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Late Night Talks

NB Nello spazio autrice vi dico delle cose importanti, se vi va fermativi a leggere. Scusate la seccatura. Vi lascio al capitolo.

Dopo varie discussioni Will riuscì finalmente a terminare di disinfettare la ferita e stringere la fasciatura al braccio del figlio di Ares, che non gli aveva staccato la testa solo grazie a Sam.

Circa un'ora prima di cena Will uscì dall'infermeria per andare in cerca di Nico.

Arrivato davanti alla casa di Afrodite trovò la ragazza di prima e un paio di suoi fratelli e sorelle intenti a discutere con alcuni ragazzi si Ermes. Questi ultimi sembravano decisamente alterati. Decise di girare a largo quando una ragazza di Afrodite fece volare una spazzola.

Il primo posto in cui avrebbe cercato Nico era l'arena, ma era vicino alla sua cabina quindi decise di dare un'occhiata. Fu più o meno sorpreso di trovarlo appollaiato sul tetto.

Lo chiamò e il corvino gli fece cenno di raggiungerlo. Quando Will gli si sedette accanto gli diede un rapido bacio sulla guancia. <Ciao.>

<Ehi.> Il biondo addocchiò il pennarello indelebile tra le mani di Nico. <Che ci volevi fare?>

Nico gli mostrò le dita. <Colorare le unghie.>

<Primo: dovresti usare dello smalto, quel coso ti fa male. Ma so che non mi ascolterai, il che ci porta al secondo punto: posso farlo io?>

Nico gli porse il pennarello e la mano. <Allora? Com'è andata con quel ragazzone di Ares?>

Will fece una smorfia, stappando il pennarello con i denti. Nico lo prese ridacchiando un "fenomeno".

<Credo che potendo mi avrebbe staccato la testa.>

<Ma...> Incalzò Nico.

<Per fortuna c'era Sam. Lei e quelli della sette vanno molto d'accordo. Non so come faccia. A me fanno paura.>

Nico rise, dando la mano sinistra a Will e soffiando sulle unghie della destra, ora coperte di nero. <A te fanno paura un sacco di cose.> Commentò divertito.

<Non ho mai detto il contrario. Ripeto, sono orgoglioso del mio istinto di sopravvivenza.> Improvvisamente gli tornò in mente la spazzola volante di prima. <A proposito,> Colorò l'ultima unghia e poi ci soffiò sopra. <che avete combinato tu e quella ragazza di Afrodite?>

Nico ridacchiò al ricordo. <Volevano vendetta.>

Will aggrottò la fronte, scarabocchiando un cuoricino con una W sul polso di Nico. <Vendetta?>

Nico si lamentò della scritta e gli prese il pennarello. <La settimana scorsa quelli di Ermes gli hanno intasato i tubi dell'acqua con i coriandoli. E mi hanno chiesto aiuto per fargli uno scherzo. Dammi la mano.>

Will eseguì, scrutando Nico che si teneva la lingua fra i denti mentre gli disegnava qualcosa sulla pelle. <E che avete fatto?>

Nico ridacchiò. <Gli abbiamo nascosto un paio di scheletri negli armadi.>

<Nico!> Lo riprese Will. <Non è così che dovresti usare i tuoi poteri! È da irresponsabili!>

Nico sghignazzò sollevando la testa e richiudendo il pennarello orgoglioso. <Lo so. Ma è divertente.> Will alzò gli occhi al cielo. <Ta-da!> Esclamò Nico agitando le dita attorno al disegnino sull'avambraccio di Will.

Il biondo rise, studiandolo da vicino. Erano due omini: uno aveva addosso un soprabito e una specie di serpente attorno al collo mentre l'altro indossava un di piumino immenso. <Posso sapere cosa o chi dovrebbero essere?>

Nico fece il broncio. <Ma siamo noi!> Sbottò offeso. Indicò il tizio con il soprabito. <Vedi? Questo sei tu con il camice.>

Will aggrottò la fronte. <È perché ho un serpente attorno al collo?>

<Non è un serpente!> Protestò Nico. <È quel coso che hai sempre al collo quando hai turno in infermeria.>

<Intendi lo stetoscopio?> Chiese Will sollevando un sopracciglio.

<Sì esatto, lo stetocoso. E questo sono io.> Indicò l'altro omino disegnato sulla pelle di Will.

<È perché hai una trapunta addosso?>

<È la mia giacca.> Lo corresse Nico. Effettivamente gli stava un po' grande, notò Will, appena appena cadente sulle spalle, ma nel suo disegno sembrava minimo sei taglie di troppo.

Nico intanto fissava la W che will gli aveva scritto sul braccio. Era una specie di ondina un po' più accentuata nel centro. Nico sorrise guardandola e il suo cervello partorì un'idea che Will avrebbe definito pessima e stupida.

Il corno che richiamava i campeggiatori per la cena distratte entrambi dalle loro braccia scarabocchiate. <Forza. Scendiamo da questo tetto. Questa sera c'è anche il falò.> Annunciò Will emozionato.

Una volta a terra Nico fece cenno a Will di aspettare. <Ho freddo. Mi metto una felpa. Tu ne vuoi una?>

Will scosse la testa. <Sto bene.>

<Will guarda che poi al falò avrai freddo.>

<Ma se siamo davanti al fuoco! Va a metterti sta felpa e basta.>

Nico scrollò le spalle. <Come vuoi.> Si infilò velocemente una felpa e poi raggiunse Will all'esterno. Il biondo lo squadrò un secondo. <Quella felpa è mia o sbaglio?>

<Ti sbagli.> Tagliò corto Nico.

<No, sono sicuro. Quella è mia. Quando me l'hai presa?>

<Non ricordo.> La verità era che se lo ricordava benissimo. Era la felpa che Will aveva la prima sera che l'aveva portato a passeggiare in spiaggia quando stavano in California. Nico si era lamentato così tanto che Will se l'era caricato in spalla. Poi una volta in spiaggia aveva avuto freddo e Will si era tolto la felpa e gliel'aveva data. Era bianca con delle stelle viola. Era orrenda, come la maggior parte dei vestiti di Will, ma Nico la adorava lo stesso. Per quante volte la lavasse il profumo di Will ci rimaneva appiccicato sopra.

<Almeno avresti potuto dirmelo.> Ridacchiò Will prendendogli la mano. <Pensavo di averla persa.>

<Infatti l'hai persa. Non la riavrai mai.> Lo informò stringendosi nelle spalle.

Will rise. <Peccato, mi piaceva quella felpa.>

<È orribile.> Replicò Nico.

<E allora perché te la sei presa?>

<Non sono affari tuoi. Ora zitto o ti faccio male.> Concluse il discorso mentre entravano in mensa.

Kayla a cena raccontò della sfida che lei e Chirone avevano fatto a tiro con l'arco e di come non riuscisse a credere di aver perso.

<Sorellina, Chirone ha tipo tremila anni. È normale che sia più bravo di te.> Le fece notare Will, costretto a mangiare con una mano sola visto che Nico non mollava l'altra. Lui non aveva problemi: non mangiava. Ogni tanto buttava giù qualcosa per far contento il suo ragazzo ma era poco o niente.

Kayla sbuffò. <Il fatto che sia un'anziano non migliora la situazione. Ma grazie dello sforzo, Will.>

Nico si chiese come si potesse definire Chirone anziano. Comunque, prima che potesse tirare fuori la questione Austin e altri due suoi fratelli si lanciarono in un'accurata descrizione del pezzo per sax che stavano scrivendo.

<Bene, io qui mi dissocio.> Annunciò Will, voltandosi verso Nico. <Papà si è fermato ad un dono con me.> Ridacchiò e Nico storse il naso, ricordando tutte le mattine in cui si era svegliato con Will che canticchiava qualche canzone stonata in cucina.

<Già, me ne sono accorto.>

Will lo guardò male. <Grazie amore, è bello avere il tuo appoggio.>

<Ma io ti appoggio!> Replicò Nico. <Se decidessi di non cantare mai più io sarei il primo a fare il tifo per te.>

Will gli diede un pugno sul braccio e Nico ridacchiò.

Finito di cenare tutti i ragazzi si diressero al falò. Il campo era vuoto per tre quarti, quindi intorno al fuoco c'era un sacco di spazio in più del solito, il che diede a Nico la tranquillità necessaria per lasciare Will fare quando lo fece sedere tra le sue gambe.

Tirava un vento fresco che a Nico, con indosso la felpa e la giacca da aviatore, sembrava piacevole. Will invece stava praticamente tremando.

<Dovrei prendere i tuoi denti che battono come un "Nico aveva ragione avrei dovuto prendere la felpa"?> Ridacchiò il moro e Will scosse la testa vigorosamente. <Mai! Non l'avrai vinta! Piuttosto l'assideramento.> Decretò convinto.

Nico scosse la testa, disperato. <Che idiota. Dammi le mani.> Ordinò e quando Will intrecciò le proprie dita alle sue, Nico seppellì le loro mani unite nelle tasche della giacca, premendo di più la schiena contro il petto di Will.

Il biondo ridacchiò con il mento appoggiato sulla sua spalla. Il suo fiato caldo faceva a Nico il solletico sul collo. <Grazie.>

Nico gli fece il pappagallo, ma sorrise. <Se hai ancora freddo ti posso dare la giacca.> Lo informò poi. Si chiese da quando in qua fosse così premuroso. Poi sollevò lo sguardo su Will e si rispose: dal momento in cui mi sono innamorato di questo babbeo.

<Grazie, mamma.> Lo prese in giro Will, per poi stamparli un bacio sulla bocca.

I suoi fratelli stavano conducendo i cori, strimpellando le chitarre mentre gli altri abbrustolivano marshmallows al fuoco che scoppiettava.

Cantarono tutte le canzoni più stupide che Nico avesse mai sentito, ma era bello. Nonostante il clima teso in cui erano immersi tutti dalla scomparsa di Cecil, a Nico sembrava che la maggior parte dei presenti fosse riuscita a rilassarsi per davvero.

Lui, con la schiena premuta contro il petto di Will e lo loro mai unite, lo era di sicuro.

Poi verso le undici la maggior parte dei ragazzi più piccoli fu cacciata a letto da Chirone e gli altri invece vennero solo ammoniti che entro mezzanotte avrebbero fatto meglio ad essere a letto.

Lo strimpellare allegro di Austin rallentò: stava cantando una canzone che parlava di uno di quei vecchi amori in cui ci si tiene per mano invece che baciarsi e si balla invece che fare l'amore. Era bella: dolce e sincera.

Will canticchiava sul suo orecchio ed anche se non azzeccava una nota Nico non avrebbe voluto che smettesse.

Il biondo strinse la presa sulle mani del suo ragazzo, tirandoselo ancora più vicino. Nico sistemò meglio la testa sulla sua spalla e Will chiuse gli occhi, godendosi il calore che la sua schiena irradiava. Anche fosse stato sepolto sotto la neve, se aveva Nico stretto a se in quel modo non avrebbe sentito freddo.

Gli era mancata l'atmosfera del falò del campo: l'odore del fumo, il crepitare rilassante del legno che brucia, il calore e la sensazione di casa.

A Nico non l'aveva detto ma andava matto del fatto che stesse indossando la sua felpa. Gli stava un po' grande e le maniche spuntavano da quelle della giacca da aviatore, ma in qualche modo gli stava perfetta.

Austin smise di cantare e tutti i presenti si profusero in un lungo applauso. Quello rise, mettendo via la chitarra, e calò il silenzio.

<Will?> Lo chiamò Nico sottovoce, sollevando il viso. <Che c'è?>

<Ti amo.>

<Ti amo anche io.>

<Bene.>

Poi tornarono in silenzio. La luce del falò nascondeva le stelle ma delle piccole scintille si levavano dalle fiamme cercando di salire fino in cielo. Volteggiavano come in trance e poi in un soffio sparivano.

In quel momento era tutto così assurdamente perfetto che il cervello di Nico non potè fare a meno di processare il fatto che avrebbe dovuto dormire da solo quella notte.

Il pensiero lo fece irrigidire e Will lo avvertì subito. Sollevò il mento a Nico con due dita e gli puntò gli occhi addosso. <Che c'è?>

Nico si morse un labbro. Non voleva dirglielo. Non era un ragazzino. Cioè, sì, era un ragazzino, ma aveva smesso di esserlo da tanto tempo. <Ecco...per stanotte....>

Will afferrò al volo il problema. Sorrise. <Vieni a dormire da me.> Nico sbarrò gli occhi. <Ma non possiamo!> Gli ricordò e Will avrebbe voluto appuntare che probabilmente tra i non si può del campo era compreso anche fare sesso durante le ore libere.

<Se nessuno ci scopre dov'è il problema? Ti fai un viaggetto ombra fino in camera mia e domani mattina torni nella tua prima della colazione.>

Nico storse la bocca, tenendo gli occhi puntati sul fuoco per qualche secondo. Poi annuì. <Okay.>

Così, quando si alzarono, Will accompagnò Nico fino alla sua cabina. <A dopo.> Lo salutò sventolando la mano mentre se ne tornava alla sua cabina.

Nico ridacchiò, chiuse la porta e si spogliò. Si infilò un paio di pantaloni della tuta e una maglietta dei Ramones tutta slavata per via dei troppi lavaggi. Afferrò la spada -per ogni evenienza- e un secondo dopo era un camera di Will. Il biondo era già steso a sotto le lenzuola, e quando vide Nico le sollevò facendogli spazio.

Il figlio di Ade gli si accoccolò accanto e lui lo abbracciò. <Come mai la spada? Progetti di uccidermi nel sonno?>

Nico si allontanò di scatto, spalancando la bocca. <Come hai fatto a scoprirlo!?> Sbuffò. <Ecco, addio effetto sorpresa.>

Will fece per allontanarlo, facendolo ridere. <Non sono più sicuro di voler dormire con te. Mi spaventi.>

<Dai!> Rise Nico, scostando le sue braccia e tornandogli vicino. <Scemo.> Lo apostrofò.
Provò a passargli le mani tra i capelli, rimanendo bloccato dall'elastico. <Hai ancora i capelli legati. Ti verrà mal di testa.> Poi si sporse e gli sciolse il codino, infilandoselo al polso.

Will gli sorrise e si mise a sedere, facendogli spazio tra le sue gambe. Ora erano nella stessa posizione del falò. Senza la voce di Austin, Nico riusciva a sentire distintamente il cuore di Will battere.

<Nico?>

<Mh?>

<Posso chiederti una cosa?>

<No.>

<Ma...Perché?>

<Ma che domanda è? Certo che puoi chiedermi quello che vuoi.>

Will ridacchiò. Aspettò un po' pima di parlare, giocherellando nel frattempo con le dita di Nico. <Ti va di raccontarmi il tuo incubo?>

Nico si irrigidì e Will si morse la lingua. Sapeva che non avrebbe dovuto chiederglielo. Stava per rimangiarsi tutto quando Nico inspirò a fondo. Will avvertì la sua gabbia toracica allargarsi contro le sue costole. <Okay.> Disse in un soffio.

Per un po' non disse nulla e Will attese pazientemente, continuando a giocare con le sue dita.  Nico aveva le mani piccole, ma le dita erano lunghe e magre.

<Mi trovavo nella giara.> Attaccò all'improvviso, distraendo per un secondo Will. Poi riprese quello che faceva. Nico proseguì. Gli raccontò dei mostri nel Tartaro, del campo e quando arrivò alla parte in cui Will lo accusava il biondo si morse il labbro, stringendo la presa sul suo stomaco e lasciandogli un bacio sul collo. <Mi dispiace.>

Nico scosse la testa. <Non è colpa tua.> Proseguí con l'incontro con Bianca e poi con se stesso. Alla fine aveva le mani che tremavano. <Mi sa che sono fuori di testa.> Provò a sdrammatizzare.

Will si mise a sedere più dritto. Nico si voltò a guardarlo e si trovò con le guance strizzate tra le mani del figlio di Apollo, che lo guardava serio. Quasi arrabbiato. <Tu non sei fuori di testa. Chiaro?> Poi addolcì lo sguardo. <Te l'ho già detto. È normale che tu abbia degli incubi. Mi assumo la responsabilità di una parte di quello dell'altra sera. Per questo ti chiedevo scusa.>

Nico lo scrutò. O almeno ci provò, era talmente buio che l'unica cosa che vedeva era il luccichio dei suoi occhi. Sospirò e dopo aver scostato le lenzuola si mise seduto in modo da guardare Will dritto negli occhi. <Ascoltami, Will. Non ce l'ho con te per l'altro giorno, okay? Io ho incolpato Percy per anni della morte di Bianca. Lo capisco. Ti capisco. Quando perdi qualcuno a cui vuoi bene cerchi un colpevole, qualcuno da incolpare per giustificare la tua perdita. Mi hai ferito.> Ammise, e Will storse il naso. Ora che i suoi occhi si erano abituati all'oscurità riusciva a distinguere il viso del biondo. <Ma mi hai chiesto scusa. Troppe volte, a dire il vero. E io ti amo, e so che mi ami anche tu. Quindi va bene. Non mi serve altro.>

Will ancora una volta rimase stupito dal suo ragazzo e di come la persona che cercava di essere fosse così diversa da quella che era. E ancora una volta si sentì onorato di poter vedere il vero Nico. All'inizio della loro relazione, se avessero avuto una lite del genere, era sicuro che Nico sarebbe sparito e forse non sarebbe tornato più. Ora invece era lì seduto sul suo letto che lo prendeva in giro per i suoi pantaloni del pigiama. <Sul serio Will> Rise, toccando la stoffa stampata con cautela, come se avesse paura fosse velenosa. <sono osceni. Dove cazzo li hai presi?>

Will scrutò le paperelle giallo acceso che lo fissavano dalla stoffa. Rise. <Okay, ammetto che non sono esattamente alla moda, ma->

<No Will.> lo interruppe Nico. <Sono inguardabili. Io mi vergogno di stare con te.>

<Adesso esageri.> Lo avvertì Will avvolgendolo con le braccia e buttandoglisi sopra. <Però sì, sono orribili.> Concordò facendo ridere Nico.

Il figlio di Ade iniziò ad accarezzargli i capelli sovrapensiero. Rimasero in silenzio per un po', poi, quando Will stava per prendere sonno, Nico parlò di nuovo. <Will?>

<Mh?> Rispose assonnato il biondo.

<Secondo te ci lasceremo un giorno?>

<Beh, tu mi molli quasi giornalmente.> Gli fece notare e Nico ridacchiò.

<Già. No, comunque, parlavo sul serio.>

Will sollevò il capo, incrociando le braccia sul petto di Nico e appoggiandoci il mento per guardarlo. <Perché mi fai questa domanda?>

Nico scrollò le spalle. <Non lo so. Stiamo insieme da quasi cinque mesi e abbiamo fatto un sacco di cose che le coppie normali aspettano anni a fare.>

<Beh, noi non siamo esattamente una coppia "normale".> Sottolineò Will mimando le virgolette in aria. Nico rise. <In effetti.>

Rimasero zitti qualche secondo. <Comunque non credo.> Rispose alla fine Will. <Voglio dire, non so te ma io anche se siamo stati assieme meno di sei mesi non credo di ricordare come fosse la mia vita prima.>

Nico sorrise. Capiva cosa intendeva Will per prima, ma glielo chiese comunque.

Will sollevò le spalle. <Prima di te. Di noi. Quando non potevo baciarti senza rischiare un pugno o quando praticamente non sapevamo niente l'uno dell'altro. Prima di poter fare l'amore. Prima di sapere la tua storia. Prima che tu sapessi la mia. Quando le mie giornate non includevano venirti a recuperare per trascinarti a mesa o quando non ti saresti sognato di farti aiutare da me a fare il bagnetto alla Signora O'Lary.>

<Quella è stata una pessima idea.> Decretò Nico. <La prossima volta mi arrangio.>

Will ridacchiò, poi divenne serio. <Mi dici perché questa domanda?>

Nico non gli diede una vera risposta. <Non so. È che...quante persone passano insieme anni della loro vita e poi si lasciano?> L'idea di Will che lo lasciava gli fece venire la tachicardia.

Will scosse la testa. <So che è una frase trita e ritrita, ma noi siamo diversi. E lo sai anche tu.>

Il pensiero fece sorridere Nico. <Già.>

Will rotoló su un fianco e Nico gli si strinse contro dandogli le spalle. <Domani non ci sarò, in mattinata.>

Will aggrottò la fronte. <Perché?>

<Ho delle cose da fare in città. Ti dispiace?>

<No, ma figurati. Non sono così appiccicoso. Posso sopravvivere mezza giornata senza di te. Ma solo mezza.> Precisò, facendo ridere Nico.

<Vedrò di fare in fretta.> Poi prese la mano con cui Will gli cingeva il fianco e se la portò alle labbra baciandogli il dorso.

Will gli diede un bacio tra i capelli. <Buonanotte, amore mio.>

<'Notte.> Rispose Nico, dando un'ultima occhiata alla W scritta sul suo polso prima di chiudere gli occhi.

~spazio autrice

Porto brutte notizie, un'altra scrittrice mi ha contattata perché qualcuno le ha detto che le avevo "copiato" la storia. Ovviamente non è vero, perché se avessi trovato una storia così bella da volerla copiare vi avrei semplicemente consigliato di andare a leggere la sua. Comunque, abbiamo parlato e lei ha capito, quindi non ci sono stati scandali, liti o altro. Anzi, è stata super carina e comprensiva. Ma in ogni caso la sua è più vecchia della mia e onestamente anche se non è stato intenzionale mi dispiace, quindi sto valutando di modificare un po' la storia. Tranquille, la trama è quella e in realtà non serve nemmeno che andiate a rileggere i capitoli vecchi, anche perché non è ancora nulla di effettivo, ve lo dico solo perché se per caso sparisce qualche capitolo e poi ricompare sapete il perché.
Grazie mille se avete letto fino a qui.

Passando a cose più allegre, voglio sapere se qualcuno ha qualche idea su cosa Nico debba fare in città.

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