Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

43. (𝕷𝖞𝖆𝖒)

Sgattaiolare, intrufolarsi, scivolare dentro a posti e situazioni in cui gli altri non sarebbero mai riusciti a penetrare. Tutto il senso del suo compito ormai sembrava risiedere in quello, ed erano le uniche occasioni in cui di fatto era riuscito a dimostrare il proprio valore. Devon sembrava aver davvero deciso che quello del topo sarebbe diventato il suo ruolo naturale, e lui non riusciva ancora a scrollarsi di dosso la sensazione di essere un sorcio nelle sue mani.

Certo, il comandante era un uomo i cui sentimenti sembravano mutare nel giro di un attimo, senza preavviso e senza che lui fosse mai riuscito a coglierne i motivi. Dopo aver salvato Fawn gli si era rivolto con gentilezza, quasi Lyam fosse riuscito finalmente a conquistarsi il suo rispetto. Solo due giorni dopo, riecco spuntare le solite parole taglienti e il consueto sguardo duro. La natura dei rapporti tra quell'uomo e la sua amica aveva un'aria sempre più strana, e nemmeno l'ansia per gli avvenimenti futuri era riuscita a distogliere Lyam dal chiedersi cosa diavolo ci fosse sotto. Si odiavano, in teoria. O che si piacessero? In caso, avevano un modo davvero assurdo di dimostrarlo.

Poco importava, il punto era che l'ennesima missione andava portata a compimento. Non tanto per tornare vittorioso e dare al comandante ciò che aveva chiesto, ma per tornare. Vivo. In grado almeno di partecipare alla battaglia finale, con o senza aiuti.

Era arrivato alla reggia del conte Mallvern quello stesso pomeriggio, sano e salvo nonostante il viaggio solitario: il sigillo reale prestatogli da Devon aveva fatto il suo dovere, consentendogli di essere accolto e ricevuto. Aveva presentato al conte la propria richiesta e lui lo aveva ascoltato con pazienza, nonostante la fronte visibilmente aggrottata dal primo momento in cui Lyam era apparso. Che fosse per il suo aspetto poco fiero o per il fatto di essere una creatura malvoluta nell'intera regione, non lo aveva capito.

Bel portamento, folta barba castana e incarnato splendido, il conte era un uomo la cui altezza e corporatura invidiabili si riuscivano a percepire persino mentre se ne rimaneva seduto sul proprio scranno. Gli occhi verdi, più scuri di quelli di Lyam, attraversati da bagliori grigiastri che li facevano assomigliare al cielo plumbeo di Agonos. Iridi bellissime, tormentate e soprattutto... piene di dubbi.

Li aveva percepiti tutti, e il conte non gli aveva creduto neppure per un singolo istante. Lyam gli aveva propinato il discorso per intero, senza mai essere interrotto, pregandolo di accogliere la domanda del suo comandante e inviare delle truppe in loro soccorso contro Proteo. Nonostante la risposta evasiva e i toni garbati, era chiaro che tutto virava verso un netto rifiuto. La questione si era conclusa con un conte scettico, la promessa di pensarci su e l'invito a trascorrere la notte nella residenza.

Nulla che Devon non gli avesse già anticipato, ma qualcosa dentro a Lyam gli aveva fatto sperare che sarebbe potuta andare diversamente. Invece no, quell'uomo aveva sempre e comunque ragione.

Beato lui, diamine. E peggio per me.

Chiuse gli occhi. Il letto della stanza che gli avevano concesso era di una comodità che non aveva mai provato in vent'anni di vita: una morbidezza del genere l'avrebbe sicuramente ricordata. Dopo settimane passate a riposarsi sulla nuda e fredda terra, gli sembrò di essere vittima di un miracolo. Non osò salire di più col corpo e andare a provare il cuscino poggiato su di esso, aveva tutta l'aria di essere sofficissimo. Chissà se le stanze per i visitatori avevano lo stesso mobilio riservato a quelle principali... e se così non era, di quale portentosa fattura potevano essere fatti, i materassi dei nobili? Indugiò per qualche secondo di troppo, mentre si immaginava a rotolarsi per il resto della vita su coperte color porpora.

Quelli del re dovevano essere a dir poco incredibili. E Idalia su quali lenzuola dormiva? Erano intessute con ali di fata? Non riusciva neanche a immaginarsele, ma se erano migliori di quelle su cui si era sdraiato... Per tutti gli dèi, dove trovava la forza di alzarsi la mattina, lei?

Si costrinse a concentrarsi: non era il caso di perdersi dietro a tali fantasie, dietro il sogno si annidava sempre lo sconforto più nero. Doveva alzarsi prima di perdere la voglia di attuare il resto del piano, se così poteva definirsi.

Ripassò la conversazione avuta col comandante solo la sera prima.

«Mallvern è un'ottima esca, anni fa è stato il primo a schierarsi apertamente contro le idee risalenti alla Purga. Non ha mai visto di buon occhio l'intolleranza contro i Misteri, anche se all'epoca ha lasciato che prendesse piede per non inimicarsi la popolazione. Quando il defunto re ha tentato di invertire quella rotta, lui non ha esitato ad appoggiarlo, tuttavia ...»

«Tuttavia?»

«Il fatto che abbia una morale più decente degli altri non ne fa un martire, e neanche uno sprovveduto. Le vecchie alleanze possono non bastare, quando si tratta di mettere a rischio il proprio territorio e offrire i propri soldati. Soprattutto in virtù del fatto che l'attuale sovrano non è lo stesso uomo con cui Mallvern ha avuto accordi passati».

«Insomma, bisogna rinnovare quella fiducia...»

«Sì, ed è fondamentale che tu lo convinca. La cattiva notizia è che lui è davvero l'unico viso amico dell'intera regione, se fallisci non avremo altre strade da percorrere».

«E la buona?»

«La buona cosa?»

«La buona notizia... qual è la buona notizia?»

«Non c'è nessuna buona notizia, ragazzo. Ci devi riuscire e basta. Ma mi stai ascoltando?»

«Sì...».

«Lo spero. La sua prima reazione sarà quella di prendere tempo, probabilmente ti dirà che deve pensarci e farsi consigliare. A quel punto dovrai entrare in azione».

«I-in che senso, entrare in azione?»

«Non ti dirà mai di sì a primo impatto, a meno che tu non trovi qualcosa con cui fare leva sui suoi interessi. I nobili sono tutti uguali, qualunque sia il loro spirito, non importa. Rispondono solo a ciò che porta loro un tornaconto o che, al contrario, ha il potere di minacciarli. Hai capito?».

«D'accordo, ma cosa sarebbe in questo caso?»

«Questo non lo posso sapere, mi pare ovvio. Scoprilo, con ogni mezzo possibile, usa quel tuo potere. Gira tutto il castello, se necessario, spia e origlia chi ti pare. Qualsiasi cosa sia, ricordati di non esplicitarla mai: alludi, fagli intendere ciò che sai e rigiralo a nostro vantaggio. Non puoi fallire».

Per qualche momento era anche stato preso dalla pura curiosità e ammirazione. Devon sapeva troppe cose del mondo, per essere solo un comandante ancora lontano dalla soglia dei trent'anni. Poi, la voglia di capire dove avesse fatto tali esperienze si era dissolta, lasciando spazio al panico. Non c'era nulla che il comandante avesse pronto per lui, in tale occasione. Ogni cosa era andata secondo le aspettative, ed era pronta a essere mandata all'aria.

Riaprì gli occhi. Sul soffitto a cassettoni figure intagliate gli sorridevano di sbieco, come per deriderlo. Si decise ad alzarsi controvoglia. Era ormai calata la sera, e il tempo per agire non era infinito: doveva muoversi prima che fosse notte fonda e dentro a quel castello non circolasse più alcuna anima. Non aveva la più pallida idea di dove dirigersi o cosa cercare, sapeva solo di dover mettere in moto le zampe e intraprendere la sua missione da spia in forma di roditore.

*

Aveva contato ormai una cinquantina di corridoi, diciassette le stanze in cui era riuscito a entrare, trentacinque le porte sulle quali aveva poggiato un orecchio, ventidue i giri nell'ala esterna del castello. Tutto al massimo delle proprie forze magiche, senza dare adito a chiunque di accorgersi dei suoi tentativi maldestri: trovare il nulla in un mare di ipotesi.

Era rimasto soltanto il piano terra, ma anche l'ala ovest non diede alcun segnale promettente. Lyam stava per accasciarsi a terra e darsi per vinto, forse valutando l'idea di consegnarsi direttamente alle guardie del conte e implorare una prigionia serena e pacata. Qualsiasi avvenire appariva migliore della delusione cocente di Devon.

Rallentò il passo, per portarsi a camminare con un'andatura quasi umana. A giudicare dal cambio di aspetto degli ambienti, doveva ormai trovarsi in una zona modesta, dedicata alla servitù del palazzo. Le pareti di pietra erano spoglie, nessun tappeto ricopriva più il pavimento e i brevi scalini tra un vano e l'altro. Approdò di fronte a un infisso rotondeggiante in legno scuro, socchiuso. Due voci maschili si disperdevano nell'aria e arrivavano fino al corridoio: tese l'orecchio senza neanche prestare troppa concentrazione. Quella stanza aveva l'aria di essere una sala da pranzo umile, era addossata alle stesse cucine da cui aveva visto ritirarsi i domestici pochi minuti prima.

«Ne sono sicurissimo, le fonti da Vasileya sono più che attendibili. Vedrai che gli inviti arriveranno molto presto».

Si bloccò. Notizie della capitale in bocca a semplici servitori? Forse, ma in fondo l'origine delle informazioni non era importante... azzardò un'occhiata dentro allo spiraglio lasciato dalla porta, con circospezione. Spostò la testa più volte a destra e sinistra, in alto e in basso, captando singoli sprazzi e dettagli: i vestiti erano di ottima fattura, le barbe e i capelli troppo curati, le mani stringevano un boccale intarsiato che veniva portato alla bocca con troppa grazia. Erano nobili, e con tutta probabilità consiglieri del conte, o suoi bracci fidati. Dovevano essersi appartati lì, a bere vino e disquisire insieme.

Forse il piano iniziava ad avere un senso.

Si tappò la bocca con una mano e girò il capo velocemente all'indietro, per controllare che non ci fosse davvero nessuno alle proprie spalle. Lasciò che fosse l'orecchio a occupare lo spazio lasciato libero dall'anta di legno, cui si aggrappò con entrambe le mani. La prima voce aveva un timbro giovane, deciso.

Quella che rispose suonava invece arrochita di vecchiaia: «Un matrimonio con un esponente di spicco di Dralynos è una mossa davvero azzardata, persino per un sovrano...»

«La principessa ha detto di sì, è ormai certo».

Cosa?

Si accorse di aver spinto con il proprio peso sopra alla porta, quando la sentì muoversi. Fece in tempo a spaventarsi del proprio gesto, a ridestarsi e a evitare di chiuderla con un colpo secco che l'avrebbe fatto scoprire in men che non si dica.

Doveva respirare con calma, perché l'ansimo improvviso e affannato che l'aveva colto non gli consentiva di udire più niente. Si era perso delle parti fondamentali, di sicuro.

Ignora, stai calmo. Stai calmo, che cazzo.

«Non lo so, mi sembra una mossa pericolosa, non ti capisco proprio. Gli altri tre continenti non tollereranno mai una violazione dell'equilibrio di questa portata».

«Stiamo parlando del figlio di un sovrintendente di confine, suvvia. Non sarà neanche re, se riuscirà a dare alla consorte un erede quanto prima».

«Non esiste alcun diritto, per un gesto del genere. È la guerra, che vogliamo?»

«E se fosse già alle porte? Se fosse un modo per il sovrano di correre ai ripari? Non so tu, ma la sua mi sembra l'unica scelta plausibile in uno scenario del genere. Nell'ottica di un'alleanza, Dralynos è l'unico continente su cui il re può puntare: preferiresti un monarca che declama preghiere o un selvaggio preso dagli Erythiani? Per non parlare di Pargylyos... gli dèi ce ne scampino, quel folle con manie di grandezza vorrebbe inglobarci tutti domani stesso».

«Le leggi sono chiare e la pace è stata mantenuta fino a oggi, vuole essere la causa della sua fine?»

«O forse è solo un modo per tutelarsi, di fronte a una fine che incombe comunque. Non possiamo saperlo, dobbiamo solo confidare nella sua volontà di non far soccombere il regno».

Un forte sospiro e il suono del metallo che veniva fatto cadere su una superficie dura. L'uomo più anziano aveva sbattuto il boccale contro il tavolo.

«Il conte tentenna per questo motivo? Ha forse presagito che c'è qualcosa di strano?»

«Il nostro signore è molto inquieto, non sa cosa pensare. Sono momenti di grande incertezza, dove anche ogni singola scelta può voler dire molto, oppure niente...»

D'accordo, ne aveva abbastanza.

Scappò via a tutta velocità, senza curarsi di risparmiare neanche un singolo scampolo di forza. Che finisse tutta, l'energia, che lo lasciasse incapace di alzarsi ancora in piedi, di pensare o di compiere qualsiasi gesto. Arrivò alla propria camera senza nemmeno accorgersi del percorso compiuto e vi si chiuse dentro a chiave, si tuffò sullo stesso letto da cui si era alzato solo poco prima.

Le coperte di raso avevano la stessa consistenza della pelle di un serpente, venuto a stringerlo nella sua morsa e lasciarlo incapace di respirare.

Lo stritolava, alla pari di quel peso sul petto che non ne voleva sapere di togliersi, di permettergli di non esalare quelli che suonavano come orribili rantoli. Le pareti di quella stanza colossale si erano avvicinate, tanto da farlo sentire braccato dentro a un quadrato soffocante.

Ho capito male, devo aver capito male. Lei non ne sarebbe capace.

Il cuore si calmò solo quando iniziò a formulare dei pensieri lineari ed espressi in lingua umana, prima che fosse la rabbia cieca a prendere il sopravvento. Il sangue si portò alla testa per infondervi un calore innaturale, potente e improvviso: che se ne andasse al diavolo, lei e l'intera missione priva di senso in cui si era lanciato.

Lei non ne sarebbe davvero capace? La stessa persona che è sparita un anno fa, che ci ha abbandonati tutti senza guardarsi indietro. Che ha abbandonato me, senza farsi alcuno scrupolo. Io sono lo stesso imbecille che l'ha rincorsa, mentre lei aspettava senza muovere un singolo dito. Ha ragione Fawn, cazzo, ha sempre avuto ragione lei.

Ma forse si stava sbagliando, forse non era lei la principessa a cui si riferivano. Esisteva sua sorella minore.

Che è promessa a Talom da anni, me l'ha detto lei stessa. Non raccontiamoci cazzate!

Ebbe l'istinto ad alzarsi da lì, correre fuori dal castello e raggiungere Devon, dire addio a quella folle e impossibile impresa in cui si era lanciato per amore di una perfetta egoista. Si coprì gli occhi con entrambe le mani, sfregandole sul viso con tanta veemenza da credere che avrebbero preso fuoco lì. Si sarebbe volentieri picchiato, ma non aveva la forza di fare neppure un gesto del genere. Sarebbe sembrato solo e ancora una volta un irrimediabile incompetente.

No, non sarebbe finita così.

Una missione la aveva, uno scopo anche. Fawn aspettava, Devon aspettava, l'intera compagnia contava su di lui. Non avrebbe consegnato alla morte e alla disfatta tutto il gruppo: aveva degli amici, persone che non avrebbero dovuto soccombere per via dei capricci di lei. Se quel dannato matrimonio doveva essere la chiave per convincere il conte, tanto valeva usarlo senza rimorsi.

Si alzò a sedere e isolò dentro la propria testa lo sguardo freddo del comandante. Il conte aveva bisogno di essere messo alle strette, incitato a credere che la situazione del regno fosse già instabile e sul punto di crollare. Andava messo di fronte a una decisione non rimandabile: scegliere da quale lato della barricata stare. Ce l'aveva, il piano, era lì. Lì, come un altro gradino verso la salita che la vita gli aveva messo davanti e davanti a cui non aveva più alcuna intenzione di voltarsi indietro.

Era la sua cima, la sua fottutissima personale cima, e non c'era spazio per nessun altro.


🦌🤎⚔️🔥

L'autrice è impazzita?

Ha dato di matto?

Che ne è del tenero Lyam e del suo amore puro e infinito?

Beh, cerbiattini miei, la vita a volte fa anche questo, e dietro alla bontà e alla dedizione cieca non sempre si nascondono destini immutabili o realtà perfette.

Ogni essere umano che si sia sempre comportato in maniera troppo gratuita e altruista sa quanto qualsiasi corda, se tirata allo stremo, arrivi a rompersi inesorabilmente 💔.

Ma quindi Lyam si è rotto?

Chi lo sa, tutto si può riparare e dalle discese si può sempre risalire ❤️.

C'è di sicuro un'incomprensione, scopriremo insieme se troverà modo di essere sanata ❤️.

Scusatemi per gli impicci politici inseriti nel capitolo, spero non siano troppo confusionari. Vorrei che la storia rimanesse comunque leggera e scorrevole.

Chiedo scusa anche per il mio ritardo nell'aggiornare: qualcuno ha già letto dai miei social che non è stata una settimana felice ❤️. Ho cercato di avvisarvi sui vari canali, non so se sia arrivato a tutti e vi ringrazio comunque per la pazienza.

Ora sto meglio e spero di non dover più prendere pause così lunghe ^^

A presto!

(Per la gioia di tutto il gentil pubblico, nel prossimo capitolo torniamo dal carissimo Devon, che manca a tutti 🖤)

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro