prendi le tue fottute birre e vattene dalla mia vista." Sbraitò, la bionda, poggiando sul tavolo della cucina le bottiglie e indicando l'uscita con un braccio teso.
Si era poi soffiata via da davanti a un occhio un ciuffo di capelli biondo cenere, continuando a guardare l'uomo con stizza, pronto a sfogare la sua rabbia repressa su di lui prendendolo a calci nel sedere.
Kiba inarcò le sopracciglia e sospirò, scuotendo il capo prima di iniziare il suo teatrino.
"Uuuh... che paura, meglio che me ne vada se non voglio che Temari da Suna - la vagina più arida del deserto, sfoghi le sue frustrazioni sessuali su di me." Scimmiottò l'Inuzuka, con una finta espressione di terrore in viso, avvicinandosi al tavolo per prendere le attese birre senza paura di avvicinarsi anche solo di un millimetro a lei.
La donna digrignò i denti, serrando i pugni lungo i fianchi, al limite della sopportazione.
"Chiudi quella fogna di bocca, cane bastardo o giuro che ti faccio pentire di essere nato.
Visto che sai quanto sono incazzata, ti conviene smetterla di deridermi se non vuoi davvero che mi sfoghi su di te." Disse, puntandogli addosso i suoi grandi occhi verdi, iniettati di sangue e indicandolo con un dito.
Kiba sfoggiò di nuovo uno dei suoi sorrisi, questa volta però non era irrisorio: era sorriso genuino, caloroso.
"Lo stai già facendo... è una cosa positiva." Rispose lui, tranquillamente, afferrando tre birre con una mano e portandosi la quarta, afferrata con quella libera, alla bocca, stappandola con i denti.
"No, comunque davvero: dovresti trovare un modo per sfogarti, tutta questa rabbia prima o poi ti farà venire un esaurimento.
Salta addosso a Shikamaru e trombate, anche se conoscendolo e dopo averlo annusato... bhe, comprendo il tuo stato." Aggiunse, dirigendosi verso l'uscita e voltandosi appena per squadrarla e lanciarle un'occhiata comprensiva, prima di andarsene.

Temari era rimasta immobile a guardare il vuoto, esterefatta e stizzita, ma allo stesso tempo colpita dalle parole veritiere dell'Inuzuka, che, per quanto lei avesse voluto che fossero solo scemenze, rispecchiavano esattamente la situazione in cui lei si trovava.
Kiba non aveva usato tatto, tutt'altro, era stato parecchio irriverente, ma diretto e sincero e, soprattutto, era stato l'unico a rendersi conto, con una semplice annusata a debita distanza, di quanto Temari stesse male emotivamente e, di conseguenza, fisicamente; pensare che quel cane nemmeno la conosceva, si erano parlati si e no due volte in quindici anni circa di conoscenza e solo per lo stretto necessario.
Il moro aveva ficcato il naso di affari che non lo riguardavano, ostentando la sua saccenza, come se fosse esperto nell'argomento, facendo irritare ancor di più la già abbastanza incaponita Temari che, però, al tempo stesso, era contenta che qualcuno si fosse accorto del suo malessere e avesse tentato di dispensarle consigli, seppur poco utili; avrebbe preferito che qualcun altro, qualcuno di meno estraneo a lei, si accorgesse del suo stato emotivo, così come se ne era accorto l'amico di suo marito.
Non che lei volesse che qualcuno si impicciasse nella sua vita privata facendosi gli affari suoi, ma era anche vero che un consiglio, un parere esterno, sarebbe potuto essere utile.
Avendo scartato i suoi fratelli a cui non voleva creare problemi, interferendo nelle loro vite all'apparenza perfette, non volendo farli preoccupare inutilmente per lei, non aveva idea a chi avrebbe potuto rivolgersi per un buon consiglio.
Ino la escluse a prescindere, nonostante fosse l'unica a conoscere Shikamaura meglio di lei: non dubitava che per questo motivo sarebbe stata in grado di darle buoni consigli per migliorare la situazione, ma essendo la migliore amica del Nara era chiaro che non si sarebbe tenuta le confidenze di Temari per sé, tutt'altro, sarebbe subito andata a riferire a Shikamaru tutto e ciò avrebbe annullato la funzionalità dei suoi consigli, rendendo la situazione tra i due coniugi ancor più tesa.
Anche Sakura era da scartare: la prima non avendo mai avuto problemi con il marito, data la sua assenza a cui era abituata, non avrebbe potuto esserle d'aiuto dato che non aveva idea di che cosa volesse dire avere un compagno, ne tantomeno di litigi tra coniugi; era vero che conosceva Shikamaru, ma non in maniera così intima da poterle dare buoni consigli.
Hinata non l'aveva nemmeno presa in considerazione: come Sakura conosceva da tempo Shikamaru, ma non aveva un rapporto così stretto con lui da poterle dare dei consigli utili; era vero che la Hyuga era nella sua stessa situazione per quanto riguardava il fatto di avere un marito poco assente e un figlio scapestrato, ma la corvina, a differenza sua, accettava il suo ruolo da casalinga, non avendo ma aspirato granchè a fare la kunoichi, e si faceva andare bene il fatto che suo marito fosse poco presente per motivi di lavoro.
La corvina non sarebbe stata in grado di dispensarle consigli validi per uscire da quella spiacevole situazione in cui si trovava, anzi, probabilmente le avrebbe detto di accettarla e di farsela andare bene, proprio come faceva lei stessa, apprezzando il lavoro di suo marito; il fatto era che Temari non era così accondiscendente e sottomessa a suo marito come Hinata da farsi andar bene tutto.
Non c'era nessun a Konoha con cui potesse avere un confronto, con cui potesse parlare del suo matrimonio giunto quasi allo sfascio.
L'unica persona che si era mostrata disponibile e abbastanza comprensiva, seppur avesse messo alla luce il problema tra Temari e Shikamaru scherzandoci su, come se fosse una barzelletta, era Kiba che le era sembrato anche pendere di più dalla sua parte, rispetto che da quella di Shikamaru, nonostante quest'ultimo fosse un suo caro amico d'infanzia; evidentemente l'Inuzuka sapeva essere imparziale e decretare, senza farsi influenzare dalle amicizie, chi dei due fosse nel torto e chi nella ragione, ciò non poteva che far piacere a Temari che, però, nonostante tutto, era abbastanza schiva all'idea di confidarsi e chiedere aiuto a lui.
Kiba Inuzuka non era sposato, era uno scapolo, un uomo che, da quel che diceva, preferiva non impegnarsi e divertirsi finchè avrebbe potuto, passando da una donna all'altra, il che voleva dire che non avesse idea di che cosa volesse dire avere una famiglia a cui badare, ne tantomeno cosa significasse avere problemi con il proprio partener; il fatto che avesse tanti amici sposati e che ficcasse il naso nelle loro faccende familiari non lo faceva un esperto nel campo matrimoniale.
Inoltre si stava parlando di un uomo, Temari non era del tutto sicura che lui potesse capire esattamente ciò che provava lei, una donna, in quella situazione; che Kiba avesse percepito il suo malessere era chiaro, ma sarebbe stato in grado di comprenderlo e trovare un modo per aiutarla a sbarazzarsene?
Non era del tutto sicura che parlare con l'Inuzuka fosse la soluzione migliore, ci doveva pensare, non voleva rischiare che lui, essendo appunto amico di Shikamaru, dicesse qualcosa a suo marito dopo aver avuto una chiacchierata intima con lei; sarebbe stato imbarazzante e poco consono, sarebbe risultato ridicolo agli occhi del Nara: Temari, sua moglie, che chiedeva consigli su come far funzionare il loro matrimonio a Kiba, uno dei suoi più cari amici, l'unico scapolo del gruppo.
Era bene che ci pensasse con calma, a mente lucida, cercando di capire se valesse davvero la pena aprirsi a Kiba, una persona che non conosceva bene e che superficialmente non le andava a genio.

[5814 parole] - 10 Dicembre 2021

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