... but in ourselves
Hoseok appena arrivati in quel luogo apparentemente sicuro si era occupato della fasciatura di Jungkook applicandogli una vera e propria ingessatura professionale, poi aveva prestato cure alla gamba di Veronica facendo in modo che la ferita non peggiorasse, dicendo che chiunque le avesse messo quei punti era un vero e proprio imbroglione, che non sarebbe stato capace di rassettare un bottone e disse che con i nuovi punti, poiché la lacerazione non era stata affatto profonda, la ragazza avrebbe cominciato a guarire e in qualche settimana sarebbe tornata come nuova, ma era evidente che non avrebbe dovuto fare sforzi.
Yoongi si era congedato appena aveva aperto la porta dell'abitazione dicendo che in previsione di casi di quel tipo, ognuno di loro aveva addosso una ricetrasmittente e che doveva mettersi velocemente a lavoro per sperare di poter triangolare la posizione di Namjoon perché era piuttosto sicuro che i due fossero stati portati nel deserto e lì non c'era segnale.
Ma per quanto tutti avessero optato per una tregua la pace era ben lontana dall'essere stata raggiunta, infatti Taehyung quando vide che Jungkook portava un vero e proprio gesso gli chiese come diavolo fosse successo, fu scioccato quando sentì il castano rimproverare sé stesso e dire che per colpa della sua incapacità avrebbe meritato ben di peggio, loro non potevano capire che si riferisse al suo senso di colpa per la ferita sulla gamba della ragazza e certamente non sapevano dello sviluppo romantico che c'era stato fra loro, motivo per il quale rimasero spiazzati nel vedere come egli cercasse la vicinanza dell'infortunata ma non dissero nulla a riguardo.
D'altro canto Jin aveva messo sul volto un'espressione severa dicendo «Rosalba sono sinceramente deluso da te. Mi hai ingannato per tutto questo tempo comportandoti come una brava persona e non hai mai rivelato nulla, come hai fatto a dormire la notte, ugh?»la riccia a quelle parole diventò livida di rabbia e rispose velocemente a tono «Io mi sono comportata come mi sarei comportata con chiunque altro. Non sapevo chi diavolo fossi, l'ho capito solo quando abbiamo scoperto il doppio gioco di Jungkook. Non sono io quella che ha fatto in modo di avvicinarsi ad una persona, solo perché poteva tornargli utile, quindi non fare il moralista con me. Non ti stai guardando ad un fottuto specchio SeokJin» urlò esasperata facendo abbassare il capo al ragazzo il quale farfugliò che non si era avvicinato a lei solo per quel motivo, cosa che nessuno sentì e che certamente in quel momento Rosalba non avrebbe voluto ascoltare.
L'aria in quella stanza era inrespirabile, motivo per il quale Hobi tentò qualche battuta ma fu tutto inutile, cosa che portò la tensione e la frustrazione di Jimin ad esplodere «Ma vi ascoltate? Dei nostri amici sono stati rapiti, non sappiamo se siano vivi o morti e voi non riuscite a tentare di calmarvi perché siamo rivali in affari? Crescete dannazzione, questa non è proprio la situazione per poter regolare i conti e non è nemmeno il momento di osservare o disgutere a riguardo di quello che è stato fatto e non. Taehyung, se vedi che Jungkook non incolpa nessuno perché diavolo devi farlo tu per il suo dito rotto? Cristo ringrazia piuttosto che si sia trattato solo di quello dopo quanto hanno scoperto e certamente tu non avresti reagito meglio se una persona della quali ti fidavi ciecamente ti avesse tradito in quel modo...» fece una piccola pausa per cercare di calmarsi un po' portandosi la chioma scura all'indietro, tirandone nervosamente le radici per poi continuare la sua ramanzina.
«Anche tu Jin, sei il più grande fra tutti ma ti comporti come un bambino. Sei l'ultimo che può parlare di moralità per qualcosa che tu hai fatto per primo e se vedi che lei dopo averti risposto in quel modo, perché te lo sei meritato, resta in silenzio sulla questione perché tu devi continuare ad insistere? Non sei un bambino, delle volte puoi avere torto e mi sembra il caso di accettare questa cosa dato che hai quasi trent'anni e non puoi continuare a pretendere di avere sempre l'ultima parola su tutto, dannazione» ringhiò minaccioso guardando male coloro che erano stati da lui nominati e ripresi per poi aprire la porta finestra che dava sul balcone frontale della casa a fissare l'asfalto, facendo da sentinella mentre si perdeva nei suoi pensieri, cercando di placare la sua rabbia e la sua agitazione che avevano fatto pulsare la vena sul suo collo come fosse stata sul punto di esplodere.
Michela aveva semplicemente sorriso in maniera divertita e si era intrufolata in cucina preparando del tè, quando sentì l'aroma, Taehyung si diresse in quella zona non aspettandosi trovare qualcuno della gang rivale, non voleva litigare, la sua intenzione per quel momento fu solo di capire con che tipo di persona aveva a che fare «Tu che ne pensi?» lei non sembrò sorpresa nell'udire quella voce bassa e profonda fendere il silenzio «Di cosa?» chiese cercando delle tazze per il liquido in infusione non curandosi di non essere a casa sua «Di tutto questo...» solo una volta trovati i recipienti si voltò verso il ragazzo appoggiando il petto sul bancone e sostenendo il capo con la mano destra, così da essere più vicina all'interlocutore.
«Penso che il doppio gioco sia stata una mossa davvero sgradevole e normalmente detesto le persone come il tuo amico, ma io sono arrivata da poco e poi so per certo che non era affatto felice di dover divulgare le informazioni. Ho controllato il suo portatile e ho notato che da quando si è reso conto dei suoi sentimenti per la mia amica ha smesso di essere anche lontanamente efficiente e sappi che è questo che lo ha salvato dalla mia promessa di morte. Per quanto riguarda (T/N) e Namjoon non sono troppo preoccupata. Un po' lo sono, certamente, ma entrambi sanno cavarsela quindi se non si scanneranno fra loro ci renderanno il compito di salvare i loro regali sederini più facile e per quanto riguarda la sfuriata di Jimin prima, ho appoggiato in pieno e non succede così spesso che io sia d'accordo con qualcuno» terminò quanto aveva da dire voltandosi per poi versare il tè nelle due tazze e dirigersi nell'altra stanza.
«Perché non la dai a me quella tazza, fa freddo e sono simpatico» disse con espressione sensuale cercando di far colpo sulla ragazza dalla chioma viola, in modo poco serio e chiaramente giocoso, lei sorrise divertita e disse «Qualcuno ne ha più bisogno di te e non sei il mio tipo tesoro, mi dispiace» disse mandandogli un bacio ridacchiando per poi aprire con i piedi la portafinestra e sbucare nel balcone una mezz'ora dopo la sfuriata del moro, che ignorando il freddo era rimasto lì a chiedersi se avesse potuto fare qualcosa in più, immobile a domandarsi come le cose sarebbero andate se avesse scelto diversamente e fu sorpreso di vedere una tazza fumante materializzarsi davanti al suo viso «Non ho intenzione di bruciarmi quindi prendi questa tazza o giuro che ti verso il té bollente nei pantaloni» soffiò lei, meno seria di quanto l'avesse udita fino a quel momento e con un sorriso afferrò quella piacevole fonte di calore prima che una coperta venisse appoggiata sulle sue spalle, cosa che certamente non si aspettava.
Tuttavia non disse nulla, quel gesto gli aveva fatto piacere e in quella situazione, dove non trovava un attimo di tregua ai suoi brutti pensieri, non aveva intenzione di sprecare quella lieve piacevolezza che lo aveva sfiorato gentilmente «Pensare a quello che sarebbe potuto essere non ti permetterà di cambiare ciò che è stato, puoi solo fare in modo di evitare gli stessi errori in futuro e non preoccuparti troppo per quei due, sai, se quella ragazza si mette in mente qualcosa è impossibile fermarla, credo che nemmeno un esercito potrebbe. Sono certa che staranno bene...» disse semplicemente con tono di voce calmo che inspiegabilmente rasserenò l'altro.
«Non so se esserti grato o preoccuparmi del fatto che tu sappia cosa mi passa per la mente» bonfocchiò appoggiando le sue labbra piene e morbide sulla ceramica colorata lasciando che il caldo liquido, leggermente amaro ma piacevolmente fruttato, accarezzasse la sua gola scaldandolo ancora un po', lei rise leggermente fissando un punto indefinito davanti a se ignorando lo sguardo castano del ragazzo che la studiava dubbioso «Jimin, se fossi un libro saresti illustrato. Era ovvio dalla tua espressione sai?» lui scosse il capo, non era la prima persona che gli diceva quelle parole ma forse era la prima a non conoscerlo a farlo.
«Sai, Michela, forse non sei così male come avevo creduto» sussurrò con la voce rauca a causa del freddo e della stanchezza ella rabbridì, per il freddo si disse, e sorseggiando la piacevole bevanda rispose «Meglio così suppongo, neanche tu sei così male, Jimin» terminò la frase scandendo bene il suo nome, entrambi sorrisero per come si erano posti e trovarono davvero improbabile la tranquillità che stava accompagnando il loro silenzio, ciò duro fino a che Yoongi entrò in salotto, dopo aver percorso il corridoio, urlando disse che era riuscito a localizzare la posizione di Namjoon.
E mentre tutto questo accadeva tu e Namjoon rinveniste in un luogo che appariva come un vecchio magazzino abbandonato, dato piuttosto irrilevante calcolando che al di fuori della città sfarzosa di Las Vegas c'erano molto magazzini e fabbriche che nel corso degli anni avevamo chiuso.
Ti guardasti attorno, il capo della banda rivale fece la stessa cosa e non fu affatto contento di notare un uomo che se ne stava tranquillo ad osservarvi, con una chiara sfumatura di superiorità riflessa nello sguardo allegro, lo riconobbe, quello era uno dei suoi sottoposti.
Nell'osservare l'espressione minacciosa e le sguardo tagliente di Namjoon il ragazzo ridacchiò scuotendo le spalle, con un sorriso sghembo che non potesti fare a meno di trovare decisamente irritante poi disse «Su, rilassati, in fin dei conti non ho alcun tipo di interesse nell'uccidervi, voglio solo prendere tutto quello che vi appartiene e i vostri cari amichetti ce la daranno. Grazie in anticipo» terminò ridendo ancora per poi lasciarvi soli.
Tu non eri affatto contenta della situazione nella quali ti trovavi, avevi davanti a te colui che aveva rovinato i tuoi affari, senza contare che la sua presenza, per il semplice fatto che fosse parte dei Black Skull ti infastidiva da morire, perciò decidesti di non perdere quell'occasione per risultare pungente.
«Paretico, non sai farti rispettare nemmeno dai tuoi sottoposti» ti aspettavi a quelle parole che l'altro cominciasse a dare di matto, qualcosa che si sarebbe adattato ad un uomo sciocco convinto di essere superiore a tutto e a tutti, ma rimanesti sorpresa nel sentirlo schiacciare la lingua contro il palato, abbassare lo sguardo sulle mattonelle scure e nell'udire che quella non era la vita che aveva scelto, che non era stato lui a volere tutto quello e la cosa, in un certo senso, ti divertí.
Non eri mai stata una di quelle persone che crede che esistano cose davvero impossibili, non eri mai stata fra quelle persone che giustificava certi eventi dicendo che era inevitabile o che era una disgrazia che quella persona non meritava affatto, eri sempre stata dell'idea che ognuno fosse artefice del proprio destino e una di quelle persone che hanno sempre fatto valere il loro pensiero senza però pretendere di aver ragione, ma in quel caso sapevi di non avere torto.
«Se non lo desideravi avresti potuto compiere scelte diverse. Siamo i risultati delle nostre decisioni e delle esperienze che viviamo, quindi non ha senso dire cose come che non hai scelto tu questa vita, poiché è così, non hai fatto altro che inoltrarti in questo mondo quindi sei colpevole del tuo male» dicesti, senza tralasciare quella nota di amarezza e fastidio che non riuscivi proprio ad abbandonare, dopo quelle parole lui appoggiò la schiena contro la gelida parete sospirando e decise di raccontarti come era finito in quel mondo.
«Puoi fare una scelta solo quando sai di avere delle alternative, ma se c'è solo una cosa che conosci, un modo di vivere e nient'altro non puoi seguire altri percorsi. Mio padre mi ha cresciuto solo con lo scopo di farmi diventare il suo successore, facendomi prendere le redini di questo gruppo mafioso e io non ho potuto fare altro, non c'era nulla per me fuori da questo mondo e sebbene io ne faccia parte ho cercato di evitare il peggio. Ho smesso ogni traffico di umani e ogni coniazione di omicidio, mi sono fermato alla droga e a qualche favore in cambio di denaro, all'usura e cose minori. Certamente non sto cercando di dire che sono un santo, non lo sono affatto.»
Dopo quel suo breve discorso capisti che non era forse marcio quanto chi aveva ucciso i tuoi genitori e per qualche istante il silenzio di tutto quello che udisti, fino a che ti chiede il motivo per il quale aveva deciso di immischiarti in quel mondo terribile e decidesti di raccontare.
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