Sweet One
Premessa: Essendo una One Shot di 6000 parole, è stata divisa in due capitoli.
-
"...Ah... No" gemette, ansimando, Louis.
Per tutta quella immensa suite del Royal Hotel, gli unici suoni che si potevano udire erano quelli che, in modo osceno, fuoriuscivano dalle sottili e rosee labbra di Louis Tomlinson, del tutto spalancate visto quello che, da interminabili minuti, il suo corpo stava ricevendo.
Il giovane impiegato teneva le sue iridi azzurre chiuse, assaporandosi ogni stoccata che, in modo abbastanza violento, riceveva.
Le lunghe, affusolate e, soprattutto, esperte dita dell'altrettanto giovane ragazzo, vagavano lungo tutto il petto del liscio, soffermandosi per interminabili attimi a stuzzicargli i capezzoli divenuti oramai duri.
Ad ogni spinta che, insaziabile, il direttore infliggeva al culo di Louis, il corpo del ragazzo dagli occhi azzurri inevitabilmente tremava, scosso dalle molteplici sensazioni di appagamento che percepiva.
"No, ti prego" lo pregò ansimando, non riuscendo più a sostenere quelle violenza. "Fermo" sussurrò, mordendosi il labbro inferiore.
Davanti alla vista di un Tommo totalmente distrutto, e preda di un nuovo orgasmo, il direttore del Royal Hotel non poté che sorridere soddisfatto, facendo comparire ai lati delle sue morbide labbra, due adorabili fossette.
Si chinò leggermente sul suo dolce pasticcino, liberandogli col pollice il labbro oramai gonfio e, leggermente, sanguinante. Si abbassò ancora, leccando via quelle quattro gocce di sangue, assaporandone il gusto metallico. Una volta assaggiata una nuova parte di Louis, decise di assaggiare per l'ennesima volta il dolce sapore che, solo la bocca del liscio, poteva avere. Con un movimento fluido, il direttore prese in bocca il labbro inferiore dell'altro ragazzo, cominciando a tirarlo piano, succhiandolo. Giocherellando col suo labbro inferiore, fece spuntare appena la lingua, toccando quella del suo patner. Le loro lingue si trovarono, diventando una cosa sola.
Con quel semplice bacio Louis cadeva, ancora, alle perverse fantasie di Harry Styles.
A Louis Tomlinson cominciava ad andare "stretto" tutto quello che, da un paio di giorni, era costretto a fare ed a subire.
Ma non poteva assolutamente tirarsi indietro.
Era stato proprio lui a scegliere, di sua spontanea volontà, tutto quello che stava vivendo ma...
Ma non si aspettava di certo che il prezzo fosse tanto alto. Troppo alto.
Ogni sera era così.
Chiuso nella privata suite del Royal Hotel, appartenente al ragazzo dagli occhi verdi, lasciando che, quest'ultimo, usasse il suo corpo come se fosse un giocattolo, come e quando gli pareva.
Per capire come, un tranquillo impiegato del settore della pasticceria, fosse diventato il personale dolcetto di un'insaziabile direttore d'albergo, bisogna andare indietro di una settimana.
*Una settimana prima*
I splendenti zaffiri del venticinquenne Louis Tomlinson, impiegato della Sweet Dessert Inc, punto vendita online che gestisce i dolci, continuavano imperterriti a saettare per tutto lo schermo piatto del computer.
A Lou, era stato assegnato il compito di caricare, sul sito del punto vendita, la nuova lista di dolci che, su richiesta, erano stati richiesti alla compagnia.
Non distogliendo neanche per mezzo secondo gli occhi dal pc, la piccola mano del giovane prese a vagare per tutta la scrivania, tastando gli oggetti alla ricerca della sua tazza. Una volta individuata, l'afferrò saldamente, portandosela alla bocca. Bevve un lungo sorso del suo Caramel Cappuccino, assaporando con gusto il sapore della sua bevanda calda.
"Hey Louis, hai un minuto?"
La roca ma, al contempo, gentile voce del suo capo, Heath, risuonò per tutto il piccolo ufficio del liscio, attirandone la più completa attenzione.
"Che succede, capo?" chiese lui a sua volta, distogliendo dopo molto lo sguardo dal pc.
"Avrei bisogno del tuo parere su una certa questione"
La Sweet Dessert Inc, era stata una, se non addirittura la prima, compagnia di Londra a creare un punto vendita online per ogni tipo di dolce. Da anni, la compagnia riceveva la fornitura pasticcera da una delle meglio e care pasticcerie della città.
Ma, purtroppo, nell'ultimo periodo l'attività aveva riscontrato un calo delle vendite, dovuto alla concorrenza ed ai prezzi bassi. Quindi, per loro malgrado, dopo delle accurate ricerche fatte dal capo in persona, la Sweet Dessert Inc si vedeva costretta ad allargare la sua cerchia di fornitori, se non voleva chiudere per cessata attività.
"Ed io, in tutto questo, come posso esserle d'aiuto, capo?" si ritrovò ben presto a chiedere Tommo, mentre sorseggiava il suo terzo caffè della giornata.
A quella, fin troppo, prevedibile domanda, il grande capo fece scorrere a terra la sedia della sala ristoro in cui si trovavano, producendo un suono del tutto fastidioso all'orecchio. In quel modo, pian piano si avvicinò alla seggiola dell'altro, bloccandosi non appena gli fu accanto. Sempre lentamente, Heath gli appoggiò una mano sulla spalla, avvicinando in suo viso a quello di Louis. Davanti a quel gesto, il liscio guardò di traverso il suo capo, cercando di decifrare le sue intenzioni. Senza riuscirci, ovviamente.
"Sai, caro Louis, ho saputo che hai una gran passione per i dolci" esortò, indicandolo con l'indice. Tommo sbatté le palpebre, continuando ad ascoltarlo. "Quindi, deduco che girerai un sacco di pasticcerie, alla ricerca di nuovi dessert da assaggiare" tirò ad indovinare.
Fin da quando era piccino, Louis Tomlinson aveva avuto una smisurata passione per i dolci e tutto quello che era zuccheroso e cioccolatoso.
Gli adorava terribilmente tutti.
In special modo andava matto per le crostatine. Quei deliziosi dolcetti di pasta frolla, colmi di crema pasticciera, ornati poi da della buona frutta fresca, e cosparsi poi da della gustosa panna montata. Quelle erano, senza ombra di dubbio, la sua morte.
Se qualcuno, chiunque, gli avesse offerto una di quelle crostatine, il venticinquenne avrebbe fatto, senza obbiettare, qualsiasi cosa.
Avrebbe persino accettato di sottostare ad un contratto privo di un filo logico.
"Eh?" mormorò, non capendo a cosa Heath si stesse riferendo. Uscendo così dal suo stato di trance creato dallo zucchero.
"Esisterà pure una pasticceria che produce i migliori dessert, Mister Golosità!" esclamò il gran capo, sbattendo un paio di volte le palpebre.
In quel preciso istante, quell'uomo pareva tanto una ragazzina che, con quel gesto, cercava di ottenere ciò che voleva ricevere.
"Il Royal Hotel!" esortò esclamando, mentre si alzava dalla seggiola. Per poco non faceva cadere a terra il suo capo. "Capo, mi dia massimo otto giorni e le porterò un nuovo fornitore di dessert" disse entusiasta, uscendo frettolosamente dalla sala ristoro.
Il ragazzo dalle iridi azzurre era, da ben cinque anni ormai, cliente fisso del ristorante del Royal Hotel.
Lo era diventato unicamente per i squisiti dolcetti che, un misterioso patissier aveva creato. In quel lussuoso ristorante, ci era finito per caso per un impegno lavorativo e, non appena lo chef gli aveva offerto dei dolcetti di cortesia, e la bocca di Lou ne aveva morso un pezzo, se ne era innamorato. Decretando che, quel cannolo che aveva gustato, era la cosa migliore che avesse assaporato.
Perché ancora non aveva assaggiato il cannolo del direttore Styles.
---
Il Royal Hotel, sorgeva al centro del cuore pulsante della bellissima città londinese. Gestito dagli Styles, una delle famiglie di imprenditori più ricche del Regno Unito, l'albergo godeva di una straordinaria reputazione.
Anne, una bellissima donna sulla quarantina, aveva consegnato la gestione di quel lussuoso hotel, nelle mani dei suoi due figli, Gemma ed Harry. Entrambi i ragazzi, erano i direttori. Ma, essendo la maggiore dei due, Gemma era l'unica a prendere le decisioni, quando dovevano venir prese.
Il ventiduenne Harry, avvolto in uno dei suoi appariscenti completi, rosa shock con ricamato sulla gamba destra un dragone dorato, firmati Gucci, fece il suo ingresso nella hall dell'hotel. Con una mano ricoperta di anelli, si portò indietro i corti capelli e, camminando lentamente, producendo sulle fredde piastrelle del pavimento, ad ogni passo che compiva, un tintinnio, si diresse verso il ristorante. Con l'intento di decidere con il capo chef il menù del giorno.
Man mano che avanzava verso la sua meta, le voci che, fino a qualche attimo prima, difficilmente si distinguevano l'una dall'altra, ora erano ben distinte. Camminò ancora, fino a poter distinguere la figura del capo chef, Joseph, intenta a conversare con qualcuno decisamente più basso.
"Ci sono problemi, chef Joseph?" domandò, interrompendo la loro conversazione.
"Ah..." farfugliò lo chef, voltandosi.
Nell'esatto momento in cui, sorpreso, Joseph si voltò, spostandosi appena, Harry poté scoprire con chi, il cuoco, stesse conversando.
Lo osservò attentamente, passandosi un paio di volte la lingua bagnata sulla labbra, leggermente, screpolate.
<Chissà quale gusto possiede il piccoletto> si chiese tra sé e sé, mentre si leccava le labbra.
Come se già si stesse pregustando il dolciastro sapore di Louis Tomlinson.
I suoi smeraldi continuarono, insaziabili, a mangiarlo.
"Me ne occupo io, adesso" affermò autoritario, avanzando verso la sua nuova preda.
"Come desidera, direttore Harry"
Nell'esatto momento in cui le orecchie di Lou udirono <direttore Harry>, la sua mente cominciò a riflettere dove potesse aver visto quel ragazzino poco più piccolo di lui.
Aveva un viso tanto famigliare.
Nel suo cervello un omino cominciò, frettolosamente, a rovistare tra gli immaginari cassetti della sua mente, alla ricerca di un vago ricordo del ragazzo dagli occhi verdi che, alla fine, trovò.
"Permetti che mi occupi io della questione al posto dello chef?" domandò il riccio, arrestandosi a pochi centimetri di distanza dalla piccola figura del liscio. Il suo timbro di voce era sensuale e magnetico. "E' un uomo molto impegnato. Non possiamo trattenerlo dal suo lavoro" spiegò. La sua grande mano sfiorò il gomito dell'altro, stregandolo poi con lo sguardo.
"Ah... Si, ecco... Mi scusi" mormorò leggermente imbarazzato Tommo, uscendo dal suo stato di trance.
Il ragazzo dai grandi smeraldi possedeva qualcosa di criptico ed affascinante.
E Louis voleva tanto scoprire qualcosa su di lui.
"Joseph, ci penso io ora" si rivolse al suo capo chef, non togliendo mai gli occhi dal piccoletto. "Andiamo. Cerchiamo un altro posto dove poter parlare" propose poi, prendendo per mano il ragazzo dai meravigliosi zaffiri. "Stiamo disturbando i clienti, qui"
Che gran bella scusa.
Tomlinson non ebbe il tempo di dire ne fare nulla. Riusciva solamente ad osservare la sua mano racchiusa in quella più grande del direttore.
"Louis" la voce dello chef non tardò di farsi sentire. "Il direttore Harry prende tutte le decisioni riguardanti l'andamento dell'hotel" lo informò. "Provi a chiedere direttamente a lui quello che mi stava accennando prima"
Mhn, lo chef Joseph aveva appena mentito dicendo tali affermazioni.
Cosa stava nascondendo?
Harry percorreva a grandi falcate il lungo corridoio e, Louis, essendo più basso di statura, per poco non correva per tenere il passo del ventiduenne.
Styles continuava a tenerlo per mano, facendo di tanto in tanto una piccola pressione. Come se temesse di perdere il suo pasticcino.
"Cosa c'è?" si ritrovò ben presto a chiedere il minore, udendo i continui mormorii dell'altro.
<Porca vacca se è figo!> pensò il liscio, ammirando il ragazzo.
Scosse la testa, allontanando quei pensieri inappropriati.
"Il mio braccio" sussurrò, sentendo caldo. Hazza alzò un sopracciglio, non capendo. "Non sono mica un bambino" affermò, guardandosi le scarpe. "Non è necessario che mi tenga per mano... Guardi che la seguo"
Le sue guance si tinsero di un adorabile porpora.
"Come sono scortese" si scusò, sorridendo in modo beffardo. "Ma vedendo una persona sospetta che fermava il mio chef, dando spettacolo, non potevo lasciarla scappare" con due dita, sollevò il mento di Lou.
<Persona sospetta? Ma che cazzo?!> imprecò mentalmente il liscio.
"Non sono affatto una persona sospetta" disse, offeso. "Mi chiamo Louis Tomlinson e" fu interrotto.
"Le presentazioni a dopo" tagliò corto il direttore. "Salga nell'ascensore. Adesso" ordinò.
Harold cominciava ad essere impaziente.
Assaporare quel piccoletto stava risultando essere più difficile del previsto.
*Poco dopo, nell'ufficio del direttore Harry*
"E' fuori discussione"
La risposta di Harry, alla proposta di Louis, non tardò ad arrivare.
Per il riccio, diventare il fornitore della Sweet Dessert Inc non era affatto un problema. Ma non poteva dirlo al liscio.
Almeno non in quel momento.
Avrebbe accettato si, ma solo dopo aver visto quel gustoso pasticcino che Louis era, lottare per ottenere un contratto. Per il momento avrebbe continuato a punzecchiarlo. Poi avrebbe sfoderato il suo asso nella manica.
Styles sorrise al sol pensiero che, a breve, avrebbe assaggiato Tomlinson.
"La prego, non mi neghi questo contratto"
Stava per ottenere ciò che voleva. Un Lou disposto a tutto pur di ottenere un contratto con lui.
"Mi sta forse dicendo che non vorrebbe che i dolci che il vostro patissier prepara, vengano conosciuti di più?"
"A me i dolci non piacciono" lo informò. Cominciava proprio a divertirsi. "Quindi non saprei"
Accavallò le sue lunghe e snelle gambe.
Le trattative proseguirono per altri lunghi minuti, fino a quando, voglioso di prendersi il suo pasticcino, il ragazzo dalle iridi verdi non sfoderò il suo asso nella manica.
"E va bene. Se davvero ci tieni tanto, hai il mio consenso"
Iniziava ad avere l'acquolina in bocca.
Louis non poteva crederci. Stava per ottenere ciò che voleva. Un contratto e tanti nuovi dolcetti da mangiucchiare.
Peccato per lui che doveva pagare un prezzo bello alto.
"Vuole dire che ci ripenserà?" chiese, sollevando lo sguardo.
Non appena sollevò il capo, si ritrovò la figura di Harry ai piedi del divano, intento ad osservarlo.
<Manco l'ho sentito avvicinarsi> constatò il liscio tra sé e sé.
Senza chiedergli il permesso, Harry appoggiò una sua mano sulla coscia di Louis, mentre con l'altra afferrò saldamente il mento dell'altro. Si avvicinò, fino a riuscir a sentire le proprie narici invadersi di un goloso profumo. Liquirizia.
"Ma c'è una condizione" sussurrò, provocando una scarica di brividi lungo la spina dorsale del liscio. "Se mi darai ciò che chiedo, allora ti darò la risposta che vuoi"
Il cuore di Louis prese a battere più velocemente, vista l'eccessiva vicinanza che i loro corpi avevano.
Deglutì a fatica, chiedendosi mentalmente come, quel ragazzino, potesse essere tanto tranquillo.
Possibile che lui era l'unico a sentirsi, in qualche modo, strano?
"Che intende dire?" riuscì a domandare, reggendo il suo sguardo.
Hazza sorrise in modo malizioso, mandando in confusione la razionalità di Tommo.
"Le cose belle e gustose sono i miei piatti preferiti. Quando trovo qualcosa che mi piace, voglio subito assaggiarla"
Lou non riusciva a capire dove, il direttore, volesse andare a parare.
Tutte le domande che, assillanti, stavano invadendo la mente dell'impiegato, ricevettero una strana risposta.
In un batter d'occhio, le carnose labbra di Styles erano incollate a quelle sottili di Tomlinson.
A quel loro contatto, Harry confermò tra sé che, quelle perfette labbra del maggiore, possedevano proprio il sapore che credeva che avessero.
I bianchi e perfetti denti di Hazza, presero tra una salda morsa il sottile labbro inferiore di Tommo, cominciando a mordicchiarlo delicatamente.
Voleva l'accesso alla sua bocca. Voleva assaggiarlo di più. Molto di più.
Non riuscendo a resistere oltre, il ragazzo dai zaffiri schiuse le labbra, permettendo così alla bramosa lingua dell'altro di intrufolarsi nella sua bocca, alla ricerca della sua lingua. Ben presto, quel bacio si fece sempre più intenso, spingendo il più piccolo ad andare oltre. Harry si staccò appena dalla bocca di Louis, giusto per far ricadere la piccola figura di quest'ultimo nel morbido divano, con sopra di sé quella sua nettamente più possente.
Davanti a quella situazione sbagliata, Lou cercò di sottrarsi, spingendolo via ma, quello che ottenne fu una ferrea presa al suo polso sinistro; un piccolo morso sul mento ispido, ed il ginocchio di Harold che, con insistenza, cominciò a premergli sul cavallo, sfregando contro la sua erezione.
<Q-quello che vuole as-assaggiare è il mio co-corpo> constatò mentalmente l'impiegato.
"Sei persino meglio di quanto mi aspettassi" affermò il riccio, dopo aver passato la sua lingua sul labbro gonfio del liscio. "Le tue labbra poi hanno un retrogusto dolciastro. Proprio come piace a me"
I loro nasi si sfiorarono.
"Tu... Stai dicendo che dovrei dormire con te per ottenere il contratto?"
In che diamine di guaio si era cacciato, Lou?
"In affari il problema sta sempre nel dare e nel ricevere, non è così?" rispose con un'altra domanda, appoggiando le mani ai lati dei fianchi del maggiore. "Se sei solo un venditore dai pessimi modi, che viene qui senza neanche un appuntamento, io non ho nessun interesse nel fare affari con te" spiegò. "Ma se si tratta di fare un favore per qualcuno che prende le mie fantasie, sono più incline a dire di si" si morse il labbro inferiore, con fare provocante. "Quindi cosa decidi di fare? Questa è la mia unica condizione"
Tommo stava per rifiutare alla proposta ma, al posto di un secco e chiaro <no>, dalle sue labbra fuoriuscì un piccolo gemito dato che, in modo vile, Hazza aveva cominciato a torturargli, da sopra la camicia, un capezzolo.
"Mhn, davvero interessante" la voce del direttore era colma di eccitazione. "Credo che ti piacerà molto quello che ho in mente di fare" disse, depositandogli un bacio sul collo.
"Davvero mi darai il consenso, se accetto?" chiese, ansimando, Louis.
E mentre parlava, allentò il nodo della cravatta che portava.
Era chiaro che avesse accettato.
"Certo che si" sorrise. "Ora, se permetti, farò un'accurata valutazione. Per vedere quanto piacevole sia il tuo corpo"
Gli baciò la mano.
A quelle parole, il viso dai tratti angelici dell'impiegato prese a colorirsi ancora di più, divenendo ben presto paonazzo per l'imbarazzo.
Silenziosamente, sotto gli occhi torbidi di Louis, Harry cominciò a sbottonargli la camicia, mettendogli in mostra la candida pelle. Lo guardò compiaciuto, iniziando subito dopo a tastargli i capezzoli con le dita. Ci giocherellò un attimo, restando meravigliato nel trovarli già duri e dritti. Se erano ridotti così solo per un semplice ed innocente bacio, come sarebbero stati tra non molto? Si chinò sul suo petto, cominciando a passare la lingua bagnata sul capezzolo sinistro. Louis chiuse gli occhi, assaporando a pieno quel bagnato contatto. La bocca di Harold succhiò, tirando poi coi denti il capezzolo. Lo lasciò andare, ripetendo per alcune volte il gesto compiuto, mentre le sue dita esperte torturavano il capezzolo destro, mandando in tilt il venticinquenne.
"Sembra che la tua sensibilità non lasci nient'altro da desiderare. Proprio come piace a me"
Il liscio si limitò a mordersi il labbro inferiore, ancor di più in imbarazzo.
"Ah, quasi me ne dimenticavo" annunciò il ventiduenne, sbottonandosi due bottoni della sua camicia nera. "Io sono un ragazzo dal grande appetito. Quindi è meglio che ti prepari, dolce Louis"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro