Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

13-Paglia di Vienna

Dafne

È mai possibile che io debba approcciarmi a uomini che pensano solo ed esclusivamente a portarmi a letto?

Per carità, sono fatta di carne anche io, ma credo di avere il diritto di cambiare idea.

Non ho mai visto Steve reagire in quel modo, non credevo potesse rientrare, anche lui, negli uomini da evitare come la peste.

Che vada a cagare tutto il genere maschile presente sulla faccia della terra.

Io lo so che esiste una persona che cambierà le regole, però.

Lo spero, almeno.

«Buonasera, Dafne»

La voce di Matt, alle mie spalle, mi atrofizza, per un'attimo. Mi forzo a girare su me stessa per capire cosa vuole. La figura imponente torreggia su di me, man mano che i suoi passi si fanno più vicini. L'immagine dello stesso uomo che tempo fa ha cercato di rovinarmi la vita. Vuole terminare l'opera. Quegli occhi, seppure scuri e senza alcun'anima, riescono a rifletterne l'emozioni, in questo momento. A grandi, ma lente falcate riempie la distanza che ci separa, portandomi a temere che la sua caccia possa avere un lieto fine per lui, ma non per me.

«Matt, devi starmi alla larga.» Le mie mani tremano, mentre tento di trovare le chiavi di casa nella borsa.

Sono davanti al portone e dovrei solo entrare e chiudermi la porta alle spalle, Ma il terrore, che sta prendendo il sopravvento, non aiuta nella ricerca.

«Non dirò niente sul tuo atteggiamento da troia di stasera.» dice, portando una mano a scompigliarsi i capelli. «Appartieni a me, mettitelo in testa, prima che te lo ficchi io, con la forza.»

«Un altro passo e inizio a urlare.» Continua ad avvicinarsi. È troppo vicino e io troppo spaventata.

«Devi stare tranquilla. Non ho cattive intenzioni.»

Le chiavi, dove sono le cazzo di chiavi?

«Ti stai avvicinando un po' troppo» Avanza, come un predatore che ha puntato la sua vittima.

«Tu devi fidarti di me. Io ti amo e non vorrei farti del male.» Le sue parole rimbombano in un'eco stonata. «Purtroppo, non mi dai altra scelta.» Sono una più sbagliata dell'altra. «Per l'ennesima volta, Dafne, stai guardando dalla parte sbagliata. Devi ricordare.»

«Ne faccio, volentieri, a meno.»

Per fortuna, non ho ricordi di noi due. Come potrei sopravvivere, altrimenti?

«Rinnegare quello che siamo stati non ti porterà a nulla. Devi solo riassaporare il momento.» dice, puntando le mani verso le sue parti intime.

«Non ti fai schifo?» chiedo in una domanda che non ha bisogno di risposte.

«Dafne, Dafne, Dafne.» Lo ripete come se mi volesse mangiare e ne stesse assaporando il momento che lo precede. «Cosa potresti farmi con quella bocca...»

«Potrei rovinarti psicologicamente e renderti emotivamente così instabile, da portarti a piangere sotto la gonna di tua mamma.» Il pericolo sente sempre l'odore della vulnerabilità, ma io, invece di mostrare paura, alzo lo sguardo e attacco. «Prova solo a sfiorarmi e troverò il modo di farti marcire in galera, questa volta!»

«Hai tirato fuori il caratterino? Me lo hai fatto venire duro» Ha lo sguardo di chi vorrebbe prendersi tutto di me.

Gli uomini hanno iniziato a guardarmi in questo modo troppo presto, quando non avrebbero mai dovuto.

«Te lo ripeterò per l'ultima volta, Matt: vai a farti fottere.» Smetto di cercare le chiavi e prendo il cellulare.

Con uno scatto, me lo tira via dalle mani e lo scaraventa sull'asfalto. Il cuore mi sale in gola.

Sistema la visiera del cappello girato al contrario che poggia sui capelli biondi, impastati di sudore. Alza le maniche della felpa blu che indossa, le porta fino ai gomiti. Sull'avambraccio, vedo pulsare le vene, sotto la luce di un lampione, e fanno paura. Sembra abbiano bisogno di sangue. Il mio.

«Sai cosa ti serve?» Deglutisco, stringendo la gonna del mio vestito. «Qualcuno che si prenda cura di te, Dafne.»

«Ah, e saresti tu, questo qualcuno?»

Ho la pelle d'oca. Guardo la strada, oltre il buio, lì, dove finiscono i lampioni e non vedo nessuno. Tende la mano, ormai troppo vicino, e agguanta una ciocca dei miei capelli.

«Sono il tuo uomo, piccola Dafne.» Lo guardo mordersi il labbro mentre tiene lo sguardo fisso su di me e una goccia di sudore gli scorre sulla guancia. «Se non riuscissi ad averti, potrei esplodere.»

Dovrei rifilargli un calcio nelle palle e scappare, ma la sua mano, stretta nel ciuffo che scivola sulla guancia, mi tiene bloccata sull'asfalto che sembra sciogliersi sotto le mie gambe.

«Ti farò esplodere io se non ti levi dalle palle.» La voce di Elias riecheggia tra le luci soffuse dei pochi lampioni funzionanti. È tutto così surreale che sembra quasi si stiano svolgendo le riprese di un film horror.

«Fossi in te lascerei in pace la ragazza.» dice con aria di minaccia, mentre si avvicina con le mani strette a pugno lungo i fianchi.

«Questa troia è stata a cena con Steve. Gli ha concesso anche il dolce. Sono stato abbastanza chiaro?» domanda sarcastico, indicandomi.

Il veleno delle parole e il fuoco negli occhi, tagliano l'aria pungente di questo momento.

«Saranno cazzi suoi con chi va a letto.» dice, cercando di mantenere il controllo, ma lascia trapelare un dolore sconosciuto.

«Non volete capire!» urla, porta le mani a strapparsi la faccia in un gesto che raccoglie tutta la sua follia. «Lei è la mia puttana, di nessun altro.» continua a blaterare, camminando avanti e indietro sul marciapiede. «Non è di Steve. Non è tua. È mia, ricordi. È mia!» Spinge con il dito sul suo stesso petto.

«Tu. Sei. Fuori. Di. Testa.» Elias scandisce le parole una per una. «Lei appartiene a se stessa. Non a te. Non a Steve.» Infila le mani nelle tasche, prima di rivolgere lo sguardo nella mia direzione. «Non a me.»

Quelle parole mi colpiscono diritte, in pieno petto, come una lama affilata.

«Ora, vai dove cazzo ti pare, basta che tu te ne vada a fanculo, Matt!»

«Ti ringrazio, Elias.» Sorride, si risistema il berretto, portando la visiera sul davanti per coprire il viso. «Avevo troppi occhi puntati addosso. Stavo per fare una cazzata.»

Guardo in alto. Dalle finestre e affacciate dai balconi, la gente ha visto tutto, ma non ha fatto niente.

Non hanno alzato un dito.

«Dafne, la prossima volta nessuno ci metterà i bastoni tra le ruote, te lo prometto.» Si rivolge a me senza guardarmi, ma io la vedo la sua aria da maniaco, anche se cerca di nasconderla sotto il cappello.

Col cazzo! Non dovrà esserci una prossima volta.

Va via a passi lenti, con le mani nelle tasche dei jeans, sghignazza in una risata torva. Riprendo a respirare non appena sparisce dietro l'angolo.

«Cosa intendeva fare, Dafne?» domanda Elias, scuotendomi dal mio stato di torpore.

«Stava delirando.» rispondo atona.

«Evita di fare l'eroina del cazzo, parla.» dice con fare nervoso ma, allo stesso tempo, preoccupato.

«Elias...» Voglio fermarlo, non mi va di parlare.

Sento nascere un'angoscia che mi opprime lo stomaco e scorre, come fosse sangue nelle vene.

«Parla, Dafne.»

E io lo faccio. Lo faccio con qualcosa che non c'entra niente con questa notte.

«Una delle poche cose che ricordo, di quella sera, è la tua schiena che si allontana, lasciandomi nelle mani di un mostro.» Le parole escono senza volerlo.

Avrei dovuto tapparmi la bocca e andarmene. Elias, mi ha già distrutta tutte le volte che i pensieri venivano abitati da lui. Non sono mai riuscita a levarmi di dosso la sensazione di un amore pulito, frutto della mia immaginazione. Un chiarimento tra noi non avrebbe senso di esistere, ma continuo a cercarlo, a pretenderlo e a nascondermi da quella verità che brucia, come fuoco vivo.

Perché?

Ora è qui, davanti a me, con la faccia di un filosofo che si ritrova davanti a un esame di fisica quantistica. Lo guardo e il mio cuore va in frantumi, di nuovo.

Ho un cuore veramente stupido. Non capisce quanto male ci ha fatto? O lo ha capito e vuole solo ricordarmelo...

«Tu mi hai visto andare via quella sera?» si irrigidisce. «Per tutto questo tempo hai sempre saputo?»

«Che ti sei goduto lo spettacolo dall'alto?»

«Be', a te è andata meglio e non parlo solo di quel giorno.» È così sarcastico che non so se rispondergli o sputargli in faccia. «Quanto hai goduto nel guardarmi mentre mi scopavo Melissa?»

La strada deserta sembra richiamare il vuoto che sento dentro. Un soffio di vento accarezza la sua chioma nera. Vorrei portasse via con sé questa serata di merda, insieme all'uomo che mi sta di fronte. Dimenticare tutto.

Dimenticare noi e quello che siamo stati.

«Ma come fai a guardarti ancora allo specchio, Elias? Non puoi paragonare le due cose.»

«Hai ragione! Io ero un ragazzino che aveva appena scoperto che l'amore della sua vita andava a letto con uno dei suoi più cari amici.» dice, portando la mano a coprirsi gli occhi, mentre si apre in un sorriso sarcastico. «Tu sei una donna che si diverte a fare la pervertita. Le due cose non sono minimamente paragonabili.»

Faccio un profondo sospiro, perché, ora, vorrei solo gridare talmente forte da farmi uscire le viscere di fuori. Non sento più le mani, respiro a fatica, il cuore esce dal petto, le lacrime fuori dagli occhi.

«Dafne, cosa ti prende?» Si avvicina, afferrandomi dal braccio, quando mi volto per andare via da quel posto, lontana dai ricordi. «No, Dafne, fermati! Non ti faccio andare via così. Respira con me.»

Lo facciamo insieme. Seguo i suoi movimenti, mentre alza e abbassa le braccia, inspira ed espira.

«Ti ricordi quando guardavamo le stelle sulla spiaggia?» Cambia discorso per distrarmi. «Provavamo a contarle, ma non riuscivamo ad arrivare neanche a trenta. Non eravamo capaci di staccarci gli occhi di dosso, se non per qualche secondo.» La sua voce ha il suono ovattato della malinconia.

«Non siamo mai arrivati a trenta. Ventuno, una sola volta» dico, quasi rimproverandolo.

Non deve permettersi di parlare di queste stronzate a cui non crede neanche lui.

«Ti dico un segreto, Dafne.» Sussurra, come se lo rivelasse per la prima volta «Su quel tetto io ci salgo perché si vedono bene le stelle.»

Bugiardo, tu ci sali per le tue sveltine serali.

«È il mio posto, Elias, non puoi prenderti anche quello.»

Lui ha rubato i miei sogni. Mi ha preso il cuore e lo ha stritolato tra le dita, appropriandosi della speranza di una bambina che credeva ancora nell'amore che le favole raccontano. Si è portato via tutto.

Solo ora mi rendo conto di essermi calmata. Qualunque cosa abbia fatto, ha funzionato

«Ti chiedo perdono per prima.» Le sue scuse sembrano sincere.

Non sono d'aiuto alla mia intenzione di mandarlo via.

«Come facevi a sapere che stavo avendo un attacco di panico?» chiedo non appena realizzo che lui sapeva cosa mi stava succedendo.

«Vedi, Dafne, ne ho sofferto anche io, per molto tempo.» ammette con un moto di tristezza che riesce a bloccarmi il respiro. «Ero solo un bambino quando vidi mio padre massacrare di botte mia madre.» racconta una verità che non conoscevo. «Lei mi aveva nascosto in un armadio. Aveva gli sportelli in paglia di Vienna.» Ascolto, con il cuore in gola. «Mi chiese di non uscire per nessuna ragione al mondo. Le credetti quando mi disse che non mi avrebbe mai lasciato. Non avrei dovuto.» dice, stringendo la testa tra le mani. «Convivo ancora con i sensi di colpa, ma ho imparato a gestire le altre emozioni, a modo mio.» Rialza la testa e inchioda i suoi occhi di ghiaccio nei miei. «Avrei potuto fare qualcosa, capisci, ma la paura mi ha paralizzato.»

«Eri solo un bambino, Elias.» Lo dico per sollevarlo dalle sue pene, perché fa male sapere che vive divorato dal rimorso. «Cosa avresti potuto fare? Ti avrebbe ucciso.»

Un fulmine rischiara il cielo cupo. Piove, ma l'acqua non riesce a portare via quel dolore.

«Ma ha ucciso lei.»

Incanalo aria, come per tentare d'inghiottire una rivelazione che non riuscirò mai a metabolizzare per davvero.

«Perché non mi hai mai detto niente?» È una domanda stupida, ma non riesco a capire.

«Dafne, io non volevo ricordare.» ammette. «Avevo chiuso tutto qui dentro.» Mostra il petto, dalle parti di quel cuore che aveva finto di donarmi.

«Che fine ha fatto quel mostro?» Mentre lo chiedo, mi rendo conto che non riuscirei mai a definirlo suo padre.

«Dopo averla dissanguata, fuggì, fece disperdere le sue tracce.»

«E tu, cos'hai fatto?»

«Ho allertato i soccorsi e, mentre piangevo, con mia madre tra le braccia, sono riuscito a spiegare cosa fosse successo.» Si osserva le mani come se non servissero a niente. «Un agente si prese cura di me. La portarono via. Lui cercava di tenermi fermo, non ci riuscivo, volevo raggiungerla, ma mi teneva bloccato.» Osserva il cielo e la pioggia si confonde con le nostre lacrime. «Il giorno dopo, arrivò mia nonna. Mi portò via con sé. Mia madre morì dopo qualche settimana. Non mi permisero di vederla per un'ultima volta. Ero troppo piccolo per avere il diritto di guardare il suo corpo dilaniato.»

Non ho idea di come abbia fatto a sopportare il suo martirio. Di come lo abbia tenuto dentro, senza urlare per tentare di rompere quel vetro d'indifferenza che sembra gli si sia attaccato addosso.

«La sera che ti ho vista con Matt...» Spezza il rumore della pioggia che batte sull'asfalto, con qualcosa che mi stringe nello stomaco. «... sono rimasto a guardare, perché ero pietrificato, non perché volessi farlo.» Mi confonde, non capisco più niente. «Avevo riposto in te la speranza di essere felice. Ho sbagliato. Eravamo talmente piccoli che darti un peso così grande, se ci penso ora, non fu una grande idea.»

«Elias, non sei stato tu ad essere ferito, quella notte.»

«Dafne, io non ho fatto niente!» E il suo mondo, lo vedo, sembra sgretolarsi.

Non è il momento giusto per continuare questa conversazione. Mi sento così fragile davanti a quest'uomo, così impotente e manipolabile che potrei credere qualunque cosa.

Vorrei solo guardarlo negli occhi, vedere il mio riflesso nei suoi e scoprire che abbiamo vissuto in una bugia.

«Dafne, ti prego, spiegami. Da quando sei tornata non faccio altro che pensare che qualcosa non torna.»

Io non gli devo niente.

«Elias, sono stanca. È stata una giornata da dimenticare. Vorrei tornare a casa.» ammetto, cercando di cambiare discorso.

«Quindi il tuo appuntamento non è andato poi così bene, a parte il dolce?» Sorride sornione.

«E chi lo dice?» Gli sto lasciando credere di essere interessata, ma non so neanche io per quale motivo lo stia facendo.

«Provi qualcosa per lui?»

Ho creduto di provare qualcosa per lui fino a quando non sei ricomparso. Quando ho baciato Steve la prima volta, scappavo da te, neanche lo sapevo, ma da quel giorno qualcosa è cambiato. Il motivo è diventato chiaro solo nel momento in cui ho rivisto i tuoi occhi.

«Forse.»

«Forse non è una risposta. Provi qualcosa per Steve?» batte su un riscontro che non arriverà.

Perdo la cognizione del tempo e dello spazio quando sono con quest'uomo. Abbiamo camminato e, senza rendermene conto, siamo sotto il mio portone. Ora, non sono più tanto sicura di voler andare via.

«Non sono affari tuoi.»

«Sono affari miei.» dice, incastrandomi tra il suo corpo e la porta.

«Dovresti andare dalla tua ragazza.»

«La mia cosa?»

«Melissa.»

«Non è la mia ragazza.»

«La tua accompagnatrice, la tua scopamica, il tuo buco da riparo. Come vuoi chiamarla, Elias?»

«Una delle tante.» Lo guardo schifata, ma dentro mi sento sollevata.

«Avevo dimenticato che per te, una vale l'altra. Potresti utilizzare una bambola gonfiabile. Eviteresti molti dei problemi dovuti al sesso non protetto.»

«Dafne, non è che per caso sei gelosa?»

«Mh, ti piacerebbe.» Sì orrido maliziosa, mentre apro il portone per entrare nell'androne. Elias con la mano lo spinge per evitare che si chiuda, avvicinandosi al mio viso. Le sue labbra sono talmente vicine alle mie da farsi strada la paura che possa sentire le mie farfalle.

«Sì che mi piacerebbe.» Sussurra provocante.

Gira su se stesso, si allontana da me, ma io vorrei solo che restasse.

«Non ci sono andata a letto!» Alzo la voce, per assicurarmi che gli arrivi chiara. Si ferma, ma non si volta per guardarmi. «Con Steve intendo. Non so cos'abbia visto Matt, ma la realtà è che non ci riesco.»

Chiudo il portone con un senso di vuoto, mentre va via, senza voltarsi.

Salgo le scale di fretta. Ho bisogno di consolarmi con del buon gelato, nella speranza che Lara non lo abbia finito.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro