Will sei stressanteeeee
Quando la sera prima aveva detto a Nico che non aveva problemi a stare senza di lui per mezza giornata probabilmente aveva esagerato.
Per fortuna le pulizie dell'infermeria lo avevano tenuto occupato. Una volta al mese lui e i suoi fratelli pulivano a fondo il locale, spolveravano gli scaffali del magazzino, lavavano e asciugavano tutte le lenzuola e tiravano a lucido il pavimento. Era un lavoro immenso, considerando le dimensioni dell'infermeria, ma in quattro ci mettevano più o meno tre ore.
Nonostante il responsabile dell'infermeria fosse Will, Kayla lo spodestava ogni volta instaurando un regime del terrore in cui chi veniva sorpreso a oziare se la vedeva con lei.
<Quella non è una ragazza, è un'arpia.> Sospirò Austin appoggiandosi al manico del moccio. Will ridacchiò. <Fratello, sta attento con i nomi.>
Lui sospirò. <Preferirei che una di quelle galline planasse qui ora e mi uccidesse piuttosto che rischiare che lo faccia Kayla.>
<Che cosa hai detto!?> Strillò la diretta interessata dall'altro lato della stanza. Austin sobbalzò. <Prova a ripeterlo!> Lo sfidò Kayla rincorrendolo con lo spolverino in mano.
Will rise, guardandoli rincorrersi. <Kayla, calmati.>
<Non dirmi di calmarmi, Will!> Abbaiò lei colpendo Austin.
<Will aiutami!> Implorò lui.
Will scosse la testa. Continuando a togliere le lenzuola dai letti. <Oh no. Mi spiace ma non mi metterò contro nostra sorella.>
<Traditore!> Lo accusò il moro. Sam rise. <Direi che più che altro sei saggio, fratello.>
<Grazie Sam.> Le disse Will mentre lo aiutava a togliere le lenzuola.
<Figurati. Piuttosto, dov'è finito di Angelo? Non l'ho visto per tutta la mattinata.>
Will scrollò le spalle. <Ha detto che aveva delle commissioni da sbrigare in città.>
<Capisco. È strano vedervi separati.> Commentò Sam mentre ficcavano le lenzuola nei cesti. Will ne prese uno e insieme si diressero alla Casa Grande. <Che intendi?>
Sam rise, seguendolo con un'altra cesta. Avrebbero dovuto fare almeno un paio di giri per lavarle tutte. <Che ormai siete un'entità unica.>
<Che esagerata. Non è vero!>
<Tu dici?> Fece lei lanciandogli un'occhiata obliqua. <Non sono affari miei ma se per caso, in via del tutto ipotetica, di quando in quando tu decidessi di far sgattaiolare Nico nella tua stanza di notte, e non sto insinuando che tu ieri sera l'abbia fatto, probabilmente un buon consiglio che una sorella dovrebbe darti sarebbe di parlare un po' più a bassa voce, sai?>
Will sentí il sangue affluirgli alle guance. <Non è come pensi!>
Sam ridacchiò. <Io non penso assolutamente niente.> Gli assicurò infilando le lenzuola nella lavatrice, poi sollevò lo sguardo e ridendo sotto i baffi aggiunse. <Ma Austin pensa un sacco di cose.>
Will si coprì la faccia con le mani. <Oh miei dei.> Piagiucolò immaginandosi già quanto avrebbe dovuto faticare per convincere Austin che si sbagliava. <Giuro che non è successo nulla!> Non ieri sera, almeno. L'ultima parte decise di tenersela per se.
Sam gli diede un paio di pacche sulla spalla mentre tornavano in infermeria.
Kayla e Austin avevano smesso di rincorrersi, ora stavano battibeccando amabilmente mentre finivano di pulire per terra. <Direi che siamo alla fine.> Sospirò Will, sollevato.
<Bisogna aspettare che le lenzuola siano pulite e poi stenderle. Fortunatamente è una bella giornata.> Commentò Kayla.
Austin raccolse il secchio da terra. <E se mentre aspettiamo andassimo in spiaggia?>
Will si mordicchiò l'unghia del pollice. <Non so se possiamo; e poi siamo a Novembre, fa freddo ormai.>
<Teoricamente siamo esonerati dalle attività mattutine visto che dovevamo pulire.> Fece notare Sam.
<Che poi, perché lo facciamo noi?> Si lamentò Austin, beccandosi un colpo in testa con il piumino da Kayla.
<Perché il capocabina sono io e l'ultima volta che l'abbiamo lasciato fare alle "inservienti" ci ho messo due giorni a riordinare il magazzino. Quindi zitto e lavora o dirò a Kayla di colpirti.> Lo minacciò Will e Kayla sorrise come se non aspettasse altro.
<Will, sei cattivo.> Piagniucolò Austin.
Sam rise. <Quindi? Spiaggia?>
Tutti e tre guardarono Will. Il biondo rise. <Oh per gli dei, e va bene. Ma non fatevi vedere dagli altri o ci sarà una sommossa popolare.>
Kayla, Austin e Sam esultarono e corsero a cambiarsi. Will rimise a posto gli attrezzi che avevano usato per pulire e poi li raggiunse in cabina. Si infilò il costume e inforcò gli occhiali da sole. Non c'era la temperatura per una giornata in spiaggia, ma c'era un sole splendido. E per i figli di Apollo il sole era il sole in qualsiasi periodo dell'anno. Mettete un figlio di Apollo all'aperto in costume in una soleggiata mattina di Dicembre e lui si abbronzerà.
Quando il corno di Chirone risuonò nell'aria si alzarono dalla sabbia e tornarono indietro.
A pranzo Will non potè fare a meno di Chiedersi dove fosse finito Nico.
<Will?> Lo richiamò Kayla.
Solo allora si accorse di essersi perso a fissare il vuoto con la forchetta a mezz'aria. <Eh?>
Austin e Kayla si scambiarono un'occhiata. Il fratello gli mise una mano sulla spalla. <Will, tutto bene? Sei un po'...>
<Rincoglionito.> Concluse Kayla.
Austin la guardò male. <Assente. Volevo dire assente.>
Will scosse la testa. <Tutto okay. Sono solo un po' in pensiero.> Sorrise ai suoi fratelli. <Davvero, va tutto bene. Non vi dovete preoccupare.>
Kayla annuì e ricominciò a farneticare su come progettava di sfidare di nuovo Chirone. Austin diede un'ultima occhiata a Will.
<Austin, sul serio. Non preoccuparti.>
Il fratello fece una mezza smorfia ma alla fine lasciò perdere. <Kayla, non puoi battere Chirone. È inutile, rassegnati.>
<Se non la smetti di cercare di scoraggiarmi userò te come bersaglio, miscredente.>
<Non vorrei finire anche io come bersaglio ma Austin ha ragione.>
<Ma come Will?> Esclamò lei. <Anche tu!?>
Per il resto del pranzo cercarono di convincere la sorella a desistere ma lei non volle sentire ragioni. A fine pasto si alzò e dopo aver puntato addosso al loro istruttore l'indice annunciò la sfida.
Chirone sospirò. <Kayla, sei proprio sicura?>
Lei rise. <Non pensare di potermi battere così facilmente!>
Un'ora dopo Will e Austin la stavano consolando dopo una sonora sconfitta.
<Come ho fatto a perdere!?>
Will sospirò. Erano quasi le tre del pomeriggio e di Nico nemmeno l'ombra. Ironico.
Quando Kayla si fu calmata notò il cipiglio sulla fronte di Will. <Ohi.> Lo richiamò, mettendogli una mano sulla spalla. <Willy che c'è?>
Il biondo sospirò. <È che...Nico aveva detto che sarebbe stato via solo questa mattina, e non è ancora tornato.>
Austin ridacchiò. <Will, Nico sa badare a se stesso meglio di chiunque altro qui dentro.>
Will si grattò il dorso della mano, un tic che aveva da sempre quando era preoccupato. <Lo so, ma fuori è pericolo. Se gli fosse successo qualcosa...>
Prima che il panico lo attanagliasse del tutto Kayla gli assestò una sberla tra capo e collo, facendolo barcollare in avanti.
<Ehi!> Protestò.
Lei sbuffò, mettendosi in piedi. <Datti una calmata. Di Angelo non è il tipo da farsi mettere sotto da qualche mostro di strada, va bene?>
Will avrebbe voluto dire che le sue parole l'avevano completamente sollevato, ma proprio non riusciva a non stare in pensiero.
In quanto responsabile ufficiale dell'infermeria le sue attività erano molto ridotte, due volte settimana tirava di spada e tre aveva allenamento con l'arco. Tutte le altre lezioni non era veramente obbligato a frequentarle. Di solito ne approfittava e se ne stava buono buono in infermeria aspettando che qualcuno si facesse male, cosa che puntualmente accadeva. Quel pomeriggio però decise di seguire tutte le attività nel suo orario solo con l'intento di tenere la mente occupata.
Era a metà della lezione di combattimento con la spada quando la sua visione periferica colse un movimento alle sue spalle.
Si voltò di scatto riconoscendo un ammasso di ricci neri e una giacca da aviatore molto familiari. Per fortuna non era nel bel mezzo di un combattimento o si sarebbe come minimo fatto mozzare la testa.
Quando Nico si accorse che Will l'aveva adocchiato accennò un sorriso e sollevò la mano per salutarlo.
Will mollò lì il ragazzo con cui stava parlando e si fiondò letteralmente addosso al suo ragazzo.
Nico squittì sorpreso quando lo strinse tra le braccia. La preoccupazione gli scivolò di dosso nel momento in cui le mani del figlio di Ade gli si strinsero incerte attorno ai lembi della maglietta del Campo.
<Will, tutto bene?> Chiese lievemente preoccupato Nico. Quando Will si allontanò aveva lo sguardo arrabbiato. <Mi spieghi dove cavolo sei stato!?> Sbottò.
Nico rimase interdetto. <Io...ti sei preoccupato?>
Will gli diede una scrollata talmente forte che gli fece sballottare il cervello nella scatola cranica. <Certo che mi sono preoccpato! Avevo detto che saresti stato via un paio di ore quest mattina e sono le cinque! Mi stava venendo un'attacco d'ansia!>
Nico si morse le labbra per non ridere. Will se ne accorse lo stesso e si rese conto che doveva sembrare fuori di testa. Lasciò andare le spalle di Nico e si mise le mani sul viso. Diede una sbirciatina agli latri ragazzi attraverso le dita: per fortuna sembravano tutti intenti a fare altro.
Nico gli pungolò una guancia con l'indice. <Will?>
<No.> Sbuffò il biondo, dandogli le spalle. <Sono arrabbiato con te.> Non era vero.
<Non è vero.> Ridacchiò infatti Nico. <Dai, scemo, guardami!>
Will grugnì, girandosi di nuovo. Nico gli sorrise e anche se fosse stato arrabbiato per davvero gli sarebbe passata in quell'esatto secondo.
<Mi spiace di averti fatto preoccupare.> Si scusò Nico. <Ma dovresti sapere che so badare a me stesso.>
Will assottigliò lo sguardo. <Non vuol dire niente. Sei il mio ragazzo, è normale che mi preoccupi per te.>
Sentirsi chiamare il mio ragazzo fece arrotolare lo stomaco di Nico. Prese la mano a Will e lo trascinò fuori dall'arena, ignorando le sue proteste.
Si fermò solo quando fu sicuro che fossero soli.
<Mi hai fatto male!> Si lamentò Will, strofinandosi il polso.
<Scusa.> Tagliò corto Nico. <Allora, vuoi sapere dove sono stato?>
Will lo scrutò. <Se sei così eccitato allora era sicuramente qualcosa che non approverò.>
Nico ridacchiò. <Probabilmente no. Ma non dare in escandescenze, va bene?>
<Farò del mio meglio.> Promise Will, e osservò Nico sollevarsi la manica della giacca e scoprire il polso. Sbarrò gli occhi quando, sotto uno strato di cellophane, vide la stessa W che gli aveva scarabocchiato ieri con il pennarello: ora era più scura e densa, la pelle attorno era rossa e lievemente gonfia.
<Nico ma che hai fatto!?> Strillò prendendogli la mano per guardare più da vicino.
Nico ridacchiò. <Avevi detto che non avresti dato in escandescenze!>
<Avevo che avrei fatto del mio meglio ma questo va ben oltre il mio meglio! Nico questo è un tatuaggio!>
Nico rise. <Wow Will, sei proprio sveglio! Non me n'ero accorto.>
<Ma è permanente!>
<Già, è così che funzionano i tatuaggi.>
Will lo guardò male. <Nico, sono serio. Cioè, è...è una cosa...è bellissimo. È una cosa dolcissima, davvero. Ma->
<Io non sono dolce.> Sibilò Nico, rivolgendo a Will un'occhiataccia che lo fece ridere.
<Nico, ti sei tatuato l'iniziale del mio nome sul polso.> Gli ricordò acchiappandolo per le spalle e abbracciandolo. <Tra l'altro scritta con la mia calligrafia orrenda.>
<La tua calligrafia non orrenda.> Brontolò Nico.
<Lo è, ma apprezzo lo sforzo. In ogni caso, per fare una cosa del genere sei decisamente dolce.> Nico arricciò il naso. <E pazzo, probabilmente.> Aggiunse. Prese il viso del suo ragazzo fra le mani e lo guardò negli occhi. <È per questo che ieri sera mi hai chiesto se secondo me ci saremmo lasciato?>
Nico sostenne il suo sguardo e annuì. <Vedi...ci ho pensato dopo quello che mi hai detto. E ho capito che anche se un giorno...> Si interruppe un secondo, stringendo forte la maglia di Will fra le dita. <Se anche un giorno ci lasciassimo> Proseguì. <io non vorrei cancellare quello che c'è stato. Tu...tu hai cambiato la mia vita. Hai cambiato me. E se anche un giorno non mi volessi più al tuo fianco io voglio ricordare quel che hai fatto per me.> Abbassò gli occhi sul proprio polso e non riuscì a non sorridere. <Forse hai ragione, questa cosa è decisamente dolce.> Ridacchiò sollevando di nuovo lo sguardo. La risata gli morì in gola quando vide Will in lacrime.
<S-stai piangendo!?>
Will annuì singhiozzando.
<Oh miei- Will ti prego non piangere!> Lo supplicò nel panico, mettendogli le mani sule guance. <Non ti sembra esagerato!?>
Will rise fra le lacrime. <Tu mi parli di esagerazione?>
Nico fece una smorfia. <Touché.>
Will gli mise le braccia dietro la schiena e lo abbracciò, appoggiando la guancia contro i suoi capelli. <Non avresti dovuto farlo.>
<Non ti piace?>
<È bellissimo. Lo adoro.>
<Ti stai contraddicendo.>
<Ti amo.>
Nico rise. <Ti amo anche io. E ti prego, non piangere mai più. Mi è quasi venuto un infarto.>
Will annuì contro i suoi capelli. Il resto del pomeriggio lo passarono seduti sul tetto della cabina numero tredici.
<Posso rivederlo?> Chiese per la milionesima volta Will, sorridendo tutto gongolante.
Nico ridacchiò, allungando il polso. Superata la fase del "sei pazzo non puoi tatuarti le mie iniziali" Will era passato alla modalità "bambino la mattina di Natale".
Fissava la piccola lettera sul polso di Nico con gli occhi che luccicavano. Il tizio che gli aveva fatto il tatuaggio aveva detto a Nico di non togliere il cellophane per tipo un giorno e poi disinfettarlo di continuo e metterci su della crema. A Will erano bastato quaranta secondi e qualche parola in greco e la pelle era chiara come prima e il tatuaggio sembrava essere lì da sempre.
<Però avresti potuto dirgli di scrivertela meglio.>
Nico scosse la testa. <Mi piace così.>
Will annuì. <Capisco. Però non è giusto.> Brontolò poi, appoggiando il mento sulle ginocchia.
<Che c'è, vuoi anche tu un tatuaggio?> Lo prese in giro Nico. <Onestamente non ti ci vedo. E poi se i tuoi pazienti lo scoprissero perderesti di credibilità.>
Will fece una risata palesemente finta. <E tu cosa credi? Aspetta che tutto il campo sappia che ti sei tatuato l'iniziale del nome del tuo ragazzo e vedrai che che fine farà la tua reputazione da cattivo ragazzo.>
Nico ridacchiò. <Il fatto che io sia occasionalmente dolce con te non vuol dire che non sia in grado di spezzare un'osso a qualcuno in caso di necessità. Ti ricordo che evoco ancora gli scheletri.>
Will rabbrividì. <Ottima osservazione. No, comunque, non pensavo a un tatuaggio. Hai ragione, non sono tipo. E poi fa troppo male secondo me.>
Nico strizzò un'occhio. <Già.>
<Ecco appunto.> Ridacchiò Will. Rimasero in silenzio qualche secondo, poi Will si voltò verso Nico con gli occhi che luccicavano. <Posso rivederlo?>
Nico scoppiò a ridere. <Oh miei dei, Will ti prego smettila.>
<Daii!> Insistette il biondo. <L'ultima volta! Lo prometto!>
Nico sospirò. Alzò gli occhi al cielo ma lasciò che Will gli prendesse la mano. Gli ruotò il braccio e sollevò la manica della giacca scoprendo il polso.
L'inchiostro nero risaltava sulla pelle di Nico come un punto nero su un foglio bianco. Era delle dimensioni di un acino d'uva, proprio sopra l'intreccio di vene blu sotto la pelle bianchissima del polso di Nico.
Will lo accarezzò piano con le dita e il minore rabbrividì. Il biondo se ne accorse e ridacchiò, lasciandoci sopra un bacio. Nico arrossì fino alla punta delle orecchie. Nascose il viso nella spalla e borbottò un "era proprio necessario?" ovattato dalla stoffa.
Will rise, gli prese il viso fra le mani e gli diede un bacio sulla bocca. <Assolutamente necessario.>
Nico si allontanò di scatto, guardandosi attorno agitato per assicurarsi che nessuno potesse vedere quanto era in imbarazzo. Will invece continuava a ridere. <Will smettila di prendermi in giro!> Brontolò dandogli una sberla sul braccio.
<Okay, okay, la smetto. Vieni qua però.> Insistette allargando le braccia.
Nico lo scrutò incerto e poi lo trascinò con se nell'ombra di uno dei gargouille che adornavano il tetto della sua cabina. Si ritrovarono sul suo letto, Will steso sulle lenzuola ancora intonse dalla notte precedente e Nico steso sopra di lui.
Will ridacchiò. <Ora che non ci vede nessuno posso baciarti?>
Nico sbuffò. <Non mi da fastidio che vedano che mi baci.> Precisò, sentendo di star arrossendo ancora. <Non voglio che vedano che mi fai arrossire. È una cosa che odio.>
Will gli prese le guance, ancora di un rosso acceso, e le baciò delicatamente. <Io invece adoro quando arrossisci.>
<Solo perché sei un megalomane perverso e ti piace sapere che hai effetto su di me. Sei disgustoso.> Lo accusò Nico, mettendoglisi seduto sul ventre.
Will rise. <Mi hai beccato. Hai scoperto anche che annuso la tua biancheria?>
Nico prese un cuscino e glielo tirò in faccia. <Idiota!>
Will lo buttò per terra e si tirò su sui gomiti. <Dai, dammi un bacio.>
Nico alzò gli occhi al cielo ma si sporse e appoggiò la propria bocca su quella di Will, mettendogli le mani dietro la nuca.
Si baciarono a lungo e quando si separarono Will sorrise. <Posso rivederlo?>
<Will smettila!>
~spazio autrice
Un applauso a chi aveva indovinato.
(Sono stata tentata di inserire la piscina.)
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