Capitolo II : Yueei
Aprii gli occhi, non capivo dove mi trovassi, e a malapena ricordavo l'accaduto della sera prima. Riuscivo a distinguere le diverse parti di quella stanza solo grazie alla fievole luce penetrare dalle fessure della finestra socchiusa. Mi guardai attorno , mi persi in ogni singolo particolare, in ogni minimo dettaglio, osservando tutto attentamente. Era un stanza semplice, sia le mura che il soffitto era tinti di un tiepido colore giallo sbiadito,uniforme, e il pavimento era coperto di piastrelle dalla forma allungata e rettangolare, marroni, che davano un senso di accoglienza. Vi erano pochi scaffali saldati alle pareti, in cui erano poggiati, l'uno sull'altro, libri dall'apparenza piuttosto seria e a tratti noiosa, spazzata dalla presenza di qualche innocente ed infantile animale di pezza.
《sei sveglia. 》annunciò una voce femminile in lontananza.
Vidi una figura entrare silenziosamente dalla porta di cui non avevo avvertito il cigolio, che con un piccolo sorriso si diresse verso finestra, aprendola, permettendo entrare la luce dei raggi solari di avvolgerla nella loro luce mentre stava ancora girata di spalle. Aveva dei bei capelli bianchi e ondulati, che sembravano essere piú lunghi di quello che già fossero a causa della statura ridotta della figura, nonostante li tenesse ordinatamente legati in una coda alta. Solo dopo che si fu voltata, riuscii a scrutare il viso di quella sconosciuta. Le sue grandi iridi scarlatte mi guardavano, in attesa di una risposta che stavo esitando a darle.
<<Come stai?>>Mi chiese, sedendosi sul letto accanto a me, mantenendo quel sorriso amorevole impresso nel suo viso dai tratti morbidi.
《Chi sei?》 Le chiesi con voce tremolante. In qualche modo sapevo di non dover aver paura di lei, avevo capito che era stata quella ragazza a portarmi via dalle strade, la scorsa notte. Eppure ne avevo di timore, e non poco.
《Mi chiamo Eri. 》mi rispose, sorridendo.
《Dove mi trovo?》 Le chiesi poi,meno spaventata rispetto a prima, ma cercando di non abbassare la guardia. Nonostante sentissi di potermi fidare di Eri, ero sempre stata una bambina ingenua, e non volevo che la mia ingenuità causasse ulteriori problemi a me o ai miei genitori, che ero sicura di stare già facendo preoccupare abbastanza.
《Nei dormitori del liceo Yuuei》 disse, guardandosi in torno e non abbandonando mai quel sorriso rassicurante.
Liceo Yuuei.
Liceo Yuuei.
Liceo Yuuei.
Ripetei nella mia mente il nome di quel luogo, che tanto sembrava ricordarmi qualcosa. Ero sicura di averlo già sentito. Sì, era dove papà e mamma si sono incontrati.
《Oh! È la scuola che hanno frequentato i miei genitori! 》dissi entusiasta.
《I tuoi genitori erano degli hero?》Mi chiese con aria dubbiosa, alzandosi per recuperare qualcosa dal cassetto di uno dei mobili adiacenti alla parete.
《Sì, sono la figlia di Uravity e-》non ebbi il tempo di continuare che lei mi interruppe.
《E del numero uno?》
《Si》dissi annuendo con la testa e sorridendo compiaciuta all'idea di mio padre. Un momento dopo, quel sorriso diventò malinconico, ricordando quanto dovessi averlo deluso scappando via la notte precedente.
《Sai, io conoscevo tuo padre. Mi ha salvata dai Villains , gliene sarò per sempre riconoscente. 》concluse, voltandosi verso di me con qualcosa fra le braccia. 《Puoi mettere questi, I tuoi vecchi vestiti sono fradici》 Mi porse gentilmente quei vestiti, e io mi accorsi finalmente di essere in delle vesti che non erano piú il cappotto beige e il maglione color porpora del giorno prima, ma una maglietta e dei pantaloni che, condividendo lo stesso motivo di pois bianchi su un piano sfondo giallo, formavano un tipico abbigliamento da notte. 《Ah...》 mormorai, alzandomi e prendendo tra le mani quelle stoffe. 《grazie.》
Eri mi sorrise un'altra volta, come se avesse percepito quanto fosse difficile per me cercare di non abbassare la guardia quando invece, non vi era cun bisogno.
《Ti aspetto qui fuori, raggiungimi quando hai finito》
Osservai per qualche secondo la schiena della ragazza allontanarsi fino a valcare la soglia della stanza e chiudere la porta dietro di sé.
Ero insicura riguardo al farmi vedere in pubblico vestita in quella maniera. Quei vestiti potevano essere accettabili forse solo per un bambino patito di gatti a tal punto di cucire toppe di stoffa bianca a forma di felino per tutto il contorno della gonna di jeans e delle maniche del maglione giallo, per non parlare delle parigine bianche il cui bordo presentava delle sporgenze triangolari, ricordando le orecchie dei gatti. Mi piacevano i gatti nonostante costituissero una delle mie piú frequenti allergie, insieme a quella al polline in primavera o alle fragole, in qualunque fosse la stagione in cui si raccogliessero quei frutti che non facevano altro che ricoprire la mia pelle di minuscole macchie rosse. Ma trovavo quell'abbigliamento eccessivo, o forse mi dava solo fastidio il fatto che sembrassi ancora piú giovane di quello che la mia altezza mi facesse sembrare in un vestiario adeguato. Tuttavia, non mi lamentai: mi sembrava già un miracolo quello di essere ancora viva dopo la scorsa notte.
Lasciai la stanza, incontrando la figura di Eri e scusandomi per averla fatta aspettare. Dopodiché la seguii, come lei mi aveva chiesto.
《hai mai visto la scuola?>>
《No.》
《i tuoi genitori non hanno mai pensato di portarti qui? Sei la loro discendente!》
《Mamma e papà non parlano molto di questo posto...A-aspetta, "discendente"?》
《Si, discendente! avendo come genitori due hero vorrai frequentare questa scuola anche tu, no?》
Ci pensai su per qualche secondo. Sì, i miei genitori erano degli eroi ma io, loro figlia, non possedevo nessun quirk, nessun potere, ero un'ordinaria umana come tutti gli altri ma senza nessuna particolarità e unicità. Feci un sospiro, cercando di trovare il coraggio per dirle la verità.
《Io...Io non ho nessun quirk》
Lei mi guardò. Mi guardò con uno sguardo dispiaciuto, non sorpreso, non disgustato ma solamente dispiaciuto. Dovette dirmi che non potevo rimanere lì, alla Yueei, se non possedevo un quirk, a causa delle nuove misure di sicurezza. In realtà non le avevo mai chiesto di rimanere, volevo tornare a casa, ma ora che mi trovavo sul punto di scoprire la verità sentivo di aver cambiato idea. Non cercai di convincerla, sapevo che questo non dipendeva da lei , ma la implorai di portarmi almeno a guardare la scuola, nei corridoi in cui anni prima erano stati i miei genitori e quel ragazzo misterioso. Se avessi avuto ancora quella foto con me avrei potuto mostrargliela, proprio come avevo fatto con mio padre, indicando quel ragazzo e chiedendole chi fosse. Ma oramai, di quella foto non rimaneva altro che cenere.
Eri però decise di accontentare il mio desiderio portandomi a vagare per i corridoi pieni zeppi di ragazze e ragazzi in uniforme, alti, dallo sguardo fiero che si dirigevano nelle rispettive aule e armadietti. Eri mi raccomandò di rimanere nel corridoio vicino alla sua aula ad aspettarla. Aveva lezione, con il "prof. Bakugou" e che quindi ci saremmo viste alla mensa per pranzo. Attesi vicino alla porta: ogni minuto sembrava durare un'eternità, perciò decisi di alzarmi e vagare per i corridoi, stavolta vuoti ,osservando i quadri e le coppe esposte. Ad un certo punto soffermai il mio sguardo su un quadro in cui vi era raffigurato quello stesso ragazzo della foto. Occhi verdi come i miei, lentiggini come le mie, capelli quasi indomabili, come I miei. Rimasi ad osservarlo, come in attesa di un qualcosa e poi notai una piccola scritta in basso. Il suo nome . Sforzai gli occhi per riuscire a leggerlo, avvicinandomi di piú alla targa dorata nel quale erano incisi i caratteri. "Midoriya Izuku"
Era quello il suo nome. "Midoriya Izuku", ripetei nella mia mente, per evitare di dimenticarlo.
Sentii suonare la campanella, quelle ore dovevano essere passate velocemente. E dalle classi iniziarono ad uscire una moltitudine di ragazzi, il corridoio si riempì di mille voci e mille figure che insieme, andavano verso un'unica direzione. Incurante di dover ubbidire ad Eri, li seguii, quasi come stregata da quella folla. Fu così che arrivai alla mensa, e sebbene sapessi che sarebbe stato meglio rimanere ad aspettare l'albina,sentendo quei diversi odori che, mescolati, non riuscivo a ricollegare ad una sola pietanza, ricordai di non aver neanche fatto colazione. Spinta dal costante lamento del mio stomaco decisi di entrare, anche senza Eri. Ma quando barca la soglia, tutti arrestarono quasi completamente le loro chiacchiere, voltandosi verso di me. In quel luogo calò il silenzio, i ragazzi seduti, in fila, O in piedi che fossero si ammutolirono e iniziarono a fissarmi, mormorando parole di soppiatto, sottovoce. Sentii più volte nominare il nome di mia madre e quello del ragazzo dai capelli verdi, ma forse, era solo una mia impressione.
《Ciao...》
...
《...Sono...Sono Hira!》
Salutai, non vendendo altra alternativa. In seguito a quel saluto tutto ripresero a parlare e fare ciò che stavano facendo prima del mio arrivo.
Perché si erano tutti girati?
《Hira! Ti avevo detto di aspettarmi dietro la porta! 》mi richiamo Eri, raggiungendomi all'interno della mensa. Potevo vedere dalle sue grandi iridi scarlatte che era preoccupata. 《Eri! Io..Io volevo solo...》
La giovane sospirò. 《Seguimi》
Percorsi un pezzo del corridoio seguendo la sagoma di Eri, che arrestò I suoi passi in prossimità di una grande finestra.
《Eri-》 cercai di giustificarmi nuovamente, ma lei mi interruppe.
《Non puoi andare dove ti pare, capisci? Se qualche professore viene a sapere che sei qui e che ti ho fatta e entrare io senza il loro permesso, potrebbero anche sospendermi, capisci? 》
《Capisco, ma...Ma oramai è tardi, mi hanno vista in molti in mensa. 》 le risposi io. Lei buttò giú un altro sospiro, pensando forse ad una soluzione.
《Sai pulire?》Mi chiese, dopo alcuni secondi.
《Ho solo 11 anni.》
《Si, ma sai pulire?》Insistette
《Suppongo di sì...》
Lei abbozzò un sorriso, forse per rassicurare piú se stessa che me.
《Non preoccuparti, farai solo finta di pulire per rimanere qui, ok? Almeno finché i tuoi genitori non arrivano》
《I miei genitori? Come fanno a sapere che sono qui? 》
《Non preoccuparti, li ho già contattati.
Arriveranno tra non meno di tre giorni, purtroppo con la neve dell'altra sera sono stati bloccati tutti i trasporti》
《Li hai chiamati?》le chiesi , preoccupata.
《Perché reagisci così?》 Mi chiese.
《Io...Non posso dirtelo Eri , però ti ringrazio di avermi salvata》 le dissi dedicandole un sorriso finalmente sincero, che lei ricambiò.
Iniziai perciò a recitare la parte della ragazza della pulizie, indossai un grembiule, legai i capelli e tenutasi anche di truccarmi per sembrare più grande, sapendo che questa storia non sarebbe durata più di tre giorni. Ma non andò esattamente cosí. Nei giorni successivi continuò a nevicare, ogni giorno più del precedente, i negozi, i trasporti, tutto era blindato. Alcuni iniziarono a credere addirittura che fosse tutta opera di un villain. In effetti sia in TV, che nei giornali, che nel web circolavano voci e notizie che facevano supporre l'esistenza di un nuovo cattivo. Non era nulla di certo, ma nessuno lo aveva ancora smentito. Però, nevicate cosí forti non si erano mai viste. Le temperature arrivarono a -5, -10, -15,-20, -30 gradi. Sembrava che più passasse il tempo, e più il freddo aumentasse. Vedevo in TV che mio padre cercava di sciogliere quel ghiaccio con il suo fuoco, in parte funzionava, diminuiva il freddo e il ghiaccio, ma mai completamente. Passò così un mese. Un mese alla Yueei, tra i supereroi, ed avvolte assistevo a delle lezioni. Tutto ciò mi incuriosiva e di sera, in stanza, iniziai ad allenarmi. Avevo sempre desiderato allenarmi , anche se mio padre me lo aveva proibito. Tuttavia, alla Yueei non c'era nessuno che poteva impormi di non farlo.
Scorreva tutto liscio, oramai quella era la mia quotidianità finché un giorno mentre pulivo un'aula, l'aula A, entrò quelli che doveva essere un professore e si avvicinò alla cattedra. Sembrava non aver minimamente fatto caso alla mia presenza, ed era concentrato a frugare freneticamente qualcosa nei cassetti del mobile, non curandosi neanche di abbassare il volume della voce quando maledica I colleghi per cambiare sempre posto al registro di classe. Osservandolo sembrava coincidere con la descrizione del prof. Bakugou ,l'insegnate coordinatore di Eri.
Era fastidioso. Era davvero fastidioso che non si curasse minimamente di contenere quel suo linguaggio scurrile mentre sembrava non accorgersi della presenza di un'altra persona nella stanza. Credevo di riuscire a zittirlo, se gli avessi fatto notare la mia presenza. Ah, che ingenua.
《Buonasera, mi scusi, sto per finire di pul-》
《Ah!?》 Sbottò lui, distogliendo la sua attenzione dal frugare nei cassetti per rivolgermi un'espressione seccata.
《Ah, sei la pecora! Hai spostato tu quel maledetto registro di classe?》
Battei piú volte le palpebre, cercando di riformulare silenziosamente le sue parole. Dopodiché presi tra le mani una delle mie scombinato ciocche di capelli chiari. Realizzai. 《P-pecora!?》
Lui eresse la sua postura, incrociando le braccia. 《Lo hai spostato tu? Sbrigati a rispondere.》
Sapevo che sarebbe stato meglio rispondere, e anche in fretta. Ma non ero mai stata troppo paziente.
《P-pecora!? Lei...Lei non sa chi sono, vero?!Tuonai, neanche pensando a ciò che stavo dicendo. Lui sospirò, seccato.
《Ah si so chi sei, sei la figlia di quella nullità. 》 rispose, disinteressato.
《Lei conosce mio padre?》Gli chiesi, il mio viso di illuminò. Il biondo sospirò ancora, stavolta piú rumorosamente.
《Purtroppo sí, era un idiota.》
《Eppure è diventato l'euro n.1.》gli dissi con un tuono provocatorio. 《...a differenza tua》 continuai... Evitando il suo sguardo e tornando a spezzare il pavimento.
《Effettivamente quello scemo era stato scelto, ma ormai è morto. 》mi disse lui, e non capendo quello che aveva detto continuai.
《Morendo? ma mio padre Shoto è ancora vivo...》
《Shoto? Ah, quello a metà. Quel bastardo mi ha rubato il posto, ma un giorno lo riprenderò. Cosa c'entra con tuo padre quell'altro idiota?》Continuavo a non capire, e quel suo modo di sminuire mio padre mi irritava parecchio.
《...Non...Non si permetta ad offendere mio padre!》 Strinsi il manico della scopa cosí forte da farmi diventare le nocche bianche.
《Tuo padre? Quel tipo è tutto tranne che un padre. Ha pure lasciato che suo figlio morisse, non farmi ridere. 》rispose lui, ad ogni parola , sembrava che stesse buttando veleno, come un serpente, ma continuavo a non capire a cosa si riferisse.
《Di cosa sta parlando? Figlio?》 Dissi io confusa
Sembrava irritato, sul punto di andarsene dall'aula.
《Ma se lui non è mio padre, chi è mio padre?》 Lasciai andare la mia precedente occupazione, per rincorrerlo. Avevo bisogno di risposte.
《Senti mocciosetta, non ho tempo per i pettegolezzi. 》
《Mi dica solo il nome di mio padre, e la lascerò in pace! 》
《Torna a fare il tuo lavoro》 comandò lui.
《Me lo dica, la prego! 》
《Io non cedo a queste suppliche.》
《 Eppure continua a rispondermi, cosa le costa dirmelo? 》continuai a supplicare io.
Sospirò, roteando le iridi scarlatte verso l'alto. E infine, pronunciò. 《 Midoriya Izuku . Te l'ho detto, ora sbrigati a finire, mocciosa.》
"Midoriya Izuku", ripetei nella mia mente, mentre i muscoli del mio viso si contraevano, formando un'espressione quasi terrorizzata.
Ero scombussolata: mio padre non era mio padre. Shoto non era mio padre, ma quel ragazzo sconosciuto lo era. Io sono figlia di Midoriya Izuku, e non di Shoto Todoroki. Quindi io sono Hira Midoriya, e non Hira Todoroki. Quindi tutto quello in cui avevo sempre creduto è una menzogna. Perché i miei genitori mi avevano mentito? Perché non si erano voluti scomodare a dirmi la verità? E se non fossi scappata di casa? Se non avessi trovato quella foto? Se non fossi arrivata alla Yueei? Io avrei continuato a crescere nella menzogna, con un padre che non era il mio, con la certezza di essere figlia del numero uno. Questi pensieri si alternavano vorticosamente nella mia testa, quando curvai la maniglia aprendo la porta,ed entrando nella mia stanza mi ritrovai dinanzi proprio lui, proprio la persona con cui volevo parlare e a cui volevo chiedere spiegazioni. Shoto, il mio "padre illegittimo". Lo guardai nelle iridi, l'una di un colore diverso dall'altra. Potevamo non essere vincolati da legami di sangue, ma sarebbe sempre rimasto mio padre. Corsi ad abbracciarlo. Fu come un inpulso, un istinto che sentivo di non poter fermare. Dopo qualche secondo lui ricambiò, mi strinse forte, sentii il calore del suo respiro sulla guancia, le sue braccia avvolgermi, le sue labbra baciarmi la fronte, le sue mani accarezzarmi e il suo cuore battere in ritmo col mio. Mi era mancato, mi era mancato terribilmente; anche quei piccoli futili particolari come giocare con lui, dormire abbracciata lui, mangiare di fianco a lui e anche il semplice sentire la sua presenza, avere anche solo la consapevolezza che lui c'era. Sentii una lacrima bagnarmi il viso, partire dalla cornea, attraversare le guance e scorrere come un fiume in piena.
《Come stai?》 Mi sussurrò all'orecchio.
《Bene...》 dissi, ingoiando le lacrime.
Lui smise di abbracciarmi, mi guardò in viso, mi sorrise, e mi asciugò le lacrime. Sorrisi anch'io.
《 scusami se ci ho messo tanto ad arrivare. 》
《Non fa nulla pa->>
Mi veniva naturale chiamarlo papà e anche se non mi sembrava il momento di sapere da lui la verità, decisi di dirgli della mia scoperta.
《 Posso chiederti una cosa?》gli chiesi.
《Dimmi pure. 》
Ci sedemmo uno dinanzi all'altro. Ero solita a parlargli di tutto, quella tensione non l'avevo mai sentita. Eppure in quel momento non potevo fare a meno di guardare le mie nocche diventare bianche stringendo con forza il tessuto della gonna. 《Tu...Tu non sei il mio vero padre, vero?》
Il suo viso sembrò sbilanciarsi, e smise di respirare per alcuni secondi. Dai suoi occhi vidi trasparire della tristezza.
《Perché mi chiedi questo? 》 rispose, piano, dopo alcuni lunghi istanti di silenzio.
《 Io- In questi giorni alla Yueei ho scoperto di... 》 sospirai.
《...di essere figlia di M...Mi》mi bloccai. non riuscivo a pronunciare il suo nome
Lui era mio padre biologico, ma Shoto mi aveva cresciuta e sarebbe rimasto per sempre il mio vero padre. Quasi mi pentii di avergli accennato della mia scoperta, forse dovevo fingere che io non sapessi nulla e dimenticare tutto, ma oramai il danno era fatto. Alzai il capo, guardando dritto nelle sue iridi bicolore. Non mi sarei tirata indietro.
《Midoriya Izuku. 》
Lui abbassò lo sguardo. Sembrava voler fuggire. Non avevo mai visto mio padre in quelle condizioni, nessuno degli articoli nei notiziari o nelle riviste lo aveva mai ritratto in quel modo. Per me era sempre stato un uomo coraggioso e diretto, ma neanche quello struggente velo di disagio poteva frenare la mia sete di risposte.《 perché non me l'hai detto?》
《Non volevo perdere anche te, Hira.》 pronunciò sottovoce. Alzò lo sguardo: Stava piangendo. Stava piangendo. Lui, l'eroe numero uno di tutto il Giappone, stava piangendo.
Mi ritornarono in mente le parole del professore Bakugou Katsuki: "Ha lasciato morire suo figlio". Non ricordo di essere mai stata cosí insensibile, neanche coi miei compagni di classe, di cui ero solita ad ignorare le costanti prese in giro fra l'essere maldestra nelle lezioni di educazione civica al non possedere un quirk. Continuai ad insistere《 Chi è quel "figlio" di cui mi hanno parlato?》chiesi.pentendomene pochi secondi dopo però: mi resi conto di avergli riaperto una ferita ed ero in bilico tra il soddisfare la mia sete di risposte a lasciare stare, almeno per un po'. Volevo sapere, ma sapevo che quelle domande erano dolorose perciò mi scusai, sospirando.《scusami, papà. 》
Quando pronunciai quella parola il suo sguardo sembrò illuminarsi. 《 papà , qualsiasi cosa accada, non smetterò mai di considerarti mio padre. 》conclusi io. Dopodiche, parlò.
《 io non sono tuo padre, Hira. Non lo sono mai stato, e mai lo sarò. Mi sono solo illuso di esserlo, non ho fatto altro che fingere di essere un buon padre per non commettere gli stessi sbagli del mio di padre. Eppure mi sono comportato peggio di lui. Io non sono un buon padre, non so come si faccia ad esserlo.>> Si alzò in piedi. <<Ma ora voglio rimediare ai miei sbagli. Voglio dirti la verità Hira, voglio smettere di fare il codardo. È giusto che tu lo sappia.》disse, ancora con una punta di incertezza nella voce. Sospirò. Non ci credevo: era veramente giuntoil momento di sapere la verità.
《 mio figlio si chiama...》 disse, per poi trattenere pesantemente il respiro,cercando di continuare.《si chiamava Yaotozu.》notai la difficoltà che aveva nel pronunciare il suo nome, ma lui continuò. 《 aveva 4 anni quando...Quand'è morto per colpa mia, insieme a mia moglie Momo. >> Stranamente gli occhi. Potevo sentire tracce di rammarico in ogni sua singola parola. 《 in seguito alla loro morte e alla morte di tuo padre Midoriya, tua madre era rimasta sola con te, quindi...Abbiamo deciso di aiutarci. Inizialmente doveva essere una cosa momentanea. Ero continuamente perseguitato da sogni e dal senso di colpa sulla morte di mio figlio ma...Quando ti ho vista mi sono affezionato a te e quindi, abbiamo deciso di crescerti insieme. Sai, ogni volta che mi chiamavi papà mi sentivo felice.》
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