─── ・ 。𝓐𝓯𝓯𝓸𝓰𝓪𝓽𝓸゚. ───
In my Head by Mad Tsai
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Col passare dei giorni cominciai a sentire degli strani rumori.
Come se molti vasi a tempi alterni si frantumassero contro qualcosa.
Un rumore che, col passare delle ore, si faceva come stridulo e forte nella mia testa.
Così forte che mi venne un mal di testa che non riuscivo a togliermi.
Provai di tutto, tutte le medicine e tutti i rimedi di the e tisane, ma nulla funzionava.
Andavo in giro per la città per compere e lavoro cercando qualcosa per distrarmi ma tutto quello che vedevo mi riportava a Han e al pensiero ritornava il dolore in testa.
Mentre camminavo per le vie principali della città guardai in alto ai grandi schermi luminosi.
Uno dei grandi schermi dei palazzi della città principale cambiò l'immagine con colori neon, ed eccolo che appare.
Una bella pubblicità di borse con Hyunjin come modello.
È sempre stato un bellissimo ragazzo e ora poterlo vedere lì in piena piazza mi sembrava una grandissima gioia.
Una bella novità inaspettata.
Poi una folata di vento leggera.
Le mie ginocchia si sciolsero e gli occhi si chiusero mostrandomi l'oscurità più profonda.
Svenni.
In pieno giorno e davanti a tutti.
Un vero imbarazzo, e non riuscivo nemmeno a parlare o muovere le dita delle mani.
Non sentivo nulla.
Nè rumori nè movimenti o tocchi.
Ma quando mi svegliai la prima cosa che vidi fu la luce.
Una stanza totalmente bianca.
La luce però non era di una finestra come a casa mia, ma di delle lampade a muro molto vecchie.
Di fianco al mio letto c'era un signore anziano in camice che borbottava.
Si accorse di me e uscì dalla stanza.
Nel frattempo guardandomi attorno vidi altre persone in altri letti, tutti separati da tende molto sottili e rovinate.
Poi dalla porta entrarono Chan e Changbin tutti preoccupati.
"Minho-! Cavolo" mi prese la mano Chan con delicatezza: "abbiamo saputo in tempo per venirti a trovare".
Girai la testa verso di lui, il suo viso mascolino e le sue fossette che amavo molto erano scomparse dalla preoccupazione.
Poi guardai su verso Changbin che tratteneva una lacrima, anche se i suoi dolci occhi erano comunque umidi.
Entrambi così vicini a me, ma li sentivo lontani e le loro parole sembravano un eco distante.
Ma in tutta quella strana situazione riuscii a muovere leggermente le dita e con gli occhi socchiusi sussurrai: "H... Han...".
Chan esitò e Changbin sembrava confuso: "Chi è-?".
"Un... un ragazzo" rispose Chan stringendomi la mano: "ha accettato di andare in prigione per poterlo vedere al bar dove lavora...".
Changbin annuì e sospirò, poi allungò la mano e mi accarezzò la testa posandola poi sulla fronte cercando segni di influenza.
"Capisco" disse alla fine spostandosi.
Ma io non riuscii a trattenermi: "No".
Parlai freddo, senza lasciare nessuno parlare: "Non capisci, nessuno mi capisce" sussurrai piano.
Poi tossii sentendo un grande dolore dentro.
"L'ho ferito ragazzi... e ora ho perso tutto" e cominciai a piangere.
I minuti passarono lentamente tra le mie lacrime e il loro conforto.
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Come avevo già accennato camminando per le strade iniziai a ballare grazie alle ragazze che vedevo dalle finestre.
Beh quando uscii dall'ospedale qualche giorno dopo ci riandai.
Il medico disse che avevo solo avuto uno svenimento dovuto a troppo stress e lavoro, non avrei dovuto affaticarmi troppo.
Ma decisi comunque di andare a vedere le ragazze.
Quando arrivai si stavano ancora preparando facendosi le code e sistemando le scarpe.
Una di loro mi vide e sorrise.
Prima che potesse arrivare la guardia mi fece entrare dalla porta sul retro e inaspettatamente mi portò nella loro sala prove.
"Vieni veloce" mi disse e mi accompagnò dentro.
La ragazze mi salutarono tutte felici, come se mi conoscessero da tempo.
"Benvenuto!" Mi dissero tre in coro.
Io sorrisi imbarazzo: "Ah ciao-".
"Ci ricordiamo di te eh, ci fissavi e provavi a copiarci" rise la ragazza.
Il gruppo era numeroso e tutte molto affascinanti.
"Io sono Nayeon" Si presentò lei: "e tutte siamo il gruppo Twice, almeno così ci siamo chiamate".
Io annuii: "Oh beh mi sembra un nome carino, io sono Minho e sono... un lavoratore e basta".
A turno si presentarono tutte e mi invitarono a ballare con loro.
E così passai davvero una serata bellissima, spensierata e dimenticandomi di tutti i brutti pensieri e problema della mia vita.
Volevo solo ballare e perdermi nella musica.
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