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Mi svegliai frustrata e mi guardai intorno. Ero nel mio letto. Era stato un sogno?
Piano piano, mi alzai e mi avviai allo specchio. No, non era stato un sogno: era tutto vero. Sul collo, infatti, sulla parte sinistra, c'era un segno rosso. Mi doleva toccarlo. Avevo inoltre gli occhi gonfi.
Com'ero tornata a casa?
La porta lentamente si aprì. Isei, in uniforme scolastica, entrò silenziosamente nella stanza. Senza distogliere lo sguardo dalla Melanie riflessa, sussurrai: <<Isei... Cos'è successo?>>
Isei cominciò a piangere e mi strinse da dietro affondando la sua testa nella mia spalla.
<<Ti prego Isei, dimmi cos'è successo, non ricordo nulla>> dissi ad un tratto trascinandolo sul letto. Isei fece una faccia arrabbiata. <<Melanie, stavi tornando a casa quando due tipi ti presero e ti fecero quel segno sul collo nonostante le tue opposizioni>>
<<Ma come sono tornata a casa?>>
<<Ti ha portato in braccio Kai, quello del secondo anno>>
<<Kai?>> mi lasciai scappare.
<<Sì e ti ha anche curato. Prima quella "cosa" era quasi violacea. Ma Kai non so come te l'ha fatta diventare solo rossa>>
Poi Isei si lasciò scappare qualche lacrima.
<Che hai? Sto bene, Isei>>
<<È ch-che... I-io d-dovevo esserci e n-non c'ero... Non ho saputo p-proteggerti. Sono un pessimo amico. Scusami, ti prego!>>
<<Oh Isei!>> esclamai alzandomi e abbracciandolo. <<Non preoccupati, ti voglio bene lo stesso! E poi tu non sei mio amico... Sei il mio fratellone! Tra tutti mi sei capitato tu e io ne sono strafelice>>
Lui mi strinse a sè.
<<Andiamo?>> dissi. Lui annuì e aprì la porta. Io mi cambiai e uscimmo dopo aver salutato Manila.
Io però, dovevo assolutamente fare una cosa ringraziare Kai.
Arrivammo di buon'ora a scuola ed io subito mi misi a cercare Kai, ma non lo trovai da nessuna parte. Cercai al campo, ma nulla. Mi affacciai in tutte le classi e lui non c'era. Mollai Isei in classe e uscii sul retro che non avevo mai notato ma comunque Kai non c'era.
<<Ma dove cavolo è oggi?>> esclamai disperata. Ritornai sull'ingresso principale, ma nella fretta inciampai nell'ultimo gradino e finii sopra alla persona che in quel momento odiavo di più al mondo: Reina.
<<Ma cosa...?>> esclamò lei guardandomi male.
<<Scusa Reina, sono inciampata e non ti ho visto>>
Le porsi la mano per aiutarla a rialzarsi, ma lei me la spinse via e si rimise sui tacchi.
<<Hai finito di seguirmi?>> disse, con la sua voce stridula.
A quel punto non mi trattenni più: <<Ma chi ti vuole seguire?! Cosa me ne faccio io di te?!>>
Quella, a quanto pare, era abituata a rispondere male.
<<Ora basta! Tu sei invidiosa di me!>>
E io non mi tirai certo indietro: <<Ah, io invidiosa di te? Non farmi ridere, non ho proprio nulla da invidiare ad un'antipatica e scontrosa come te!>>
<<Come ti permetti? E poi, quanta fretta! Chi cerchi?>>
<<Non sono affari tuoi>>
Lei guardò dietro di me. Iniziò a parlare a vanvera: <<Oh, senti: tu non ti permetti di chiamarmi invidiosa, perchè io di te non invidio niente, io ho e posso avere tutto quello che voglio. Al contrario tu, che tra l'altro non sei neanche di questo popolo, ti permetti di venire qui a seguirmi. Ma fammi il piacere. Sei solo una povera stupida, qui nessuno in realtà ti vuole bene, perchè tu sei diversa. Non sai niente del Giappone e dei suoi abitanti. Quindi ora...>>
<<Quindi ora Reina smettila di dire cavolate e fila in classe se non vuoi vedere il preside>> disse una voce dietro di me.
Reina stava per rispondere, ma poi disse sottovoce: <<È inutile ragionare con questa gente come lei>> e seguita dalla sua amica se ne andò.
Io ero lì in piedi, sulla porta, appoggiata al vetro, con lo sguardo abbassato. Mi sforzai però di non piangere.
Come sapeva Reina delle mie vere origini?
Una mano, piano piano, strinse la mia e iniziò a tirarmi. Io, un po' triste e un po' scossa, mi lasciai trascinare.
Mi portò dietro, nel giardino che avevo scoperto prima. Mi fece poi sedere su un'altalena che prima non avevo notato e si sedette davanti a me, senza lasciarmi la mano.
<<Non preoccuparti per Reina, ci penserò io>> mi disse Kai, prendendo anche l'altra mano.
<<Mi sento uno schifo, Kai. Ha rivelato le parti di me che odio di più. Io non volevo venire qui per fare l'esibizionista. E ora tutti sanno tutto di me. Che vergogna! Nessuno starà più con me ormai... Forse è meglio che io me ne torni da dove sono venuta>>
A quel punto, Kai si alzò. E alzò anche me.
<<Ora non dirmi che per quelle quattro cavolate dette da Reina tu te ne vai e mi lasci qui da solo>>
Io tolsi le mie mani dalle sue, incavolata. <<Senti Kai, io non ti cambio la vita, tanto una ragazza in meno non si nota. In realtà non ti frega niente di me, vuoi solo usarmi per poi mettermi da parte. Ma no, non parteciperò al tuo gioco. Volevo solo ringraziarti per ieri per avermi portata a casa. Grazie mille. Ora ognuno per la sua strada. Addio>>
<<Aspetta Melanie!>>
Ignorandolo, mi misi a camminare velocemente per poi correre. Kai era altissimo e aveva delle gambe lunghissime. Ma io ero più agile.
<<Smettila di inseguirmi!>> gridai. Ma lui insisteva. Mi rincorse fino alla mia aula. Io entrai e corsi al mio banco chiamando Isei. Isei capì tutto e si mise davanti a me per proteggermi. <<Non è la tua aula, o no?>> disse il mio amico.
<<Mel...>> disse Kai, guardandomi. Io uscii da dietro Isei e mi misi davanti a lui. <<Sì?>>
Kai prima mi guardò serio, poi sorrise e si chinò fino ad arrivare alla mia guancia sinistra per poi lasciarci un bacio.
<<Ci vediamo dopo, piccola>> sussurrò.
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