VII
♣️ Presagi
"Che cosa sarebbe la vita
se non avessimo il coraggio
di correre dei rischi?"
V. VAN GOGH.
Improvvisamente suonarono alla porta, prima di aprire mi accertai guardando dallo spioncino. Da quella volta non mi avrebbero più "fregato" nessuno, dovevo sapere chi fosse senza sprecare altro ma solo la mia rimanente energia. Scorsi mio fratello e aprii, lo feci entrare.
"Ciao, Vittoria... sei qui?" chiese togliendosi il cappello della divisa regia.
I capelli scompigliati, se li aggiustò. Era un bel ventenne, ancora troppo giovane quindi sciocco da considerarlo bello. Eppure lo era.
"Clara è ancora con te? Stamattina ho visto Camillo e mi ha detto tutto, maledetto nazista..." il mio cuore sussultò, ricordandosi della giornata appena trascorsa e di ciò che avevo nascosto.
"No, c'è solo Ippolita che dorme... domani credo che ci sia scuola (d'ippica)! Non gridare quindi o la svegli... gli altri sono da Nicoletta, Camillo è partito per la Spagna... ho fatto andare via la governante e così ho deciso di fare ritorno a casa..." negai.
"Ah, non lo sapevo... e comunque anch'io domani sono impegnato e deve venire anche tata con me... quindi il posto alla Tettoia rimane scoperto..." aggiunse.
"Tranquillo, ci andrò io..." risposi "Che fai? Rimani o vai da Nicoletta pure tu?" chiesi.
"No, rimango qui..." rispose.
"So che quando non c'è nessuno e si è soli in due, chi rimane si prende la prima stanza matrimoniale ma... stavolta, l'ho presa io che sono arrivata prima... non mi fare salire a farti il letto che ancora non è "cunzato"*, ho mal di schiena... voglio dire, disponiti nella stanza in fondo... ti prego, capisci..." mentii.
"Ok..." mi interruppe.
"Hai cenato? Vedi che c'è ancora del pollo nel forno... aspetta, devo andare un secondo in bagno... torno subito e te lo riscaldo..." mentito un'altra volta.
Tornai nel corridoio, la camera era ancora aperta e accesa.
Troppa la luce, Filippo avrebbe potuto sospettare qualcosa. Mi affacciai dentro, scorsi un'ombra. Era il nazista che era appoggiato coi gomiti sulla ringhiera bianca del pianerottolo e guardava giù, un movimento gli fece spostare lo sguardo e adesso guardava verso di me.
"Ippolita... era tata, ora se ne va..." le sussurrai avvicinandomi al suo orecchio, non volevo farmi sentire da mio fratello o mi avrebbe presa per pazza.
Credo che pure l'uomo di sopra mi abbia sentito, bene.
"Vabbè adesso, dorme profondamente... posso spegnerne una, torno subito e spengo pure l'altra... non lo faccio adesso altrimenti dovrei prendere la candela per farmi strada..." spensi una pila di luci, la mia voce si fece sempre un po' più forte: era un ottimo modo per non insospettire mio fratello di niente.
Mi avviai verso il bagno, persi un po' di tempo e tirai lo scarico. Uscii dalla stanze e chiusi la porta, tornai.
"La troppa luce della cucina poteva svegliarla..." replicai una volta averlo fatto.
"Non fa niente che è freddo, lo mangio così..." aggiunse già accomodatosi al tavolo.
"Ah, no? Perfetto!" terminai.
~~~
Anche Filippo si era finalmente rintanato nella sua stanza, una volta aver finito la sua pietanza e avergli fatto il letto.
Ero rimasta la sola viva e in piedi in tutta la dimora, ancora non mi ero lavata i denti avendo badato alle ultime cose da mettere a posto in cucina e nella sua stanza dopo essere state utilizzate. Sempre fastidio dava, se non era quell'ora non tornava. Ah, che bella la gioventù e soprattutto per un uomo. Questo sospirai mentre riaprii la porta della nostra camera dirigendomi verso il bagno.
Ero ritornata pronta per dormire, spensi tutte le luci della matrimoniale a piano terra e ancora non era buio totale. Quella lucina, maledetta lucina. A quella dell'angolo studio mi riferivo. Era ancora accesa, proiettava la sua ombra. Mi sporsi, scorsi anche la sua sagoma. Era ricurvo sulla scrivania, aveva un taccuino aperto e una Mont-Blanc stilografica in mano: scriveva.
Un pensiero mi annebbiò la mente e il viso, quanto prima lo scacciai. Se solo Filippo fosse andato sul terrazzo, quello sarebbe capace di tutto: a questo pensai, dovevo dirglielo di non farlo. Ma no, non poteva essere o quanto meno avrei trovato una soluzione: l'ennesima credibile scusa di aver dimenticato la luce della stanza accesa sul punto di andare a letto la sera prima e che avrebbe retto e salvato tutto.
~~~
La mattina dopo non tardò ad arrivare, a svegliarmi fu Ippolita che aprì la stanza sfuggendogli un rumore. In realtà, non so se era stata veramente lei o l'uomo che era di sopra ma comunque la incontrai in cucina presa nel prepararsi la sua colazione. Fu proprio così come chiusi la nostra camera. Era bella e pronta in quella camicia bianca a righe nere che aveva appena indossato.
Bussarono alla porta, mi ci avvicinai. Nello stesso tempo vidi Filippo arrivare e la stanzetta era ancora chiusa, avevo già controllato. Era anche lui già tutto sistemato, fiero come sempre nella sua divisa. Anche un po' troppo lo notai subito. Assicurata che al di là di quella non vi fosse nessuno di pericoloso, aprii: era Angelica, la migliore amica di mia sorella.
"
Mi raccomando, Ippolita!" le sussurrai.
"State attente, eh? O farete come Clara e non solo..." Disse lui e io allibita.
Scesa dallo sgabello, Ippolita corse subito ad abbracciarla e senza aspettare neanche un solo attimo si riversarono in strada, aveva terminato il suo pasto giusto in tempo.
Mi accinsi a pulire il tavolo della colazione, lasciato nel suo massimo disordine. Macchie e briciole qua e là, chissà quando mi sarei mai sbrigata da quella faccenda.
"Lavo tutto e vado subito!" replicai a mio fratello che annuì come quasi fosse mezzo spaesato "Filippo, cos'è quella cera? Incubi, non hai dormito... ieri sera eri sulle tue ma non fino a questo punto! Cos'è successo? Cosa dicevi!" continuai tornando più volte a contemplarlo, non mi piaceva proprio la cera che indossava.
Inizialmente fece spallucce, poi come io insistetti iniziò a parlare.
"Ci sono nazisti, qui?" ammiccava.
"No, perchè... che stai dicendo, Filippo... stai bene? L'avrai sognato!" mi guardò storto, sbuffò.
Buttò uno sguardo rapido all'orologio da tasca e poi si rimise a parlare.
"Stamattina, mi sveglio presto per paura di arrivare tardi all'incontro... guardo l'orologio da polso e non erano ancora nemmeno le sei, un altro primo pensiero come il solito è fumare una sigaretta là fuori guardandomi non i muri però ma il panorama... stavolta in più avevo anche un paesaggio, non mi sbagliavo... così, salgo di sopra e accedo al terrazzo... Vedo una luce in corrispondenza dell'altra stanzetta di sopra tra le persiane grandi e piccole, il presentimento era tornato ma poi mi tranquillizzai pensando potevi essere te che ti eri alzata prima o che magari in assenza ti eri messa a leggere... ma quando vidi il saluto del Führer.. hai fatto entrare uno?" esitai "potranno essere state le altre..." continuò.
"Ma no, magari è stato solo un sogno! Dai, non pensarci! Io non ho visto niente... Adesso è tutto passato..." lo rassicurai.
"No!" m'interruppe riguardando l'orologio dorato "comunque adesso devo andare... ma non finisce qui, è un nostro nemico... quello lì deve sparire! Ciao, Vittoria a dopo!" ordinò, ricambiai il saluto.
Ippolita la mattina con la camicia bianca a righe che dicevo.
Angelica la mattina.
Note dell'Autrice:
Finalmente anche stavolta ci siamo, vi ho fatto aspettare un po' perchè era fine settimana. Giusto il tempo di rifocillarmi un po' ed eccomi di nuovo qui. Ho scritto poco lo so! Ops! Sopra Filippo con la divisa regia! Stay tuned!
*cunzato (dialetto leccese) = fatto
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