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52-Genio!

Sally

Ero una ragazzina di sedici anni quando quelle bestie iniziarono a circuirmi.

Ammetto che il sesso mi piaceva e non era affatto difficile farmi cedere.

Quando conobbi Steve, persi la testa. Lui non era bellissimo, è vero, ma era riuscito ad attrarmi nella sua trappola, con modi gentili e mai prevaricanti.

Fingeva. Sapeva fingere molto bene, anche allora.

Da un anno all'altro, riuscì a modificare ogni parte del suo aspetto fisico, ma anche mentale. Cambiò atteggiamento nei miei confronti e, forse, non solo nei miei. Io ero affascinata dalla sua aura dominante e sentivo che mi sfuggiva. Nella mia testa si azionò un meccanismo che mi portò a fargli da zerbino, per riuscire a tenerlo con me.

Ammaliata dai suoi occhi, non mi accorsi che i modi cordiali erano mutati in subdoli ordini. Comandava di avvicinarmi a ragazzi che credevo venissero scelti a caso, per soddisfare il suo ego perverso. Lasciavo che si dirvertisse, mentre mi guardava andare a letto con altri. Aspettavo che si eccitasse, per poi elemosinare le sue attenzioni e convincerlo a sfogarsi con me.

Capii, solo con il tempo, che ero una pedina.

Una notte, dopo l'ennesimo rifiuto di Elias, lo raggiunsi, nera di rabbia. Non avevo intenzione di ricevere altre umiliazioni dal ragazzino che continuava a respingermi, ma Steve non voleva darmi retta. Era impegnato a preparare uno dei suoi famosi cocktail. Fino a quel momento ero convinta fossero destinati a serate fra soli uomini, ma, quando vidi Dafne dalla finestra, con lo sguardo assente, alla mercé di maschi disgustosi che la guardavano, come un pezzo di carne pregiata, mi resi conto che non sarebbe stato lui a bere quel drink.

La lite che scatenai lo fece tremare. Aveva solo paura che saltasse la scommessa, a causa mia, ma lo realizzai solo con il tempo. Me ne andai, felice della mia piccola vittoria. Ero riuscita a cavarmela, con la promessa che non avrei mai detto a nessuno ciò che avevo visto.

Non pensai a lei o alle conseguenze di quel gesto, o almeno, non subito.

Mentre andavo via, l'immagine di quella ragazzina, continuava a passarmi davanti e iniziai a sentire il peso del senso di colpa.

Tornai indietro, mi nascosi bene fuori la finestra, facendo attenzione ad essere il più silenziosa possibile. La scena che vidi mi paralizzò. Lei era lì, distesa sul divano, sembrava avesse perso i sensi, mentre quei ragazzi si prendevano gioco delle sue condizioni. E fu proprio in quell'istante che ebbi il mio primo grosso dubbio: io ero servita a tenere a bada il malcapitato di turno, mentre loro approfittavano di ragazze indifese?

Quella sera scappai, terrorizzata da una consapevolezza che diveniva sempre più reale. Quel gesto, mi portò a pentirmi, per ogni santissimo giorno a seguire.

Per anni, mi sono fatta milioni di domande. Fino a quando, non decisi di prendere in mano la situazione e affrontare ciò che mi stava logorando. Con i pochi elementi che avevo, feci delle ricerche e capii che, per redimermi, avrei dovuto ripulire quella merda di spazzatura. La feci diventare una vera e propria missione, oltre che il mio lavoro.

Quando rividi Dafne al Mocambo, stavo per lasciare la città. Mi ero arresa e avevo accettato un altro incarico.

Dovevo trovare un certo Rufus Darken. Non avrei mai potuto immaginare che le due cose combaciassero alla perfezione. Quel nome era la tessera che mancava al puzzle. Lo scoprii, quando, immersa nei documenti, lessi la storia di Elias e di sua madre e tutto quello che Vanessa aveva fatto per scappare da quel mostro. Quel pezzo lo avevo sempre avuto sotto gli occhi, ma non ero riuscita a vederlo, offuscata dal desiderio di distruggere quella setta.

Intanto, Rufus e Steve, avevano avuto il tempo di creare un altro diversivo: Melissa. Loro erano consapevoli che Elias era accecato dalla sete di vendetta, a causa di ciò che gli avevano fatto credere. Allontanarono Matt dal Mor, facendo in modo che la povera Melissa, si trovasse sempre a disposizione. Steve, insinuò in Elias l'idea che quella ragazza sarebbe stata la sua legge del taglione. Lo fece piano, silenzioso e in modo subdolo. Diventò il suo consigliere personale. Riuscì a manipolarlo, premendo sulle sue sofferenze.

Riuscì, perfino, a fargli credere di voler aprire un ristorante pop-up. Non era vero niente, ma Elias versava, ogni mese, su un conto intestato a suo nome, una somma cospicua, nella convinzione di pagare l'affitto di quel terrazzo. In realtà stava diventando complice di ben altro: l'inaugurazione di una sala adibita alle loro perversioni, finanziata, per intero, da lui.

È solo grazie a Melissa, se ne sono venuta a capo. Provò a salvarsi da sola. Ha tentato con azioni a dir poco discutibili, ma voleva che le cose saltassero fuori. A modo suo, si era innamorata di Elias. Vedeva in lui la sua via di uscita da quella vita di merda. Presa dalla disperazione, convinse Steve che fingere una gravidanza sarebbe stata una mossa geniale, per spezzare un amore che sembrava indissolubile.

Lui aveva scoperto da anni che Vanessa era viva, ma non lo disse a Rufus. Non perché avesse timore per la vita di quella donna, ma per spirito di conservazione. Sapeva bene che, se suo padre avesse saputo di Vanessa, i piani sarebbero cambiati; lui avrebbe dovuto rinunciare a Dafne; Rufus avrebbe perso la testa con il rischio di farsi trovare; Elias non sarebbe stato messo alla gogna. Era un rischio che non voleva correre.

Quando Melissa riuscì a trovare il coraggio di parlare, capimmo che stavano organizzando il rapimento di Dafne.

Mi venne un'idea, di sicuro sconsiderata, con il senno di poi, ma Dafne ne aveva già passate tante e non volevo che ricadesse, di nuovo, vittima di quei depravati. Volevo solo salvarla dalle loro mani piene di merda, ma non avevo messo in conto che i sentimenti sono difficili da nascondere. Sopratutto, quelli di Elias. I suoi occhi non sanno mentire.

Abbiamo rischiato di perderla, per colpa mia. Melissa era irrintracciabile. Gli stronzi le avevano sequestrato tutto. Per fortuna, quell'amore che li lega, ha portato Elias a capire dove l'avevano nascosta.

Io e lui abbiamo passato giorni interi a cercare Dafne. Non dormiva e non mangiava più. Una sera, al culmine della disperazione, anche la follia si impossessò di lui. Rimase sdraiato, per svariati minuti, in una pozza d'acqua, per farmi capire che era nel pieno delle facoltà mentali.

Sì, come no!

Quando Hellin, sotto mio suggerimento, riuscì a farlo riposare, versando del sonnifero nell'acqua, lui ricordò di aver sognato sia il rapimento che il nascondiglio.

Anche Marcus è stato fondamentale. Era un loro ex adepto. Non riusciva più a sopportare le sofferenze inflitte alle povere vittime. Ha preferito assumersi le sue responsabilità e ha seguito la scia di Melissa.

Il sacrificio di quella donna era calcolato. Lei lo aveva fatto. Il suo gesto è stato dettato dai sensi di colpa e dalla voglia di non sentire più quel dolore che ormai l'aveva privata della vita.

Ha voluto dare loro la possibilità che non era riuscita ad avere.

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Qualche mese prima...

Non ci posso credere. Sono giorni che ho lasciato il numero a quello stronzo e ancora non si è fatto vivo. Non sono più neanche tanto sicura di quello che volevo fare. Ho sbagliato, forse. Questa è la mia possibilità di fare un passo indietro. Il mio capo è d'accordo con me sulla mia idea malsana, ma si è opposto con tutte le forze al mio intento di affidarmi a un civile. Non potrei mentire a Elias. Il suo cuore appartiene a Dafne. È sempre appartenuto a lei.

Sola, nel mio appartamento, decido di versarmi un dito di whisky liscio per gustarlo, mentre leggo qualche pagina di un libro preso a caso per smorzare questo senso di responsabilità che mi attanaglia.

Il campanello della porta suona incessante, mi distoglie dalla concentrazione che ero appena riuscita ad acquisire.

Nervosa più che mai, per essere stata disturbata, non mi rendo conto che il mio abbigliamento non è adeguato ad accogliere ospiti.

Un tanga in pizzo, infilato tra le chiappe e un reggiseno coordinato a completare l'outfit basico, ma elegante, sono una vera e propria sciccheria.

Ad aspettare, dietro l'uscio, uno degli uomini più belli e interessanti che abbia mai visto ma, ahimè, anche il più fedele al suo cuore: Elias.

Entra in casa, mi scaraventa sul divano, come se avesse bisogno di riempire i suoi spazi vuoti con del buon sesso al sapore di rum. Il mio istinto mi suggerisce di prendere le distanze, ma... al diavolo l'intuito. Anche io lo stavo aspettando.

Lascio che i suoi baci mi brucino la pelle. Scottano e io lo faccio con loro, mentre continua ad assaporare il mio corpo. Lo fa con rabbia, rancore e veleno, ma poco importa, in questo momento. O forse sì.

«Elias, cosa stiamo facendo?» chiedo, mentre lo afferro dai capelli, ma non provo a fermarlo.

«Scopiamo, che cazzo di domande fai?» risponde, dopo aver alzato la testa dalle mie cosce.

«Lo vuoi davvero?» chiedo scettica, pensando di non voler essere un semplice chiodo scaccia chiodo.

Si sposta e si mette a sedere sul sofà in pelle nera. Nero, come il mio umore, ora che so che sto per rimanere con la bava alla bocca.

«Sì!» Porta le mani al viso e lo sfrega, per riprendersi. «No!» Mi rendo conto che si trova in un limbo d'indecisione, ma la mia libido mi suggerisce di fregarmene. «Non lo so, Sally» Mi metto seduta e stringo le gambe per frenare le mie voglie. «Dafne mi ha lasciato un po' di tempo fa, ormai» confessa, mentre stringe i capelli fra le dita. «Non riuscivo a capirne i motivi, ma stasera... stasera era di nuovo su quel cazzo di tetto con Steve. E io sto impazzendo, Sally» blatera, senza rendersi conto che io non sono la sua psicologa. È disarmante sapere che anche un uomo come lui può crollare per amore. «No, Sally, cazzo. Non lo voglio davvero, porca puttana. Sono innamorato, come un ragazzino di una donna che non vuole me, ma io voglio solo lei.» Dovrei sentirmi umiliata e usata, ma non posso fare a meno di sentire un peso nel petto, per tutto quello che non sa. «Pensavo di riuscire a sfogare la mia frustrazione, con del buon sesso, con te, ma ho la sensazione di tradirla e non capisco.»

Lui riesce a vedere oltre le apparenze. Sente che qualcosa non torna, ma la verità sarà ancora più dura da accettare.

Mi avvicino a lui, per poggiargli una mano sulla spalla. Vorrei consolarlo, ma non so come si fa.

Tentenno nell'essere sincera, sto aspettando il momento e le parole giuste.

«Credo di riuscire a capirti.» dico, anche se avremmo comunque potuto divertirci un po', ma non sono una donna che accetta di essere un ripiego.

«Lo so che pensavi...»

«Alt!» Porto la mano davanti la sua faccia per bloccare la cazzata che sta per dire. «Non vorrei farti scendere dal piedistallo, ma non ti ho dato il mio numero per stupidi sentimentalismi.» Devo ammettere di aver preso il suo ennesimo rifiuto, un po', sul personale, però. «L'ho fatto perché ho bisogno del tuo aiuto, per lavoro.»

«Vuoi che venga a raccogliere la spazzatura?» domanda divertito «Mi sembra una richiesta esagerata.»

«In realtà, sì, anche se non come credi tu.» Mordo il labbro inferiore e sospiro, un po' per l'imbarazzo che sento dentro, un po' per il timore della sua reazione.

«Non verrò a raccogliere immondizia, Sally.» risponde perentorio.

«Elias, io dirigo le pulizie della città, ma in un altro senso.» È arrivato il momento della mia confessione. «Sono a capo di un'operazione che, dopo molti anni, sta iniziando a vedere la luce. Stiamo cercando di cogliere sul fatto il capo della setta che ha abusato di Dafne.»

«Parli di Matt?»

«Parlo di tuo padre.»

Sgrana gli occhi, incredulo. Credo che nel suo cervello sia partito un meccanismo che sta unendo tutti i tasselli.

«Mio padre?»

«Abbiamo scoperto che a capo di quell'organizzazione c'è lui.» Spiego. «Presumiamo sia nata per caso, ma che si sia propagata non appena mettesti piede in quel campus. Crediamo che il suo solo scopo sia sempre stato quello di vendicarsi di te e di tua madre.»

«Mia madre è morta!» Si alza dal divano, per poi iniziare a camminare per il salotto, come se volesse creare un buco per sprofondare nel pavimento in marmo. «Vuole una vendetta sul suo cadavere?» La sua domanda è più che lecita. «Dovrebbe resuscitarla, ma non credo abbia questo tipo di potere» Si ferma, prima di voltarsi dalla mia parte. «Non ce l'ha, vero?»

«Elias, ti prego, prendi un grosso respiro, mantieni la calma e promettimi che, qualunque cosa ti dirò, rimarrà fra queste quattro mura» Dobbiamo trovare il modo di affidarci l'uno all'altra. «Non ne farai parola con nessuno. Neanche con te stesso allo specchio. Sto scegliendo di fidarmi di te, per salvare Dafne da una fine dolorosa per tutti.» So benissimo di premere su un tasto che potrebbe fare scoppiare una bomba, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. «Mi serve il tuo aiuto per evitare che venga rapita e torturata, ma tu devi fidarti di me.»

«Di cosa stai parlando?»

«Ho la tua parola?»

«Hai la mia parola.»

«Quanto varrebbe?»

«Sally, stai parlando dell'amore della mia vita. L'unica donna che io abbia mai amato. Con tutto me stesso. Rivolterei l'intero universo per la sua felicità. La Galassia per un suo solo sorriso. Offrirei la mia vita in cambio della sua. Se avessi l'opportunità di farlo, distruggerei con le mie stesse mani chiunque osasse farle del male. Vuoi concedermi tu questa possibilità?»

Sì, voglio concedertela, perché sei l'unico in questo momento che può fare qualcosa. È te che vuole distruggere, è te che desidera vedere morto.

«Se è così che la metti, sarò completamente sincera. Ricordati una cosa, Elias: la fiducia che sto riponendo in te non l'ho mai concessa a nessuno.»

«E così sia. Attacca, Sally. Non tralasciare nulla.»

Mi metto comoda sul divano e bevo d'un sorso il mio bicchiere di rum, prima di parlare.

Avrei bisogno di altri dieci di questi cosi!

«Sai bene che Rufus era ricercato da anni per ciò che aveva fatto a te e tua madre.» Mi fermo e lui fa cenno con la testa di continuare. «Quello che non sai è che Steve è sempre stato il suo braccio destro» Sgrana gli occhi, incredulo. Rimane impalato, bloccato sul pavimento, come se fosse incollato. «Lui è arrivato a contattare una persona, l'ha minacciata di rivelare la sua posizione, se non avesse firmato un certificato che attestasse la gravidanza di Melissa. Fortunatamente, per noi, questo è stato un grande passo falso.» Lo vedo che vorrebbe parlare, ma resta in silenzio e ascolta tutto quello che ho da dire. «Non è tutto. Dafne è andata a Parigi per conoscere quella ginecologa e capire cosa l'avesse portata a compiere quel gesto. Hellin ci teneva aggiornati e, anche se non eravamo d'accordo, abbiamo pensato fosse giusto farle conoscere una piccola parte di verità. Per questo ti ha lasciato. Con la complicità delle due donne, l'abbiamo costretta a non rivelarti l'inganno.»

«È stata indotta a mentire? Perché?»

«Perché quella donna si nascondeva da anni, tra mille sofferenze. La sua unica intenzione era proteggere suo figlio. E, sapere di essere stata trovata, l'ha portata a non vedere via d'uscita. Tutto quello a cui aveva rinunciato, lacrima su lacrima, rischiava di vanificarsi.»

«Mi spiace molto per questa donna, ma continuo a non capire.» dice scettico. « Cosa c'entra lei con me e Dafne?» Sta cercando di mantenere la calma, ma noto che la sua rabbia cresce.

«Dafne ti ama ancora, Elias. Ti ama a tal punto da non riuscire a mentirti.»

«Lo ha fatto, Sally. Lei mi ha mentito, prima di sbattermi la porta in faccia.» Alza il tono della voce e si sposta verso di me, puntandomi il dito contro, ma io non sono Dafne e non sto neanche cercando di giustificarla. Sto solo raccontando i fatti.

Cammina avanti e indietro per il salone, con fare nervoso, aspettando che io chiuda il discorso.

«La concretezza della verità ti avrebbe fatto ancora più male. Non sapevamo come avresti reagito.»

«In tutto questo, quale sarebbe il mio ruolo?»

«Devi allontanarla, a tempo indeterminato, per ora.»

Tentenna, ingoia un groppo di saliva e si sofferma a pensare. Solo per un po', giusto il tempo di capire se ne è in grado.

«Ce la posso fare!»

«Devi. Dobbiamo far credere loro che tu non provi niente per quella ragazza.» Mi alzo anche io e lo fermo, mi sta facendo girare la testa. «Se stanno organizzando il suo rapimento è proprio per colpire te e il tuo sentimento nei suoi confronti.»

«Come fargli credere il contrario?»

«Fingendo. Fingi di amarmi come ami lei.»

«Mi stai dicendo che dobbiamo recitare? Essere una coppia felice, per finta?»

«Ti sto dicendo che devi arrivare al punto di credere che io sia lei, per far sì che la loro trappola diventi la nostra. Dobbiamo avere prove concrete e, purtroppo, i loro segugi vengono sprovvisti di ogni forma di tecnologia durante i riti.»

«Ne verrai sprovvista anche tu, se dovesse funzionare.»

È vero, ma io ho i miei posti segreti.

«Non possono arrivare a controllare proprio ovunque» rispondo. «Dopo le ultime soffiate, abbiamo perso i contatti dei nostri informatori. Presumiamo che il tempo rimasto sia poco. Se iniziamo a confonderli, potremo regalarci momenti che sarebbero indispensabili.»

«Va bene. Però devi aiutarmi a starle lontano e io devo assicurarmi che stia sempre bene.»

«Questo potrebbe tornarci utile. Andremo ogni giorno alla casa di moda, come due bravi piccioncini innamorati, ma la osserverai solo da lontano.»

«Mi sta bene.»

Lo osservò, con l'aria di una che sta provando a fidarsi della persona meno affidabile dell'universo.

«Elias, ti avviso. Non mi fare pentire. Metteresti a rischio l'intera operazione e la vita di molte più persone di quanto credi. Non c'è in ballo solo l'esistenza della tua ragazza.»

«Non credere che non m'interessi delle altre anime innocenti, ma mi preme sapere lei al sicuro.» ammette, con sincerità disarmante.

«Ti assicuro che ti importa anche di altro.» Sottolineo, risvegliando la sua curiosità.

«Cosa?»

«La ginecologa che Dafne è andata a trovare e per la quale ha mentito, non è una persona qualunque.»

«Lo avevo capito, ma non pensavo avessi intenzione di dirmi qualcosa che non mi riguarda affatto.»

«Ti riguarda eccome, genio. Tutto ruota intorno alla tua esistenza, pulcino ingenuo. Quella dottoressa è tua madre... lei è viva.»

Piccolo bonus capitolo.

Sally: l'infiltrata.

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