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Nico vs The people

Amche sorvolando (battuta) sulla componente Zeus, Nico avrebbe comunque potuto dire di odiare l'aereo.

Fu un miracolo se riuscirono a raggiungere i loro sedili, circa a metà della fila. Le persone si ammassavano nel già angusti corridoio sgomitando e borbottando insulti se venivano colpite a loro volta.

<Ma che problemi hanno?> Sbottò Nico abbandonandosi sul sedile sgualcito.

<Ti presento le persone Nico. Abituatici.> Ridacchiò appoggiando la testa al sedile.

Nico sbuffo, e qualcuno lassù quel giorno doveva voler testare il suo livello di sopportazione perché qualche sedile più avanti un bambino iniziò a piangere e il ragazzino seduto dietro di lui iniziò a tirargli calci al sedile.

Guadò Will disperato. <Non credo di farcela.> Sentenziò sull'orlo di una crisi di nervi.

Will rise, era troppo felice per prenderlo sul serio. Gli prese la mano e subito il corpo di Nico venne invaso da una sorta di torpore, il pianto del neonato non erano più tanto fastidioso e i calci al sedile erano più lievi.

<Adesso dormi, okay?> Suggerí Will con un sorriso. Sapeva che se non avesse usato i propri poteri in quel modo probabilmente Nico avrebbe staccato la testa a qualcuno prima della seconda ora di volo.

Il moretto lo guardò male un secondo prima che le palpebre gli si chiudessero e lui crollasse sulla spalla del maggiore.

Will fece scivolare un braccio attorno alla sua vita e lo sistemò meglio perché non avesse dolori al risveglio. Sapeva quanto Nico odiava quando usava i suoi poteri su di lui, ma quando fossero atterrati e lui si fosse risvegliato riposato e sereno l'avrebbe ringraziato. Forse.

Un hostess vestita di azzurro si avvicinò facendo segno ai passeggeri di allacciare le cinture. Incrociò gli occhi di Will e sorrise educatamente, indicando Nico.
Will provò ad allacciargliela senza muoversi troppo ma era bloccato.

Lei ridacchiò e si avvicino agganciando la cintura di Nico per lui. <Grazie.> Le disse sottovoce il biondo.

Lei annuì e si allontanò.
Will chiuse gli occhi e spinse lo sguardo fuori dal finestrino. A New York pioveva quell mattina, si chiese se a casa ci fosse il sole.

In tasca aveva la lettera di risposta di sua madre e le chiavi del loro appartamento. All'inizio si era sentito un po' male ad averle scritto solo per chiederle aiuto dopo tutti quel tempo, ma poi aveva pensato che lo faceva anche per Nico e si era sentito meglio.

Non aveva ancora letto la risposta.

Si infilò una mano in tasca e tirò fuori la lettera di sua madre. La carta da lettere gialla era sempre la stessa, il timbro postale della California in inchiostro rosso e la calligrafia disordinata tutta a cerchi di sua madre. Scrive come un'adolescente, aveva sempre pensato Will.

Se si concentrava poteva sentire il suo profumo comprato in erboresteria impresso sulla carta, o forse era lui a immaginarselo.

Aprí la busta e ne estrasse il foglio. Aveva ripetuto quella stessa azione almeno dieci volte, senza trovare il coraggio di leggerla.
La scrutò qualche secondo e poi sospirò, facendo per riinfilarla nella busta l'ennesima volta.

<Leggila e basta, santi numi.> La voce di Nico lo fece sussultare.

<Nico! Perché sei sveglio? Io stavo->

<Usando i tuoi poteri. Se sei agitato non funzionano, stavo per avere un incubo.> Spiegò  rimanendo tutta via appoggiato a lui con gli occhi chiusi. <Leggi quella lettera e basta, ok? E datti una calmata, che io devo dormire o faccio una strage.>

Will fissò il suo ragazzo spiazzato, poi ridacchiò e annuì. Per quanto acido e a tratti indelicato fosse stato il suo discorso l'aveva tranquillizzato.

Aprí il foglio piegato solo una volta su se stesso e si stupì di trovarvi diverse calligrafie sopra.

Ciao Will,
sono felice di sentire che stai bene, e che hai trovato qualcuno da tenere al tuo fianco.
Vorrei conoscerla (o conoscerlo, non mi hai detto niente di lei o lui)

Will sorrise leggendo quelle parole e guardò Nico, che ora sembrava dormire beato.

I tuoi fratelli stanno bene. Ci manchi. A tutti.
Pensati che l'altro giorno sono entrata nella tua vecchia stanza per pulire e per sbaglio ho rotto la scultura di creta che avevi fatto alle elementari dandole un colpo con il gomito mentre spolveravo (a proposito, scusa, so che ne eri molto fiero)

Ripensò a quella statuetta orrenda e quasi rise. Era tutta deforme. Doveva essere un pinguino, ma tutti lo scambiavano per un cactus con gli occhi e così l versione ufficiale  era diventata che l'intento era proprio quello.

Poi ieri sono rientrata e la scultura era stata aggiustata ed era di nuovo al suo posto. L'ha riaggiustata James, me ne sono accorta perché ha lasciato un pacchetto delle sue patatine preferite sul tuo letto.

Era in quel punto che la calligrafia cambiava.

Mamma sta mentendo. Le patatine non sono mie! Non le credere fratellino! È una megera che vuole fuorviarti.
Oh, giusto, forse dovrei introdurmi. Sono James, ciao piccoletto. Mamma ti stava scrivendo quando io e Luke l'abbiamo scoperta. Sei ingiusto però. Chi è che da piccolo ti passava le caramelle sottobanco? Io o lei? Mi sento tradito.

Will rise, con un groppo in gola che non prometteva niente di buono.
La calligrafia passò di nuovo da quella spigolosa e quasi illeggibile di James a una più ordinata, che non riconobbe.

James ha ragione. Siamo noi i tuoi fratelli! Perché scrivi a mamma e a noi no? (Sono Luke) Io e James pretendiamo di venirti a prendere in aeroporto quando arrivi, non sappiamo l'ora e non credo che ce la dirai, quindi ci piantoneremo davanti all'uscita per tutto il giorno. Sappi che se non ti fai vedere entrerò in casa tua di notte e ti disegnerò un cazzo sulla faccia con l'indelebile. Ciao fratellino, ci vediamo il 16.

E poi fu di nuovo il turno di sua madre.

Ti voglio bene Will. E farò come mi hai chiesto. Tuo padre non ne saprà nulla.
Alla lettera ti allego le chiavi dell'appartamento, e un abbraccio.
Con affetto,
Mamma.

Will sollevò lo sguardo dalla lettera e respirò a fondo. Non voleva che i suoi fratelli sapessero della lettera perché dopo tutti quegli anni pensava avessero iniziato ad odiarlo, specialmente perché aveva scritto a sua madre solo per chiederle se lui e Nico potevano usare il vecchio appartamento di zia Rose.

Zia Rose era la sorella di Mamma, che si era trasferita a Detroit qualche anno prima. Sapeva che non l'avevano venduto così avrebbe potuto usarlo quando fosse tornata a fare visita alla famiglia.

Non immaginava certo che James e Luke fossero così entusiasti di spere che sarebbe tornato, e per quanto provasse a nasconderlo la cosa lo riempiva di gioia.

Non aveva idea se anche gli altri due sapessero che stava tornando, ma si augurava di sì, non voleva fare un ingresso a sorpresa.

Spalancò gli occhi al pensiero. Stava davvero valutando di andare a trovare la sua famiglia?

Poi gli tornó in mente la minaccia di Luke e decise non aveva molta scelta. Il pensiero di rivedere i suoi fratelli lo agitava, specialmente perché Nico era con lui.

Non che se ne vergognasse, anzi. Ma non era sicuro che lui fosse pronto allo tsunami che i suoi fratelli gli avrebbero riversato addosso.
Anche prima che se ne andasse erano sempre stati molto protettivi, figuriamoci ora.

Sospirò, appoggiando la testa allo schienale nervoso. <Padre, aiutami...>

~spazio autrice

Oggi mi sento produttivaaa

Spero il capitolo vi piaccia!

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