Nico (non tanto) Di Angelo
Era raro che Will portasse Nico a casa sua, cioè casa dei suoi genitori; di solito erano sempre sua madre o i suoi fratelli ad andare da loro, e il motivo era sempre lo stesso: Will si rifiutava, cocciutamente come suo solito, di vedere suo padre.
Nico aveva provato a convincerlo, ma non c'era stato verso; e non che Nico nutrisse chissà quale simpatia per quell'uomo, anzi l'avrebbe volentieri malmenato per tutto quello che aveva fatto passare a Will, ma vedeva che in realtà il biondo un po' ci stava male per il loro rapporto.
Era l'ultimo sabato prima che la scuola ricominciasse. O almeno per Nico, Will avrebbe avuto sue settimane in più di vacanze.
Per festeggiare la madre di Will aveva organizzato una cena a casa sua e aveva invitato anche i due ragazzi, rassicurando Il figlio che suo padre sarebbe tornato solo la sera tardi.
Nonostante la testa dura che si ritrovava alla fine Nico l'aveva convinto, e ora erano seduti in macchina a litigare per l'autoradio come al solito.
<Will guarda la strada! Non vorrei che dovessimo entrambi fare visita a mio padre.>
<Sei tu che continui a cambiare stazione radio!>
<Perché tu metti musica di merda.> Si giustificò Nico.
<Come osi definire September musica di merda!? È un capolavoro indiscusso. E poi mette di buon umore!> Ridacchiò il maggiore.
Nico lo scrutò attentamente, cercando di sovrapporre la figura di Will che teneva il volante con una sola mano con l'altra a penzoloni fuori dal finestrino a quella di suo padre, il dio Apollo. E, sperando che quel dio vanitoso e infantile non lo scoprisse mai, pensò che Will era decisamente mille volte più bello.
Prima di accorgersene era arrossito e si dovette schiaffeggiare forte sulle guance per nasconderlo.
<Nico! Ma che fai!?> Sussultò Will.
Il minore scosse la testa. <Mi ripendo dai tuoi pessimi gusti musicali.>
Battibeccarono fin quando Will non parcheggiò, per tutto il tempo che impiegarono a percorrere il viale e anche sull'uscio mentre aspettavano che qualcuno aprisse.
<Sei noioso.> Sbuffò Will.
<Antipatico.>
<Scorbutico.>
<Come fosse una novità! Lo sapevi da sempre! Non fingere di essere sorpreso, Solace.>
Will lo scrutò confuso. <Mi stai dando ragione?>
<Se per caso dovesse aprire Luke o Ingrid e ci vedessero bisticciare così inizierebbero immediatamente a tubare come cocorite e non lo sopporterei. Quindi ti do ragione così taci.>Spiegò semplicemente Nico.
Will rise e fece scivolare un braccio attorno alla vita di Nico, attirandolo a se per stampare la propria bocca sulla sua.
<Così però ti ho dato ragione per nulla!> Protestò Nico senza allontanarsi troppo, infilando invece una mano dietro la nuca di Will, perché nemmeno lui lo facesse -anche se in realtà non c'era alcun pericolo.
<È questo il punto.> Gli sussurrò sul viso con un sorriso furbo prima di stringere la presa sul suo fianco e baciarlo di nuovo.
A Nico per un secondo parve di avere le ossa di gomma e si dovette aggrappare alla spalla di Will con la mano libera per non crollare.
Poi la porta venne spalancata e d'istinto le braccia di Nico scattarono in avanti per allontanare Will, forse con troppa forza, tanto che il biondo volò nell'aiuola.
<BUONASERA RAGAZ-> La voce di Luke -appunto, la sfiga di Nico che colpiva ancora- si interruppe quando vide il fidanzato di suo fratello lanciare quest'ultimo tra i cespugli di Nontiscordardimé di sua madre.
Aggrottò la fronte, scambiandosi un'occhiata con Nico, rosso come un peperone.
<Oh dei.> Mugugnò quello coprendosi la faccia con le mani.
Luke guardò prima Nico e poi Will, che si era messo a sedere spazzolandosi via i fiorellini azzurri dai ricci e nella sua mente apparve chiara la scena appena svoltasi.
Non riuscì a trattenere un sorriso furbo. <Stavate facendo le cose sporche da piccioncini vero?>
<Cosa!?> Squittì Nico.
<No!> Sbottò invece Will, raggiungendo il proprio ragazzo sul pianerottolo.
Lo scrutò un secondo e nonostante si stesse coprendo il viso con le mani aveva addirittura le orecchie arrossite dall'imbarazzo.
Will lanciò un'occhiata di tralice a suo fratello che ridacchiò sotto i baffi mentre Will lasciava un piccolo bacio sulla punta dell'orecchio di Nico, soffiandoci poi sopra.
Nico trasalì e fece un balzo indietro. <WILLIAM CHE CAZZO FAI!?> Sbraitò praticamente brillando per quanto era rosso.
<Luke, ma che succede? Siete morti?> Sbottò la voce annoiata di James da dentro casa, e così Luke fu costretto a girare sui tacchi e dare le spalle ai due ragazzi. <No, stiamo arrivando! Ingrid, Will e Nico limonavano davanti alla porta.>
<Oh Dio mio che cosa!?> Strilló la ragazza.
Will guardó di nuovo Nico. Quando l'altro ricambiò lo sguardo fu solo per fulminarlo. <Sei uno stronzo.>
Will ridacchiò. <Ma io ti amo!>
<Stronzo e ruffiano, pessima partenza Solace.>
Appena dentro casa la madre di Will travolse letteralmente entrambi avvolgendoli in un soffocante caldo abbraccio materno.
<Ma ciao! Non ci vediamo da un'eternitá!>
Will tossicchiò, lanciando un'occhiata disperata a Nico da dietro il collo della madre.
Sembrava dire: Fa qualcosa!
Nico agitò le mani in aria senza senso. Rispondeva: Io? È TUA madre!
<Ci siamo visti appena ieri, mamma.> Le fece notare Will con tatto.
<Ogni secondo lontano dai suoi figli è un secolo per una madre.> Rispose lei teatrale.
Ingrid li superò roteando gli occhi con una pila di piatti in mano. <Mamma lasciali andare.>
Finalmente la donna molló la presa e dopo essersi scusata sparï di nuovo in cucina.
<Poveri noi.> Ridacchiò Will.
<Povero me.> Asserí Nico.
Il resto del pranzo lo passarono tranquilli; ad una certa Will fece scivolare una mano sulla coscia di Nico, che senza farsi vedere l'afferrò intrecciando le loro dita.
Nonostante tutto continuava a sentire quelle stupidissime farfalle scheletro dentro il proprio stomaco ogni volta che Will faceva qualcosa del genere, tipo quando gli arrivava alle spalle di soppiatto e lo afferrava per i fianchi baciandogli il collo, oppure quando in macchina gli metteva la mano sulle coscia come aveva appena fatto, o quando facevano l'amore e gli diceva piano di amarlo, come fosse un segreto importantissimo che Nico avrebbe dovuto proteggere a costo della vita. Era in quei momenti che lo stomaco gli si stringeva ed era certo che non sarebbe nemmeno riuscito a deglutire, che si sentiva la testa leggera e malediceva Will per l'effetto che aveva su di lui.
<Nico?> Will strinse la sua mano, risvegliandolo di colpo dai suoi pensieri.
Istintivamente lo guardò negli occhi e i pensieri si mescolarono a quella iridi azzurrissime, facendolo arrossire. <Eh?> Blabettó agitandosi sulla sedia.
Will rise, e Luke e Ingrid dall'altra parte del tavolo si scambiarono uno sguardo complice, mentre James e Mike alzarono gli occhi al cielo schiaffeggiando uno a testa i propri fratelli.
<Ti ho chiesto se Will si comporta bene con te.> Ripeté gentilmente la madre di Will.
Nico guardò di nuovo negli occhi Will, e ripensò alla sera prima, quando l'aveva portato a letto in braccio perché si era addormentato in macchina e aveva dormito al suo fianco, anche dopo che aveva avuto uno dei suoi incubi, svegliandosi nel cuore della notte annaspando in cerca di aria che non riusciva a trovare, e allora lui l'aveva abbracciato e gli aveva ripetuto che lo amava finché non aveva ripreso sonno, e gli incubi non era più tornati.
Will non si comportava bene con lui, era più di questo. Strinse le labbra per non sorridere, perché dopo la cosa smielata che stava per dire sarebbe davvero stato troppo. <Mi ama.>
Si sollevò un coro di apprezzamento, e Will ridacchiò. <Perché queste cose carine le dici solo davanti alla mia famiglia?>
<Perché se fossimo da soli ti monteresti la testa.> Rispose Nico gli fecendogli la linguaccia.
Tutti risero, meno Will, che lo guardava serio.
Si guardarono negli occhi qualche decina di secondi e poi Will si alzò dalla sedia trascinandosi Nico dietro. <Torniamo subito.>
Annunciò avviandovi verso le scale.
<Inizio a contare il quarto d'ora!> Avvertí Ingrid, facendo ridere tutti tranne Nico, che si irrigidì.
Salirono le scale tenendosi per mano -o meglio, Will trascinò Nico su per le scale tenendolo per mano- e arrivarono alla fine del corridoio del secondo piano trovandosi di fronte ad una porta laccata di bianco con la vernice macchiata di chiaro dove una volta dovevano esserci stati appiccicati degli adesivi. Ora da un chiodo attaccato storto pendeva solo un cartello con scritto 'Non disturbate, sto studiando' con un pennarello rosso indelebile.
Nico ridacchiò. <Era la tua camera vero?>
Will lo guardò aggrottando la fronte. <Come lo sai?> Chiese divertito.
<Perché nessuno scrive una cosa del genere fuori dalla propria porta, a parte te.>
Will sbuffò, aprendo la porta.
La stanza dentro era enorme, come il resto della casa, e Nico ebbe subito l'impressione che fosse un sacco di tempo che nessuno ci metteva piede dentro.
Il copriletto era sfatto, ma sulle lenzuola bianche c'era un dito di polvere, come su tutti gli scaffali ingombri di carte e libri buttati alla rinfusa.
Nico lasciò la mano di Will e fece un giro su se stesso per guadarsi bene intorno.
Una piccola scrivania sotto la finestra ospitava un vecchio portatile e qualche quaderno.
Nico si avvicinò e ne prese in mano uno, la calligrafia di Will era pessima, si faticava a leggerla quando scriveva in stampatello maiuscolo, e quei fogli erano stipati di righe su righe scritte in un corsivo disordinato e frettoloso. <Si può sapere come fai a scrivere in questo modo?> Lo prese in giro Nico.
Stava per voltarsi proprio quando Will fece una di quelle cose che mandavano in tilt il cervello di Nico: gli avvolse le braccia attorno alla vita, intrecciando le mani davanti al suo stomaco e gli appoggiò la testa sulla spalla, respirandogli proprio sul collo. La schiena di Nico fu percorsa da un brivido dalla prima all'ultima vertebra, e il libro quasi gli sfuggì di mano.
<Will?> Lo chiamó visto che quello non parlava.
Doveva essersi perso nei suoi pensieri perché dopo che ebbe parlato lo fece girare verso di se mettendogli le mani sui fianchi.
Quando i loro occhi si incontrarono le gambe di Nico ebbero un mezzo cedimento e dovette aggrapparsi alla scrivania dietro di se per non doverlo fare a Will.
Deglutì e sentiva già di essere arrossito.
Sei un disastro.
Ti prego, non infierire.
Will cercava di non ridere, ma ogni volta che toccava Nico con un dito lui si trasformava dal ragazzo duro e freddo che cercava di essere nel ragazzino sensibile che era in realtà. <Adoro come reagisci ogni volta che ti tocco.> Gli confessò dicendoglielo all'orecchio.
Nico trasalì, ma non rispose. Aveva la gola chiusa, se avesse parlato la voce sarebbe venuta fuori strozzata e sarebbe stato ancora peggio.
Perciò aspettò semplicemente che Will appoggiasse la sua bocca sulla propria e allora inspirò forte per avere più tempo prima di doversi allontanare per respirare.
Sollevò le braccia per metterle sulle spalle di Will, lasciando scoperta una piccola striscia di pelle tra i jeans e l'orlo della t-shirt, che subito l'altro prese ad accarezzare piano, facendo rabbrividire Nico quando iniziò a disegnarli piccoli cerchi sul ventre con i pollici.
Infilò le dita tra i ricci biondi di Will e li strinse con forza per non lasciarsi sfuggire alcun suono, nonostante lui ce la mettesse tutta per rendergli le cose difficili.
Quando furono costretti a separarsi Nico fece appena in tempo a riempirsi i polmoni di aria che la bocca di Will era già alle prese con la pelle chiara del suo collo.
Gambe vi prego non mollatemi, supplicò nella sua mente, ma era come avere le ossa di burro: doveva aggrapparsi a qualcosa o sarebbe franato a terra.
In suo aiuto arrivò Will, che prendendolo per le cosce lo fece sedere sulla scrivania, sollevando una nuvoletta di polvere che avvolse entrambi, facendo starnutire Nico.
Will rise. <Sei così carino quando starnutisci!>
<Io non sono-> Starnuto. <carino!> Protestò, ma a Will non sembrava importare, perché riprese velocemente possesso dei suoi fianchi, infilandosi tra le sue gambe e riprendendo a baciargli le labbra.
Il cervello di Nico era come fosse stato staccato dalla spina, non riusciva a connettere il fatto che al piano di sotto la famiglia di Will fosse seduta a tavola ad aspettarli con il fatto che forse non era il momento migliore per fare quello che stavano facendo, perché l'odore di Will gli entrava nelle narici e inibiva qualsiasi forma di autocontrollo.
Afferrò la maglia di Will tra le dita e con uno strattone se lo tirò più vicino, fin quando non erano praticamente appiccicati l'uno all'altro.
<Merda.> Ringhió quando sentì le mani del biondo scivolargli sotto la maglietta e toccarlo in quel modo indecente che sapeva non avrebbe portato a nulla di buono.
<Will noi...> Voleva dirgli che forse dovevano tornare giù, ma poi il biondo ebbe la pessima idea di mordicchiargli il lobo dell'orecchio e Nico vide le stelle.
Giochi sporco Solace? Va benissimo.
Con un'altro strattone allontanò la bocca di Will da se, fiondandosi sul quel punto tra la clavicola e il collo a cui sapeva Will essere molto sensibile, e infatti il biondo mugoló subito, stringendo la presa sui suoi fianchi.
<Così mi uccidi.> Si lamentò snervato dal modo in cui Nico stava giocando con la sua pelle.
Il minore si allontanò appena, soddisfatto del proprio lavoro, per poi lasciare un rapido bacio dove aveva appena terminato.
Poi tornò a guardare Will negli occhi e trattenne un sorriso nel vederlo in quello stato: capelli disordinati, occhi lucidi, pupille dilatate, guance bollenti e le labbra rosse e gonfie. Non doveva essere molto diverso dal suo, di aspetto.
<Ma ciao.> Rise alla fine, cercando in vano di rimettergli in ordini quei ricci biondi che si ritrovava in testa.
<Tu sei un piccolo diavolo, Nico Di Angelo.> Lo accusò Will lasciandolo fare.
La stanza era ancora bollente, e il cervello di Nico ancora non del tutto collegato e probabilmente fu questo a dargli il coraggio di afferrare Will per il colletto della maglia e sussurrargli all'orecchio. <Non sai quanto.>
L'espressione sconvolta di Will che boccheggiava rosso in viso fu impagabile.
~ spazio autrice
NICO TI SEMBRANO COSE DA DIRE!?
Il mio bambino non è più puro e innocente T~T
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