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Β«Questo Γ¨ un addio?Β» Chiese un bambino di appena otto anni all'amica, il suo sguardo era fisso sulla palla davanti a lui.
L'altra bambina, della sua stessa etΓ , si sedette di fianco al rosso.
Β«NoΒ» affermΓ² con sicurezza.
Β«Quando sarΓ² grande tornerΓ², giocheremo di nuovo insieme!Β» EsclamΓ², allungandosi per afferrare la palla da basket.
Lui la seguì lo con sguardo.
Β«Come idea mi piace, ma torna piΓΉ forte.Β»
Β«Lo farΓ², tranquillo.Β»
Β«Questa Γ¨ una promessa quindi.Β» La guardΓ² in attesa di una risposta.
Β«Si! Lo Γ¨!Β» La bambina dai lunghi, e mossi, capelli viola sorrise, dopodichΓ©, dopo aver messo a terra la palla, portΓ² le mani verso il suo orecchio.
Si tolse uno degli orecchini a piuma viola che indossava.
Li metteva sempre, non se ne voleva mai separare.
La madre molte volte glie ne aveva fatti vedere altri che poteva indossare, ma la scelta della piccola era sempre rimasta la stessa: voleva tenere quelli.
Prese delicatamente la mano dell'amico e poggiΓ² sopra di essa la piuma.
«Uno tienilo tu, così sei sicuro che tornerò, mettilo dove non può rovinarsi.»
Β«Non te ne sei mai separataΒ» constatΓ² lui guardando prima l'oggetto e poi la bambina.
Β«Lo so, sarΓ il simbolo della nostra promessa. TornerΓ², e giocheremo nuovamente a basket insieme, questo Γ¨ per non dimenticarloΒ» spiegΓ² lei ricambiando lo sguardo.
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Ripensando a quel giorno Kayla portΓ² istintivamente la mano sull'orecchino che le era rimasto, sfiorando le soffici piume viola. Non aveva dimenticato nemmeno per un momento quella promessa.
Successivamente si chinΓ² per chiudere la sua ultima valigia, quel posto ormai le stava stretto.
Aveva deciso di non aspettare ancora, sarebbe tornata in Giappone, anche senza il consenso dei genitori.
La sera precedente avevano avuto l'ennesima discussione sulla sua idea di partire, ovviamente non erano d'accordo. Si erano rifiutati categoricamente di farla tornare lì.
Ma fortunatamente per lei quella mattina erano dovuti partire per un viaggio di lavoro.
Perché ci fosse andata anche la madre non lo capiva, era il padre quello che doveva andare lì per lavoro, non lei.
Β«Ogni occasione Γ¨ buona per farsi delle vacanzeΒ» borbottΓ² tra se e se, guardando un'ultima volta la sua camera in quella grande villa.
Doveva ringraziare uno degli autisti che avevano a lavorare per loro, se non fosse stato per lui Kayla non sarebbe mai riuscita a partire.
In quella casa era stato l'unico a capire come si sentisse.
Inizialmente non voleva accettare il suo aiuto, non intendeva rischiare di metterlo nei guai, ma lui aveva insistito per settimane e alla fine la ragazza aveva deciso di dargli ascolto.
Chiuse la porta dietro di se e controllΓ² il cellulare prima di portare giΓΉ l'ultima valigia.
Sorrise quando vide il messaggio del suo migliore amico.
Si stava giΓ lamentando della quantitΓ di valigie che la ragazza gli avrebbe fatto portare una volta arrivata in aeroporto.
«Non sono poi così tante-» Sussurrò innocentemente la giovane, per poi rispondergli che invece di lamentarsi avrebbe fatto meglio a non arrivare in ritardo.
Le piaceva stuzzicarlo in quel modo, essendo una testa calda era facile farlo alterare, anche se di poco.
Lui questo lo sapeva e ogni volta cercava di non darglielo a vedere.
Era contenta di poterlo rivedere a distanza di anni.
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