Savage level low
Tornati a casa quella sera tardi la prima cosa che Nico fece fu farsi una doccia per levarsi di dosso la sabbia e poi si sentì subito meglio.
Will invece non sembrava infastidito dal sale sulla pelle o in generale i residui di una giornata al mare. Se ne stava steso sul balcone come se sette ore di sole non fossero state sufficienti. <Will?> Lo richiamò appoggiandosi allo stipite della portafinestra.
Il biondo mugugnò qualcosa in risposta, troppo preso a godersi il sole che gli penetrava la pelle, dava una scrollatina alla sua melanina e poi si tuffava giù attraverso il sangue e i muscoli scaldandogli anche le ossa. <Che c'è?>
<Ti prenderai un'insolazione.> Lo avvisò il moro, beccandosi un'occhiata scettica. <Ti ricordi di chi sono figlio?>
Nico sbuffò. <Ok. In ogni caso dovremmo parlare.>
Will aggrottò la fronte, mettendosi seduto, senza lasciare però il suo posticino soleggiato. <Di cosa?>
Nico sospirò, sedendoglisi di fronte; ma all'ombra. <Di cosa vogliamo fare. Non voglio metterti fretta, ma...dovremmo decidere.>
<Oh.> Will annuì. <Giusto. Beh, ci ho pensato, oggi, specialmente dopo il tuo...ehm, discorso.> Arrossirono entrambi, e il fatto che persino Will l'avesse fatto fece scaldare le guance di Nico ancora di più. <E hai ragione.>
Nico aggrottò la fronte. <Ho ragione?>
Will rise. <Già, assurdo.>
<Non mi riferivo a questo.> Sbuffò Nico roteando gli occhi. <Ho ragione su cosa?>
Will gli prese le mani. Eh no Will, così giochi sporco, pensò Nico sobbalzando. <Quando hai detto quella cosa sul-...sul renderti felice.> Nico quasi non ci credeva. Will era rosso di imbarazzo e balbettava. <Ho pensato, dopo essermi ripreso, che anche per me c'era stato qualcuno così: i ragazzi del campo, Chirone, i miei fratelli della casa numero sette. Loro ci sono stati per me quando avevo bisogno s io voglio esserci per loro.>
Nico accennò un sorriso. <Anche se vorrà dire che non faremo più sesso per un po'?>
Will rise di gusto. <Oh, non preoccuparti, troveremo una soluzione.> Lo rassicurò stampandogli un bacio sulla bocca. <Al massimo, ci nasconderemo nella soffitta della casa grande, dato che ora è vuota.> Aggiunse e entrambi crollarono sul pavimento ridendo al pensiero di fare l'amore nell'ex posticino privato della mummia-oracolo.
E poi rimasero stesi a scherzare fin quando la luce del sole divenne del colore del sangue e allora smisero di ridere e Nico chiuse gli occhi, concentrandosi sulla sensazione di Will che gli accarezzava il viso con i polpastrelli delineando la linea appena marcata della mascella, le guance e l'arco del naso.
Era un momento così delicato che Will si sentì in dovere di rimanere serio e in silenzio. Era raro che Nico si lasciasse toccare così, rilassandosi al punto che a Will veniva il dubbio che si fosse addormentato. Nonostante tutto era ancora difficile far abbassare la guardia a quel moretto.
<Le pensi davvero? Le cose che hai detto oggi, intendo.> Nonostante il proposito di starsene zitto era stato più forte di lui.
Nico sollevò un'angolo della bocca, ridacchiando quando Will lo accarezzò sotto il mento come un gatto. <Ogni parola. Ma non chiedermi di ripeterlo mai più.>
Will rise e Nico aprì gli occhi. Il momento era finito, peccato. In compenso ora Nico lo guardava sorridendo e con quei suoi splendidi occhi nerissimi. <Allora? Come pensi di dirlo alla tua famiglia?>
Will sospirò, rotolando sulla schiena. <Non ne ho idea. E tu a Santana?>
<Oh facile, non glielo dirò.>
<Nico!>
<Cosa!? Se glielo dicessi chiuderebbe entrambi in cantina, quella pazza furiosa. Non esiste. Glielo dirò all'ultimo, al massimo.>
Will scosse la testa.
Nico lo scrutò. <E con l'università?>
Quello scrollò le spalle. <Non fa niente. In realtà non devo nemmeno avvisare che non frequenterò più. E poi ci sono cose più importanti.> Decretò e Nico annuì. Poi il biondo ridacchiò. <Inoltre non vedo l'ora di vedere la faccia di Austin e Kayla.>
<E Giulia. Come minimo ti soffoca.>
Il sorriso di Will si spense giusto un poco. <Temo di no. Giulia non resta al campo per l'inverno.>
Nico annuì. <Capisco. Beh, non ti preoccupare, ti soffoco io se vuoi.>
<Scemo.> Lo apostrofò Will dandogli un pugno sul braccio.
<Dovremo informare anche Chirone.> Fece notare Nico, mettendosi seduto a gambe incrociate. Ormai il sole stava per tramontare, qualche secondo e sarebbe sparito oltre l'orizzonte. Will aspettò che il cielo avesse cambiato colore per rispondere. <Già.>
<Ormai dovremo aspettare domani.> Commentò il moro, lasciandosi cadere sopra Will. Il biondo espirò di scatto. <Ouch!> Esclamò con voce strozzata, facendo ridere il moro.
<Perché vedermi soffrire ti diverte?>
Nico fece spallucce. <Non lo so. Ma lo trovo esilarante.>
<Mhmh. Come vuoi. Ora dammi un bacio.> Ordinò, sporgendo le labbra.
<Neanche morto!> Ribattè Nico balzando in piedi e allontanandosi con agilità.
<Ma Nico!!> Piagnucolò Will inseguendolo per il salotto.
<William Solace stammi lontano o ti infilzo!> Minacciò afferrando la propria spada dal mobile della cucina.
<Nicholas di Angelo metti giù quella spada o ti faccio parlare in endecasillabi per il prossimo anno.> Rispose a tono il biondo.
<A proposito!> Incalzò il moro. <Vogliamo parlare dell'amica poetessa di Santana?> Ghignò mettendo le mani sui fianchi.
Will sobbalzò, preso con le mani nel sacco. <Ahm...ecco- non è come sembra.>
<Quindi è un caso che abbia iniziato a snocciolare rime subito dopo avermi baciato.>
Will annuì. <Pura casualità.>
<Sei sicuro?> Insistette il moro assottigliando lo sguardo.
Will annuì ancora, più freneticamente. <Una fortuita coincidenza.>
Nico incrociò le braccia tenendo ancora stretta la spada in pugno. <Will sei un pessimo bugiardo.>
Il biondo sospirò. <Okay, va bene. Potrei averle lanciato una piccola maledizione. Ma non è colpa mia!>
<Ah no?>
<No! È tua!>
<Scusa!?> Sbottò allora Nico. <Mia!?>
<Se non ti fossi fatto baciare io non sarei diventato geloso e ora lei non parlerebbe in rima baciata.> Sbuffò Will incrociando le braccia.
Nico alzò un sopracciglio.
<Ngh! Va bene! Ho esagerato. Okay? Contento?> Sbottò alzando le braccia in aria.
Nico annuì, mettendo via la spada. <Molto. È bello sapere che qualche volta sei geloso pure tu.> Ridacchiò sedendosi su uno sgabello.
Will spalancò la bocca. <Stai ammettendo che sei geloso!?>
Nico scrollò le spalle. <Mi hai battuto su tutta la linea in ogni caso. Mi sento vincitore comunque.> Dichiarò soddisfatto.
Will rise. <E come mai?>
<Perché io non ho mai maledetto nessuno perché ero geloso.>
<Io non ho mai baciato nessuno però.>
<Io non l'ho mica baciata.> Si difese Nico.
<Okay, riformulo. Nessuno mi hai mai baciato però.>
Nico lo liquidò con un gesto della mano. <Dettagli insignificanti.>
Will sollevò un sopracciglio. <Ah sì? Allora presumo non ti importi se->
<Provaci.> Lo minacciò Nico afferrandolo per il colletto della maglia. <E poi ti presento io alla mia famiglia.>
Will deglutì. <Chiaro. Messaggio ricevuto.>
Nico lo lasciò andare, balzò giù dallo sgabello e prima che potesse toccare terra si ritrovò tra le braccia di Will. <Se non posso farmi baciare da nessun altro mi sa che approfitterò di te!> Annunciò, facendo irrigidire Nico.
<Ma sei matto!? Will mettimi giù!> Ordinò dimenandosi, ma il biondo procedette deciso verso la loro camera da letto, scuotendo la testa. <Non se ne parla. Vuoi monopolizzarmi? Benissimo, ma ne pagherai le conseguenze.>
Nico si ritrovò presto scaraventato sul letto e schiacciato da Will. Avrebbe protestato potendo, ma Will aveva fatto quello che aveva detto: stava approfittando della sua bocca senza ritegno. E caratteraccio a parte a Nico non dispiaceva nemmeno così tanto; perciò lasciò che Will lo baciasse mentre gli accarezzava i capelli alla base del collo, avvolgendosi le ciocche biondissime tra le dita.
Erano baci semplici, niente che andasse oltre lebbra che si toccavano. Poi Will si allontanò, sorridendo a Nico in quel modo che non mancava mai di farlo arrossire, come se fosse la cosa più bella e preziosa al mondo.
<Smettila.> Brontolò mettendogli le mani davanti al viso e quello rise, rotolando sulla schiena e trascinandosi sopra Nico, bloccandolo con le braccia. Il minore si chiese se avesse paura che potesse andarsene da qualche parte, il pensiero lo fece ridere. Dove potrei mai andare se tu sei qui?
Avvertì la presa di Will farsi più stretta e si chiese se invece che pensarle e basta non le avesse dette quelle parole. Decise che andava bene in ogni caso e ricambiò l'abbraccio, mettendo le braccia attorno al collo di Will e nascondendo il viso tra i suoi capelli biondi.
<Sono diventati lunghi.> Commentò sovrapensiero.
<Dovrei tagliarli?>
Nico ci pensò su. <No.>
<Allora restano lunghi.> Decretò il maggiore girandosi su un fianco e baciando la fronte a Nico.
Nico aspettò che Will lo stringesse di nuovo per sorridere, così che non potesse vederlo.
Si ricordava bene la prima volta che si era sentito così: come se Nico e Will ormai fossero due concetti troppo fisici, perché loro erano solo due anime strette assieme. Era una sensazione così intensa che dopo un po' gli faceva male il petto.
Will appoggiò la guancia ai capelli di Nico e si concentrò sul battito del suo cuore. Il suo talento di guaritore gli permetteva di monitorare i segni vitali di chiunque con un semplice tocco, e si era presto reso conto che gli piaceva il ritmo a cui batteva il cuore di Nico: piano, quasi timidamente, e come si agitava subito quando lo toccava; anche il più casti bacio faceva scalpitare il cuore di Nico in un modo così innocente che Will si sentiva quasi in colpa.
Non gli sarebbe dispiaciuto tornare al campo, anche se avesse voluto dire lasciare la sua famiglia un'altra volta. Ora sapeva che quando avesse voluto avrebbe potuto tornare da loro. Ma doveva aiutare l'altra sua famiglia, quella che l'aveva accolto anni fa e gli aveva detto chi era. E poi pensò a Nico, che in poco tempo era diventato quasi tutto il suo mondo, e una lampadina gli si accese in testa.
<Nico?> Nessuna risposta. <Nico? Ma
dormi?>
Il moro mugugnò infastidito. <No, scemo. Facevo finta.>
Will ridacchiò. <Usp.>
<Che vuoi?>
<Stavo pensando, prima di andare al campo, non vorresti andare a salutare tua sorella?> Sentendo nominare Hazel, Nico scattò subito sull'attenti. <Perché?>
<Così. Pensavo che è un po' che non vi vedete, e potrebbe essere una bella idea. Sempre se ti va.>
<Certo.> Nico non ebbe bisogno di rifletterci, gli mancava Hazel, ma lei era stata impegnata con la Dodicesima Legione e lui con la scuola. Era stata esilarante la sua reazione quando gli aveva detto che andava non solo a vivere con Will, ma che avrebbe iniziato il liceo.
<Sai, voi due non vi siete ancora mai conosciuti ufficialmente.> Glie fece notare, godendosi la reazione di Will. <Ehm...sai, ripensandoci->
<Non dirmi che hai paura Solace.> Lo prese in giro.
<Certo che no!>
<Bene, perché io ho conosciuto ufficialmente tutta la tua famiglia. Tu potrai sopravvivere a mia sorella.>
Will sbuffò. <E va bene. Ma se arriva Reyna scappo.> Precisò facendo ridere Nico. <Perché?>
<Perché?! Mi terrorizza quella ragazza. In più saremo nel suo territorio, una mossa falsa e mi ritrovo ad essere la vittima di qualche tortura romana.> Rabbrividì stringendosi a Nico come se avesse potuto proteggerlo dalle vendette di Reyna.
<Mi sai che ti sei fatto un'idea sbagliata su di lei.> Commentò Nico lasciandolo fare.
<Beh, non fa niente. Il mio istinto di conservazione ha la meglio su tutto il resto.>
Nico alzò gli occhi al cielo. <Va bene, ora possiamo dormire?> Supplicò con uno sbadiglio.
Will rise, ritrovando il buonumore. <Ma come? I figli di Ade non dovrebbero essere anime della notte o qualcosa di simile?>
Nico scrollò le spalle. <Magari sono stato adottato.>
Will ripensò a Nico che faceva aprire la terra e apparire scheletri e fantasmi. <No. Non credo.>
<Se lo dici tu.>
_____
La mattina dopo Nico fu sul punto di spalancare la finestra e prendere a sassate quei maledetti gabbiani. Will lo fermò in tempo.
Entrambi si diedero da fare per raccogliere le loro cose e Nico si sorprese di scoprire che nonostante fossero lì da quasi tre mesi non possedevano quasi nulla in più di quando erano arrivati.
Tutte le loro cose, vestiti compresi, stavano nel borsone con cui erano arrivati senza problemi.
<Wow.> Commentò il moro con le mani sui fianchi, scrutando la borsa vicino all'ingresso e poi l'orologio. Sospirò. <Speravo di metterci di più.>
<E perderti l'ultimo giorno di scuola?> Rise Will, comparendo nel suo solito splendore mattutino. Jeans larghi e una maglietta dei Red Hot Chili Peppers completavano il look con un paio di infradito gialle. <Pronto?> Incalzò acchiappando al volo le chiavi dell'auto e gli occhiali da sole e infilando la porta.
Nico sospirò. <Pronto.>
<Una cosa positiva di tornare al Campo,> Commentò salendo in auto. <sarà dire addio a questo caldo.>
Will grugnì. <Mi mancherà il sole della California.> Sospirò.
<Cos'ha di diverso da quello di Long Island?>
Will allungò il braccio. <Non vedi quanto sono più abbronzato più del solito?>
Nico aggrottò la fronte, sforzandosi di trovare una differenza tra il color caramello che la pelle di Will aveva in quel momento e quello che aveva quando si erano conosciuti. Si guardò le braccia, l'unica cosa che notava era che il sole dell'Arizona su di lui non aveva nessun effetto, proprio come quello di Long Island. <A me sembri uguale.>
Will ridacchiò mettendo in moto. <La ragazza di Jason Grace non la penserebbe come te.>
<Piper?>
<Già. I figli di Afrodite e di Apollo si somigliano molto da questo punto di vista.> Spiegò, ripensando a momenti di intesa passati sotto il sole a discutere di melatonina e abbronzatura; in quei momenti persino Drew diventava simpatica.
Nico annuì. <Capisco.>
<Davvero?> Chiese sorpreso Will.
<Certo che no. Cosa ci trovate di diverte nel passare ore ad arrostirvi sotto il sole cocente?> Esclamò agitando le mani in aria.
Will scoppiò a ridere e continuarono a beccarsi fin quando non parcheggiò davanti al cancello. <Eccoci qui.> Annunciò spegnendo il motore.
<Okay, ci vediamo.> Salutò rapidamente Nico, cercando di dileguarsi prima che Will lo potesse mettere in imbarazzo. Ma si fermò quando anche il biondo scese dall'auto. <Che fai?>
<Per prima cosa mi prendo un bacio.> Annunciò schioccandogliene uno sulla bocca. Nico arrossì.
<E secondo devo parlare col preside.>
<Perché?> Chiese il moro sollevando un sopracciglio. Mentre attraversavano l'ingresso gli venne voglia di nascondere Will sotto la giacca. Era sempre fastidioso vedere gli sguardi di tutti puntati su di lui. Okay che è letteralmente figlio di un dio, ma potreste guardarlo meno? Grazie. Pensò annoiato.
<Devo inventare uno scusa che giustifichi il fatto che ti ritiro dopo appena tre mesi.>
<E non puoi solo dirgli che mi sono rotto il cazzo?>
Will rise, mettendogli un braccio sulle spalle. Nico lo guardò male e lui gli fece l'occhiolino. <Non funziona proprio così, amore.>
<Will->
<Sisi, non ti devo chiamare amore in pubblico.>
<No. Stavo solo dicendo che Santana-> Prima che potesse terminare la ragazza era già saltata per travolgere chissà quale dei due. Nico diede una rapida spinta a Will, allontanandosi poi dal lato opposto, schivando per un pelo la stretta soffocante della cheerleader. <...sta arrivando.> Concluse una volta fuori pericolo.
Santana rise. <Ciao ragazzi.> Trillò allegra spazzolandosi la gonna a pieghe. <Come va?>
Will provò a indolare la pillola. <È bello vederti, Santana. Noi stiamo->
<Ce ne andiamo.> Tagliò corto Nico.
<Nico!> Lo rimproverò il biondo dandogli una sberla sul braccio.
<Che cosa!?> Quasi si strozzò Santana.
Nico scrollò le spalle. <Già.>
<E quando pensavi di dirmelo!?> Si arrabbiò lei cercando di colpirlo.
<L'abbiamo deciso ieri sera!> Si difese il moro.
<Ma perché?> Chiese allora Santana questa volta rivolgendosi a Will. Lui le sorrise dispiaciuto. <Problemi a casa. Casa...ehm, nostra? Il posto dove stavamo io e Nico prima è in difficoltà, e vogliamo andare a dare una mano.> Spiegò, anche se lei non pareva del tutto convinta.
Alla fine sospirò. <Beh, è un peccato. Tornerò ad avere due banchi tutti per me.> Poi puntò l'indice verso Nico. <Tu invece preparati, oggi sarò più assillante del solito.>
Nico alzò gli occhi al cielo, salutando Will. <Ciao.>
<Ehi, ehi!> Lo riprese, acchiappandolo per un braccio e stampandogli un bacio sulla bocca. Ridacchiò quando, allontanandosi, trovò Nico rosso e imbarazzato. <Buona giornata.>
Quello brontolò qualcosa a proposito dell'acqua ossigenata che gli aveva dato alla testa e se ne andò tutto impettito. Poi Will si rivolse a Santana. <Non dargli tregua, mi raccomando.>
Lei rise, battendogli il cinque. <No problem, bro. Ci penso io.>
<Ah.> Proseguì il biondo. <Non dire nulla a Mike, se lo senti, voglio...dirglielo io.>
Lei sorrise, tornando seria per un secondo. <Capisco. Beh, vado, ho un ragazzino italiano di infastidire.> Annunciò allontanandosi di corsa.
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