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𝖼𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝗎𝗇𝖽𝗂𝖼𝗂 → ᵉᵛᵉʳʸᵗʰᶤᶰᵍ ʸᵒᵘ ʷᵃᶰᶰᵃ ᵏᶰᵒʷ
━━━━━━━━━ 𝒂𝒏𝒐𝒎𝒂𝒍𝒚
𝒔𝒊𝒅𝒆 𝑨 // 𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒐 𝒊𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐
〔 episode 19 . . . . season two 〕
༄ // ❝ Klaus ❞
Audrey non era sicura di quanto tempo avesse passato laggiù.
Emettendo un piccolo sospiro, si alzò in piedi. Aveva bisogno di muoversi, anche solo per allontanarsi dalla piccola cella, sentendo le gambe che cominciavano ad addormentarsi.
Guardò il corpo di Elijah e poi spostò lo sguardo sulla porta, pregando che nessuno scendesse prima che l'originale si svegliasse. Improvvisamente, Elijah emise un rantolo, facendo sobbalzare leggermente la Gilbert.
"Elijah." disse Audrey dolcemente, raggiungendolo e chinandosi al suo fianco.
Elijah si irrigidì leggermente mentre la guardava. "Katerina." Audrey sbatté le palpebre, scuotendo lentamente la testa. "No. No, Elijah, sono io. Sono Audrey."
L'originale la fissò per un lungo momento prima di appoggiare la testa sul pavimento e chiudere gli occhi. Audrey lo osservò, avvicinandosi quando lui ansimò di nuovo e il suo corpo incominciava a contorcersi mentre si alzava in piedi.
"Non-non riesco a respirare!" disse senza fiato. "Che cosa mi sta succedendo?" si precipitò verso la porta, sbattendo contro il muro. "Non p-posso stare in questa casa."
Gli occhi di Audrey si spalancarono quando realizzò. "Non sei stato invitato ad entrare."
"Allora tirami fuori di qui." detto questo, si precipitò nel corridoio, sbattendo di nuovo contro il muro prima di scomparire al piano di sopra.
Afferrando il pugnale dal pavimento, Audrey corse di sopra il più silenziosamente possibile, dirigendosi dritta verso la porta d'ingresso. Elijah si accovacciò per terra, riuscendo di nuovo a respirare.
Sentendola avvicinarsi, l'originale si alzò in piedi e si precipitò verso la porta, rimanendo bloccato sulla soglia. Audrey non sussultò, capendo perché era diffidente nei suoi confronti.
"Cos'è successo?" chiese. "Ssh." lo zittì lei, indicando il piano di sopra. Elijah alzò lo sguardo e annuì, capendo cosa intendeva.
"Te lo dirò, ma non qui." disse tendendogli il pugnale e guardandolo onestamente. "Non sapevo cosa stessero progettando."
Elijah incrociò il suo sguardo e, dopo un momento, annuì mentre le prendeva il pugnale dalle mani. Sapeva di potersi fidare di lei, anche perché Audrey si era sempre fidata di lui.
Con un piccolo sorriso sul viso, Audrey afferrò la giacca e le chiavi della macchina, chiudendo la porta dietro di sé mentre lo raggiungeva fuori.
* * *
Una volta che furono abbastanza lontani dalla casa, Audrey parcheggiò la macchina al lato della strada, lanciando un'occhiata a Elijah.
Era seduto sul sedile del passeggero accanto a lei, prosciugando la sacca di sangue che lei gli aveva procurato dal seminterrato. La sua pelle stava perdendo il colore grigiastro e le vene dell'essiccamento erano completamente svanite.
"Sembri stare meglio." disse lei, rompendo il silenzio che era calato su di loro.
Elijah si tolse la sacca vuota dalle labbra. "Dove hanno preso il pugnale?"
"John." ripose Audrey. "Sperava che dandolo a Damon, sarebbe stato in grado di uccidervi entrambi, ma come puoi vedere, non gli ha dato tutte le informazioni sul pugnale."
"Ho visto." rifletté Elijah abbastanza seccato.
"Hanno sbagliato a fare quello che hanno fatto." disse Audrey onestamente. "Non ho avuto nessuna parte a riguardo e se avessi saputo cosa stava succedendo, avrei provato a fermarli. Non devi niente a nessuno di noi, ma abbiamo bisogno di aiuto, Elijah."
L'originale alzò un sopracciglio, sentendo il tono disperato nella sua voce. "Klaus è qui." Elijah la fissò incredulo. "Klaus è qui?"
"Ha preso il controllo del corpo di Alaric." confermò.
"Certo che l'ha fatto." annuì lui, con una leggera smorfia sul viso. "Uno dei suoi trucchi preferiti."
"Non ci devi niente. So che l'accordo che hai stretto con mia sorella non vale più niente, ma hai ancora bisogno di lei per fermare Klaus. Sei l'unico che sa cosa potrebbe fare." disse consapevolmente.
"Sì, certamente." Elijah annuì, perso nei suoi pensieri.
Audrey aprì la bocca per aggiungere altro, ma il suo telefono iniziò a vibrare nella sua tasca. Non si sorprese quando vide il nome di sua sorella sullo schermo.
In tutta onestà, era sorpresa che ci avessero messo così tanto a rendersene conto. Il suo dito era diretto sull'opzione "rifiuta chiamata", ma sapeva che alla fine avrebbe solo peggiorato le cose.
Con un sospiro, rispose portandosi il telefono all'orecchio. Audrey non ebbe la possibilità di dire nulla, perché la voce di Elena cominciò a parlare velocemente. "Rey? Dove sei? Stai bene?"
"Sto bene, Lena." la rassicurò Audrey con calma. "Sto bene."
"Dov'è Elijah?" chiese, questa volta con un tono di rimprovero. "È qui." rispose semplicemente, lanciando un'occhiata all'uomo seduto accanto a lei.
"Dove qui?" le chiese di nuovo. "Dove sei Rey? Stefan verrà a prenderti."
"Non posso dirtelo." le disse Audrey, non dando a sua sorella il tempo di protestare. "Scusa, ma io ed Elijah dobbiamo parlare da soli."
"Audrey!" sbottò Elena, chiaramente frustata. "Non puoi fidarti di lui!"
"No, lui non può fidarsi di voi! E la colpa è solamente vostra." ribatté Audrey. "Sei tu che hai stretto un accordo con lui, e hai aiutato Stefan e Damon a romperlo. Io non ho mai dubitato di lui, lo sai tu e lo sa anche lui." i suoi occhi guizzarono ancora una volta verso Elijah.
Lui annuì, confermando la sua ipotesi. "Questa è la mia decisione e ho bisogno che tu la rispetti."
"Rey, per favore. Non puoi farlo da sola. Dimmi solo dove sei." Elena sospirò.
"Ti chiamo più tardi." e con questo, riattaccò senza esitazione, appoggiando il telefono nelle mani di Elijah.
"Abbiamo molto di cui discutere." disse lui, infilandosi il telefono in tasca. "Ma non qui. Ho in mente un posto."
* * *
"Elijah! Audrey!" Carol Lockwood fissò i due sorpresa, non aspettandosi di vedere proprio loro due all'uscio della porta.
In tutta onestà, Audrey si aspettava che Elijah la portasse alla villa dei Lockwood quando aveva detto che aveva un posto dove poter parlare, ma aveva deciso di non fare domande.
"Cosa ci fate qui?" i suoi occhi si spalancarono, osservando l'abito bruciato di Elijah. "Cos'è successo?"
"Ho avuto un piccolo incidente, Carol." spiegò vagamente Elijah. "Speravo potessi aiutarmi."
"Beh, devo scappare ad un appuntamento, quindi-"
Elijah la interruppe, incontrando il suo sguardo per poterla soggiogarere. "Non ci vorrà che un minuto del tuo tempo."
Un sorriso si formò sul viso della donna Lockwood e il suo umore cambiò all'istante. "Certo." Carol annuì, facendo un passo indietro in modo che potessero entrare. "Dimmi ciò che ti serve."
"Grazie." Audrey inarcò un sopracciglio verso Elijah, che le sorrise in risposta, prima di focalizzare la sua attenzione di nuovo su Carol. "Bene, andiamo con ordine. Devo cambiare i miei vestiti."
"Beh, possiamo provare uno dei completi di mio marito." offrì Carol, abbassando leggermente il tono della sua voce alla menzione del suo defunto marito. "Non li ho ancora inscatolati."
"Meraviglioso." l'originale annuì e lei salì le scale per prenderne uno.
"Come sapevi che non era sotto l'effetto della verbena?" gli chiese Audrey, una volta certa che la signora Lockwood non potesse sentirli.
"Perché sono stato io a tirarla fuori. Proprio prima che tua sorella e i suoi amici mi uccidessero. Due volte." rispose semplicemente, facendo sbattere le palpebre Audrey.
"Se vuoi scusarmi. Scendo subito." finì, salendo al piano di sopra e lasciando la ragazza a fissarlo.
Audrey si diresse verso il salotto, sedendosi sul divano mentre aspettava. Non ci volle molto prima che Elijah la raggiungesse, con un completo nuovo e un sorriso sul volto.
Prima di partire per il suo appuntamento, Carol preparò alla coppia un vassoio di tè, dando loro il permesso di mettersi a proprio agio. Audrey si sentiva un po' in colpa ad usarla, ma sapeva che Elijah avrebbe fatto in modo che non ricordasse niente di tutto questo.
"Quindi presumo che i Martin non siano più con noi." ipotizzò Elijah, versandosi una tazza di tè.
"E Katerina?" chiese. "Sarà sicuramente uscita dalla cripta quando sono morto."
"Klaus l'ha presa." gli spiegò. "Pensiamo che potrebbe essere morta."
"Ne dubito." le disse Elijah. "Non è nello stile di Klaus. La morte sarebbe una fine troppo corta dopo quello che gli ha fatto."
"Perché hai punito Katherine?" gli chiese la Gilbert. "Dici di odiare Klaus, ma l'hai rinchiusa nella cripta perché lei lo ha tradito."
"Ho le mie ragioni per voler vedere Katerina soffrire." le disse, abbassando lo sguardo. "C'è stato un tempo... in cui avrei fatto qualsiasi cosa per Klaus."
Audrey ascoltò attentamente ciò che le disse dopo, mentre le raccontava del giorno in cui lui e Klaus incontrarono Katherine per la prima volta. Trevor gliel'aveva presentata quando era arrivata per la prima volta in Inghilterra, alla festa di compleanno di Klaus.
E Audrey si accorse subito del motivo per cui Elijah avrebbe fatto di tutto per Klaus, facendole spalancare gli occhi.
"Sì." confermò con un cenno. "Klaus è mio fratello."
"Sì, ho sentito..." sussurrò annuendo lentamente. "Sto cercando di processare il tutto."
Elijah ridacchiò. "Sì, sono un po' in ritardo con i tempi, ma credo che il termine che stai cercando sia "O.M.G."" disse in tono canzonatorio, prima sorseggiare di nuovo il suo tè.
La Gilbert, ancora scioccata, corrugò la fronte mentre ragionava. "Quindi c'è un'intera famiglia di Originali?"
"Mio padre era un ricco proprietario terriero in un villaggio dell'Europa orientale." annuì, alzandosi in piedi e camminando. "Nostra madre diede alla luce sette figli."
"Quindi i tuoi genitori erano umani?" chiese Audrey, ancora più confusa di prima. "Tutta la nostra famiglia lo era." confermò lui.
"La nostra origine come vampiri è una storia molto lunga, Audrey. Sappi solo che siamo i vampiri più vecchi del mondo. Siamo la famiglia Originale, e da noi tutti i vampiri sono stati creati."
"Ma Klaus è tuo fratello, perché lo vuoi morto?" chiese Audrey, essendo una cosa che non aveva alcun senso per lei.
Elijah rimase in silenzio per un momento, riflettendo sulla sua domanda. "Ho bisogno di un po' d'aria. Mi sento ancora un po'...morto." decise, voltandosi verso il corridoio. "Vieni." alzandosi in piedi, Audrey non protestò e lo seguì verso il giardino sul retro
* * *
"Quindi, come hai visto, niente può uccidere un Originale." le fece notare Elijah.
"Non il sole, non il fuoco, nemmeno il morso di un lupo mannaro. Solo il legno di un albero. Un albero che la mia famiglia ha bruciato migliaia di anni fa." disse lui.
"Ecco da dove viene il bianco che c'è nel pugnale." si rese conto Audrey.
"Sì." lui annuì. "Le streghe non permetteranno a nulla di veramente immortale di camminare sulla terra. Ogni creatura deve avere una debolezza per mantenere l'equilibrio."
"Quindi il sole non può uccidere un Originale." ripeté Audrey, fermandosi sui suoi passi con uno sguardo pensieroso.
"Perché Klaus è così ossessionato dall'idea di spezzare la maledizione del sole e della luna?" Elijah si fermò a sua volta, voltandosi a guardarla con un sorriso divertito, ridacchiando leggermente.
"Non esiste la maledizione del sole e della luna, vero?" ragionò la ragazza e il sorriso sul volto dell'originale non fece altro che confermare le sue idee. "È falsa."
"Sembra tutto così biblico, non credi? Io e Klaus abbiamo inventato la maledizione del sole e della luna più di mille anni fa." la informò.
"Abbiamo realizzato gli schizzi aztechi, i rotoli romani, le incisioni tribali africane e qualsiasi altra cultura in cui ci sentivamo di radicare la parola della maledizione." spiegò poi.
"Allora qual è la vera maledizione?" chiese Audrey. "Deve essercene una, perché se no non ci sarebbe un motivo dietro le azioni di Klaus. Non avrebbe senso."
"Beh, quella vera è molto peggio." ammise l'originale. "È stata creata proprio per Klaus e lui ha cercato di spezzarla per gli ultimi mille anni...tua sorella è la sua unica speranza."
"Allora qual è la maledizione?" Elijah fece per rispondere ma si fermò, socchiudendo gli occhi mentre osservava il viso di lei.
"Stai sanguinando." disse e Audrey sospirò, frugando nelle tasche dei pantaloni in cerca di un fazzoletto. L'originale sembrava confuso, ma tirò fuori un fazzoletto dalla tasca del completo, porgendoglielo. "Cosa non mi hai detto, Audrey?"
La Gilbert si portò il fazzoletto al naso, asciugandosi la piccola traccia di sangue che si era formata. "Non è niente." borbottò. "Continuano a venirmi, non so perché."
La preoccupazione di Elijah non svanì, sollevando delicatamente la mano e posandogliela sulla guancia, usando il fazzoletto per pulire via le piccole macchie rosse che le erano sfuggite. "Da quanto tempo?"
All'improvviso sentì di nuovo quella sensazione. La sensazione che aveva provato il giorno in cui lo aveva incontrato per la prima volta, la sensazione che continua a riapparire ogni volta che lui era nei paraggi. La sensazione alla bocca dello stomaco, quella che le diceva che doveva avere paura intorno a lui.
Aumentava sempre di più al suo tocco, facendo uscire un respiro tremante dalle sue labbra. "Dalla sera della cena." disse dopo un momento. "E anche questi, um, dolori al petto. Ma loro... sono cessati."
La mano di Elijah si staccò dalla sua guancia, i suoi occhi si fissarono su di lei con uno sguardo illeggibile. "Impossibile..." espirò, scuotendo lentamente la testa.
"Che cosa?" chiese Audrey. Lui non proferì parola, facendola sentire sempre più frustrata.
Sembrava che tutti tranne lei sapessero cosa stava succedendo, ed era stanca di ricevere risposte criptiche. Tutto quello che voleva era la verità. "Cosa c'è? Perché Katherine aveva lo stesso sguardo, e Alaric- beh, Klaus immagino, pure. Cosa c'è di così speciale in tutto ciò che mi sta succedendo?"
"Doppelganger gemelli sono un'anomalia in natura." Elijah continuò a fissarla, sembrava che stesse ancora cercando di elaborare qualunque cosa stesse succedendo.
"Essendo la primogenita, il destino del sacrificio ricade su tua sorella. All'inizio non capivo perché la natura avesse portato due doppelganger nello stesso arco di tempo, ma ora..." fece una breve pausa. "Sembra che tu sia stato creato per uno scopo diverso. Una profezia."
"Katherine ha detto che qualunque cosa sia, mi avrebbe mantenuto in vita. Al sicuro da Klaus, immagino fosse quello che intendeva." spiegò, guardandolo implorante. "Allora, cos'è questa profezia?"
"Una strega che io e i miei fratelli abbiamo incontrato poco dopo che ci siamo trasformati, ci raccontò di un'anomalia nella natura, legata a uno di noi; non specificando chi. I due sarebbero stati destinati a trascorrere l'eternità l'uno accanto all'altro." le spiegò onestamente. "Gli anni passarono e noi pensammo che la strega fosse pazza, dato che non avevamo mai incontrato nessuno del genere."
"Tutto ciò però è stato messo in discussione quando, a quanto pare, io e te ci siamo incontrati."
"Legati?" ripeté lei incredula. "In che senso destinati a trascorrere l'eternità l'uno accanto all'altro?"
"Conosci il concetto di anime gemelle?" chiese l'originale.
Gli occhi di Audrey si spalancarono mentre il suo cervello elaborava ciò che le era appena stato detto. "Quindi non sono inutile. Io sono- noi siamo..."
Lui annuì. "La coppia di cui parlava la profezia."
* * *
Audrey aveva bisogno di spazio per pensare.
Pensava che conoscere finalmente la verità l'avrebbe aiutata, eppure l'aveva lasciata solamente con un milione di domande in più.
Camminò ai margini del lago in fondo alla proprietà dei Lockwood, finché non decise di tornare indietro da Elijah, che aveva rispettato il fatto che avesse bisogno di stare da sola.
All'inizio del terzo anno, la sua vita era normale. Quella parola sembrava così estranea a questo punto, dato che niente di tutto ciò che circondava lei o Elena era normale da tanto tempo.
All'inizio del terzo anno, era solo Audrey Gilbert, la ragazza che aveva perso i suoi genitori. Era solamente la sorella gemella di Elena, e ora tutto era cambiato ancora una volta.
"Bentornata." Elijah annuì mentre lei lo raggiungeva in salotto.
Aveva un milione di domande da fare, ma ora non riusciva a concentrarsi. Aveva bisogno di una distrazione mentre cercava di dare un senso a tutto quello che le era stato detto. "Qual è la maledizione di Klaus?"
Elijah inarcò un sopracciglio, ma non insistette. Invece, indicò il divano. "Per favore." Togliendosi la giacca, la Gilbert si sedette sul divano e Elijah fece lo stesso.
"La mia famiglia era piuttosto unita, ma Klaus e mio padre non andavano d'accordo. Quando siamo diventati vampiri, abbiamo scoperto la verità. Klaus era un bastardo." le raccontò.
"Mia madre era stata infedele molti anni prima. Klaus appartiene a una linea di sangue diversa. Naturalmente, quando mio padre lo scoprì, diede la caccia e uccise l'amante di mia madre e tutta la sua famiglia. Non rendendosi conto che stava scatenando una guerra tra specie che va avanti ancora oggi." finì.
"Una guerra tra specie?" chiese Audrey confusa.
"I vampiri." rispose lentamente l'originale. "E i lupi mannari."
"Quindi il vero padre di Klaus proveniva da una linea di sangue di lupo mannaro?" corrugò la fronte. "Ma questo non farebbe anche lui un lupo mannaro?" uno sguardo di realizzazione le apparve sul volto. "Lui è entrambi."
Elijah annuì. "Un ibrido sarebbe più letale di qualsiasi lupo mannaro o vampiro. La natura non sopporterebbe un tale squilibrio di potere. Pertanto le streghe, le serve della natura, hanno fatto in modo che il lato lupo mannaro di mio fratello dormisse." lui si alzò di nuovo in piedi.
"Klaus vuole innescare quella parte di lui. Se la natura glielo permettesse, lui genererebbe la sua linea di sangue. Costruirebbe la sua razza. Mettendo in pericolo non solo i vampiri, ma tutti."
"Ma tu l'hai aiutato?" disse la Gilbert.
Elijah la guardò. "L'ho aiutato perché lo amavo. Ma questo è cambiato, ora deve morire."
Audrey poteva capirlo. Le persone fanno qualsiasi cosa quando si tratta dell'amore che si prova per la propria famiglia, non importa quale possa essere il costo
"Come lo uccidiamo?" chiese dopo un momento. "Perché sono sicura che i pugnali non funzioneranno."
"Esatto. È qui l'enigma." le disse Elijah. "C'è un modo per uccidere qualsiasi specie soprannaturale, per mano degli stessi servitori della natura."
"Una strega." disse Audrey consapevolmente. "Se riescono a incanalare così tanto potere." sospirò al pensiero di Bonnie. "Ma li ucciderebbe."
"La maledizione deve essere spezzata durante la luna piena. Quando Klaus è in transizione. In quel momento sarà più vulnerabile. Una strega con abbastanza potere... potrebbe uccidere Klaus."
Audrey si morse il labbro inferiore, alzandosi in piedi mentre lo guardava con diffidenza. "E se ti dicessi che conosco una strega che potrebbe incanalare così tanto potere?"
Elijah si voltò a guardarla sorpreso, avvicinandosi per colmare la distanza che era stata posta tra loro. "Allora ti direi che c'è un'altra cosa che dovresti sapere." rispose. "Tanto tempo fa, il giorno prima che il sacrificio avesse luogo, ho parlato con delle streghe disposte a compierlo per Klaus. Mi hanno raccontato di un modo per risparmiare la vita di Katerina."
"Hai trovato un modo per salvare la vita del doppelganger?" ripeté mentre la speranza appariva nei suoi occhi.
Forse sua sorella sarebbe potuta sopravvivere. Forse entrambe sarebbero potute uscire vivi da questa situazione, che sembrava un sogno irraggiungibile sin dal momento in cui erano venute a sapere del sacrificio.
Un silenzio assordante cadde su di loro, fino a quando Elijah posò gentilmente la sua mano sulla spalla di Audrey, facendo sì che i loro occhi si incontrassero di nuovo.
"Capisco che tu ti possa sentire a disagio con quello che ti ho detto oggi, Audrey." cominciò lui mentre un nodo cominciava a formarsi nella gola della Gilbert.
Non era pronta per questa conversazione, ma allo stesso tempo non sapeva se lo sarebbe mai stata.
"Ora che il pugnale è stato rimosso dal mio petto, il sangue dal naso si fermerà dato che sono cessati anche i dolori al petto. Non ti devi sentire obbligata a fare niente, ti do la mia parola."
"Elijah..." Audrey si interruppe con un sospiro. "Non so cosa dire."
"Per ora, concentriamoci solo sul sacrificio. Ne potremmo parlare quando sarà finito." l'originale la guardò per un momento, prima di avvicinarsi e darle un bacio gentile sulla fronte.
Il respiro le si bloccò in gola, gli occhi le si chiusero mentre lui si allontanava, sentendosi come se il suo mondo stesse girando.
Ad essere onesti, nemmeno Audrey riusciva ricordare l'ultima volta che si era sentita così.
𝘵𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘪𝘨𝘩𝘣𝘰𝘶𝘳𝘩𝘰𝘰𝘥 ⸻ 𝘦𝘷𝘦𝘳𝘺𝘣𝘰𝘥𝘺'𝘴 𝘸𝘢𝘵𝘤𝘩𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦
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