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Love all, trust few, do wrong to none

Tutti erano rimasti paralizzati inizialmente, ma poi quando avevano visto Namjoon svenire dinnanzi ai loro occhi si erano ripresi e così Jimin e Jin avevano sollevato il ragazzo da te, cautamente lo avevano messo in auto cercando di muoverlo il meno possibile, sotto consiglio di Hoseok, poiché altrimenti avrebbero corso il rischio di spostare il proiettile e nel caso peggiore questo lo avrebbe ucciso.
Una volta posizionato correttamente, con accanto J-hope che controllava le sue condizioni, vi separaste in due auto, faceste per tornare in quella piccola casa rurale dove ad attendervi c'erano Jungkook, Veronica e Yoongi, l'ultimo chiese al castano di preparare la barella per quando sarebbero arrivati gli altri e si premurò di spiegare a coloro che erano con qual'era la situazione, dopotutto lui era sempre rimasto connesso con tutti tramite degli auricolari, in modo da poter fornire rapidamente informazioni utili come vie di fuga e cose di quel tipo.
Il rosso tuttavia durante il viaggio in auto aveva esaminato il foro e si era subito reso conto che il proiettile si era scheggiato, dunque si era rimesso in contatto con il ragazzo dalla chioma menta spiegandogli che sarebbe stato necessario portare Namjoon al suo ospedale per sperare di riuscire a rimuovere tutti i residui del proiettile in modo ottimale e senza rischiare la vita del biondo.
Così coloro che erano al volante delle due vetture imboccarono la strada per il "Hope World Hospital" dove vennero poi raggiunti dai tre che erano rimasti fuori dallo scontro, una volta sul posto sotto le direttive di Hoseok fu predisposto il necessario per l'operazione e il fulvo fece del suo meglio durante delle estenuanti ore di procedura chirurgica per estrarre ogni frammento della pallottola e si rese conto che alcuni di essi erano finiti in delle posizioni pericolose, come vicino ad un'arteria o sulla via per raggiungere il suo cuore, perciò fu felice di aver prevenuto che qualcosa di terribile accadesse, scegliendo di giungere direttamente in ospedale, se pur più lontano della casa rurale.
Erano in occasioni come quelle che il ragazzo era felice di essere riuscito ad aprire un ospedale privato con una piccola ala separata che fungeva da pronto soccorso, scelta che aveva ovviamente intrapreso per poter essere d'aiuto ai suoi amici perché lui, sebbene fosse nato da una famiglia mafiosa, alleata a quella di Namjoon da generazioni, non aveva mai avuto la stoffa del criminale.
Era stato felice di avere avuto dei genitori comprensivi, poiché suo padre, proprio come lui, aveva sempre avuto un animo piuttosto gentile e aveva sofferto della vita che aveva dovuto fare poiché a lui non era mai stata concessa una scelta e fortunatamente aveva giurato che non avrebbe fatto una cosa del genere a suo figlio.
Era grato alla sua famiglia e quando aveva aperto quell'ospedale con l'intento di aiutare la gente aveva predisposto il tutto affinché una parte dell'edificio non fosse utilizzata di notte, in previsione di casi di quel tipo e questo perché era il suo modo di supportare i suoi amici, nonostante non condividesse il loro stile di vita.
Sapeva bene che Namjoon non aveva avuto scelta, una volta raggiunti i suoi dieci anni di età il padre lo aveva messo di fronte ad una realtà raccapricciante dove il bambino aveva dovuto uccidere per avere salva la propria vita e dove aveva dovuto imparare che vigeva la legge del più forte, che era uccidere o venir ucciso e lui non aveva potuto fare nulla.
Hoseok si sentiva profondamente colpevole per la sorte del biondo poiché era presente nel momento nel quale venne sottoposto alle varie atrocità che quell'uomo malato aveva imposto sul figlio piccolo, si sentiva in colpa perché lui aveva avuto la protezione di suo padre, mentre medicava le ferite che all'amico venivano inferte dal signor Kim.
Prese un profondo respiro prima di cominciare ad operare per svuotare la mente, non avrebbe lasciato che un peso che aveva da fin troppo tempo e con il quale avrebbe sempre convissuto offuscasse il suo giudizio, avrebbe salvato il suo amico e per riuscirci avrebbe fatto l'impossibile perché lo aveva promesso, nel momento nel quale aveva preso la facoltà di medicina.
Nel mentre tutti si erano posizionati nella piccola sala d'attesa fuori dalla stanza operatoria, le mura erano di un verde vivace e le sedie di un azzurro rilassante, i colori pastello e quelle stampe colorate sulle pareti cozzavano con la situazione angosciante e con il luogo in sé, ma considerando che l'obiettivo di Hoseok era sempre stato quello di rallegrare le persone perché la tristezza rendeva sempre tutto più difficile, era tutto fin troppo coerente.
Una forte preoccupazione tuttavia aleggiava fra quelle scomode sedie in plastica, tutti sapevano quanto fosse pericoloso quel tipo di intervento e che le condizioni del ragazzo erano piuttosto precarie, un solo sbaglio, un movimento involontario dei muscoli non previsto o un secondo in più avrebbero potuto stroncare la sua vita e questo sarebbe potuto accadere anche nelle mani del chirurgo più accreditato e capace della scena medica mondiale.
Con questo clima Veronica cercava di calmare Jungkook, il quale era fuori di sé, completamente agitato, con lo sguardo e le mani che tremavano come foglie, lo lasciò appoggiare sulla sua spalla con il capo mentre infilava le sue lunghe dita femminili nella morbida chioma del ragazzo cercando di rilassarlo il più possibile, fino a quando, dopo più di due ore, entrambi si addormentarono in quella posizione confortevole, stancati dalla tensione e dalla preoccupazione di quei giorni.
Accanto a loro Michela e Taehyung si erano invece messi a discutere dello scontro dal quale erano usciti per miracolo, la ragazza dalla chioma viola si faceva pressione con la mano sul braccio sinistro dato che un proiettile l'aveva presa, le aveva però perforato solo superficialmente il braccio prima di uscire a causa dell'angolazione, era stata fortunata che nulla fosse stato toccato se non la sua pelle, se solo la sua posizione fosse stata diversa avrebbe rischiato un danno ben più grave, come lesioni al muscolo o al tendine.
«A questo punto non saprei che fare...» disse il ragazzo dalla chioma cinerina con un sospiro sconfortato guardandola negli occhi preoccupato «Bella domanda, so solo che non siamo più al sicuro dopo quello che è successo» disse lei pressando le labbra in una linea dritta, ancora iraconda per le vicissitudini che si erano susseguiti e per essersi lasciata ferire in un modo, a sua detta, fin troppo sciocco.
Lui rispose con un cenno del capo che faceva percepire il suo appoggio, poi disse «Già, ora sicuramente altre gang e piccoli gruppi cominceranno a muoversi visto che siamo più vulnerabili e non possiamo proprio permettercelo, né noi con il nostro capo ferito, ne voi con te e Veronica ferite» disse ricevendo a sua volta appoggio dalla sua interlocutrice prima che Jimin si infilasse nella conversazione con lo sguardo castano leggermente tagliente nei confronti dell'amico, come in un avvertimento.
«Comunque vada non sarà tanto facile mandarci giù. Poi io e te sul campo siamo proprio una bella squadra, non trovi, Michela?» disse il moro con voce calda e sensuale cominciando un ovvio flirt che venne inizialmente reciprocato dalla ragazza, cosa che fece sentire Taehyung come se fosse stato il terzo incomodo, spingendolo ad allontanarsi da loro ed avvicinarsi a te per parlarti, distraendoti dalla tua preoccupazione per la salute di Namjoon e da quel tuo lieve senso di colpa.
«Posso parlarti?» chiese educatamente «Certo...» rispondesti sorpresa da quel suo tono composto «Ne stavo parlando prima con Michela e crediamo entrambi che lasciare la situazione in questo modo sia piuttosto pericoloso» tu annuisti guardandolo seriamente  prima di rispondere «Si, infatti ci stavo pensando anche io e credo che non manchi molto perché anche qualcuno dei nostri tenti di sovvertire la gerarchia. Questo è uno dei problemi di avere dei gruppi troppo grandi immagino, ma penso che in ogni caso sia meglio discuterne quando Namjoon si sarà svegliato» terminato quel breve scambio di battute continuasti la conversazione con Taehyung trovando la sua compagnia estesamente ed incredibilmente piacevole.
Rosalba invece se ne era rimasta semplicemente seduta su una delle sedie, abbastanza distanziata dagli altri ma non abbastanza da perdersi il fallimentare flirt di Jimin, venne distratta dall'ascoltatare come Michela facesse battute pungenti alle quali il moro non riusciva a rispondere da Jin che si sedette al suo fianco e che, con voce bassa e rispettosa le chiese scusa per tutto quello che era accaduto e per quello che le aveva ingiustamente detto.
La riccia scrollò le spalle senza neppure guardarlo e rispose che non c'erano problemi, lui sospirò prima di far vibrare la sua voce profonda «Onestamente, inizialmente mi sono avvicinato a te solo perché sapevo che eri uno dei membri principali della gang killer's bloodlust ma velocemnte, più ti conoscevo, mano ero incline a proseguire su quella strada. Senza che potessi rendermene conto  avevo cominciato a parlarti e volerti incontrare solo per curiosità di conoscerti ed il piacere di parlare con te» lei, presa alla sprovvista da quelle parole scosse nuovamente le spalle non riuscendo ad affrontarlo.
Non voleva ammetterlo così apertamente al diretto interessato, ma era stata ferita dal comportamento del ragazzo poiché aveva finito con l'innamorarsene, un rossore prorompente le colorò le guance, cosa che fece intuire a Jin cosa potesse passarle per la testa e sapendo che lei non lo avrebbe mai guardato di sua spontanea volontà le afferrò il mento tra pollice ed indice in modo che i loro sguardi si scontrassero.
Nuovamente la sua voce profonda squarciò l'aria quando parlò «Guardami, ti prego. Quello che ti ho detto è vero, mi sono innamorato di te ed è proprio per questo che ero così arrabbiato. Speravo che mi avresti detto la verità su di te. Poi ho capito di essere stato solo un cretino, che ero completamente nel torto dato nemmeno io sono stato completamente onesto con te» fece una breve pausa stringendole le mani, lasciandola libera di sviare lo sguardo se lo avesse desiderato, ma lei non riuscì proprio a staccare i suoi occhi azzurri da quelli profondi e color cioccolato del ragazzo che poi riprese teso «Io mi sono genuinamente innamorato di te e per quanto abbia tentato di negarlo, di dirmi che non potevo per via di tutta questa storia delle gang non ho potuto rinnegare tutto questo, ho dovuto accettare quanto immensamente tu mi abbia colpito e ora ti chiedo se vuoi reciprocate questi miei sentimenti» chiese inumidendosi le labbra preoccupato mentre la guardava diventare rossa, quasi viola in viso.
«C-cosa vuoi che ti dica. Sai benissimo qual'è la mia risposta.» affermò imbarazzata osservando come egli, con un sorriso un po' troppo vivace scuotesse la testa in modo infantile, lei lo mandò a quel paese e confessò di amarlo con voce tanto flebile che per poco egli ebbe paura di averla immaginata quindi le afferrò con gentilezza il viso bollente prima di catturare le sue labbra in un bacio che forse aveva aspettato fin troppo.
Suga che nel mentre si era fermato nella sala computer dell'ospedale si era fatto vivo nella sala d'attesa per poi raggiungere te e Taehyung che ancora stavate parlando, ignorando tutto il resto, il suo tono di voce serio vi fece capire che aveva qualcosa di importante da dire «Mi è venuto un dubbio quindi ho controllato i conti in banca di tutti i nostri sottoposti e dei tuoi. La maggior parte sta ricevendo grosse somme di denaro provenienti da una rete di società fantasma. C'ho messo un po' ma sono riuscito a risalire ai veri responsabili e sono persone che non vedono l'ora di riprendere il controllo, vogliono riottenere quello che i loro padri hanno perso» tu non eri affatto sorpresa per qualche ragione, ma non dicesti nulla poiché subito dopo uscì Hoseok esausto dalla sala operatoria con volto affranto.
Delle piccole gocce di sudore solcavano le sue tempie, gli occhi erano puntati sulle piastrelle verdi e azzurre del pavimento e subito dopo di lui uscì la sua ragazza, che appena aveva sentito dell'accaduto era corsa a dargli una mano dato che era un'infermiera, sebbene non fosse al corrente di quello che succedeva alle sue spalle, di quel mondo che ella era certa fosse così distante dal suo.

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