I. The mission.
╭──────╯ ⁰¹, HOMESICK.
❪ VOLUME ONE ❫ , 𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻 𖦆
IL MATTINO IN QUEL VASTO ambiente artistico, non fece tardi ad arrivare, facendo alzare in fretta i lavoratori che salutarono le loro famiglie per addentrarsi in un'altra gravosa giornata di lavoro.
Intanto tra le immense nubi, molti dei erano già in piedi, chi per fare una sana colazione e chi per svolgere il proprio compito come consuetudine.
Nel clan karasuno, come tutti gli altri clan a venire, certuni erano ancora nel mondo dei sogni, come Keiji Akaashi in quel momento.
Quando i raggi promettenti del sole, penetrarono da quell'enorme finestrone e si andarono ad adagiare sul suo gracile viso, il riccio capí che era ora di tirarsi su.
Mugoló leggermente infastidito da quella troppa luce che emanava quella palla di fuoco, non che Shoyo Hinata.
Si drizzó sul comodo letto e tiró uno sbadiglio, dirigendosi lentamente poi, a fare colazione.
«Keiji, finalmente ti sei destato!» pronunció a gran voce il suo amico, Konoha. Evidentemente molti di loro si erano alzati prima di lui, e lo stavano aspettando per fare colazione.
«mh..come fate ad avere tutta questa energia, già di prima mattina?» si incamminó verso il grande bancone di marmo, dove inoltre c'erano altri suoi compagni a parlottare.
«oh, silenzio e fai colazione, cosí acquisti energie per oggi!».
Lo scrutó sbigottito, ci sarebbe stato un'evento rilevante quel giorno? Continuó a mettere in bocca diversi bocconi di cibo mentre nella sua mente formulava diverse ipotesi sul che cosa si fosse dimenticato, che quello stesso giorno si sarebbe tenuto.
«Sawamura lo ha affermato prima che ti svegliassi, precisamente un'ora fa.» ora, dire che era confuso era anche poco.
Sospiró, e terminata la colazione si spostó di nuovo in camera sua per indossare gli abiti del giorno, nonché un unico rettangolo di stoffa candida, non cucito ma drappeggiato intorno all'esile corpo, rivestito di una sottile linea d'oro al termine. Ai piedi aveva dei semplici calzari.
Ancora un po' insonnolito, varcó la soglia della sua abitazione, facendo la sua entrata in mezzo agli altri suoi ragazzi della sua età, con qualcuno leggermente piú grande.
Gli si fece vicino, un ragazzo anch'esso gracile dallo sguardo felino quasi annoiato o seccato, che faceva arrivare i capelli quasi fino alle spalle, di color giallo medallion e macchiati al di sopra dal nero pece.
«Buondí Keiji.» proferí parola il piú basso, facendo una leggera riverenza in segno di rispetto, seguito dall'altro.
«Buongiorno Kozume.» sorrise appena l'altro, non vedendo il suo amico da un bel po' di tempo.
Decisero di avviarsi insieme piú innanzi, quando dal nulla, il gatto non sveló finalmente l'evento che si sarebbe tenuto quel giorno, facendo sgranare gli occhi verde pino al riccio.
«Ebbene keiji, sei pronto per vivere un'avventura sulla Terra?» quasi non gli venirono fuori, gli occhi dalle orbite a sentire tale cosa.
Cominció a farsi mille domande e altri mille pensieri, sbarrandosi nella sua testa, già abbastanza colma di osservazioni, giudizi, opinioni e idee.
Lo risvegliarono, l'alto vocio di alcuni che cingevano l'eminente dio Sawamura.
Non ci stava capendo piú nulla, stava succedendo tutto troppo in fretta, a detta sua. Il suo amico, gli porse una lieve spinta sulla schiena così da farlo avvicinare al centro. Egli si accostó a passo cauto al maestoso dio, accomodato sul suo solenne trono, accerchiato da due veline che facevano da figure decorative, di cui una bassina manteneva una pergamena.
Il possente, prelevó la pergamena dalle mani della ragazza, mettendosi in piedi davanti al suo trono, sorretto da lastre di marmo su cui ci si poteva quasi specchiare.
Si schiarí la gola, ed inizió a presentare il discorso.
Oggi, come ogni altro anno,
é stato scelto un giovane per
badare ad un mortale, prendendolo
sotto la sua ala, come un'angelo
custode.
Vi sarai li, finché l'umano non
avrà trovato la vera felicitá.
Finché non sarà arrivato
all'età di ventidue anni, rimarrai lí.
Non puoi mostrarti ai suoi occhi,
o a nessun umano in generale, non potrai innamorarti di lui per nessun motivo;
Compiuto il tuo lavoro, ritornerai qui
e condurrai la tua vita, come hai sempre fatto.
Terminato il suo discorso, il riccio aveva circa il cuore in gola, aveva cosí tante ma semplici responsabilità, che lo trafiggevano come una lama, e gli iniettavano timore e angoscia di poi, sbagliare qualcosa, ma non lo fece notare granché. Era un'ottimo celatore di emozioni, o cosí lo definivano i suoi compagni.
Dopo che tutta la gente dell'Olimpo si allontanó e si sparse in vari settori, o nelle proprie case, Sawamura gesticoló intimando ad avvicinarsi, al moro.
«Ragazzo, ho scelto te perché osservandoti in tutto questo tempo ho capito che sei il piú adatto, per svoglere questo compito. Sei calmo e razionale, e non ti fai cogliere subito dal panico» sostenne il grande poi continuando «capisco che nonostante questo tu abbia molta ansia, ma vedi questa esperienza come una lezione di vita. E, non fare lo sbaglio di perdere la testa per lui.»
Keiji lo guardó tranquillo, sapendo che era un lui aveva meno probabilità di innamorarsi, o almeno così sperava.
Sempre il grande, si mise di nuovo in piedi, colpendo con gran forza il pavimento nuvoloso con il suo grande bastone in oro, contornato da rubini e tante altre pietre preziose, facendo sobbalzare e voltare di scatto il piú piccolo verso il suono.
Dinanzi a loro, si aprí un grande incavo, che mostrava il piccolo paesino, ed un ragazzo accasciato per terra, quasi demoralizzato.
«Devo badare a questa sottospecie di..gufo?» pronunzió l'ultima parola con un tono di domanda, non capendo a pieno le caratteristiche facciali del ragazzo.
L'altro annuí e sorrise comprensivo. Però in quel sorriso si nascondeva molta malinconia.
Non avendo altre scelte, guardó un'ultima volta il vasto Olimpo, nonché casa sua, facendosi poi trasportare da una leggera nube nel paesino, verso quel giovane.
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