Will é Rapunzel.
Verso ora di cena Nico fu costretto a svegliare Jason, che si era addormentato sul suo letto, scaraventandolo a terra.
<LEGIONARI AVANZ...>Strillò quello svegliandosi di soprassalto.
Nico cercò di trattenere una risata, senza però grandi risultati, se non quello di scoppiare proprio in faccia al biondo, che rispose con uno sbuffo.
<Che ore sono?> Borbottò alzandosi in piedi, dolorante, con un sonoro sbadiglio.
<Quasi le sette, credo che tra poco Chirone...>Will Solace, arrivato in quel momento, si interruppe, lasciando spazio al suono del corno che convocava i ragazzi per cena. <Appunto.>
Il figlio di Apollo si portò le mani a coppa vicino alle labbra e scandí bene. <Chi è in grado di muoversi può pure andare a cena nel padiglione, glia altri non si preoccupino, le driadi vi porteranno da mangiare qui.>
<Quindi posso andare!?> Nico balzò in piedi, afferrando al volo la giacca e la propria spada.
<Certamente.> Rispose Will, sorridente.
Nico pensò che prima o poi gli sarebbe venuta una paralisi, a forza di sorridere. Il pensiero lo divertì.
<Ottimo. Jason, andiamo.> I due si diressero fuori dall'infermeria, insieme a buona parte dei feriti. Alcuni avevano solo qualche fasciatura, altri invece avevano bisogno di aiuto per muoversi, era una scena davvero triste, ma allo stesso tempo rassicurante: tutti quei ragazzi, avrebbero potuto essere messi molto peggio, per esempio morti.
<Ci sono anche alcuni ragazzi del campo Giove. >Constató Jason additando di nascosto un paio di ragazze che zoppicavano, l'una appoggiata all'altra.
<Se non sbaglio ripartiranno fra un paio di giorni. >Rifletté Nico, fermandosi all'entrata del padiglione della mensa. <Tu che farai> Domandò al biondo, che alzò le spalle.
<Credo che resterò qui. >Confessò lanciando uno sguardo alla tavolata dei figli di Afrodite, tra cui Piper rideva a suo agio.
<Capisco. Ai Romani mancherai.> Rispose il figlio di Ade
<Oh, non preoccuparti Nico, ce la caveremo.> Lo rassicurò Reyna, spuntando alle loro spalle.
<Non ne dubito.> Annuì Nico, riempiendosi il vassoio, anche se sapeva che non avrebbe mangiato, giusto perché Jason e Reyna erano lì accanto.
Fece un'offerta al padre, chiedendogli di aver cura dell'anima di Leo, e gli si strinse il cuore pensandoci.
Rimase seduto al proprio tavolo per qualche minuto, poi svuotò il contenuto del proprio vassoio nella pattumiera, avviandosi verso la propria cabina.
Mentre attraversava il prato, ascoltando il forte chiasso che proveniva dalla mensa, qualcuno gli andò incontro di corsa. Sebbene fosse buio, attorno a Will Solace c'era una sorta di alone di luce, come se tenesse il sole nascosto sotto i vestiti.
Aveva sciolto i capelli, che gli arrivavano quasi alle spalle, li spostò dietro un orecchio con un gesto impaziente. <Dove stai andando?> Domandò ansimando per la corsa.
<Ehm...alla mia cabina?> Azzardò Nico confuso.
<Fila in infermeria, prima che ti tiri dietro una lira.> Lo minacciò serio.
Nico fu sul punto di ridere, ma lasciò perdere quando capì che il biondo non scherzava.
Sbuffò, superando Raggio di Sole, e affondò le mani nelle tasche dei jeans borbottando mentre si dirigeva verso l'infermeria.
Will, alle sue spalle, pensò che nonostante tutto era tremendamente carino quando era arrabbiato. Cioè sempre. Era carino sempre.
Quella sera non era potuto andare in mensa per la cena, perché qualcuno doveva rimanere a vegliare sui feriti più gravi, e quel qualcuno, in quanto capocabina, era lui.
Controllò che Nico arrivasse al proprio letto e si lasciò cadere su una branda libera lì vicino sospirando. Stava per addormentarsi quando Austin lo scosse per una spalla. <Ehi, Solace!>
<Che vuoi Austin?> Borbottò Will pregando che fosse qualcosa di rapido, per poter tornare a riposare un po'; se tutto andava bene gli sarebbe toccato fare anche il turno di notte.
<Ti ricordi quella cosa che mi avevi chiesto di verificare, a cena?>
Il maggiore spalancò le palpebre, scattando a sedere. <Giusto. Allora?>
Austin scosse la testa, e Will si voltò a guardare Nico di Angelo, che seduto a gambe incrociate sul proprio letto, giocava a tirare in aria la propria spada, riprendendola al volo.
Will, sapendo di non poterlo fare di persona, aveva domandato a Austin di controllare che Nico mangiasse a cena. Evidentemente non l'aveva fatto.
<Quel ragazzino fa paura.> Commentò Austin, beccandosi uno scoppellotto dal fratello. <Gioca con quella spada come fosse uno stuzzicadenti, e ha solo sedici anni! Ammettilo che un po' è inquietante: sempre solo, pallido e vestito di nero. Per carità, al cuore non si comanda, ma mi domando ancora come tu abbia fatto a prenderti una cotta per lu-...>
<OKAY AUSTIN!> Esclamò Will balzando in piedi, per tappare la bocca al fratello. Gli voleva un bene immenso, ma aveva la brutta abitudine di parlare sempre troppo. <Che ne dici se finiamo questa conversazione un'altra volta?>
L'altro ridacchiò alzando le mani. <Okay, va bene, hai vinto. Posso restare a darti un mano con il turno di notte?> Propose sorridendo.
Will ebbe voglia di mettersi a piangere, ecco perché adorava il fratello. Dopo ventisei ore filate passate lì dentro, davanti alla prospettiva di avere Austin al suo fianco non poté trattenere un singhiozzo. <Certo che puoi. Ti voglio bene Austin!> Esclamò buttandogli le braccia al collo.
Il minore rise, dando delle pacche amichevoli sulla schiena del fratello.
Da lontano, Nico osservava la scena e per poco non prese la spada per la lama, tanto era distratto.
Osservó contrariato il sangue che si raccoglieva ai margini del taglio che gli si era formato sul palmo. <Ma guarda te.> Borbottò irritato. Stupido Will che lo distraeva.
<Che hai fatto?> Domandò Will preoccupato afferrandogli il polso.
Nico cercò di sottrarsi alla sua presa, ma non ne fu in grado.
Non si era accorto che l'altro si stesse avvicinando fin quando non si fu seduto sul proprio letto.
<É solo un graffio.> Cercó di replicare Nico, ma il figlio di Apollo non gli diede ascolto, intrecciando le loro dita.
Le farfalle scheletro nello stomaco di Nico iniziarono a svolazzare furiose, facendogli male.
Le sue dita, a confronto con quelle di Will, sembravano appartenere a un cadavere, piuttosto che ad un essere umano. Il biondo borbottò qualcosa in greco antico e dalle fessure tra le loro dita iniziò a sprigionarsi un flebile bagliore dorato.
Quando le loro mani si separarono, la ferita sul palmo di Nico era sparita.
<Vorrei dirti che, a giocare in quel modo, era prevedibile che ti saresti fatto male. Ma poi mi arriverebbe un pugno, quindi starò zitto.> Concluse sorridendo, e al figlio di Ade venne voglia di tirarglielo ugualmente il pugno, ma rimase fermo.
Nel punto in cui la propria mano era entrata in contatto con quella di Will, la pelle scottava terribilmente, come se quella dell'altro fosse stata di fuoco.
<Hai mangiato?> Gli chiese il biondo alzandosi in piedi.
Nico ripensò al proprio cibo, gettato nella pattumiera. <Certo.>
Will non replicò, allontanandosi.
Le farfalle scheletro erano di nuovo immobili.
Spazio autrice
Adesso prendete un Will Solace
E poi una Rapunzel
E poi buttateli nella lavatrice a 60 gradi
Ecco. Il danno è fatto.
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