5-Tu? Non dovevano non rivederci più?
Elias
«Non ci credo!» Jonathan non riesce a trattenere le risate «Hai ufficialmente perso quell'ultimo briciolo di dignità che ti era rimasta» ride, rischiando di soffocare. «Dovresti parlarne con Steve e metterlo al corrente.» Si interrompe con un'altra fragorosa risata. «Mi fa male la pancia, giuro.»
«Io non ci vedo nulla di esilarante, Jonathan.» Arretro con la sedia, offeso. «Comunque, che tu abbia deciso di soffocare con il rum mi sta più che bene» dico risentito. «Non sono venuto a confidarmi sul noioso spettacolo di ieri notte, per farti passare il tempo a ridere di me.» continuo. «Voglio solo una mano per capire come rintracciare la pervertita.»
Non accenno al fatto che con il suo profumo è riuscita a riaprire ferite che sembravano aver trovato il loro tempo. La realtà è che sono morto dentro e ho sempre provato a rianimarmi con futili storie, per avere quel momento di piacere che m'illude di essere ancora vivo, anche solo per il brivido di quell'attimo.
«Ho il sospetto che l'unica cosa da fare sia andare direttamente alla fonte conosciuta.» dice, raccogliendo un briciolo di serietà. «Steve è il detentore supremo delle chiavi per l'accesso ai tuoi tour serali.» Mi sfotte, mentre finge di scuotere un mazzo tintinnante. «Lo stesso posto in cui, ieri notte, hai trovato un ospite sgradito. Trova un modo discreto di scoprire da lui come rintracciarla. Semplice, no?»
Sì, semplice! Come gli illustro l'altissimo momento in cui, mentre mi facevo fare un pompino avevo visite indesiderate? Ma soprattutto, come diavolo gli spiego che ho un bisogno impellente di trovare quell'ospite? Sto per fare la figura del fesso, ma a questo punto o la va o la spacca.
Mi avvicino al bancone del bar. Steve sta servendo un gruppo di ragazze che non fanno altro che ammiccare a quell'uomo.
Lui è sempre così affabile, ma riesce, con una certa galanteria a tirarsene fuori subito dopo averle servite.
Quando notano la mia presenza, una di loro sorride, dice qualcosa all'orecchio dell'amica che la segue e mi offre uno sguardo malizioso.
Appena poggio i gomiti sul bancone, le due ragazze si avvicinano, ballano sensuali a ritmo di quella musica che trascinerebbe anche me a seguirle. Non vorrei rifiutare il loro palese invito a unirmi nelle danze ma, questa sera, non ho intenzione di distrarmi.
Mi volto di spalle, non ho voglia di sentirmi vivo.
Il sesso è l'unico modo che mi rimane di prendere un respiro in questa vita di merda che vuole togliermi tutto. Le mie rivincite le ho avute immerso in libri, sudore e sofferenze. Prendo solo il buono delle donne, ciò che mi serve, lascio gli avanzi ai coglioni innamorati.
Faccio cenno a Steve di avvicinarsi, mentre mi osserva e scuote la testa, come se già sapesse quello che ho da dire. Lui conosce benissimo il mio intento, il suo sguardo non mi lascia alcun dubbio. Quella donna tra le sue braccia era la pervertita.
Non stava per farsela, la stava proteggendo da me.
«Dimmi tutto, Elias.» Dice con tono poco affabile.
«Steve, ieri sera è avvenuto un increscioso incidente, ma noto che ne sei già stato informato.» Affermo in un momento di assenso imbarazzante.
«Mi spiace per questo piccolo disguido, Elias. Non accadrà mai più. Chiusa qua la questione.» Ammette irritato.
No, la questione non è chiusa qua, ho bisogno di sapere chi cazzo è quella persona.
«Non è solo quello il problema.» Mi guarda scettico, riduce gli occhi in due piccole fessure. «Senza troppi giri di parole. Ho bisogno di trovare quella ragazza.»
«Stai scherzando, vero?» domanda con sarcasmo. «Sei venuto qui a chiedermi di indicarti chi ti ha visto mentre scopavi una delle tue troie?» Inasprisce i toni e il suo viso s'incattivisce. «Credi che metterei in difficoltà una persona a cui tengo, solo perché non è riuscita ad andare via in tempo, per una volta.»
Per una volta? Guardo l'ora. Sono le ventitré e diciassette minuti. Potrebbe essere di nuovo sul tetto.
Con una mossa di scatto, riesco a divincolarmi da Steve che capisce subito le mie intenzioni.
«Lei è off limits, Elias!» Salta dal bancone e mi afferra per un braccio. «Non puoi farlo. Non portarmi a fare di te il mio bersaglio preferito.»
«Ho la faccia di uno al quale potrebbe fregare qualcosa?» Mi allungo, incrociando i miei occhi con i suoi. «Colpiscimi, provaci.» La mia è una vera e propria minaccia che lo lascia interdetto.
Non me ne frega un cazzo di quest'uomo, del suo locale, di perdere quello stupido terrazzo che mi provoca ulteriore dolore, ogni volta che ci salgo.
«Posso chiederlo io per te.» Si arrende. «Non vedo dove sia il problema. Perché questa urgenza per una cosa così semplice? A meno che non ci sia altro...»
«C'è altro, ma non sono cazzi tuoi. Non voglio farle del male, ma non mi mettere alla prova, Steve.» Molla la presa, resta diffidente, ma mi lascia andare.
«Hai dieci minuti, ammesso che sia ancora lì. Trascorso il tempo, vi raggiungerò e, se la situazione non mi piacerà, potremo ritenere chiuso il nostro accordo.»
Acconsento, ma non mi scende giù questo suo modo di affrontarmi.
Circa un anno fa, dopo una bevuta epica, si prospettava una serata altrettanto epica con una tizia che conoscevo bene. Ci volevamo, non avevamo intenzione di aspettare. Per quanto mi piaccia la perversione, il pensiero di scopare in un bagno lercio mi ha sempre disgustato.
Qualche giorno prima, con Steve, avevo parlato della sua idea di aprire al pubblico il tetto/terrazzo, concedendosi un ristorante pop up aperto poche volte al mese, con la vista più affascinante di tutta New York. Ovviamente, con prezzi non accessibili a tutti, ma solo all'Élite di Manhattan. Per fare ciò avrebbe avuto bisogno di molti soldi e permessi.
Quella sera mi venne l'idea.
Proposi a Steve il pagamento di un affitto esorbitante per poter accedervi e portare chi volevo, quando volevo, senza perdere tempo per arrivare in qualche albergo.
Il panorama offerto dal terrazzo superava di gran lunga qualunque altra cosa. Inoltre, volevo un posto di facile accesso e degno di una botta e via. La suite in un albergo, l'avrei pagata meno, ma avrebbe riservato troppa importanza alla ragazza di turno.
Faccio le scale per arrivare sul tetto in tempi record. Il cuore sembra volermi scoppiare nel petto. Avrei solo voglia di rinunciare, pe non sentire più questo fastidioso rimbombo. Respiro. Inizio a dubitare delle motivazioni che mi portano a compiere un gesto tanto stupido e infantile. Ormai ci sono, però, non si torna più indietro.
Apro la porta, ma non c'è molta visibilità. La luna non aiuta con il suo misero spicchio, non credo di aver fatto in tempo.
«Sei qua? Devo solo parlarti!» chiedo al nulla.
Silenzio.
«Giuro che non ho alcuna intenzione di discutere di ciò che hai visto ieri. Credo sia stato già abbastanza imbarazzante per entrambi, non credi?»
Silenzio.
«Devo farti solo una domanda. Posso anche non vedere chi sei rimanendo di spalle.» Mento. «Rispondimi e non ti cercherò più.»
Sto per andarmene, ho perso le speranze di trovarla.
«Stasera non delizierai i miei occhi con qualche altro spettacolo osceno?» Il mio cuore esplode con la sua voce. Un suono che conosco, ma non capisco dove potrei averlo sentito e, soprattutto, perché questo cretino non cessa di battere per un minuto. «So che non era tua intenzione e che non sapevi avessi ospiti, ma questo è il mio posto e dobbiamo rispettare degli orari se vuoi continuare con la tua vita da scopatore seriale.» Rimango di spalle, come promesso, non perché non voglia girarmi.
Quel dannato profumo mi ha completamente bloccato. Si fa sempre più intenso e lei è sempre più vicina. «Quindi? Che domanda volevi farmi?»
Mi sento un completo rincoglionito, ma mi do un contegno.
«Rosa, gelsomino e che altro?» Non riconosco appieno la mia voce. Tremo? Balbetto? Che cazzo mi sta succedendo? Dove si trova l'uomo sicuro che sono? È rimasto dietro la porta, sulle scale?
«Come? Cosa? Scusa, ma non capisco a cosa ti stai riferendo.» chiede basita. «Vuoi le note del profumo che indosso?» continua. «Ieri mi hai inseguita e oggi sei nuovamente qui, perché ti piace il mio profumo?» Ora che ci penso, mi sento un coglione. «Hai già raggiunto i livelli minimi, sbattendoti Melissa.» Melissa? Come conosce Melissa? «Per quanto il suo fidanzato meriti anche di peggio, trovo squallido che qualcuno salti addosso a ragazze impegnate.» La consapevolezza che si fa strada, mi uccide dentro, o mi rianima. Non riesco a capirlo.
Incastro i pezzi e, ormai, il mio cuore è di nuovo in frantumi.
Non può essere lei!
«Non parli più? Bene, posso andarmene, allora.»
La sento, mentre si gira per lasciare questo posto e, ora, non comando più il mio corpo. La fermo, afferrandola per un braccio, la tiro, istintivamente, verso di me. Ci troviamo a un centimetro dal viso e non appena i nostri sguardi si incrociano, un grido sussurrato sfugge a entrambi.
«Tu?»
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