Cap. Sesto
Dopo quella sera, non si sa come o perchè, i rapporti tra i due icejin cambiarono progressivamente. Frost non si ricordava assolutamente niente di quel giorno, senonché dell'invito dell'imperatore per prendere una bottiglia di vino assieme. Era un bel problema per lui, perchè adesso non sapeva di aver rivelato a Freezer della sua vera storia ed identità, tradendosi così nelle sue stesse parole e portando la sua controparte in netto vantaggio.
Quest'ultimo, finalmente, essendo a un altro passo per il completamento del suo piano, ovvero quello di conquistare la stima di Frost, aveva ricominciato con lui gli allenamenti, solo che stavolta, a differenza della precedente, prestava molta più attenzione ai movimenti del blu, cercando di mimetizzare la sua forza combattiva come meglio poteva, per metterla al pari con la sua, ma soprattutto, correggerlo quando sbagliava un movimento. Frost era un credulone, ma era anche un buon stratega, perciò cercava di comportarsi più normale che poteva, per timore che potesse iniziare a sospettare qualcosa.
In realtà, non ce n'era un gran bisogno, poiché già nutrendo delle grandi aspettative nei suoi confronti, il blu non dubitava affatto dei suoi modi di fare, anzi: se prima lo trovava molto antipatico, definendolo spesso viziato o irascibile, ora vi vedeva una specie di figura di riferimento per qualsiasi problema. Aveva avuto molti problemi a relazionarsi con gli altri soldati, i quali lo temevano per la notevole somiglianza con il loro superiore, scansandolo quasi sempre per la troppa paura. Spesso parlava con Dodoria, ma non c'era granché da dire con lui. Zarbon, invece, lo detestava, definendolo solo e soltanto la brutta copia di Freezer, quando invece ne moriva di gelosia per i troppi privilegi che gli garantiva. All'inizio Frost pensava di poterci legare un po' con lui, ma con il tempo, avendo compreso del rancore che lui provava nei suoi confronti, iniziò a stare con lui lo stretto necessario, molto probabilmente troppo preoccupato per le conseguenze.
In realtà, non tutti evitavano Frost: i membri della squadra Ginew, lo trovavano molto simpatico, sentimento ricambiato perfino dal blu. Avevano legato molto nelle ultime settimane, e il piccolo alieno, ogni volta che li incontrava, gli venivano in mente dei soldati del suo ex esercito, che erano diventati suoi amici. Ovviamente, con il fallimento del suo impero, pure loro lo abbandonarono, ognuno andandosene per la propria strada, e ferendolo profondamente. Questa volta, però, sentiva che le cose sarebbero andate meglio, e sperava che il loro rapporto non venisse rovinato proprio all'inizio. A Freezer non andava proprio giù questa cosa: era vero che i membri erano i più forti soldati che lui avesse mai avuto, il che sarebbe stato molto utile per la sua controparte per potersi allenare costantemente anche senza la sua presenza. Tralasciando il campo di battaglia, Jeeth, Rikoom, Guldo, Butter e Ginew non erano altro che dei bambinoni, che finivano sempre per farlo imbarazzare. Litigavano per ogni cosa, facevano degli scherzi stupidi, facevano delle pose molto strane ed erano anche molto rumorosi. Temeva quindi, che potessero influenzare negativamente Frost con i loro comportamenti, ma lasciava ugualmente perdere sapendo che un membro della sua stessa razza non poteva abbassarsi a quel livello.
L'imperatore, inoltre, stava iniziando ad avere più impegni del solito, che lo rendevano molto più stressato di quanto già non lo fosse. Oltre ai soliti incarichi, doveva prepararsi all'incontro con suo padre, il re Cold, alla presenza del suo fastidioso nonché odiato fratello, Cooler, e anche al rientro delle truppe del suo esercito. Di solito, quando il viola aveva intenzione di conquistare dei territori in più a quelli che aveva, per espandere giustamente il suo impero, mandava dei soldati a ispezionare i vari pianeti per garantire fossero il meglio, idonei quindi per l'arruolamento di nuovi guerrieri, ma anche per esseri venduti al miglior prezzo. Questa volta, al comando di esse, ci aveva spedito tre degli ultimi Sayan rimasti della loro specie: Vegeta, Nappa e Radish.
Nutriva in loro delle grandi doti combattive, motivo per cui li mandava spesso in queste spedizioni. Aveva raccontato loro che il loro pianeta era stato distrutto da un meteorite, anche se, l'unico diffidente a questa storia, era proprio Vegeta, che sarebbe dovuto diventare l'erede al comando del suo popolo, sempre se non fosse scomparso. Erano passati venticinque anni ormai, e la cosa, non lo riguardava più. Spesso gli venivano degli scatti d'ira al sol pensiero di essere il principe di una razza estinta, e soprattutto, di fare da servo a quel mostro di Freezer, di cui non si era mai giustamente fidato. Ancora peggio fu per lui quando venne a sapere di Frost! Non poteva lontanamente immaginare che potesse esistere un essere simile a lui oltre ai membri della sua famiglia, e che d'ora in poi vi avrebbe dovuto convivere sotto lo stesso tetto.
Pure nel Sesto Universo Frost aveva dei Sayan, ma non erano spietati e crudeli come quelli del Settimo, motivo per cui, non li aveva mai temuti per davvero, neanche quando era un ricercato, che a differenza dell'imperatore, pur di non vedere realizzarsi la profezia di quella stupida storia, per non andare completamente in paranoia, distrusse infine il loro pianeta, cancellandone così le prove della loro esistenza.
Alla fine, per quando potessero ammettere di essere diversi i due icejin, dovevano confessare, per quanto fosse difficile, di condividere un punto debole, che mandò uno in rovina, e l'altro a un passo alla propria follia: la fiducia e la supremazia. Il primo, Frost, pur essendo molto intelligente e credibile, aveva una grande autostima per coloro che erano più vicini a lui. Le sue aspettative, però, fallirono miseramente dopo il tradimento di alcuni suoi soldati, finendo così in grossi guai con la legge. Durante le sue fughe, la sua forte autostima e fortuna vacillarono, iniziando così a sentirsi, ogni giorno che passava, come un fallito. Per quanto cercasse di dirsi di smetterla di fare affidamento su chiunque, non finiva mai di disimparare, rimanendo ogni giorno che passava sempre più in solitudine. Aveva ancora molto da appendere, se voleva veramente sapere come stare al mondo, ma non doveva comunque scoraggiarsi, dato che aveva come seconda chance la nuova vita nel Settimo Universo, che non doveva sprecare invano. Per quanto riguardava Freezer, lui era molto più difficile di carattere, essendo un'imperatore forte, spietato e dominante, e molto competitivo, in ogni cosa che faceva. La formazione della sua personalità, era dovuta dalla stirpe familiare, dal ruolo che gestiva, e anche dall'enorme forza di cui tanto si vantava. Tuttavia, in tutta quella sicurezza che sentiva di avere, c'era un qualcosa che lo tormentava sempre, senza potersi veramente sentirsi in pace con sé stesso. Temeva di essere sorpassato, non importava da chi o come, ma comunque di perdere in qualche modo e di mettere in ridicolo il suo personaggio. Pensava che perdendo una volta, lo avrebbe fatto per sempre, ma si sbagliava. Doveva accettare che prima o poi non sarebbe stato il vincente, ma non poteva di certo continuare ad avere questa mania. Era sveglio, perciò non doveva essere un problema per lui arrivare a comprendere cosa poteva apprendere dai propri errori.
Per entrambi, il confronto dell'uno nell'altro sarebbe stato essenziale, cosa che, presto, avverrà nei prossimi capitoli.
1191 parole.
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