Il caro buon vecchio Nico
Argo stava aiutando Will a caricare sul furgone il suo borsone quando Nico risalì la Collina Mezzosangue, seguito da Percy, Annabeth, Jason e Piper.
Austin picchiettò l'indice sulla spalla di Will.
<Che c'è?>
<Il tuo uomo è arrivato.> Spiegò Kayla sorridendo, mentre Giulia le raccoglieva i capelli con un orrendo elastico blu con il peluches di una balena blu appiccicato.
Will ridacchiò, portando lo sguardo su Nico e praticamente gli luccicarono gli occhi.
<Ciao Amore.> Lo salutò sventolando la mano.
Nico arrossì, tra le risate di tutti i presenti, e rispose borbottando un 'ciao' infastidito. Passò ad Argo il proprio borsone, ringraziandolo con un cenno e poi affiancò Will. <Allora, sei pronto?>
Will annuì freneticamente, scuotendo i ricci biondi. Argo gli fece cenno che quando volevano potevano partire, e allora fu il momento di salutarsi.
Nico osservò i suoi amici. Sì, amici. Ormai si sentiva libero di chiamarli così. Anche Percy, che sembrava più vicino alle lacrime di tutti. Ed era una sensazione bellissima.
<Ci siamo.> Disse accennando un sorriso.
Jason fu il primo a farsi avanti. <Lo so che non ti piace, però...>
Nico sospirò, allargando le braccia. <Forza, vieni qui.> Jason si aprì in un enorme sorriso, afferrandolo per la vita e stringendolo in un abbraccio soffocante mentre lo sollevava da terra.
Quando lo rimise giù il minore rideva.
<Sei uno scemo.> Lo apostrofò.
Jason sorrise. <Mi mancherai anche tu.>
Poi fu il turno di Piper, che non si risparmiò dal stampargli un bacio sulla guancia, di Annabeth, che si limitò ad una carezza sul braccio e una raccomandazione contro sui mostri, e in fine si fece avanti Percy.
<Ecco io...> Borbottò imbarazzato grattandosi la nuca.
Nico scosse la testa, era incredibile che esistesse qualcuno più impacciato di lui.
<Ci vediamo presto Percy.> Lo salutò allungando la mano di fronte a se.
Percy la osservò qualche secondo confuso e poi sorrise, stringendola forte. <A presto.>
Alle loro spalle, Will consolava pazientemente Kayla, che come una fontana piangeva sulla sua spalla da cinque minuti.
<Su, non fare così!>
<Come posso non fare così? Te ne stai andando!>
Will ridacchiò. <Ma torno. Vengo a salutarvi. E vi scrivo spesso.>
Giulia storse la bocca. <Il tuo uso dei tempi verbali mi fa apprezzare il fatto che te ne vai.>
Will rise, stringendola tra le braccia. <Occupati di tutti okay?> Si raccomandò guardandola negli occhi.
Lei ridacchiò, annuendo. <Mi mancherai, Will.>
<Anche tu piccola.> Rispose stampandole un rumoroso bacio sulla fronte.
Poi si rivolse a Austin. Non servivano parole o abbraccia. Il minore sorrise. <Fa buon viaggio, fratello.>
Will annuì. <Ci vediamo presto.>
Quando si voltò trovó Nico appoggiato alla carrozzeria del furgone che lo osservava, con la sua schiera di amici alle spalle. <Pronto raggio di sole?>
Will rise per il nomignolo. < Quando vuoi.>
Nico annuì. <Allora io monto. Ciao ragazzi.> Concluse rivolgendosi a tutti i presenti.
Jason scrutò a lungo Will prima di sorridergli. <Occupati di lui, okay? Fa il duro ma sotto sotto è ancora un bambino.>
Will fece per prendere le difese di Nico, ma lui fu più veloce. <Jason ci metto un secondo a scendere e ammazzarti. Quindi taci.> Lo minacciò, facendo ridere tutti.
Will ricambiò lo sguardo de figlio di Giove. <Non ti preoccupare, ci penso io a lui.>
<SOLACE PORTA QUA IL CULO.> Abbaiò Nico da dentro il furgone, facendo ridere di nuovo il fidanzato.
<Vado, prima che decida di mollarmi.> Diede un'ultimo bacio alle sorelle e una stretta di mano a Austine, prima di infilarsi nel sedile di fianco a Nico.
<Hai avuto un'idea stupenda.> Disse il minore.
Will aggrottò la fronte. <E cioè?>
<Ti lascio.>
Il biondo scoppiò a ridere, facendo cenno ad Argo di partire. <Sei uno scemo Nico.>
Continuarono a punzecchiarsi per i seguenti venti minuti, poi Nico perse interesse e cominciò a ignorarlo.
Il furgone rallentò notevolmente la velocità non appena si furono infilati nel traffico intenso di New York.
Nico si sporse oltre Will per osservare il paesaggio cittadino. I palazzi sfilavano loro affianco lenti, i pedoni li superavano senza sforzo e i grattacieli sembravano così imponenti che Nico si sentì minuscolo.
In lontananza, l'Empire State Building svettava su gli altri edifici. Will seguì lo sguardo di Nico e entrambi si ritrovarono a pensare alla stessa cosa.
Will prese la mano a Nico. <Vedrai che andrà bene.> Lo rassicurò.
Il padre di Nico, Ade, non aveva esattamente uno splendido rapporto con Zeus, a loro modesto avviso, e l'idea di volare non faceva perciò impazzire Nico, come de resto era per Percy.
Argo li scaricò all'ingresso dell'aeroporto JFK quasi mezz'ora dopo. Li salutò con una mano, e Will potette giurare di aver visto l'occhio sul palmo luccicare come se stesse per piangere.
<Ti dico che aveva gli occhi lucidi!>
<Will, se Argo piangesse ogni volta che qualche ragazzo se ne va dal campo morirebbe disidratato.> Gli fece notare il minore mentre facevano il check-in.
L'addetta alla sicurezza li guardo curiosa. Will le sorrise cordiale, Nico la fulminò con gli occhi.
La donna rabbrividí e ritornò al suo lavoro.
<Nico, lascia stare gli onesti lavoratori americani.>
<Come vuoi, lascerò stare gli onesti lavoratori americani ficcanaso.> Aggiunse assottigliando lo sguardo verso la donna, che continuava a svolgere il suo lavoro con la schiena rigida.
Will sospirò, prese il suo ragazzo per la mano e lo trascinò con se fino alla zona imbarchi.
Avevano almeno venti minuti buoni da aspettare prima che aprissero gli imbarchi del loro volo, così trovarono due posti a sedere e si accomodarono.
<Sei agitato?> Chiese Will mordicchiandosi il labbro.
Nico annuì. Non si vergognava di ammettere la sua paura che il padre degli dei decidesse di arrostire lui e il suo ragazzo.
<Vedrai che andrà tutto bene. Atterreremo ancora prima che tu possa rendertene conto. Magari potresti dormire.> Suggerí Will.
<Sì, certo. Come se riuscissi ad addormentarmi con il pensiero di poter diventare carbonella da un secondo all'altro.> Rispose sarcastico lui, roteando gli occhi. <E se davvero Zeus decidesse di ammazzare entrambi? No, no. Ho appena cambiato idea. Lasciamo perderei, prendiamo un taxi. Quanto vuoi che possa costare un taxi da qui a->
Will lo interruppe con un bacio a stampo, attirando, tra l'altro' l'attenzione di qualche persona.
Nico avrebbe tanto voluto sgridarlo, magari prenderlo a ceffoni, ma la sua attenzione venne attirata da una voce alle loro spalle.
<Che schifo. Ma sono froci?> Ridacchiò cattivo un ragazzo alle loro spalle, era seduto in mezzo a un gruppetto di coetanei.
Will sbiancò. <Nico lascia per->
<Puoi ripetere?> Il tono gelido con cui Nico parlò fece trasalire il bulletto seduto alle loro spalle.
Alcuni dei suoi amichetti mormorarono agitati quando Nico si voltò, piazzando loro addosso quei suoi occhi neri e profondi. Will sapeva quanto il suo ragazzo potesse essere spaventoso, e gli dispiacque per quei ragazzini in parte. Erano solo stupidi.
<Ho d-detto che siete froci.> Ripeté deglutendo il ragazzo. Will lo ammirò per la sicurezza che riuscì ad ostentare nell'alzarsi in piedi.
Nico aggirò lentamente la fila di sedie, piazzandoglisi di fronte. Era più basso di lui di qualche centimetro ma Nico Di Angelo arrabbiato non teme confronto. Aveva i capelli biondissimi tagliati corti e gli occhi di un verde tendente al marrone.
<Ti do due secondi per scusarti con lui.> Scandí piano indicando Will con l'indice.
Il biondo roteò gli occhi. <Dei, Nico, lascia perdere.> Sospirò, nonostante non potesse non apprezzare il modo in cui lo stava difendendo.
<S-Sennò che f-fai?> Balbettó il biondino intemidito.
Oh come ti capisco.
Ridacchiò Will tra se e se.
Il figlio di Ade assottigliò lo sguardo. Non gli importava più di tanto se lo chiamavano frocio, ma nessuno doveva osare insultare Will. E poi quel biondino era fastidiosamente irritante. Non come Will, che era assillante in quel suo modo piacevole. Questo tizio faceva venire voglia a Nico di suonargliele, e far incazzare Nico Di Angelo non era mai una buona idea.
Sentí le viscere attorcigliarsi e impiegò tutta la sua forza di volontà per imporsi di non fare sciocchezze.
Il biondino deglutì rumorosamente e indietreggiò di un passo. <Scusa.> Ringhiò a denti stretti, senza distogliere gli occhi da quelli di Nico.
Non si era ancora mosso: era fermo a piedi uniti, con il mento alto e le braccia incrociate, ma aveva ben presente come doveva essere il suo sguardo.
<Devi guardarlo negli occhi.> Aggiunse ringhiando a sua volta. Doveva scusarsi bene, o la rabbia non sarebbe passata.
Il ragazzino fece un verso di stizza, poi portò gli occhi su Will e borbottò delle scuse forzate.
Stava cercando di farlo incazzare?
Nico stava per ribattere ancora, ma Will fu saggio a intervenire. <Nico.> Lo richiamo con tono duro.
I loro sguardi si incontrarono un secondo e la rabbia svaní dal suo viso. Will sorrise. <Va bene così.>
Nico annuì, e dopo un'ultima occhiataccia al biondino raggiunse il suo ragazzo.
<Andiamo, stanno iniziando a imbarcare i passeggeri.> Fece notare Will stringendo la mano di Nico.
Il moro impiegò un secondo a sorridergli di rimando. <Okay.>
~spazio autrice
Nico protettivo. Aw
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