
Cap. Primo
Freezer POV:
Un tempo avevo un solo desiderio: essere immortale.
La desideravo così ardentemente a tal punto da essere divenuta la mia bestia nera. Spinto da una delle mie più grandi paure, e cioè la morte, feci qualsiasi cosa, sin dalla più giovane età, per sopravvivere il più lungo possibile: avevo strinto i rapporti con moltissimi esseri potenti, e mi ero sbarazzato di qualsiasi possibile intralcio per l'ascesa del mio Impero. I miei potenziali rivali furono la stirpe dei Sayan, una razza guerriera dai modi bruti e animaleschi quali conquistavano pianeti con la forza per poterli vendere a buon prezzo. Lavoravano per me sin dall'inizio della mia carriera, forse per il fatto che erano già al servizio di mio padre prima. Dal principio sembrava fossero come dei cagnolini fedeli al proprio padrone, ma evidentemente mi ero sbagliato. Niente di particolare, in fondo: avevano cominciato semplicemente a ribellarsi, un po' per il loro stupido re, e un po' per il loro orgoglio, a tal punto da avere organizzato un piano per sbarazzarsidi me. Essendomi stancato di loro, presi successivamente la decisione di eliminarli per sempre.Cosa accadde dopo, restava esclusivamente da immaginare...
Da quel giorno in poi, mi convinsi che nulla mi avrebbe mai potuto fermare, e che presto, nel giro di pochi anni, il mio esercito presto avrebbe superato quello di Cooler, il mio "caro" fratellino, diventando presto uno tra i più forti imperatori di tutto l'Universo. Il tempo poi passò, e diventato adulto,fra i tanti impegni di cui ero occupato, c'era sempre lei, la Morte, che mi incuteva timore nella notte e che durante il giorno non era altro che un pensiero lontano.
L'unica mia chance fu quando venni a sapere delle Sfere del Drago. Pensai che quello sarebbe stato il rimedio a tutto. Mi dissero ogni cosa riguardo esse: come erano fatte, come funzionassero, e soprattutto, dove fossero situate. Due tipi: uno sul pianeta Namek, nonché luogo d'origine di loro, e un pianeta di cui non avevo mai udito il nome, la Terra.Dato che la mia navicella era nelle vicinanze di Namek, decisi che avrei chiamato i miei migliori soldati per accompagnarmi nella mia missione. Quando giunsi lì, nel tentare di spiegare che le Sfere sarebbero d'ora in avanti appartenute a me, gli abitanti più anziani dei Namecciani si opposero. Non volevo perdere assolutamente altro tempo con loro, e data già la mia poca pazienza, non tardai a procedere con la seconda fase del piano.
Non erano passati neanche poche ore che su Namek non era rimasto più nulla: tutti i suoi abitanti furono brutalmente uccisi, uno ad uno, e il territorio che prima dava a dei rigogliosi campi, distrutti senza pietà alcuna. Mentre stavo contemplando il capolavoro che si mostrava dinanzi a me, sentii qualcuno chiamarmi per nome. Era Zarbon, il mio soldato migliore insieme a Dodoria, il quale, con voce titubante, ma altrettanto emozionata, mi disse che avevano trovato tutte le Sfere.
(N.B: in realtà per trovare le Sfere ci sarebbe voluto più tempo, ma dato che è la mia prima storia cercate perlomeno di non farmelo pesare)
Io, entusiasta della risposta, lo seguii nel luogo del ritrovamento per poi esprimere il mio desiderio. Non appena le vidi, e mi fu detto anche come evocare Polunga, il drago guardiano delle Sfere, mi bloccai. Non capii al principio, ma poi realizzai che un brutto dubbio si era presto formato nella mia mente. Tra i tanti rapporti amichevoli che avevo, c'era qullo di Lord Beerus, il Dio della Distruzione nonché capo dell'intero Universo. Non sarebbe successo assolutamente niente di buono se fosse venuto a conoscenza del mio desiderio; benché in quel momento lui fosse entrato in una specie di letargo, di certo non avrebbe esitato nel cancellarmi al suo risveglio. Cosa fare, allora?
In balia dei miei pensieri, ordinai un ritiro generale ai miei uomini. Dodoria, incredulo e preoccupato, chiese il perchè: - Non è una cosa che ti riguarda, Dodoria. Ho semplicemente deciso che ci ritireremo alla base fino a nuovo ordine.- risposi seriamente. L'alieno rosa, deglutendo, osò domandare cosa ne sarebbe stato delle Sfere. Senza tanti preamboli, gli dissi che avevo un impegno urgente da sbrigare e che non potevo esprimere il mio desiderio all'istante, ma che ci saremmo portati ugualmente le Sfere con noi. Tornato dentro, iniziai a riflettere su cosa ne sarebbe stato di Namek. Dubitavo che si sarebbe potuto vendere, perciò optai per la sua distruzione.
Non avevo assolutamente altra voglia di attendere, e dopo essere uscito nuovamente, preparai la mia Death Ball per poi scagliarla con tutte le mie forze sul pianeta disabitato.Distruggere un corpo celeste per me era segno di soddisfazione, ed era un po' un modo per sfogarmi.Nello spettacolo di quelle luci dell'esplosione, finalmente decisi, alla stessa velocità di un lampo nel cielo, quale sarebbe stata la mia richiesta. Non sapevo dove avrei potuto attivare le Sfere del Drago, e nel guardarmi attorno tra le rovine fluttuanti, ne individuai una più grande delle altre, tanto da avere le stesse misure di larghezza della mia astronave. Era perfetto. Sempre tenendolo d'occhio rientrai alla base, avvisai Dodoria e Zarbon di richiamare i soldati che tenevano d'occhio le Sfere di portarmele, e dopo un po' riuscimmo nuovamente per atterrare nel territorio che avevo trovato.
Giunti sul posto, sentii, anche se per poco, un botto, come se qualcun altro fosse appena atterrato nelle vicinanze, ma non mi allarmai, poiché credevo si trattasse di uno scontro fra due rocce. - Le sfere, prego- chiesi io a una guardia la quale le teneva in mano. Lui me le porre tremante, e stando bene attento a non farle cadere, le presi, e allontanatomi un po' dal gruppo, posai delicatamente i preziosi oggetti. In quel terreno spoglio e morto, esse sembravano brillare, richiamando ancora di più la loro attenzione. Allontanatomi da loro, mi riavvicinai a Zarbon e Dodoria, e dopo avere detto ad alta voce la frase per evocare Polunga, aspettai che qualcosa potesse succedere.
All'improvviso, in una distanza di pochi secondi, un accecante bagliore di luce illuminò le Sfere, quali portarono a far coprire istintivamente gli occhi a tutti i miei uomini terrorizzati. Entusiasta più di prima, ammirai senza mai togliere lo sguardo lo spettacolo che si presentava dinanzi a me. Successivamente dopo l'accecante luce, si materializzò una gigantesca figura che oscurò il territorio circostante. Aveva le fattezze di un drago e presentava, oltre alle scaglie di un bel colore verde scuro, un corpo muscoloso e forte, che mi diedero più sicurezza nella scelta che avevo fatto nell'evocarlo.
(Ecco qui un immagine per darvi una descrizione completa su Polunga: )
Mi avvicinai lentamente, e con un leggero sorrisetto sul volto gridai :- Polunga! Desidero che io possa avere, o conoscere, l'essere il quale mi assomiglia in forza, strategia e carattere!- In quel mentre tutti i soldati rimasero perplessi. Giurai a me stesso di aver sentito deglutire pure uno. Mi girai allora per osservarli,ma la mia attenzione su di loro ricadde immediatamente sulle parole del drago, che mi fecero entusiasmare ancora di più per la velocità della sua risposta. La frase da lui detta, non sapevo perchè, ma per un attimo, mi sembrò perfino a rallentatore:- Non c'è bisogno che tu mi chieda una cosa simile. Eccolo là, l'essere più somigliante in tutto e per tutto a te-. Incredulo, seguii la direzione indicata dall'entità. Notai, nonostante la lontananza, una minuscola figura volare sempre più in alto quale sembrava stesse cercando disperatamente di scappare da qualcosa. Quindi il botto di prima era stato causato da lui...
Non volevo assolutamente perderlo di vista, fatto sta che mandai immediatamente i miei soldati a riacciuffarlo. - Desideri qualcos'altro, oltre alla tua richiesta appena esaudita?- chiese pacato Polunga. -No, sono a posto... grazie!- dissi io, pronunciando l'ultima parola leggermente infastidito. Il guardiano delle Sfere, allora, avendo capito che il suo lavoro era concluso, si volatizzò nell'aria, mentre le Sfere furono disperse lontano...
Un po' di tempo dopo ero tornato nella sala di comando a fissare le stelle dal gigantesco oblò, impaziente più che mai di poter finalmente conoscere il mio sosia. Ad un certo punto, qualcuno venne a bussare alla mia porta. Ordinai di entrare, e si avvicinarono a me le guardie incaricate di controllarlo. Sorrisi compiaciuto non appena sentii che l'essere era pronto a conoscermi. Mi alzai allora dal mio trono, e mi avvicinai agli uomini allungando un po' il collo per vedere dove fosse. Le guardie, allora, si spostarono facendo passare l'individuo misterioso che fino ad allora mi aveva suscitato tanto interesse. La creatura, avanzò timidamente, senza mai smettere di guardarmi fisso attraverso le sue rosse pupille. I miei occhi si spalancarono dalla sorpresa: la creatura misteriosa che io volevo conoscere, presentava la mia stessa identica statura, un corpo snello e mingherlino, delle biogemme blu dei colori prevalenti all'azzurro e il grigio, una coda lunga e sottile... non c'erano dubbi: avevo accanto a me un altro icejin!
1491 parole.
È stato molto difficile rimodificare questo capitolo, e ci ho messo anche più tempo di quanto avevo previsto, ma l'importante è che sia giunto al termine! Non penso che proseguirò con ulteriori modifiche: credo che la storia andrebbe letta così, di modo che si possa notare ancora di più il cambiamento nel mio stile di scrittura! Beh, che dire, ci vediamo alla prossima!
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