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Prologo

«Mamma, sono qui!»

Vedo la mia "piccola volpe" salutarmi da lontano, prima di passare la strada, all'uscita di scuola.

Il sorriso di una creatura innocente si fa spazio tra le macchine che rallentano in prossimità dell'istituto.

Non mi ci vuole molto a ricambiare quel gesto incantevole, quanto naturale. Mi si allarga in volto, non riesce a fare a meno di brillare, per l'amore della mia vita.

L'unico degno di essere chiamato tale...

«Cosa cerchi, mia piccola volpe?»

Vedo che fruga nel suo zainetto viola, alla ricerca di qualcosa di così tanto importante da non riuscire a spostarsi dalla strada, per l'eccitazione.

«Due cose...» Quel magico sorriso diventa il mio personale paradiso e mi ricorda, ogni volta, ogni santissima volta, che ho fatto la scelta giusta. «Questo è l'invito per il compleanno di Rayan.» Agita quel foglietto, come fosse il più prezioso dei trofei. Lo prendo in mano, per capire dove si terrà l'evento delle meraviglie che entusiasma la mia piccola volpe e, mentre osservo i disegni colorati che vi sono riportati sopra, infila tra le mie mani un pezzo di carta, strappato da un quaderno, che ci ritrae insieme – qualcosa di più simile a uno scarabocchio –, noi due distesi in giardino, mentre guarda le stelle e io tengo tra le dita il suo libro preferito.

"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre comincerò ad essere felice."

La citazione scritta su quella pagina a quadretti, mi commuove.

Ne abbiamo passate tante in quella casa, in quel prato con l'erba a solleticarci i piedi, in questa vita. Una creatura così piccola ma, allo stesso tempo, più forte di ogni altra che io abbia mai conosciuto.

Si alza in punta di piedi, per asciugare la lacrima che mi riga il viso.

«Non volevo farti essere triste, mamma. Pensavo-»

Fermo quelle parole senza alcun senso, perché non sa di essere la mia unica felicità, non sa che, in sua assenza, ho passato le pene dell'inferno, non sa quanto io abbia pianto. Giorni, mesi, anni, tutto il tempo necessario per svuotarmi da ogni più piccola goccia di sale. Una scelta sbagliata mi è costata cara, ma devo, comunque, ringraziare questa vita per avermi ripagata con un amore talmente grande da riuscire a farmi dimenticare.

«Amore mio, sono solo felice!» Cerco di rassicurare la sua anima in pena.

«Me lo prometti?»

Te lo giuro, mia piccola volpe!

«Te lo prometto!»

Nel tragitto per arrivare a casa, la gioia di entrambi si toccherebbe con mano, se solo si potesse.

Io ho te, e questo mi basta!

Arrivati a destinazione, apro la cassetta della posta, mentre stringo ancora i due biglietti in mano. Al suo interno trovo qualche bolletta e della pubblicità di un negozio di strumenti musicali che ha appena aperto.

È da tanto che vorrei comprare una chitarra. Ha visto in televisione uno di quei musicisti rock dai capelli lunghi che ne spaccava una a un concerto.

"Io non la tratterò male, se me la prenderai, mamma" mi disse, in pena per la poveretta.

Non mi ero accorta mi fosse caduto un foglio, afferrando le altre cose.

La mia piccola creatura sta giocando con la figlia dei vicini, mentre mi abbasso a raccogliere quel pezzo di carta ripiegato.

Lo apro, riconosco la grafia. Ho un colpo al cuore quando capisco di cosa si tratta.

È tornato!

Rientriamo in casa, cerco di fare in modo che non si accorga del mio terrore. Cucino qualcosa per far mangiare il mio angelo, prima che arrivi la nonna.

Non può farci niente quella bestia. Non può avvicinarsi a noi. Non ha alcun diritto di farlo. Passerebbe guai seri se solo si azzardasse.

Cerco di mantenere la calma, mentre seguo il mantra della "giustizia".

La denuncia e l'ordine restrittivo basteranno a tenerlo alla larga.

Prendo un grosso respiro e, non appena la piccola volpe è nelle mani sicure di mia madre, vado al lavoro, con un peso nel cuore che lo attanaglia.

Le ore passano tra gli stracci e i pavimenti sporchi dei bagni del club, per gente per bene, nel quale lavoro come donna delle pulizie.

Ho dovuto nascondere la mia laurea in fondo a un cassetto di biancheria, in casa di mia madre, per evitare che lui la trovasse per stracciarla. Mi impediva ogni tipo d'interazione, a causa della sua sconsiderata gelosia.

Si nascondeva dietro le belle parole e la faccia da stronzo.

"Tu sei la mia regina," diceva, "le regine non lavorano".

Non era vero, io non ero la sua regina, ero solo l'ultima delle schiave, alla mercé di una bestia.

Tornata a casa dal lavoro, dopo essere andata a prendere l'unica gioia della mia vita, qualcosa mi sussurra nella mente di ricontrollare la posta.

Un altro biglietto, un'altra minaccia.

Questa fa più paura della prima.

Le gambe mi tremano, il cuore rimbomba nel petto.

Mi nascondo dietro un sorriso, per non destare sospetti, ma il terrore si fa spazio nei più piccoli lembi di pelle.

Dopo cena, metto a letto la volpe.

Non riesco a prendere sonno, guardo dalla finestra della sua stanza, pregando che nessuna bestia venga a trovarci, questa notte, ma qualcosa mi dice che le mie preghiere non verranno ascoltate...

Eccolo!

La sveglio, ormai la calma non è contemplata. Infilo il mio più grande tesoro in un armadio.

«Amore mio, promettimi che qualunque cosa accadrà tu non ti sposterai da qui.» I suoi occhietti assonnati non sembrano capirmi. «Facciamo il gioco del silenzio. Tu non devi parlare e guardare, okay?» Spero mi ascolti. «Ti amo più della mia stessa vita e non ti lascerò mai, neanche quando saremo lontani.» Neanche quando sarò morta.

Riesco a chiudere in tempo gli sportelli che dovranno custodire ciò che ho di più prezioso.

La bestia apre la porta a calci, si scaraventa su di me, urla ogni tipo di insulto.

Il suo preferito sembra essere: puttana...

Non capisco molto di quello che sta succedendo, cerco di non guardare l'armadio, così, da fargli credere che, chi cerca, non sia in casa.

Il primo pugno arriva nello stomaco, mi piega in due, ma non può distruggere un cuore già in pezzi.

Frantumata, distrutta, dolorante dopo aver preso così tante botte da non ricordare neanche più il suono delle ossa che si sgretolano, lascio che concluda la sua "opera", per far sì che vada via al più presto e che non porti con sé la mia piccola volpe.

Continua, continua, continua, non so neanche io per quanto, ma il tempo sembra non finire mai, mentre sfoga la sua rabbia sul mio corpo dilaniato.

Fino a quando il sangue non mi copre la vista e io mi abbandono a un destino che di me lascerà il vago ricordo di una sagoma disegnata con un gesso bianco.

🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤

La lettera.

Hai mai creduto di vivere la vita che avresti sempre voluto vivere?

Hai mai pensato di essere nella parte giusta del mondo? Di essere tu la persona giusta?

Tu che, a discapito di tutto e di tutti, vai avanti per la tua strada a testa alta, senza remore, senza paure e costrizioni, senza legami. Entusiasta della tua esistenza e di ogni nuovo giorno. Felice per ciò che hai costruito, con dedizione. Orgoglioso di uno spirito combattivo che ti appartiene e che ti ha concesso di affrontare ogni sorta di tempesta.

Il mondo gira intorno a te ed è una sensazione celestiale. Ti tocca dentro, lasciando che nessun soffio di vento sfiori più di una chioma già spettinata. Una corazza protegge cuore e anima. Nessuno può scalfirli. Nessuno può avvicinarli. Ti nutri di futili emozioni passeggere. Sono loro la tua droga. Offrono attimi d'intenso piacere che, delle volte, non lasciano traccia del loro passaggio. Pochi vizi, nessuna ossessione.

Hai mai pensato che tutto ciò in cui credevi fosse una bugia?

Lo capisci solamente quando gli eventi passati tornano a bussare alla tua porta.

Credi di non poter amare un'altra persona oltre te.

Credi che quell'amore ti sia stato strappato via da tempo, lasciandoti leccare le ferite.

Credi che quelle lacerazioni siano ormai cicatrizzate e che nessuno al mondo possa riaprirle.

Credi, credi, credi... Credi in così tante stronzate che possono essere più o meno reali.

Cedi all'istinto di sopravvivenza.

Cedi alla stupidità umana.

Cedi al desiderio di vendetta.

Lotti contro un universo che ti ha sempre remato contro.

Tu stai lì, a goderti lo spettacolo che ti regalano le stelle, quelle stesse stelle che hanno sempre accompagnato i tuoi sogni più profondi, convincendoti di avere il mondo nelle tue mani e invece... Il mondo che avevi costruito era fatto di polvere che scivola inesorabile tra le dita.

Aspetti da tempo di goderti la tua vendetta, ma la stessa ti sputa in faccia delle verità che bruciano sulla pelle come acido fluoridrico.

Le verità di una vendetta che, forse, non ti appartiene più.

Io sono una piccola volpe, e questa è... la nostra verità.





La verità è che hai lasciato
un pezzo di cuore alla persona
che lo ha calpestato.
Ora non ti resta altro che
imparare ad amare di nuovo
o capire che non hai mai
smesso di farlo...

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