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Hell is just a frame of mind

Eravate rimaste immobili, avvolte dall'oscurità di quella piccola cella gelida e fetida, con lo sguardo puntato dove sapevate essere la porta, non sapevate quanto tempo fosse passato ma a voi parve che si fosse trattato di una piccola eternità, fin a quando lo stridulo cigolio dei cardini arrugginiti si fece udire nella stanza.
A quel punto una luce debole, dai toni caldi, si fece spazio nella stanza e degli uomini muscolosi entrarono, anche loro con quel vistoso tatuaggio, non dissero nulla e vi  trascinarono lungo il corridoio, voi non tentaste di liberarvi perchè non era una buona occasione e avreste semplicemente sprecato le vostre energie.
Vi infilarono con poca delicatezza in una stanza da bagno dicendovi che dovevate darvi una ripulita e farlo in fretta, vi minacciarono di staccare le vostre teste dai vostri colli se aveste tentato di fare qualcosa di stupido come tentare di scappare.
Decideste di approfittarne per scrollarvi quella spiacevole sensazione di dosso, per elaborare un piano per la fuga e magari cercare qualcosa che avreste potuto utilizzare in caso di bisogno, ma prima decideste di fare silenzio per captare quello che i due uomini si stavano dicendo e fu una buona idea perché vi fece scoprire quale sarebbe potuto essere il vostro destino.
«Questa volta pare che ci andrà bene, il capo ha intenzione di vendere le due vergini a un prezzo esorbitante, saranno il pezzo forte della serata. Pensa, ha deciso di pagare un extra a noi che le abbiamo prese...» il resto del discorso non era risultato parecchio rilevante, avevano virato parlando di cose disgustose e che delle bambine di dieci e undici anni non avrebbero dovuto ascoltare, dunque, ricavate quelle informazioni con una buona dose di fortuna, decideste di lavare i vostri corpi insudiciati dall'ambiente nel quale eravate state segregate, escogitando un modo per riabbracciare la vostra libertà.
«Uh, (T/N), come facciamo a fuggire?» chiese la mora spaventata, strofinando il suo corpo minuto, quello di una undicenne, con forza per sfogare il nervosismo e per scollarsi di dosso l'appiccicume che le si era attaccato ovunque e nessuna delle due aveva davvero voglia di scoprirne la natura poiché sospettavano che ne sarebbero state tremendamente disgustate, cercarono di non pensare a che fine potessero aver fatto quelle che erano state lì prima di loro ed indossarono i vestiti che erano stati lasciati lì, completamente bianchi e troppo audaci per delle ragazzine.
«La nostra unica occasione è creare un diversivo e tentare di scappare fra la confusione, ma non sono sicura che funzionerà» dicesti dubbiosa, in fin dei conti non poteva essere così semplice e tu non conoscevi quel mondo, ancora non sapevi molte cose, come sarebbe stato comune per una ragazza di appena dieci anni, Veronica ti sorrise stringendo la tua mano «Proviamoci, è tutto quello che possiamo fare, anche se fa paura...» disse ccon la voce che tremava prima di stringerti in un caloroso abbraccio rassicurante e, a pensarci con il senno di poi,non avresti saputo cosa fare senza di lei, forse saresti crollata.
Poco dopo veniste portate con poca grazia in una grossa stanza dalle luci soffuse, c'erano piccoli led dalla colorazione rossa disseminati lungo la moquette nera che rivestiva il pavimento, cosa che risultò piuttosto fastidiosa per i vostri occhi.
Veniste trascinate dietro delle pesanti tende nere, su un piccolo palco in legno e oltre le pesanti strisce di tessuto potevi vedere che quella stanza era piena di uomini, tutti vestiti in modo elegante, con dei cartellini per le mani.
L'aria in quel luogo era saturata dal fumo, il quale era reso visibile dalle luci artificiali che vi si rifranmgevano, i volti di queste persone erano coperti da delle maschere, come a volerne preservare la privacy e curiosa, stringendo forte la mano della tua amica, ti sporgesti un po' per vedere meglio, in quel momento notasti delle ragazze che erano quasi nude, fasciate da qualche striscia di tessuto poco coprente che indossavano dei collari ai quali erano legati dei lacci, alcune di queste erano semplicemente vicine ad alcuni uomini, altre erano carponi al suolo che muovevano le loro teste, altre che invece erano sedute su alcuni e si muovevano in un modo che una bambina non poteva comprendere.
Tu tornasti dritta su te stessa, con un terribile presagio che ti stava stringendo la gola, tuttavia tentasti di mantenerti calma per non far preoccupare Veronica, motivo per il quale optasti per il puntare i tuoi, ancora innocenti, occhi (C/O) su quanto avveniva su quel minuscolo palco illuminato da un grosso faro. Vedesti una ragazza giovane che aveva dei lunghi capelli scuri che accarezzavano la sua pelle pallida, gli occhi erano anche essi scuri, coperti da una patina lucida, con le pupille dilatate, immobile, con un bavaglio fra i denti, il corpo nudo, fatta eccezione per delle mutande fin troppo striminzite dalle quali pareva fuoriuscire qualcosa di circolare, che si muoveva e ciò vi lasciò perplesse, solo perchè ancora non sapevate che piega poteva prendere il mondo.
Un uomo, con un passamontagna, la frustava e lacerava quel corpo, dal pubblico si alzarono risate e applausi che vi fecero accapponare la pelle e che vi fecero comprendere che la situazione era ben peggiore di quello che avevate creduto e mentre quelle ragazze venivano  vendute e trattate come animali, imparaste che il diavolo non era un demone ma era la peggior parte degli esseri umani e che non era così difficile trovarvicisi faccia a faccia, anche senza aver fatto nulla per meritarlo e nel vostro caso, a condurvi davanti al male stesso era stata la cupidigia di altri.
«E ora, signori e signore, abbiamo due pezzi forti. Le stelle della vendita di oggi...» l'uomo che stava parlando lasciò la frase in sospeso aprendo il braccio destro di lato, come ad indicare con eleganza la vostra posizione, facendo in modo che gli uomini che vi erano rimasti accanto per tutto il tempo vi trascinassero davanti a tutta quella gente, sotto quella forte luce bianca che era puntata al centro del piccolo palco.
Non avevate avuto occasione di muovere un solo passo prima di quel momento e speravate di riuscirci durante la vendita, ma quei tizi rimasero dietro di voi premendo con violenza le loro mani sulle vostre spalle, lasciando che il banditore continuasse il suo discorso «... abbiamo una ragazza di unidici e una di dieci anni, vergini ed ignare, bene, se le desiderate è il momento delle offerte e tenete a mente che si trattano di due lotti separati» concluse.
Ci furono pochi istanti di silenzio, poi cominciarono a levarsi i primi cartellini, poi voci sempre più udibili che si sovrapponevano furiosamente nel lanciare le offerte più alte, talmente tanto consistenti che una persone comune, con la più bassa cifra proposta, avrebbe potuto comprare una casa e vivere dignitosamente per il resto della sua vita senza dover mai lavorare, si trattava di un minimo di nove zeri, il che era dannatamente impressionante.
Lentamente, fra i vari rilanci, le mani che alzavano convulsamente i proprio pezzi di carta numerati andarono scemando, quando le cifre si fecero surreali i primi a demordere furono coloro che per quella nottata avevano già portato a termine un "acquisto", solo il ripensarci ti disgustò mentre sfioravi con le dita le pareti rovinate della villa, poi ricordasti, come appena avvenuto, il momento nel quale, fra quelle luci soffuse, una sola mano si alzò e fu l'ultima a farlo.
Il banditore urlò eccitato una cifra tanto alta da essere da capogiro, forse anche impossibile da denominare, questa però comprendeva sia te che la mora, unica consolazione rispetto a quello che sarebbe poi seguito, almeno non vi avevano separato e foste così capaci di sostenervi in quello che seguì a quella notte terrificante, in un giorno avevate perso tutto e sarebbe iniziato anche il vostro inferno in terra, ma questo ancora lo ignoravate.
Passò così poco tempo dall'acquisto al momento nel quale foste trattate come animali e, attraverso i vostri nuovi collari, trascinate fino all'uomo che vi aveva comprate e riusciste a fare nulla, forse, nella confusione generale creatasi a  causa della fine dell'asta, a causa delle varie persone riverse ovunque a parlare fra loro e a causa delle varie grida sareste potute fuggire, tuttavia quella paura naturale e la vostra esitazione infantile, giusta data la vostra età non ve lo permise, nonostante foste state molto mature nell'affrontare tutto.
Apparentemente voi eravate dei regali per i figli di quell'uomo, per il fatto che ognuno di loro fosse riuscito a fondare una propria ed importante azienda e certamente non volevi ricordare tutto il dolore che ti aveva assediato il corpo, il momento nel quale eri stata privata del tuo pudore o come fosti tratta alla stregua di un animale, allo stesso modo non volesti rammentare le lacrime espresse in solitudine  o tutte le volte che Veronica tornava nella vostra stanza fra le lacrime, con la pelle lacerata e piena di lividi.
Scuotesti il capo abbandonando i ricordi, la mora che forse aveva anche lei rammentato ti strinse fra le braccia tremante, non voleva più vivere qualcosa del genere e ancora ti piangeva il cuore nel sapere che a qualcuno di tanto gentile come lei fosse stata riservata la sorte peggiore, almeno fra voi due, a lei purtroppo era toccato il più brutale e violento, cosa che aveva lasciato nella sua psiche un'impronta che non sarebbe stata superata facilmente.
Ciò che importava era che raggiunti i quindici anni tu e sedici lei  eravate riuscite a scappare, che avevi scoperto che ad orchestrare tutto era stato tuo zio, che avevi incastrato lui e il suo circolo mafioso per poi rivendicare i tuoi possedimenti e decidere di mettere le mani in quel mondo nero, ben cosciente che non esisteva l'inferno, ma che era solo un'invenzione umana e dovevi avere la tua vendetta, verso quelli che scopristi essere i Black Skull  questo ti aveva portata proprio a quel momento.
«Se becco il bastardo che ha fatto la spia lo uccido» ringhiasti arrabbiata, abbandonandoti sul divano impolverato, stanca, seguita poi dalle altre e venisti distratta dai tuoi pensieri da un lampo di curiosità, in fin dei conti la vostra amica non vi aveva raccontato come era riuscita a scappare e come erano andate le cose «Ehy, Ross, non ci hai ancora raccontato com'è andata a te, ti va?» domandasti lasciandole intendere che se non desiderava rivangare il passato avresti accettato la sua decisione, ella fece cenno con il capo, mettendosi più comoda per poi far scivolare il suo sguardo chiaro su di voi, chiaramente tesa.
«Quando ci siamo separate, non so nemmeno io come, sono riuscita a non emettere un fiato e ho tentato di raggiungere la cantina, quel posto era enorme e lo conoscevo abbastanza da non perdermi, in più ero certa che sarei riuscita a scappare anche se mi avessero trovato lì, viste le numerose vie di fuga. Sapevo che era pericoloso tentare perchè la maggior parte di loro si trovava al piano terra ma ho tentato e quando stavo per riuscire sono stata tirata dentro un armadio. Era Michela che mi aveva appena salvata da un tizio che non avevo visto...» fece una piccola pausa, probabilmente anche lei ricordava i più piccoli particolari di quel terribile giorno e sembrava star riesaminando i fatti per essere il più fedele possibile alla realtà.
«Mi ha aiutata a raggiungere la parte più profonda della cantina, che poi credo fosse più coretto chiamare quel luogo sotterranei, comunque, mi ha aiutata ad aprire la porta che chiudeva le vie di uscita che, per qualche ragione, era stata sbarrata e mi disse di andare e non tornare indietro per nessuna ragione. Io l'ho pregata di venire con me, così ci saremmo salvate sicuramente entrambe, ma lei non ha voluto saperne e ha detto che, probabilmente, non volevo sapere il motivo per il quale si tratteneva, poi se ne è andata e credo sia tornata nella casa...» si fermò di nuovo facendo strisciare le sue mani nervose lungo il tessuto rigido dei suoi jeans prima di riprendere «In qualche modo sono riuscita, in un paio d'ore, correndo per le fognature, ad arrivare in città. Sono andata alla stazione di polizia e ho raccontato l'accaduto, hanno tentato di consolarmi e hanno mandato lì una pattuglia, mi hanno affidata ai servizi sociali e sono stata adottata da una donna, Geltrude Smith e qui inizia la parte trsite fino ai miei diciassette anni, anche se non è molto in confronto a quello che avete passato voi... » ammise grattandosi il lato del collo nervosamente.
«Era un'abitudine per lei prendere dei bambini in affido, ottenendo così la sovvenzione sociale, eravamo in troppi in una casa troppo piccola e decisamente maltrattati, sfruttati come degli schiavi e troppo piccoli per rendercene effettivamente, credevamo tutti che le cose che ci erano successe fossero colpa nostra, perciò non fu difficile manipolarci. Ad ogni modo, quando la cosa è cominciata a diventare inosostenibile e mi sono resa conto di quello che stava succedendo sono scappata, beh, questo dopo averle piantato un cortello in gola... » disse «Dunque è questo il motivo per il quale stavi scappando... » riflettè a voce alta Veronica, riferendosi a quando vi eravate riunite, voi due che proseguivate facendo crescere il vostro gruppo mafioso, nascoste dall'oscurità della città e lei che, sempre in quei vicoli, si celava alla legge, sebbene il caso fosse avvenuto in un altro stato degli U.S.A..

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