10-L'incompreso
Matt
Guido senza meta e non mi importa quanto stia andando veloce. Sono fuori di me! Non la vedevo da cinque anni, ma l'amore che provo non è stato scalfito dal tempo.
Quel coglione di Elias deve sempre rovinare tutto. Ancora non riesce a metabolizzare che l'amore che c'è tra me e Dafne è un qualcosa di così profondo che niente e nessuno potrebbe spezzarlo.
Purtroppo, forse, i miei comportamenti l'hanno spaventata e non si è resa conto di quanto io sia cambiato. Dopo tutto questo tempo ero convinto mi sarebbe saltata addosso, ma il mio desiderio di possederla ha avuto la meglio, rendendomi un tantino aggressivo.
Poco male, il tempo è dalla mia parte. Prima o poi si renderà conto che sono l'amore della sua vita.
Capirà che solo io posso amarla, senza alcun freno. Si ficcherà in quella testa che è solo mia e nessuno può respirare la sua stessa aria. Ricorderà quanto siamo straordinari, insieme. Le tornerà in mente la passione di quella notte.
La mia bellissima puttana dagli occhi verdi e la faccia d'angelo. Un viso così impertinente che prenderei a schiaffi per giorni. Una bocca che torturerei infilandolo, fino a farla strozzare.
Sono eccitato, l'erezione inizia a stringermi nei pantaloni.
Accosto per darmi sollievo. Chiudo gli occhi e penso a quella meraviglia di Dafne. L'immagine della sua lingua che mi lecca la cappella mi porta un brivido dietro la schiena. Gli occhi che mi guardano supplicanti, mentre lo succhia e pregano di dargliene fino allo sfinimento. Non posso fare altro che esaudire il suo desiderio.
Sogno di sculacciarla e punirla per ogni suo singolo rifiuto, mentre la sfondo da dietro, sorreggendomi dalla sua nuca, mentre le strappo i capelli. Il mio ritmo violento segue la scia di una bestia che incontra il calore della sua femmina. Perché Dafne sarà la mia cagna e io colui che la farà godere fino a che morte non ci separi. Sono l'unico che ha il diritto di sfiorarla. Lei non ha bisogno di altro. Solo del mio cazzo, sempre attento a esaudire ogni sua voglia.
Qualcuno disturba il lavoretto mano fatto di un sogno a occhi aperti. È solo un taxi e non ho intenzione di fermarmi.
Chissenefrega!
Dopo qualche istante, aprono la portiera della mia auto e, fortuna per me, è Melissa.
Me la farò bastare.
«Meli, prendilo in bocca senza fare domande. Muoviti!»
«Ma cosa è successo? Hai la faccia sfregiata?»
«Senti, brutta troia del cazzo!» grido, tirando un pugno allo sportello che rimbalza colpendola. La strattono afferrandole i capelli, colmo di quella rabbia che esce fuori quando non ottengo subito quello che desidero. «Ti ho detto di infilarlo in gola, non di farmi da psicologa! Non perdere tempo con le chiacchiere» continuo, intimandole, anche con lo sguardo, di non controbattere.
Da brava cagnolina obbediente, esegue gli ordini. Affondo nella sua bocca con colpi secchi e decisi, le provoco dei conati che diventano musica nelle mie orecchie.
Circa dieci anni fa mi sono avvicinato a lei visto il suo piccolo legame, con la mia ragazza.
Dafne rifiutava di vedermi per delle bugie che le avevo raccontato. Cercavo di capirla, le lasciavo spazio, la osservavo da lontano. Ma, ogni volta che qualche figlio di puttana cercava di portarsela a letto, anche solo parlandole, io uscivo fuori di testa e marcavo il territorio prendendolo a pugni.
Lei non riusciva a capirmi. Era sempre più incazzata e pretendeva che io non mi avvicinassi più a lei e uscissi fuori dalla sua vita.
Ah, blasfemia!
L'ha sempre pretesa questa stronzata, non mi ha mai capito.
Per avere informazioni utili sono stato costretto a scoparmi Melissa. Uscivano insieme, in quel periodo. È questo che fa un bravo fidanzato. Protegge la sua donna anche se la sua donna non vuole essere protetta.
Portarmi a letto la bionda era diventata un'abitudine. Mi faceva sentire più vicino a Dafne, in qualche modo.
Quando scoprì la nostra relazione, però, litigarono. Dafne diceva che una vera amica non si sarebbe mai permessa a frequentare il suo carnefice.
Cazzate!
In realtà, era fottutamente gelosa.
Dafne non sa ancora che questa e tutte quelle che mi scopo sono solo dei palliativi. Non smetterò di seguire i miei istinti da predatore, neanche quando finalmente staremo insieme. Le farò capire che per le altre non provo e non proverò mai alcun sentimento.
Quello lo riserverò solo a lei.
Se le darà fastidio eviterò di scoparmi Melissa, al massimo.
I pompini che fa questa stronza, però, sono paradisiaci.
«Dammi il culo, troia. Ho finito i preservativi e non voglio rischiare di metterti incinta. Dafne non me lo perdonerebbe.»
«Quindi, hai deciso di lasciarmi?»
«Melissa, porca puttana, non devi smettere. Non rispondere, cazzo!» la stringo così forte sul mio uccello che credo di sentirle le tonsille.
«Continua! Voglio guardarti, mentre te lo sbatti in faccia. Lo sento. Sta arrivando. Non fermarti ora.» Lavora divinamente anche con le mani e io non posso rinunciare a questi servizietti.
Vengo, come un fiume in piena, inondandola sul viso e i capelli.
«Ah, sì.» Mi sento meglio, svuotato dalla mia ossessione. «Pulisciti, puttana, prima di rivolgermi la parola.»
Mentre tenta di pulirsi, per bene, dal regalino che le ho sparato in addosso la vedo ansiosa di sapere.
«Allora? Mi stai lasciando?»
«Sai benissimo che io e te non siamo mai stati davvero insieme. Te ne sei convinta.» La faccio uscire dai castelli in aria che si è creata. «Tu, come tutte le altre puttanelle che mi sbatto, siete dei passatempi, nell'attesa che Dafne ritrovi il senno.»
«Mi stai dicendo che tu puoi scoparti chiunque, puoi cercare di fare innamorare Dafne di te e io dovrei stare ferma a guardare?» chiede interdetta, mostrandosi.
«Prima cosa: Dafne è già innamorata di me!» mi incattivisco, deluso dal fatto che ancora nessuno lo abbia capito. «È solo che non se lo ricorda. Seconda cosa: puoi scoparti chi vuoi, se è questo che ti preme sapere. A me importa solo scoparti all'occorrenza.» specifico. «Io e te, agli occhi degli altri, abbiamo chiuso, capisci?» La tratto come una deficiente, non è mai stata molto sveglia, la ragazza. «Hai bisogno dei disegnini?»
«No, capisco. Non vorresti che qualcuno pensasse che io sia la tua ragazza e tu il cornuto di turno?»
«Anche, ma soprattutto, non vorrei risvegliare la gelosia di Dafne. Non parlate neanche più da quando ha saputo di noi.» dico, mentre mi infilo in macchina a prendere una sigaretta bagnata nella cocaina. «Dovresti riavvicinarti e farle capire che è sempre stata lei il motivo delle nostre scopate. Dovrebbe esserne orgogliosa.»
Lo penso davvero. Ha la fortuna di non lasciare la mia mente, neanche quando scopo con le altre. Spesso ho confuso i nomi delle varie troie, con il suo, mentre pompavo per raggiungere l'orgasmo.
«Questo è pazzo.» Sussurra.
«Scusa cos'hai detto? Credo di non aver sentito bene?» mi altero. Io non sono pazzo.
Sono un incompreso.
«Oh che cazzo!» ripete. Devo avere le orecchie otturate. «Tutti questi anni con me e ancora non sei riuscito a levartela dalla testa? È mortificante.» spiega. «Al cuor non si comanda e, come ti ho detto prima, al Mor, se la ami, vai a riprenderla.»
Ed è quello che ho intenzione di fare.
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Il giorno dopo, sono nel mio letto ancora assonnato. Al mio risveglio ero già preso da una tremenda eccitazione. Penso sempre a Dafne e a quanto è diventata ancora più bella di prima.
Il telefono squilla. È Steve che vuole parlarmi e sta salendo a casa mia.
Mi trastullo veloce, per non farmi trovare in piena erezione mattutina. Pochi minuti bastano.
Bussa alla porta e non mi dà neanche il tempo di aprire, la spalanca, come una furia.
«Ti avevo detto che non avresti più dovuto avvicinarti al mio locale. Allora non vuoi capire?» dice digrignando i denti. «Ti sei permesso anche di mettere le mani addosso a Dafne? Ma cosa cazzo ti dice il cervello? Devi controllarti, cazzo!» urla a pugno teso. «Non avvicinarti più al Mor e, soprattutto, non avvicinarti a lei!»
«Non devo avvicinarmi a lei?» Non capisco che gli prende. «Steve, forse non ti rendi conto di quello che stai dicendo. Lei è Dafne. La mia Dafne. Non puoi darmi ordini, su questo.»
«Ancora con questa storia? Lei non è tua. È di chi se la prende.» dice, lasciandomi sempre più interdetto. «Le risse che provocavi c'entravano poco con il veto che ti ho imposto.» Di che diavolo sta parlando?. «Lei era tornata in città e le serviva un lavoro. Capisci? Sapevo saresti impazzito.»
«Non sono pazzo. Mi ama. Quando ve lo ficcherete in quelle teste di cazzo?» urlo, perché non vengo ascoltato.
Loro mi sentono, ma sono talmente ottusi da non comprendere.
«Ti ama così tanto da uscire con un altro e infilargli la lingua in gola?» trasalisco.
Non le importa del male che mi provoca.
«Dammi il nome di questa merda. Ha i minuti contati.» dico, portando le mani ai capelli per strapparli.
«Vedo che sei cambiato. Maturato. Docile.» Mi sfotte. «Lo capisci qual è il tuo problema?» Il mio problema? Non ho problemi. «Non hai pazienza. Non sei più un ragazzino in preda a crisi ormonali. Sei un uomo! E gli uomini devono essere capaci di arrivare alla meta senza ribaltarsi sugli ostacoli.»
«Hai ragione.» Prendo un lungo respiro che aiuta a calmarmi. «Perdo la lucidità quando si tratta di lei. È come se mi avesse fatto una stregoneria che mi porta a volerla in tutte le posizioni.»
«Vedo anche che si tratta di amore vero, puro» mi sbeffeggia. «Credimi, lo capisco. Quando un sentimento s'impossessa di te, ti entra nel sangue pompando sull'uccello.» ammette. «Ma hai superato i trent'anni e ti atteggi da ragazzino immaturo che non ha ancora imparato a usare la testa» dice premendo sulle mie tempie, spingendomi all'indietro.
«Prendimi pure in giro» rispondo, mentre conto fino a dieci per non mettergli le mani addosso. «Solo l'amore per lei mi fa rizzare l'uccello in questo modo, senza farmi capire più nulla.»
«Questo non è amore. È un desiderio irrisolto. Lasciale vivere in pace la sua storia, se davvero pensi di amarla.»
«La sua storia? Dammi quel nome. Solo io ho diritto di averla! Nessun altro, è chiaro?»
«Vuoi tornare in galera, Matt? Dimmi? Questa volta non sarà così sprovveduta da lasciarsi indietro le prove. Butteranno la chiave e i soldi dei tuoi non serviranno a insabbiare tutto.» continua, non vuole proprio ascoltare.
Nessuno lo fa...
«Dimmi chi è?» insisto.
«Matt, cosa vorresti fare? Picchiarlo? Non ne usciresti vivo, te lo assicuro.»
«Dimmi chi è?» sbraito, ormai in preda alla collera.
«Ciao, Matt. Non avvicinarti più al Mor e a lei. Ultimo avvertimento.» ordina, prima di sbattere la porta, richiudendola alle sue spalle.
Scoprirò presto chi è questo figlio di puttana e non vedo l'ora di potergli rovinare la vita.
Qui l'aria ha un fetido odore. Puzza di tradimento.
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Piccola parentesi dell'autrice.
Ho avuto serie difficoltà a descrivere molti dei paragrafi che avete trovato scorrendo nell'intero racconto. Questo in particolare è stato uno dei più tosti, per ora. Sono solita utilizzare dell'ironia anche per scrivere di questioni più serie. In questo caso ho dovuto essere cruda per delineare meglio la psicologia "malata" del personaggio.
Non me ne vogliate...
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