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Ehilaaa

La corsa mortale a tre gambe di Harley era una trappola mortale. Will fu quasi sorpreso di essere sopravvissuto.

Ad un certo punto, appena sfuggiti ad una pozza di sabbie mobili delle dimensioni di un campo da polo, erano corsi nel corridoio più vicino per prendere fiato, e Nico aveva appena fatto in tempo a buttare emtrambi a terra che una lama a pendolo —di quelle che si vedono nei film di Indiana Jones— era passata sibilando proprio dove un secondo prima c'erano le loro teste, conficcandosi nel muro alle loro spalle con uno schianto secco.

Nico deglutì nel tentativo di rispedire il cuore al suo posto nello sterno. <Stai bene?> Aveva ansimato guardando Will.

Il biondo aveva annuito meccanicamente. <Ti prego, ricordami di non prendere mai più parte ai giochi del Campo.>

<Me lo sono segnato. Ora usciamo di qui.>

Trovare l'uscita era stato come trovare la pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno. E il leprecauno che ne stava a guardia era un figlio di Efesto con evidenti tendenze masochiste.

<Io lo ammazzo quel ragazzino.> Sibilò Nico asciugandosi il sangue che gli colava dal taglio sul sopracciglio, mentre Will slegava le loro caviglie.

<Tu invece non ammazzi proprio nessuno.> Ribattè Will, puntandogli contro l'indice.

<Vuoi che ammazzi anche te!?> Minacciò Nico assottigliando lo sguardo.

Will sollevò un sopracciglio, inclinando la testa di lato e incrociando le braccia, nell'espressione più scettica che riuscì a trovare.

Nico sostenne il suo sguardo per un po' e poi sbuffò, riappendendo la spada alla cintura.

<Complimenti!> Esclamò Chirone, raggiungendoli con Harley in groppa.

<Abbiamo vinto?> Chiese Nico, e nonostante l'espressione impassibile Will riuscì a percepire che voleva aver vinto. Trattene una risatina.

<Sfortunatamente no.> Rispose Chirone, mettendo Harley per terra. <Ma siete sopravvissuti!> Esclamò il bambino, come fosse di per se un risultato spettacolare. In effetti lo era.

Will e Nico si scambiarono un paio di sguardi.

Will accennò prima al labirinto poi ad Harley e poi sollevò poco le sopracciglia in modo allusivo.

Nico annuì.

<A proposito di questo.> Proseguì Chirone. <Will, ci sarebbe bisogno di...>

Un grido agonizzante squarciò l'aria e a Will si congelò il sangue nelle vene. In meno di un secondo Nico aveva di nuovo la spada in mano. <Che cavolo-?>

<Appunto. A qualcuno è andata meno bene.> Spiegò Chirone, sospirando. E accennando all'infermeria da campo che era stata allestita in mezzo al prato.

Sporgendosi Will incontrò lo sguardo di  Austin, e la scena che si ritrovò di fronte gli fece accapponare la pelle e drizzare i capelli sulla nuca. <Merda.> Imprecò fra i denti, levandosi l'arco e la faretra di dosso e ficcandoli in mano a Nico.
<Will ma cosa-? Oh miei dei.>

Will stava già correndo verso Austin, che in qualche modo riusciva a tenere Paolo, un figlio di Ebe, fisso al tavolo operatorio mentre quello si agitava. Will si immaginò di vederlo dimenare le braccia in aria, ma le sue braccia in quel momento erano giusto un po' troppo staccate dal corpo perché Paolo potesse muoverle.

<Grazie agli dei, Will.> Praticamente pianse Austin. <Sto cercando di fare qualcosa ma io non sono un guaritore!>

Paolo sottolineò il concetto cacciando un'urlo. L'istinto di Will si attivò con un click alla base del suo cranio e prima che se ne rendesse conto si stava lavando le mani nel disinfettante e contemporaneamente osservava il punto in cui le braccia di Paolo erano state tranciate. Si vedeva l'osso, qualche tendine resisteva coraggiosamente, ma i muscoli erano del tutto andati. La pelle ai margini della ferita era arricciate e di un poco incoraggiante color viola scuro. Il sangue inzuppava il lenzuolo, l'orlo della maglia e le braccia di Austin e praticamente tutta la canottiera che indossava Paolo. Già, non proprio un bello spettacolo.

<Okay Paolo.> Cominciò Will, anche se non era sicuro che l'altro lo ascoltasse. <Adesso devi dirmi se riesci a sentire le mie dita. Paolo?>

Lui annuí piano, o forse si stava solo dimenando e Will aveva confuso, ma in un modo o nell'altro riuscirono a stabilire che Paolo non aveva sensibilità fino a metà busto.

Will prese mentalmente nota che se fosse riuscito a riattaccare le braccia a Paolo avrebbe dovuto inserirlo nel suo curriculum sotto la voce: imprese impossibili. <Okay, Austin.>

Austin sollevò la testa di scatto. <Sì?>

<Devi tenero fermo.> Disse Will senza staccare gli occhi dalla spalla destra di Paolo. Persino l'osso era lievemente intaccato. Guardò Austin dritto negli occhi. <IMMOBILE. È chiaro?>

Austin diede un'occhiata al ragazzone steso sul lettino e poi guardò Will. <Okay?>

<Bene.>

Due ore, una quantità infinita di urla, diverse decine di punti e una quantità di nettare e ambrosia appena sotto la quantità fatale, le braccia di Paolo erano di nuovo al loro posto e a Will girava la testa per la stanchezza.

L'adrenalina l'aveva tenuto in piedi fino a quel momento, e nel momento in cui Paolo fu steso su uno dei letti in infermeria quella stessa adrenalina gli scivolò di dosso come acqua fresca lasciandosi dietro una stanchezza così pesante che a Will cedettero le ginocchia.

Nico lo afferrò appena in tempo prima che svenisse. <Wowo, piano Solace. Se sbatti la testa ti muore l'ultimo neurone.>

Will ridacchiò, perché qualsiasi cosa succeda Nico è sempre Nico, anche mentre lo aiutava a raggiungere il bagno per lavarsi di dosso il sangue di Pablo.

<Puzzi di sangue.>

<Non devi stare qui se ti da fastidio, Nico.> Gli disse lasciandosi scivolare contro la parete della doccia, fino a sedersi sulle piastrelle azzurre e fredde. Aveva le palpebre così pesanti che si passò una mano sul viso per assicurarsi che non gliele avessero rivestite di ferro.

Quando riaprì gli occhi vide Nico sfilarsi la giacca da aviatore e appenderla alla maniglia della porta. <Che fai?> Chiese Will, osservandolo mentre scalciava via anche gli anfibi.

Nico sbuffò, e quando si voltò aveva le guance rosa di imbarazzo. <Ti do una mano, babbeo. Che domande sono?> Borbottò inginocchiandosi di fianco a Will. <Forza, alza le braccia.> Ordinò e Will tenne gli occhi su di lui mentre ubbidiva. Il bagno era gelido ma Nico che si prendeva cura di lui fece allargare una piacevole e calda sensazione proprio in mezzo al petto di Will.

Levata la maglia sporca di sangue Nico diede una mano a Will a rimettersi in piedi e lo fece sedere su uno dei letti dell'infermeria. <Aspetta qua.> Nonostante parlasse per ordini c'era una gentilezza nel suo tono che Will non mancò di notare.

<Okay.>

Nico tornò un paio di minuti dopo con una bacinella di acqua, un asciugamano e del sapone, li appoggiò sul letto e si sedette a gambe incrociate di fianco a Will. <Dammi un braccio.> Disse senza guardarlo e Will sorrise allungando il braccio destro.
Passarono la seguente ora così, con Nico che lavava via il sangue di Paolo dalle braccia di Will e lui che lo fissava in assoluta adorazione.

<Ti amo, lo sai?> Disse ad un certo punto, e Nico fece un suono a metà fra una risata e uno sbuffo. <Mi sa che me l'avevi detto.>

<Mh, bene.> Rispose Will, sorridendo. Dopo che Nico ebbe terminato e l'acqua ormai rosata fu versata nello scarico del lavandino Will decise che non aveva la forza di arrivare alla sua cabina.

<Will, non puoi dormire in infermeria.> Protestò Nico, dandogli una scorlata. <Ragiona.>

<Certo che posso. E lo farò.> Brontolò rifiutandosi categoricamente di alzarsi dalla branda. <Dammi un bacio e va a dormire. È tardi Nico.>

<E credi che non lo sappia!? Non ti lascio dormire qui.> Insistette Nico ed entrambi sapevano che quando si impuntava non c'era storia. Ma anche Will sapeva essere testardo.

Will sbuffò, tirandosi su sui gomiti, i suoi muscoli protestarono esausti e si lasciò ricadere steso. <Nico, amore, se Paolo avesse bisogno, qualcuno deve essere qui.>

Nico lanciò un'occhiataccia a Polo e Will trattenne una risata. <Ma perché devi essere tu?>

Will alzò gli occhi al cielo. <Non puoi essere geloso di lui.>

<Non sono geloso di lui.>

<Okay. Dai, dammi un bacio.>

Nico lo scrutò qualche secondo e anche a notte fonda i suoi occhi erano la cosa più nera nella stanza. <Va bene. Come vuoi.> Decretò in fine scansando Will e stendendosi con lui sulla branda.

<Nico!> Protestò Will. <Non fare così.>

<Oh sì invece. Se tu stai qui ci sto anche io. Ora sta zitto che è tardi e ho sonno.> Borbottò rigirandosi per dare le spalle a Will.

Il biondo lo fissò mezzo sconvolto mezzo divertito qualche secondo. Alla fine sospirò, scosse la testa e sorrise.
Avvolgendogli un braccio attorno all vita lo attirò vicino finché la schiena di Nico non aderiva completamente al suo petto, e poi gli lasciò un piccolo bacio dietro l'orecchio. <Grazie.>

<Mhmh.> Rispose solo Nico, rigirandosi nell'abbraccio, aprì gli occhi e Will come al solito si chiese quanto a lungo sarebbe affondato in quei pozzi se ci si fosse tuffato.

A distrarlo ci pensò Nico, colpendolo sulla fronte con l'indice. Più che male gli fece il solletico, ma fu sufficiente a riportarlo alla realtà. <Dormi, Will.> Ripeté Nico, scivolando più vicino, incastrando il viso tra la base del collo di Will e la conca della clavicola, facendogli il solletico ogni volta che respirava.

<Mh.> Fu la sua risposta, mentre appoggiava la guancia contro i capelli di Nico e rifletteva che era proprio quello il modo in cui Nico dimostrava il proprio affetto per le persone. Certo, c'erano i grandi discorsi, i baci eccetera, ma più di tutto erano i piccoli gesti come il modo in le sua mano libera teneva il braccio di Will avvolto attorno alla propria vita, o come invece che approfittare del proprio letto se ne stava stipato su una branda scomoda e cigolante con Will, e Will non poteva fare a meno di sentirsi il ragazzo più fortunato al mondo.

<Ti amo, Nicolas di Angelo.> Disse sovrapensiero, bacindo la fronte a Nico, che sbuffò contro la sua pelle facendolo contorcere per il solletico. <Sei senza speranze, Solace.>

Dopodiché, finalmente, si misero entrambi a dormire, e dormirono sereni fino alla mattina successiva, quando Austin entrò in infermeria per cercare Will e trovandolo addormentato con Nico che durante la notte era praticamente rotolato sopra di lui, ritenne opportuno ricordargli, una volta sveglio, che era vietato —oltre che assolutamente inopportuno— fare —testuale— "le cosacce" in infermeria.
Will, invece, ritenne opportuno mollargli un pugno.

Il resto della mattinata Nico lo passò seduto sulla scrivania dell'infermeria, osservano —controllando— Will mentre a sua volta controllava le braccia di Paolo, e il resto del pomeriggio ascoltando —sopportando— di quanto fosse eccezionale la sua rapidità di guarigione.

<Cioè, meno di venti ore fa le sue braccia erano quasi completamente amputate e ora guardalo!> Esclamò Will fin troppo entusiasta, gesticolando in direzione di Paolo, intento a farsi rimproverare da Kyla per aver spezzato la corda dell'arco, avendo tirato troppo forte.

Nico sbuffò, appoggiando il gomito al ginocchio e la guancia sul palmi della mano. Will e lui erano seduti sull'erba a qualche passo dal poligono di tiro visto che Will aveva appena terminato l'allenamento. <È fantastico.>

Will aggrottò la fronte. <Che hai?>

<Niente.> Brontolò Nico, imbarazzato per l'insensato grumo viscido e acido che aveva appiccicato in gola. <Possiamo andare?>

Le sopracciglia di Will so fecero ancora più vicine, creando un profondo solco in mezzo alla sua fronte e poi di colpo si distesero mentre gli angoli della sua bocca si arricciavano in un sorrisino furbo che voleva dire che Will aveva capito. Nico alzò gli occhi al cielo, alzandosi a sua volta e cominciando a camminare nella direzione opposta al poligono prima ancora che Will avesse iniziato a parlare.

<Ehi!> Protestò infatti il biondino, divertito, raggiungendolo con una piccola corsetta. <Fammi capire, sei—>

Nico si fermò di botto, voltandosi e puntando l'indice contro il petto del figlio di Apollo —appena a Nico fosse capitato di incontrarlo prese mentalmente nota di ringraziarlo per aver passato a Will i geni dell'antipatia. <Non una parola, Solace. Non una. Se ci tieni alla vita. Mi sono spiegato?>

Nico si rese conto dal modo in cui Will tratteneva un risata invece che tremare di paura che stavamo ufficialmente insieme da troppo tempo. <Uh-uh. Certo, raggio di sole. Basta che non mi tieni il muso.>

Nico, piuttosto che uccidere il proprio ragazzo e seppellirne il corpo da qualche parte, si pizzicò base del naso mentre inspirava profondamente. <Io ti odio.> Decretò in fine. <Ti lascio.>

Will lasciò libera la risata trattenuta fino a quel momento, allacciando le braccia attorno alle spalle di Nico e schioccandogli un bacio sulle labbra. Poi si allontanò un poco, per guardarlo seriamente negli occhi e dovette trattenere un sorrisetto nel vedere che Nico era arrossito. <Lo sai che è stupido che tu sia geloso di Paolo, vero?>

Nico alzò un sopracciglio. <Mi stai dando dello stupido?>

<Sì. Perché sprechi il tuo tempo e le tue energie ad essere geloso di altre persone quando io sono così follemente innamorato di te.> Esclamò Will, scuotendolo leggermente, come fosse la cosa più ovvia del mondo. Il che fece arrossire Nico al punto che dovette scrollarsi Will di dosso e dargli dell'idiota per recuperare un po' di dignità.

Will in risposta rise, rimettendogli un braccio sulle spalle, e Nico lo lasciò fare, e solo perché anche lui era follemente innamorato.

~spazio autrice

Okay, questo momento è speciale. Sono tornata, spero di esservi mancata. (Anche se so che in realtà voi volete solo la solangelo, non me.) In ogni caso eccoci qua, grazie per tutto il supporto che mi avete dato, è stato prezioso come non so spiegarvi.
Comunque, zio Rick ai diverte a giocare con i miei feelings:

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