Will sei un'idiota.
Una volta nella cabina di Nico questo aiutò Will a sedersi sul suo letto.
<Ti fa molto male?> Domandò e Will scosse la testa sorridendogli. <Ormai è poco meno di una distorsione. Un paio di giorni e sarò come nuovo.> Promise e Nico annuì.
Si mise seduto a gambe incrociate sul pavimento, scrutandosi le mani pensieroso. <Mi dispiace.> Mormorò così piano che Will ebbe il dubbio che volesse solo pensarlo.
Sospirò, mettendo da parte le garze e sporgendosi per afferrargli il braccio. Nico sollevò gli occhi su di lui mentre lo trascinava con se sul letto.
<Non è colpa tua, te l'ho già detto.> Lo rimproverò dandogli un buffetto in testa. Nico sbuffò, ma abbracciò Will, incastrando il viso nel suo collo. <Ma avevo detto che ti avrei protetto.> Brontolò mentre si stendevano sulle lenzuola.
<Nico, sono più grande di te, non devi proteggermi.>
Nico scosse la testa. <Certo che devo!>
<Amore, è una caviglia rotta. Anzi, era una caviglia rotta. Non pensi di star esagerando?> Ridacchiò infilandogli una mano sotto la maglia e accarezzandogli la schiena.
Nico sospirò, stringendo la presa. <No.> Rispose scuotendo la testa, anche se il tocco caldo di Will gli faceva venire i brividi. <Ero stanco e distratto e non ho fatto attenzione. Se fossi stato più concentrato non ti saresti fatto. Mi sentivo malissimo.> Esclamò sollevando il mento e Will si ritrovò intrappolato in due iridi nere come inchiostro, aveva paura che ci sarebbe annegato come un gabbiano nel petrolio sparso in mare. <Vedere che stavi soffrendo...> Nico scosse la testa, nascondendo il viso nella stoffa della maglia di Will. <non voglio mai più sentirmi così! Non lascerò che ti succeda mai più nulla. Lo giuro!>
Will si morse un labbro. <Va bene, ora però perché non riposi un po'? È stata una lunga giornata.> Disse piano, continuando ad accarezzargli la schiena. Nico annuì.
<Will, io ti amo.> Disse.
Will sorrise. <Ti amo anche io.> Poi venne colto da un grosso sbadiglio e si sistemò meglio sul materasso, appoggiando la guancia contro i capelli di Nico. <Buon riposo.>
Nico non rispose, e Will ebbe il sospetto che stesse già dormendo. Ed anche a lui si stavano già chiudendo gli occhi quando dei colpi alla porta lo fecero sussultare.
Anche Nico si alzò di scatto, balzando immediatamente sull'attenti.
<Will! Nico!> Strillò Lou Ellen dall'altra parte della porta con la voce carica di preoccupazione.
Will cercò di mettersi in piedi ma una fitta alla caviglia lo fece imprecare. Nico lo guardò male. <Sta fermo.> Gli ordinò severo e poi aprì la porta. Gli occhi lucidi di Lou lo trattennero dal risponderle male.
<Lou...che succede?>
Lei scoppiò definitamente in lacrime, abbracciando Nico. Il figli di Ade si irrigidì come un tronco, ma evitò di scrollarsela di dosso. Fu lei ad allontanarsi un secondo dopo. <C-Cecil!> Singhiozzò.
Will affiancò Nico in quel momento sulla soglia. <Lou, che ha Cecil?> Chiese preoccupato, e Nico avrebbe voluto rimproverarlo per essersi alzato con la caviglia in quelle condizione ma lasciò perdere.
<È sparito. Will è scomparso!> Si asciugò il naso. Will divenne improvvisamente bianco come un cadavere. <Che vuol dire scomparso?>
<Non lo troviamo! Da nessuna parte.> Insistette lei. <I suoi compagni di squadra dicono che era nell'avanscoperta ma che non è mai tornato.>
Will imprecò.
<Lo stiamo cercando dappertutto, stiamo setacciando il bosco ma->
<No!> Esclamò Nico, attirando l'attenzione di entrambi. <Se è sparito nel bosco è pericoloso andarci!>
Will aggrottò la fronte. <Ma non possiamo non cercarlo.>
<Ma non possiamo nemmeno lasciare che si perdano altri ragazzi.> Insistette Nico, allontanandosi di corsa.
Trovò Chirone ai margini del boschetto, che cercava di rassicurare i fratelli minori della casa undici sul fatto che il fratello stava bene, anche se nemmeno lui sembrava troppo convinto. Quando vide Nico si rilassò un poco.
<Nico, potre->
<Chiron devi richiamare i ragazzi.> Lo interruppe il moro.
<Cosa?> Fece stupito il centauro. <Ma stanno cercando Cecil.>
<Se Cecil è scomparso nella foresta potrebbe essere pericoloso.> Spiegò Nico.
<Come con il Labirinto intendi?>
Nico annuì. <Dobbiamo richiamarli.>
<No!> Si oppose Will, arrivando in quel momento assieme a Lou Ellen.
Nico lo guardò male. <Will, la caviglia->
<Lascia stare la mia caviglia. Non possiamo abbandonare Cecil!> Protestò. <Chirone diglielo!>
L'istruttore guardò prima lui e poi Nico e poi il bosco, agitandosi inquieto sugli zoccoli. <Will mi dispiace, ma Nico a ragione. Non posso mettere in pericolo altri ragazzi per cercare Cecil.>
Will spalancò la bocca e allora anche Lou intervenne. <Ma Chirone!> Il centauro mise una mano su una spalla a entrambi. <Vi prometto che faremo tutto il possibile per cercare e trovare Cecil, ma anche la sicurezza degli altri è importante.> Poi si rivolse a Nico. <Nico, bisogna richiamare tutti. Ho bisogno del tuo aiuto.>
Il figlio di Ade annuì. Chirone raccomandò ai presenti di avvertire tutti i campeggiatori di tenersi alla larga dalla foresta e poi si inoltrò al galoppo fra gli alberi.
Nico sospirò, e quando cercò lo sguardo del proprio ragazzo non era pronto a quegli occhi furenti. <Will->
<Vai a quel paese, Nico.> Sbottò Will, aggrappandosi meglio a Lou Ellen. Lei sembrava più addolorata che arrabbiata, ma si allontanò lo stesso con Will.
Nico avrebbe voluto inseguirlo ma si impose di distogliere lo sguardo dalla sua schiena.
Solo venti minuti dopo, quando fortunatamente Chirone annunciò che nessun altro mancava all'appello Nico sospirò sollevato e si concesse di rimanerci male per la rabbia di Will.
Diede un'occhiata all'infermeria e proprio allora Austin e Kayla gli arrivarono a fianco. <Nico, Lou ci ha detto che tu e Will avete discusso.> Disse lei, e Nico riconobbe lo stesso tono cauto si Hazel quando gli chiedeva di un suo incubo, quello si chi sa che una parola sbagliata basterebbe a farlo chiudere a riccio.
<Già.>
Austin sospirò, mettendogli una mano sulla spalla con un po' di riluttanza. <Will è molto legato a Cecil. Non devi prendertela.>
Dici così perché non sei tu che ha guardato come se avessi condannato a morte la sua famiglia. Gli bruciava il fondo della gola e gli pizzicavano gli occhi. <Sapete, Will e io non abbiamo mai litigato.> Ridacchiò, sperando che bastasse per non piangere. Non aveva mai più pianto dopo la morte di Bianca, non pensava che l'avrebbe fatto per una lite con Will.
Si accorse degli sguardi preoccupati di Kayla e Austin. Probabilmente avevano paura che desse di matto ed evocasse magari qualche zombie. Sospirò, scrollandosi di dosso la mano di Austin. <Scusate.> Disse ficcando le mani in tasca. <Beh, ci vediamo.>
E prima che uno dei due figli di Apollo potesse protestare scomparve nelle lunghe ombre che il tramonto gettava sul prato.
Una volta nella propria cabina guardò il letto e si disse che probabilmente aveva l'odore di Will e quindi non era un bene probabilmente stendercisi sopra. Così uscì di nuovo e si arrampicò sul tetto, dove stette seduto con le gambe strette contro il petto a scrutare la baia di Long Island cambiare colore al calar del sole.
Sbottò stizzito quando persino il sole gli fece pensare Will. <Che palle.> Sbuffò calciando un sassolino con la punta dell'anfibio.
Il corno per la cena era suonato da un pezzo e l'idea di mangiare gli diede il voltastomaco. Non riusciva a scacciare quella sensazione spiacevole alla base della gola, come una diga in procinto di sgretolarsi, e più tentava di trattenere le lacrime più quella diventava intesa.
Aveva il petto schiacciato da un bulldozer e la testa piena d'acqua. Stava così male che voleva solo che quella giornata tremenda finisse.
Fino al momento in cui una testolina bionda non invase il suo campo visivo. Se avesse seguito l'istinto sarebbe balzato giù dal tetto e corso fra le braccia di Will, ma lui era figlio di Ade, signore dei morti, e poi quel biondino l'aveva fatto stare di merda tutto il pomeriggio. Perciò lo guardò male e poi voltò la testa dall'altro lato.
<Nico scendi per favore.> Lo chiamò Will.
<Vattene Will.> Gli rispose invece. Una vocina dentro di se strillò di rimando: non andartene!
Will sbuffò. <Senti, se non scendi dovrò salire io e con questa caviglia non credo finirebbe bene.> Lo avvisò. Nico alzò gli occhi al cielo ma saltò giù in ogni caso, atterrando con grazia proprio di fronte a Will, che lo fissava sconcertato, probabilmente sorpreso che non si fosse rotto una gamba per via della caduta.
<Ma come hai-?>
<Che vuoi?> Sibilò Nico. Odiava parlare a Will così ma odiava ancora di più come l'avevano fatto sentire quegli occhi azzurri che ora lo guardavano mortificati.
Will sospirò. <Senti, ho sbagliato a prendermela con te. Lo so che hai fatto la cosa giusta. Lo sapevo anche in quel momento, però...> Si interruppe a metà, poi alzò gli occhi su Nico e si sentì ancora di più uno schifo quando oltre quell'espressione arrabbiata vide i suoi occhi feriti e lucidi. L'aveva fatto piangere?
<Nico mi dispiace da morire. Non avrei dovuto reagire così.> Fece un passo verso di lui ma Nico si ritrasse di scatto, come avesse paura di lui. <Nico ti prego.> Riprovò ad avvicinarsi e questa volta Nico si lasciò abbracciare.
Will lo strinse a se appoggiando la guancia contro i suoi capelli e gli chiese scusa ancora accarezzandogli la schiena piano e Nico sentì che le lacrime tornavano a pizzicargli gli occhi.
Strizzo le palpebre e le ricacciò indietro, premendosi contro Will senza però abbracciarlo a sua volta. <Non farmi mai più sentire così.> Mormorò contro la sua maglietta e Will annuì furiosamente. <Nico mi dispiace. Ti amo. Hai fatto quello che era giusto. Per il mio egoismo altri ragazzi sarebbero scomparsi.>
Nico trattenne un singhiozzo e Will lo percepì da come le sue spalle sussultarono. La vibrazione si trasferì al suo petto e gli spezzò il cuore. Passò le braccia sotto quelle di Nico, stringendolo meglio e allora anche lui gli strinse le braccia attorno al collo.
<Amore mio...> Sospirò Will baciandogli il collo e Nico si impose di non dirgli che lo amava perché doveva tenergli il muso.
<Ti amo.> Aggiunse Will lasciandogli un bacio dietro l'orecchio, indietreggiando fino ad appoggiare la schiena contro la parete della cabina numero tredici, perché a stare in piedi gli faceva male la caviglia, ma se l'avesse detto Nico l'avrebbe lasciato andare e ora voleva solo stringerlo a se e non lasciarlo.
<Mi dispiace.> Sussurrò Nico. Sollevò il viso e Will abbe voglia di prendersi a schiaffi per quegli occhi rossi e lucidi. <Mi dispiace per Cecil.> Ripeté e Will gli diede un bacio sulla bocca. E poi tantissimi altri sulle guance. <Lo so, lo so.> Lo sapeva che gli dispiaceva, lo sapeva anche prima, lo aveva visto nei suoi occhi, ma in quel momento arrabbiarsi con lui era stato più facile che accettare che la cosa giusta era smettere di cercare uno dei suoi migliori amici. E per questo era un'idiota.
<Ti prego Nico, perdonami.> Disse baciandogli la tempia, e inspirando forte il suo odore. Sapeva di sudore e del suo shampoo. Quella mattina si era fatto la doccia, a San Diego, e poi aveva combattuto due volte e fatto più viaggi nell'ombra di quanto ricordasse di averne mai fatti dopo la battaglia di Gea. Era stata una giornata a die poco estenuante per Will, non voleva nemmeno immaginare per Nico, e aveva ben pensato di fare il coglione prendendosela con lui mentre faceva solo quello che andava fatto per il bene di tutti. E nonostante questo Nico annuì, stringendo più forte le braccia attorno al suo collo e sollevandosi sulle punte per poter nascondere il viso nel suo collo. <Sì.> Disse solo e Will non si accorse che erano scivolati nelle ombre finche non avvertì sotto di se il materasso e le lenzuola del letto di Nico, allora rotolò su un fianco e intrecciò le loro gambe.
Nico stringeva così forte la sua maglietta nei pugni che gli erano sbiancate le nocche, ma se era così che si sarebbe sentito se Will avesse dovuto decidere di lasciarlo un giorno probabilmente ne sarebbe morto.
<Amore, guardami.> Disse Will gentilmente ma Nico scosse la testa, non voleva che vedesse che stava per piangere. Allora Will si scostò un po' e appoggiò la fronte contro la sua e gli disse che lo amava e Nico annuì, poi gli diede un bacio e gli rotolò sopra perché non potesse andarsene. E Will lo strinse forte e finalmente le lacrime smisero di bruciargli in fondo alla gola e quel masso che aveva sul petto si sgretolò piano.
<Ti amo.> Gli disse e Will sorrise, baciandolo.
<Possiamo non litigare mai più?> Lo supplicò.
Il biondo sorrise. <Mi sa che non te lo posso promettere.>
Nico storse la bocca e Will gli accarezzò una guancia piano. <Ma prometto che non ti lascerò mai. Questo posso giurartelo.>
Il moro si morse un labbro e Will gli diede un'altro bacio. <Finché resti tu resto io. Finché mi ami tu ti amo io. Come ti suona?>
<Bene.> Mugugnò Nico sporgendosi per un'altro bacio.
~spazio autrice
Voi non potete capire il dolore di scrivere questa cosa. Non lo voglio fare mai più.
Gwaaaaaa no. La solangelo non litiga più in questa ff.
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