Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Solangelo is the new Twilight

Era una giornata tranquilla.

Per Nico, almeno.

Era come se quel giorno i ruoli si fossero invertiti. Nico sembrava sereno e solare, mentre lo stesso non si poteva dire di Will, che in tutta la mattinata aveva aperto bocca dolo per rispondere senza troppo entusiasmo al saluto di Nico, a colazione.

Ma il moro non sembrava infastidito, anzi, era sollevato che anche Will avesse le sue giornate no; lo faceva sentire meno uno stronzo.

L'umore di Will non fece che peggiorare quando Austin passò a lasciare la posta.

<Will, c'è->

<Una lettere del papino? Uu ma che bellezza! Puoi metterla insieme alle altre, credo che farò un falo!> Esclamò tutto d'un fiato.

Austin prese un lungo respiro profondo. <Sei fortunato che io ti voglia così tanto bene. Qualcun'altro a quest'ora ti avrebbe sputato in un occhio.> Sbottò andandosene.

Nico soffocò una risata.

<E tu che hai da ridere?> Sibilò Will, acido.

<Woh, calmati biondino. E poi non credi di aver esagerato con Austin? Mica è colpa sua sai.> Replicò Nico, iniziando a scaldarsi. Dimenticato quanto detto prima, Will di malumore era una cosa insopportabile.

<Tu vieni a farmi lezioni di buone maniere?> Ribatté sarcastico.

Nico assottigliò lo sguardo. <Attento Solace, non ti conviene farmi incazzare.> Lo avvertì alzandosi di scatto dal suo posto.

Come si fu allontanato il malumore di Will si trasformò in angoscia; una preoccupazione per tale che schizzò in piedi in un secondo, rincorrendolo fuori dal padiglione della mensa sotto lo sguardo perplesso dei presenti.

<Nico!>

Niente. Io questa scena l'ho già vissuta, si disse Will.

<Nico, aspetta! Scuami!>

Finalmente il moro di voltò, fissandolo con le braccia conserte e quegli occhi neri ridotti a due fessure che lo scrutavano severi.

<Hai finito di fare il cazzone?>

Will sospirò. Era stufo che quell'uomo continuasse ad avers quell'effetto così negativo su di lui.

<Ricordi la promessa che mi hai fatto la settimana scorsa?>

Come dimenticare? <Sì.>

Will si guardò rapidamente attorno.

<Vieni con me.> Ordinò poi trascinando Nico fino ai margini del bosco, dove si sedettero sull'erba ancora fresca di rugiada.

<È colpa di mio padre.> Sputò tutto d'un fiato.

<È colpa sua per cosa, esattamente?> Chiese Nico, confuso.

<Di tutto. Se sono sempre nervoso il giovedì quando consegnano la posta. Se sono così spaventato all'idea che tu possa...che stupido che sono!> Si disse da solo coprendosi il viso con le mani.

Voleva davvero essere onesto con Nico;a parlare di suo padre è come per qualcuno parlare delle proprie verruche, o di una malattia dolorosa.

Nico gli prese la mano, senza però guardarlo. <Sono qui. Ascolto.>

Will lo scrutò un secondo, notando solo ora l'insolita scelta di vestiti: dei jeans scuri e una lunga maglietta bianca troppo grande per lui. Non portava nemmeno la giacca da aviatore, ma solo un paio di guanti da motociclista in pelle neri.

Prese un lungo respiro. <Va bene, prima però...>

Mise le mani sulle spalle del minore, facendolo stendere con la testa sulle sue ginocchia, prendendo ad accarezzargli i capelli. Nico arrossì, ma capì dall'espressione di Will che aveva bisogno di quel conforto, o non sarebbe riuscito a tirare fuori un ragno dal buco.

<Ancora da prima che scoprissi di essere un semidio non avevo mai avuto un gran rapporto con mio padre. Io e lui siamo così diversi; lui è serio, posato e rigido, scorbutico spesso e volentieri e affatto incline a scherzare. Ho scoperto del mio genitore divino quando avevo quindi anni, quindi relativamente tardi. Vivevo sul lungomare dalla California del Sud, in una grande casa di quelle che si vedono nei film. Con grandi vetri e tende leggere alle finestre. Ricordo che d'estate entrava così tanta luce che sentivo di poterci fare il bagno. A mio padre deve essere piaciuto molto. Ho quattro fratelli, tutti più grandi. Eravamo molto uniti, ma da quando sono andato via di casa non li ho più sentiti. È stata mia madre stessa a dirmelo, che ero figlio di Apollo. Sai la cosa divertente? Sono praticamente identico a quello che credevo essere mio padre, un caso fortunato, credo. Stessi ricci biondi, pelle abbronzata e occhi chiari. Credo che se non l'avesse ammesso lei non l'avrei mai saputo, che quello non era mio padre biologico. Quando me l'ha detto non volevo crederci. All'inizio ho riso, e l'ho raccontato a papà. Ma lui non ha riso. Anzi.> Will si interruppe un secondo, prendendo un lungo respiro.

Mentre raccontava non aveva smesso un secondo di accarezzare i capelli di Nico. Teneva lo sguardo basso e passava le lunghe dita abbronzate tra le sue ciocche scure.

<Will, se non ce la fai..>

<No! Ce la faccio.> Annuì, schiarendosi la voce. <Mi ha detto che era tutto vero. Che davvero mia madre mi aveva avuto da un dio. Mi chiedevo come facesse a saperlo. Come potesse credere a qualcosa del genere, e soprattutto come facesse ad essere così tranquillo parlandone. Accettava così serenamente il tradimento di mia madre? Certo, non aveva molto diritto di fare altrimenti, visto che lui stesso l'aveva tradita, con un'uomo, per altro. Quando me lo disse ero così confuso che non riuscivo a metabolizzare. Mia madre lo sapeva? Le stava bene? No. Non lo sapeva. E fu lui stesso a chiedermi di non dirlo. Ma come potevo io tenere un segreto del genere. Ero così confuso, Nico. So che è difficile da capire ma per il me stesso quindicenne è stato una bella batosta da assimilare tutta in un giorno. Quella sera non mi presentai a cena, e la mattina dopo mio padre entrò in camera mia dicendomi che quel giorno stesso sarei venuto a vivere qua. Sai come si giustificò? 'Non posso lasciare che gli errori del passato distruggano il nostro presente.' Non replicai. Non dissi niente. E quel pomeriggio, dopo aver impacchettato tutte le mie cose lasciai casa mia. Non ci sono mai più tornato, a parte una volta, un anno dopo il mio arrivo al campo. Era il compleanno di mio fratello maggiore, e così ho deciso di fargli una sorpresa. Quando sono arrivato davanti al portone di casa ho guardato la casa e non era cambiato nulla. Sembrava che non fosse passato un anno. Mia madre mi ha aperto la porta ed è scoppiata a piangere ancora prima che la salutassi. Quando lasciai casa lei non c'era, non l'avevo nemmeno salutata. Stessa cosa per i miei fratelli. Loro erano se possibile ancora più felice. Ingrid, mia sorella, quasi rotolò giù dalle scale. Ero così felice, non sapevo se raccontare loro del campo, e così non tirai fuori l'argomento fin quando non rientró mio padre quella sera. Quando mi vide sbiancò letteralmente. 'Che ci fai tu qui?' mi chiese con tono gelido. Non avevo mai provato rabbia nei suoi confronti, ma quella sera esplosi letteralmente. Non dissi niente del tradimento, non volevo distruggere la mia famiglia, anche se non era veramente mia. Ma gli urlai addosso tutto quello che pensavo di lui: che era un ipocrita, un codardo e uno stronzo. Mi cacciò di casa, di nuovo, accusandomi di essere la rovina della sua famiglia. Non sono una persona che serba rancore, ma io odio mio padre. Con tutto me stesso. E queste sue lettere...non so cosa mi scriva; se siano scuse o meno non cambia per me. Del resto non ho nessun legame con quell'uomo, e ha ampiamente dimostrato di non volermi nella vita sua e della sua famiglia, così decisi di ignorarlo. Ma ieri... è venuto qui al campo. Mi ha chiamato Chirone e mi ha portato da lui. Ero sorpreso di vederlo. Ero abituato ad un uomo austero, con i capelli sempre impeccabili, gli abiti firmati sempre in ordine e lo sguardo severo, non all'uomo stanco e triste che vidi. Era sempre lui, abiti firmati e capelli corti tirati col gel, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che dimostrava che il tempo era passato anche per lui. Gli ho chiesto cosa volesse e lui ha fatto scena muta, perciò ho chiesto a Chirone di lasciarci, nella speranza di sbrigarmela in fretta. Appena soli ha cercato di abbracciarmi. Vederlo mi faceva una tale rabbia.>

Nico trattenne una smorfia di dolore, per la forza con cui Will strinse i suoi capelli. Lo vedeva dai suoi occhi che si stava trattenendo dall'urlare. Scrutavano furiosi il profilo dalla baia lontano.
Nico gli circondò le vita con le braccia, appoggiando la testa al suo stomaco.

<Diceva di volersi scusare, di voler sistemare. Che aveva sbagliato. Che era pentito. Così tante puttanate e con così tanta convinzione che gli avevo quasi creduto. Mi chiese di tornare a casa, ma gli risposi che era pericoloso. Anche solo per un giorno, disse. Annuii. Poi pensai a te.> Aggiunse ridendo a stampando un bacio tra i capelli di Nico. <Non potevo certo partire senza dirti nulla. Chi è Nico, chiese. Gli risposi il mio ragazzo. L'espressione sul suo viso fu come uno schiaffo. Mi guardò con gli occhi colmi di vergogna. Sei gay? Era spaventato nel chiedermelo. Sì. Risposi sicuro. Non so se sono gay a dire il vero. Le ragazze mi piacciono, ma io amo te Nico.>

Il cuore del minore fece una capriola sentendo quelle parole. Ti amo.

<Quindi sì, sono gay. Sembrava sconvolto. C'è qualche problema? Chiesi iniziando già ad arrabbiarmi. Gay...con un ragazzo. Ripeté inebetito. Mi avvicinai abbastanza da farlo indietreggiare. Ti infastidisce, papà? Credo di aver calcato sull'ultima parola. Scosse subito la testa. No, ma gay...sicuro? Non hai idea di quanto fossi arrabbiato. Prima tradisce mia madre con un uomo, poi mi caccia di casa perché non lo si scopra e poi mi biasima per il mio orientamento sessuale. Gli ho mollato un cazzotto che gli ha fatto perdere l'equilibrio. Mi sono anche slogato il polso, per farlo.> Confessò mostrando la fasciatura a Nico, che rise dandogli dell'imbranato. <Dopodiché me ne sono andato. Sono tornato indietro senza voltarmi. Per me poteva anche marcire lì per terra. Per me può anche andare all'inferno.> Concluse con tanto astio nella voce che a Nico si strinse il cuore.

<Will, mi dispiace così tanto.> Non aveva coraggio di sollevare lo sguardo e guardarlo in faccia. E a Will andava bene anche così.

Erano abbracciati e si sentiva tanto sereno che la rabbia nei confronti di suo padre svaniva in un secondo. Nico gli accarezzava piano la schiena e nessuno dei due diceva una parola.

Erano solo loro. Nico e Will. Will e Nico. E poi solo due ragazzi. Non più Nico e Will. Né Will e Nico. Solo due ragazzi che si stringevano. E poi nemmeno quello. Due umani, avvinghiati l'uno all'altro. E poi nemmeno più due umani, ma solo due cuori uniti da un sentimento caldo e familiare. Così forte che non aveva paura di spezzarsi per il peso delle loro cicatrici. E alla fine solo due animi. Due spiriti che si fondevano in uno, fino a sparire, ma insieme. E Will si chiese se anche suo padre e sua madre provavano lo stesso quando si stringevano. Di sicuro no. Sennò non si sarebbero traditi.

L'idea di un'altra anima che si stringeva così intimamente alla sua lo faceva rabbrividire. Le braccia magre e muscolose di Nico stavano così bene attorno alla duat vita che nessun'altro paio avrebbe avuto lo stesso effetto.

Le loro labbra stavano così bene le une sulle altre che qualunque altre sarebbero state sbagliate. Fuori luogo.

Strinse i capelli neri di Nico tra le dita e lo baciò perché non poteva fare altro.
E Nico lo baciò perché non poteva capire ma poteva farlo in realtà. Will aveva perso la sua famiglia e lui aveva perso la sua.

Strinse le mani sui fianchi di Will e lo fece stendere con lui sull'erba, continuando a baciarlo piano. Erano al sicuro da occhi indiscreti, lì, nascosti dietro gli alberi, all'ombra dei rami e delle foglie.

Aveva visto di Will una parte che sapeva bene non avevano visto in molto, forse nessuno e questo gli faceva pensare che forse era ora di fidarsi. Che la fiducia che Will aveva riposto in lui meritava di essere contraccambiata.

Fu quando stava per aprire bocca che Will con uno scatto si mise a cavalcioni su di lui, accarezzandogli le braccia e baciandolo in modo diverso.

Se avessero continuato non avrebbe più avuto il coraggio di dirglielo. Doveva usare lo slancio del momento o non ci sarebbe riuscito.

Perciò, a malincuore, si allontanò dalla bocca di Will.

Quando le loro labbra si staccarono Nico fu il primo a pentirsene, ma voleva davvero che Will sapesse. Lui si era aperto e Nico sentiva di poter fare lo stesso.

<Will- aspetta.> Disse con la voce arricchita dai baci.

Il biondo subito avvampò, rendendosi conto di dove sarebbero arrivati sennò. <Oh dei Nico, scusami. Mi dispiace. Io non so cosa->

Fece per spostarsi ma Nico lo prese per i fianchi, fermandolo. Aveva le guance rossissime anche lui, ma gli occhi seri fermi.<Will ascoltami, non hai fatto niente di male. A-Anzi.> Aggiuse imbarazzato spostando lo sguardo, e Will si sentì abbastanza sollevato da ridere.

<È che...devo dirti una cosa.> Proseguì tirando su il busto. Adesso erano entrambi seduti, Nico appoggiato ad un albero e Will sulle sue gambe.

Nico prese un lungo respiro, sembrava faticare a parlare. <Ecco, tu sei stato onesto con me, e io sento di doverlo essere con te. Sento che voglio esserlo, che posso esserlo. Con te. Solo, ascolta fino alla fine. E...se puoi non andartene.>

A Will si strinse il cuore a quella richiesta. Sembrava così spaventato nel pronunciarla che si sporse per appoggiare la propria bocca sulla sua, chiedendosi se anche lui sentiva che le loro anime stavano già facendo l'amore. Se anche lui le percepiva come una sola. <Non vado da nessuna parte.>

Nico annuì. <Non so se hai fatto in tempo a conoscere Bianca. È stata qui per poco, e se n'è andata quasi subito. Ecco, io avevo solo lei. Mia madre è morta quando ero piccolo. Sai senz'altro del patto per cui Zeus e i suoi fratelli non possono avere figli, o almeno così dovrebbe essere. Però...io, Bianca, Percy, Talia...siamo delle eccezioni. Forse sarebbe meglio il termine errori, ma non importa. Quando Zeus scoprì che mio ladre aveva infranto il patto andò su tutte le furie. Mio padre amava davvero mia madre. Le disse di seguirlo negli Inferi,che l'avrebbe protetta, che ci avrebbe protetti tutti, ma lei non voleva. Diceva che i suoi figli meritavano di meglio che crescere negli Inferi, e così rimase sulla terra. Mio padre la convinse almeno a lasciare l'Italia, perché era pericoloso, e ci trasferimmo negli Stati Uniti. Precisamente a Washington. Ma sull'hotel dove alloggiavamo cadde una bomba, e mio padre riuscì a proteggere solo me e Bianca.> Will spalancò gli occhi. Una bomba!? In America non c'erano bombardamenti da quanto? <In realtà non era una bomba, fu Zeus a distruggere l'edificio con un fulmine, ma per gli umani era più facile credere a un bombardamento, del resto c'era la guerra. Era normale, più o meno.>

<Aspetta, aspetta, aspetta. La guerra? Nico ma di che parli? L'ultima guerra che ha coinvolto l'America è stata...>

<La Seconda Guerra Mondiale. Già.> Concluse Nico al posto suo, sentendo di essere arrivati al punto decisivo. <Ade non poteva più guardarci. Ogni volta che posava gli occhi su di noi vedeva Maria, mia madre, e non poteva sopportarlo. Così che chiuse nel casinò Lotus, a Las Vegas. Lì il tempo praticamente non passa mai, è come se tu rimanessi congelato nel momento in cui entri. A me sembrava di essere stato lì appena un paio di settimane, ma quando sono uscito erano passati...>

<...Senntant'anni.> Concluse Will, sconvolto. Nico si mordeva le labbra, fissando tutto tranne che Will.

<Già. Sono nato intorno al 1932, secondo i miei calcoli. Io ho quasi Ottanta anni.> L'ultima frase era un sussurro.

Will deglutì. Questo andava ben oltre i suoi problemi familiari. In un secondo era di nuovo in piedi, e il cuore di Nico ebbe un sussulto. <Dove vai?> Chiese agitato, quasi impaurito.

Will lo fissò un secondo, ricordando di quando gli aveva fatto promettere di non andare via, e si rese conto solo in quel momento del suo gesto.

<No, no, no, no. Nico, scusa.> Si affrettó a tornargli vicino, prendendogli il viso tra le mani. <Sono solo...sorpreso.> accennò una risata, sorpreso era un eufemismo per descrivere il suo stato d'animo. Il suo ragazzo era un ottantenne.

<Li porti bene gli anni.> Si complimentó, cercando di alleggerire la tensione.

Nico rise, sentendo come se gli avessero tolto il peso del cielo dalle spalle. Si chiese come avessero fatto Percy e Annabeth. <Non ti faccio schifo ora?> Chiese quasi tremando.

Will rise. <Mi sono sempre piaciuti quelli più grandi. Pensati che da piccolo avevo una cotta pazzesca per Jane Fonda. Alle elementari ci ho scritto un tema e la maestra ha convocato i miei perché pensava mi piacessero le MILF.> Scherzò.

Nico scosse la testa. Prese Will per il collo della maglia e lo baciò. Lo baciò come fosse la prima volta. Perché per la prima volta lo baciava e lui sapeva davvero chi era.

<Ti amo.> Disse senza pensarci. Era venuto spontaneo ancora prima di respirare. Will vacillò un secondo e poi scoppiò a ridere, saltandogli letteralmente addosso.

<Da oggi amo il giovedì!> Trilló felice schioccando un bacio sua guancia di Nico.

Rimasero un po'così. Stretti fino a far toccare i loro cuori.

Dopo un po' Will chiese. <Quando l'hai scoperto? Voglio dire, hai detto che a te sembrava di aver passato poche settimane dentro il Lotus, come hai capito che in realtà erano stati anni.>

<È successo quando ancora c'era Bianca. Stavamo cercando Annabeth, quando siamo finiti a Washington e abbiamo cercato di prendere la metro, io e Bianca ci eravamo stati appena usciti dal Lotus ed eravamo stati sorpresi di trovare varie nuove stazioni che prima non c'erano. Ne abbiamo parlato con gli altri e ci hanno detto che quelle fermate erano vecchie almeno di cinquant'anni. Abbiamo pensato che stessero scherzando. Ed è lì che abbiamo capito tutto.>

<Wow.> Commentò solo Will.

Nico ridacchiò. <Sul momento ho pensato fosse fichissimo, perché in quanto ottantenne potevo prendere da bere. Ma nessuno mi crede quando dico che sto viaggiando per i novanta.>

<Effettivamente fatico persino a crederti se mi dici che hai sedici anni.> Lo prese in giro Will, beccandosi una gomitata nelle costole.

<Attento Solace, potrei essere tuo nonno.> Will ormai era in lacrime.

<Se vuoi ti prescrivo qualcosa per la sciatica. Oppure vuoi l'adesivo per la dentiera? Oh santi numi non posso farcela.>

Nico roteò gli occhi. Non credeva che si sarebbe mai ritrovato in una situazione simile: Will che rideva della sua controversa storia e lo prendeva in giro per la sua altrettanto dubbia età. Era stranamente confortante però. Aveva davvero avuto paura che Will sarebbe stato disgustato sapendo che stava con un ragazzo nato più o meno settanta anni prima di lui. Invece la cosa sembrava divertirlo anche più del dovuto.

<Oh dei del cielo!> Esclamò ad un certo punto drizzando la schiena. Nico lo scrutò preoccupato.

<Che c'è?>

<Siamo come Bella e Edward!> Annunciò emozionato.

<Come chi scusa?>

<Non hai mai visto Twilight!?>

<Dovrei?<

<Direi proprio di sì! Come fai a non averlo mai visto?>

Nico scrollò le spalle.

Will scosse la testa. <Vuol dire che rimedieremo.>

<Se è una cosa sdolcinata o melensa ti smonto.> Minacciò il minore.

<Non è né romantico né melenso giuro. E' praticamente un film d'azione!>

<L'avevi detto anche di Titanic.> Gli ricordò Nico.

<E infatti lo era.>

<Mi sa che non hai mai visto un vero film d'azione.> Commentò tra se e sé Nico.

Will gli diede una spallata. <Che poi cosa vuoi tu? Sei vecchio, se ti faccio vedere un film d'azione va a finire che mi ci resti secco.>

Nico roteò gli occhi. <Alla prossima battuta ti lascio, te lo giuro.>

-spazio autrice

Ragazzi questo capitolo è stato un parto, ma ne sono soddisfatta alla fine. spero piaccia anche a voi.

IMPORTANTE: IL CAPITOLO È STATO CORRETTO PERCHÉ WATTPAD NE AVEVA ELIMINATO UN PEZZO. FA CAG LO SO, MA NON RICORDO PIÙ COME ERA ORIGINARIAMENTE, SIATE PAZIENTI.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro