Cap. Undicesimo
Freezer POV:
Il giorno successivo, le truppe che avevo spedito settimane prima per trovare nuovi pianeti da conquistare era ritornato, ed io mi ero già preparato ad aspettarli impazientemente per sapere le ultime novità. Oltre a Zarbon e Dodoria, perfino Frost era venuto con me; inizialmente mi ero altamente rifiutato, ma poi ci ripensai, e acconsentii per vedere piuttosto come si sarebbe comportato. Avevo notato però una cosa, e cioè lo scrutare minaccioso di Zarbon. Era vero che non poteva sopportare la mia controparte, ma personalmente il suo comportamento era alquanto sciocco e immotivato, e non credevo nientemeno che fosse in quel momento un bambino a cui necessitava attenzioni.
Eravamo di fronte all'entrata principale, dove si sarebbero presto aperte le porte per far entrare le navicelle con dentro i soldati. Nel mentre che le mie due guardie del corpo mi stavano vicino, Frost si era avvicinato alla rampa per osservare meglio: voleva vedere più di tutti specialmente i Sayan, per vedere se fossero simili a quelli che c'erano nel suo Universo. Ad un certo punto, scattò un allarme sopra la gigantesca entrata metallica, la quale si aprì molto lentamente, come le porte di un garage, mandando all'interno della base delle piccole navicelle, quattro in tutto, e richiudersi con la medesima velocità di prima. Un sorriso compiaciuto comparve sul mio sosia azzurro, mentre mi avvicinavo tranquillamente nella sua direzione per rivolgere un saluto ai miei uomini appena tornati.
La prima navicella si aprì, e dal suo interno uscì Vegeta, con la sua solita espressione seria e orgogliosa e le braccia incrociate sul petto. Rivolsi uno sguardo alla mia controparte, chiedendogli che impressione gli facesse il giovane Sayan. Lui mi fissò entusiasta, e rispose che sembravano molto più minacciosi e di carattere dei suoi:- Quelli del Sesto Universo sono tutti dei mollaccioni: ti basta allungare di poco il braccio per far sì che si coprano il volto impauriti!-. Lo continuai ad osservare, e gli spiegai che il motivo per cui facessero quell'impressione era perchè anni prima il loro pianeta era misteriosamente "scomparso". Frost, dubitante ma curioso, mi chiese che cosa fosse successo alla loro casa natale, e io gli dissi che fu per colpa di un meteorite. Egli non se ne bevve neppure una parola, poiché sapeva perfettamente del mio passatempo per annientare pianeti intuendo che fossi stato io a causarne la distruzione. Infatti, la stessa sera in cui avevamo parlato per riconoscerci meglio, io gli avevo raccontato che Namek lo avevo eliminato io, senza citargli mai il motivo per cui lo feci. - Loro non lo sanno?- chiese rivolgendosi anche a Radish e Nappa ed altri soldati che erano da poco scesi anche loro. Ghignai per la velocità a cui era arrivato a capirlo, e sollevando le braccia con aria innocente:- Certo che no, perchè mai dovrei?-
Il blu sorrise maliziosamente, per poi rigirarsi a guardare la scena. Dal momento che tutti i soldati erano scesi, mi schiarii la voce, la quale rieccheggiò per tutta la stanza grazie all'eco, ottenendo immediatamente l'attenzione di tutti. Vegeta alzò il capo con il suo solito fare scorbutico, ma non appena mi fissò, i suoi occhi si spalancarono di colpo:- N-non è possibile...- lo sentii mormorare. Doveva avere notato della presenza del mio nuovo amico...
Vegeta POV:
Nel momento in cui rivolsi lo sguardo a Freezer, i miei occhi si pietrificarono dallo shock: accanto a lui, c'era un'essere suo simile! 'Bastardo, che cosa significa tutto questo?...' pensai preoccupato. Il solo pensiero che ci fosse anche solo una copia della creatura che più disprezzavo in tutto Universo mi faceva ribollire d'ira e raggelare il sangue allo stesso tempo. Non lo accettavo, e non lo potevo accettare, fatto sta che cominciai a stringere i denti per cercare di calmare i nervi. Perfino i miei compagni erano molto sorpresi alla vista del nuovo arrivato, tanto che Freezer, nel vedere le nostre espressioni, si portò la mano sul mento come se volesse schernirci e disse:
- Immagino avrete notato la presenza del nuovo arrivato; il suo nome è Frost, è stato un comandante di un esercito in un Universo parallelo al nostro, il Sesto, e da oggi vivrà qui assieme a noi. Esattamente come me, Frost ha il controllo della nave, e può disporvi ordini quanto gli pare e piace-
Iniziai a tremare dalla rabbia: era inaccettabile per me che perfino quel mostro potesse comandarmi a bacchetta! Potevo solo esclusivamente immaginare cosa sarebbe potuto succedere anche solo nel trasgredire una delle sue richieste...
Inoltre, c'era un'altra cosa che non mi era ben chiara, e cioè il luogo di appartenenza di questo Frost. Come accidenti era possibile che esistesse un altro Universo? Troppi dubbi mi ronzavano per la testa...'calmati, Vegeta, non perdere il controllo'. Al momento dovevo solo mantenere la mia posizione e fare rapporto a Freezer delle ultime novità, e poi al resto ci avrei pensato più tardi.
Frost POV:
Tra tutti i soldati che c'erano, soltanto uno sembrava fosse rimasto colpito più di tutti di me: all'inizio mostrava un'atteggiamento tipico di un gallo nel pollaio, ma non appena mi vide, tutta la sua calma vacillò, iniziando a sudare freddo pur mantenendo il suo tono di mostrarsi agli altri. Così come molti altri soldati dell'esercito della mia controparte, lui non sembrava felice di vedermi. A differenza degli altri, lui riservava rancore, e non paura, e intuì così che aveva un particolare odio per Freezer. Avrei voluto chiedere di più al mio compare il motivo di tale reazione, ma compresi che non era il momento, lasciando perdere.
Ormai tutte le truppe erano uscite, ed era finalmente giunto il momento di svolgere la breve assemblea. Freezer chiamò a sé i Sayan al comando della spedizione, lasciandomi completamente da solo con gli altri. - Perché non posso venire anch'io? - chiesi leggermente deluso a Dodoria. Quest'ultimo, guardandomi con finta compassione, mi spiegò di eseguire semplicemente il suo ordine. 'Maledetto cactus di gomma da masticare ' pensai guardandolo andare via. Evidentemente la mia controparte non era ancora pronto a darmi incarichi al pari dei suoi...
Adesso, però, c'era tutt'altro a cui pensare: mi aveva dato l'incarico di controllare gli altri soldati, e io dovevo farlo. Scesi dalle scale, avvicinandomi bonariamente agli altri. Non appena mi videro, si posizionarono frettolosamente in un inchino tremante, con io che li fissavo perlopiù perplesso. Sorrisi, e con un'espressione genuina e serena, mossi le mani in avanti, facendo capire loro di tranquillizzarsi. Loro mi guardarono basiti, rialzandosi titubanti. Non capivo il motivo per cui avessero tanta paura di me, ma doveva sicuramente c'entrare qualcosa con la notevole somiglianza tra me e Freezer. Mi chiesi allora che impressione dovesse fare la mia controparte ai suoi sottoposti da ridurli in quello stato:'sicuramente non buona' pensai infine.
Tutti gli occhi erano puntati su di me, ed io mi sentivo un tantino imbarazzato. Provai a girarmi in qua e là in cerca del supporto di qualcuno che non ne avrei avuto, e preso un respiro profondo, mi avvinai ai soldati, mantenendo un sorriso innocuo e un comportamento bonario. Mi portai la mano sinistra al petto, presentandomi con il mio nome e augurando loro di poter andare d'accordo. Loro intanto rimanevano in silenzio, ancora dubbiosi sui miei modi di fare. Decisi di restare in silenzio, amareggiato sul fatto di non essere riuscito a convincerli di fidarsi un po' di più di me, ritirandomi in disparte a osservarli semplicemente. Sapevo che le cose, sin dal primo giorno in cui ero arrivato erano cambiate, e che pochissime persone si sarebbero avvicinate a me, ma era sempre una sconfitta sapere di non essere capace di legare con gli altri, e per questo mi demoralizzavo. Avevo bisogno di riconquistare la mia vita sociale, e se gli altri non erano disponibili a collaborare, allora mi sarei ritrovato a sentirmi nuovamente solo.
Erano passate due ore, e finalmente Freezer e gli altri erano ritornati. Avrei tanto voluto potergli raccontare tutto al mio sosia, ma al momento necessitavo di riposarmi un po'. Con l'intenzione di dirigermi nella mia camera, sorpassai l'icejin, entrando nel corridoio principale. Qualche minuto dopo, incontrai Jeeth e Butter parlare fra loro. Avevo bisogno di sfogarmi, fatto sta che mi unii nella loro conversazione.
- Ci credo che dubitassero di te! É inutile provarci con loro, perciò vedi di cominciare a comportarti come Lord Freezer se non vuoi di squadrino dall'alto verso il basso.- mi disse Jeeth sistemandosi i capelli di cui andava sempre fiero. - Jeeth ha ragione- mi riprese pacato Butter:- Quelli lì ne hanno viste fin troppe da parte del nostro Signore, perciò non biasimarti se hanno paura. Avranno pensato che tu stessi fingendo di essere buono per poi rivelare la tua vera faccia in futuro! - - Cos'è che Freezer fa di solito ai suoi sottoposti? - li chiesi:- Molto spesso lui li tortura, uccidendoli o facendoli sparire- Mi spiegò il blu. L'arancione, il quale era rimasto appoggiato tutto il tempo su una parete, si staccò improvvisamente da lì, chiedendomi se avessi mai fatto cose simili anche io. - Beh,sì, ma non sempre: per cercare di eliminare possibili spie, le eliminavo in luoghi dove nessun altro ci avrebbe potuti vedere, ma per il resto, se uccisi per un mio capriccio, allora non lo facevo mai-
- SUL SERIO? - esclamarono in coro i due. Non capivo il motivo per cui bisognasse essere tanto sorpresi da una tale rivelazione. - Perché, ho fatto qualcosa di sbagliato? - chiesi. - Tutt'altro- disse Jeeth tenendosi una mano sulla fronte:- Sono incredulo. Quelli del tuo Universo sono bacati se pensano che tu sia un criminale! Al confronto del nostro- disse abbassando la voce:- tu sei troppo magnanimo-. I miei occhi si spalancarono dalla sorpresa: era la prima volta che sentivo un complimento sul mio vero carattere. - Ma io ho mentito a molte persone! Come faccio a essere paragonato un "Santo" ?- mormorai allibito. Butter mi diede una pacca sulla spalla, dicendomi:- Chiunque dice le bugie: a volte servono per il bene nostro, a volte di quello degli altri, pur essendo giuste o sbagliate. È più che normale, e avrai avuto pure te le tue motivazioni per farlo!-
I due se ne andarono, lasciandomi nuovamente da solo. Pensai così al motivo delle mie bugie 'Domanda sciocca: io l'ho fatto per me stesso' Ma poi compresi che non era questa la vera motivazione. La verità era che, per quanto mi facesse male ammetterlo, che lo avevo fatto per gli altri. In tutta la mia vita non ero mai stato considerato per davvero, fatto sta che iniziai a intraprendere cose che non avrei mai dovuto fare, e solo per ricevere attenzione altrui. Entrai nella mia stanza, quasi correndo. Non appena chiusi la porta, mi accasciai sul letto, iniziando a singhiozzare. Avevo capito finalmente che io dipendevo dagli altri, e che per tutta la mia vita mi ero fatto condizionare solo ed esclusivamente da loro.
1795 parole
Ciao ragazzi! Era da un po' che non pubblicavo la storia, eh? Spero vi sia piaciuto il capitolo di oggi, e detto questo, arrivederci!
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