Creep by Radiohead
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Ultime notizie !!
-Un gruppo di classe bassa sta attuando una riforma a Est del Paese, sembra che la polizia stia facendo del proprio meglio a reprimerla ma anche dei classe media stanno agendo-.

Rimasi con gli occhi fissi al televisore, la seconda rivolta in poco tempo...
Si erano sentite notizie sul lato sud e ovest, i più poveri, ma mai dall'est.
"Wow... non me l'aspettavo questa" commentò Jeonjin.

Ero a cena invitato da Seungmin e Jeonjin, ultimamente si sentiva di tutto e nessuno ormai capiva più nulla della situazione.
"Magari è una fake new" disse Seungmin.
"Con i video e il servizio al telegiornale nazionale credo sia difficile" dissi io.

Tre sospiri da parte nostra e silenzio.
"E ora... se accadesse qui?" Chiese Jeongin, dal tono sembrava preoccupato.
"Beh dobbiamo reagire, è per i nostri diritti" risposi io sicuro.
Seungmin non commentò e rimase in silenzio a girare le uova sulla padella.

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Penso che Jeongin ci abbia visto lungo, tempo qualche giorno la rivolta arrivò anche da noi al nord.
C'era il terrore in coloro che rimasero chiusi in casa e la determinazione di quelli che protestavano fuori.

Ascoltavo i telegiornali ma dicevano tutti la stessa cosa, ovunque andavi nello stato c'era protesta.
Non ero stato l'unico a parlare della situazione degradante e ora c'era una relazione a catena che scatenava tutto questo.
Diversamente dal passato c'era molte più persone per le strade, ma anche più violenza.

Le scuole chiusero, i bambini non correvano più per le strade, le donne rimanevano in casa a badare ai figli e gli uomini o erano a casa o a protestare.

Io invece mi ero chiuso in casa, sentivo continuamente i sudori freddi e una grande ansia.
I miei gatti ormai non uscivano più, non volevo li uccidessero o si perdessero, mi sentivo solo.
Poi le cose si complicarono: non c'erano più i "feriti" ma "vittime" e superavano di gran numero i primi.

"Min ma sei cretino? Tu hai fatto partire tutto questo e ora stai chiuso in casa?" Mi urlò dietro Felix al telefono: "Io ti ho dato man forte rimettendoci la mia faccia".
"Ma che ci posso fare io? Volevo solo che si sapesse la verità, non... arrivare a questo punto ecco".

Ma lui non sentì ragioni e riagganciò.
In me sapevo che aveva ragione, solo non volevo ammetterlo.
Mi alzai dal divano e mi.diressi verso la porta.

Uscii dal palazzo, tremavo un po' ma cercavo di nasconderlo.
Camminavo per le strade deserte, ma più andavo avanti e più si sentivano urla e botti.

Non so come ma girai in qualche vicolo spaventato, sperando di andare via e tornare a casa.
Ma il destino decise diversamente e mi ritrovai nella via dove c'era la caffetteria di Han.

Non era aperta ovviamente, o almeno non nel senso che servivano caffè.
C'erano dei tipi che lanciavano pietre e mattoni alle vetrate e Han stava in disparte esitante e, secondo me, impaurito.

I tipi ridevano e talvolta si giravano verso di lui ridendo e dicendo qualcosa che da lontano non riuscii a sentire.
Han ci rimase così male che gli scese una lacrima.

Ma lui era mio, cioè nella mia testa ma non sopportavo quella vista.

"Hey!" Urlai avvicinandomi.
Non so come mai ma mi sentivo come minaccioso, col mio sguardo serio e freddo che mostravo spesso quando ero con gli amici anni prima.
"Non avete nulla di meglio da fare?".

"Hey lasciaci fare, rompi scatole. Questo qui è un classe media" dissero puntando Han.
"E allora? Non ha colpe per questo".
"Ah si? Bello ma lo sai che c'è una rivolta in corso?".
"Ovvio, sono un classe bassa come voi, anzi tutto questo è iniziato grazie a me".

Loro esitarono, uno velocemente controllò qualcosa al telefono e poi parlarono tra loro.
Poi si incammianrono via con petardi in mano.

Li guardai finché non sparirono dentro a un vicolo.
Mi avvicinai a Han: "Stai bene?" Chiesi preoccupato.

Lui non mi rispose e guardò fisso la sua caffetteria.
Poi mi si avvicinò e mi abbracciò stretto.