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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟽

❝𝐿'𝑖𝑟𝑟𝑎𝑔𝑔𝑖𝑢𝑛𝑔𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑠𝑓𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎, 𝑚𝑎 𝑠𝑝𝑟𝑜𝑛𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑒𝑧𝑧𝑒.❞

||𝐹𝑜𝑛𝑡𝑒: 𝐴𝑛𝑜𝑛𝑖𝑚𝑜||

Quella era una bella giornata da passare fuori con la sua cavalla.
Kayla non poté fare a meno di definirla in quel modo, dopotutto sarebbe stata lei ad occuparsi di Pioggia e poi ci si era già affezionata molto.

La cosa che amava di più?
Accarezzare la sua lunga criniera, soprattutto dopo che l'aveva pettinata e sistemata, oppure il muso.

Con la ragazza una cosa era sicura: quella cavalla sarebbe stata molto coccolata e viziata.

Dopo aver finito di prendersi cura di Pioggia andò dove si erano allenati la volta prima lei e Akashi.
Non era molto lontano, infatti ci si poteva arrivare benissimo a piedi.

Quando giunse a destinazione notò che il ragazzo doveva ancora arrivare.

Fece un sospiro, decidendo di sedersi ad aspettarlo.

«E menomale che si è anche raccomandato di non fare tardi» disse a se stessa.

Guardò la palla accanto a lei, domandandosi se fosse riuscita ad ottenere qualcosa quel pomeriggio.

«Sei stata puntuale, come ti avevo detto.» Non c'era bisogno che Kayla si girasse per vedere di chi si trattava.

«Al contrario di te» rispose alzandosi e passandosi le mani sui pantaloni, togliendo i residui d'erba che le erano rimasti addosso.

Si voltò verso Akashi.
«Sei in ritardo.» Quando incontrò i suoi occhi sentì per la prima volta una sensazione di oppressione dovuta alla freddezza del suo sguardo.

Si bloccò per un momento, l'aveva messa in soggezione.

L'altro giorno non era successo, perché in quel momento si?
Non se lo spiegava.

Il ragazzo continuava a fissarla, aspettando fosse lei la prima a distogliere lo sguardo, cosa che però non fece.

«Io ho detto che tu dovevi essere puntuale, non ho accennato a nulla che fosse riferito a me stesso.» Non le diede il tempo per replicare.
«Non aspettarti la stessa gentilezza dell'altro giorno.»

«Gentilezza?» Kayla ne ricordava una diversa da parte sua.

Si rese conto che il tono della sua voce era stato leggermente più insicuro.

La sensazione di prima non se ne era andata.
La ragazza si domandava se fosse possibile che avesse così tanta influenza visto che era bastata a farla apparire esitante.

Non poteva fare a meno di pensare a come sarebbe stato durante il gioco.

Si schiarì la gola, facendo subito dopo un sospiro nel tentativo di riprendere il suo atteggiamento sicuro.
Non aveva intenzione di farsi intimorire in quel modo, altrimenti sarebbe stata sopraffatta da quella sua aura di potere.

«Si, forse è perché ci siamo rincontrati dopo tanto tempo... Ma da oggi non sarà più così.» Fece un passo verso di lei.

«Cosa è cambiato?» Domandò la ragazza non muovendosi dal suo posto.

«Devo testare le tue abilità e capire in quale categoria ti trovi. Fai parte dei deboli o dei forti? Dei perdenti o dei vincitori?» Sorrise freddamente.

«Entrambi abbiamo i nostri motivi per essere qui oggi, ti conviene non far diventare questi tuoi allenamenti una perdita di tempo.» Tornò serio, continuando a mantenere il contatto visivo.
«Cerca di tenerlo bene a mente» concluse per poi superarla e andare verso il pallone.

«Mi stai chiedendo una cosa ovvia, Seijuro» disse Kayla senza girarsi verso di lui.

«Non era una richiesta, non ne faccio. È un ordine, e i miei ordini sono assoluti.» Annunciò il rosso con decisione e senza alcuna esitazione.

«Cos'è questa storia?» A quel punto si voltò nella sua direzione, ma quando lo fece si ritrovò il pallone contro.

Lo afferrò all'ultimo per poi alzare lo sguardo su Akashi.

«Se non mi fossi girata mi avresti colpita» disse lei assottigliando lo sguardo.

«No, non sarebbe successo.»
«Ah certo, perché tu sai sempre tutto.»
«Esatto.»

Kayla sospirò pesantemente.
«Non puoi sapere sempre tutto, nessuno può. Arriverà il momento in cui troverai qualcosa che non riuscirai a prevedere.»

Lui la sondò con lo sguardo, nonostante avesse notato come l'avesse in un certo senso intimorita, poco prima, con una sola occhiata, la ragazza continuava a rispondergli a tono, dicendogli le cose come le passavano per la mente.

«Forse non hai capito.» La guardò con superiorità.
«Potrà succedere agli altri, ma non a me.»

Non le diede il tempo di replicare.

«Hai intenzione di parlare ancora a lungo? Sbagli se credi di ricevere delle vere risposte senza avermi battuto almeno una volta.» La serietà del suo tono di voce era disarmante, sembrava si trattasse di una questione di vita o di morte.

«Hai voluto continuare a sfidarmi e io l'ho accettato, anche per ragioni personali, ma ricorda che non importa la strada che la vittoria prenderà, tornerà sempre da me. Puoi provarci quante volte vuoi, non potrai mai battermi.» Il suo freddo sorriso era tornato.

«Mi sembrava di aver capito che volessi vedere se fossi uno dei vincitori o no.» Gli fece notare Kayla, ma quell'affermazione non lo smosse per niente.

«Ci sono molti altri fattori per determinarne il potenziale, non è necessario che tu vinca contro di me per verificarlo. Comunque, se vuoi tirarla ancora per le lunghe possiamo anche finirla qui.»

Kayla gli rilanciò la palla con forza, in segno di sfida.
«Vediamo di cominciare.» Usò di proposito un tono autoritario.

L'altro fece qualche palleggio, guardandola con la coda dell'occhio.
«Attenta ai toni che usi, Kayla.»

«Sto solo rispondendo ai tuoi, Seijuro.» Lo guardò con aria di sfida.

Lui la osservò ancora per qualche secondo, per niente intimorito dall'atteggiamento della ragazza, sapeva che lo stava usando per contrastare il suo.

xxx

Irraggiungibile.

Ecco come poteva definire Akashi Seijuro, assolutamente irraggiungibile.

Non era riuscita a fermarlo nemmeno una volta.

In quel momento si era piegata, poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

«Mi hai deluso, pensavo che almeno una volta ti saresti avvicinata all'obiettivo.» La stava guardando con preminenza e quello lei non lo sopportava.
«Probabilmente sto solo perdendo tempo.»

Kayla alzò lo sguardo su di lui, gli occhi del ragazzo erano congelanti.

Strinse la presa sulle sue ginocchia, infastidita.
«Non abbiamo ancora finito.»

«Invece si, abbiamo finito.»
«Che fai? Non puoi prendere e andartene così!» Esclamò lei vedendolo rimettersi la giacca della sua scuola.

«Posso e lo faccio.» Non le diede il tempo di replicare.
«La prossima volta fatti trovare ad un campo che si trova qui vicino.»

«Non hai nemmeno intenzione di dirmi dov'è?»
«Puoi trovarlo da sola.» Dopodiché se ne andò senza voltarsi.

Strinse le mani in due pugni, avrebbe voluto rincorrerlo e costringerlo a continuare ad allenarsi, ma era già mentalmente stanca.

Non era difficile seguirlo solo nel gioco, lo era anche gestirlo con quel suo carattere. La sfiancava.

Decise di tornare indietro, sarebbe stata un po' con Pioggia prima di andare a casa.

xxx

Un'altra giornata scolastica terminò e con lei anche l'allenamento pomeridiano della squadra.

Si era da poco messa la giacca quando vide Kagami e Kuroko camminare verso di lei.
«Sei pronta?» Le domandò il rosso tenendo le mani nella tasche dei pantaloni.

Kayla annuì prima di raggiungerli con la tracolla in spalla.

«E così oggi finalmente hai avuto la maglia della squadra, sapevo che non saresti rimasta in panchina» disse Taiga scompigliandole appena i capelli.

«Ovvio, non ho intenzione di rimanere indietro» rispose la giovane lasciandolo fare, ma poco dopo decise di sistemarseli come meglio poteva.

«Però hai deciso di non giocare la prima partita» cominciò a dire Kuroko.
«Come mai?»

Era stata una sua idea quella, aveva chiesto lei a Riko di farle quel favore.
Ma la motivazione era lontana anni luce dalla semplice ansia da prestazione, non aveva mai avuto problemi a trovarsi in luoghi pieni di persone, nemmeno se queste hanno tutti gli occhi puntati su di lei.

«Voglio vedere come la squadra gioca in una vera partita, non vorrei creare problemi visto che è poco che sono con voi» spiegò Kayla.

«E poi... Se vinciamo la prima partita quasi sicuramente il nostro avversario sarà la Shutoku. Kuroko, hai detto che in quella squadra c'è un tuo compagno delle medie no? Un giocatore di questa Generazione dei Miracoli di cui parlate tanto.»

Il diretto interessato la guardò per un momento prima di rispondere.
«Si, è così.»

«Questo è un motivo in più per non essere d'intralcio alla squadra, voglio prima osservare con attenzione.»

Anche gli altri lo avevano potuto constatare, quando si trova in difficoltà, o anche solo per poter avanzare, Kayla è capace di fare mosse veloci e improvvise, e con la stessa rapidità i suoi compagni devono capire cosa ha in mente.

Nella sua prima sfida con i ragazzi del secondo anno aveva detto a Kagami di saltare ancor prima di avere la palla.
Lui si era fidato e aveva seguito il suo consiglio, ma non poteva sempre avvertire in quel modo i suoi compagni.

Durante una partita ufficiale la cosa migliore è non far capire all'avversario quello che si ha in mente, una squadra imprevedibile è ancora più minacciosa.
E se Kayla comprendeva meglio il modo di giocare della Seirin in uno di quegli incontri, allora sarebbe stato più semplice coordinarsi con gli altri.

«Per me è naturale osservare gli altri, quindi non ci penso più molto» disse Kuroko.
«Ma anche quella è una parte importante, se ti può essere d'aiuto allora faremo così.» Concluse prima di fermarsi, da lì in poi si sarebbero divisi per tornare a casa.

«È un tipo interessante» affermò Kayla quando rimase sola con Kagami.

Il rosso rispose con un'alzata di spalle.
«Si, ha un modo particolare per sostenere la squadra e il suo gioco.»

«Comunque, ti va di passare da una parte prima di tornare a casa?» Gli domandò la ragazza cambiando argomento.

«Si, certo, tanto non abbiamo fretta. Dove devi andare?»
«A prendere un ghiacciolo.»

Taiga la guardò confuso, solitamente era lui quello che le proponeva di andare a mangiare qualcosa quando aveva fame.

«A cosa è dovuta questa improvvisa voglia?» 
«C'è una cosa che dovrei fare, ma non so se è meglio lasciare la situazione così com'è oppure no.»

«Fammi indovinare, non me lo dirai fino a che non saremo arrivati, vero?» Disse con un leggero sospiro, la conosceva troppo bene e sapeva che certe volte tirava fuori quel suo lato criptico e misterioso.

Da lei uscì una lieve risata.
«Non dovrai aspettare poi così tanto.»

«Alcune volte credo che tu ti diverta a non dire sempre tutto.» Kagami diede voce ai suoi pensieri, portandosi poi entrambe le mani dietro al collo.

«È una cosa che faccio involontariamente, forse anche per allentare la tensione che l'argomento mi provoca.»
«Lo sai che a me puoi dire tutto senza nessun problema, vero?»

Kayla lo guardò con un piccolo sorriso.
«Si, lo so.»

Giunti a destinazione i due ragazzi si fermarono a poca distanza dall'entrata, così da non dare fastidio alle altre persone che entravano e uscivano dal bar.

«So che me ne vuoi parlare» cominciò a dire la giovane.
«Dei miei genitori, del fatto che dovrei richiamarli.»

«Già, stavo cercando il momento giusto per parlartene.»

«Lasciamo decidere al fato. Sinceramente non so cosa sia giusto fare, quindi...» Spostò gli occhi su quelli rossi dell'amico.
«Se sul bastoncino del mio ghiacciolo ci sarà la scritta "Hai perso", allora li chiamerò e dirò loro che ho intenzione di rimanere qui e che, di conseguenza, dovranno accettarlo.»

«Se invece vinci non lo farai.» Finì di dire Kagami prima di annuire.
«Sembra interessante, ci sto.»

Una volta preso il loro ghiacciolo si sedettero ad uno dei tavoli accanto alla finestra, fuori la gente non faceva altro che passare.

L'atmosfera calda del luogo limitava quell'accenno di agitazione che stava nascendo nel petto di Kayla.
Se fosse stata costretta a chiamarli avrebbe dovuto imporre quella decisione ai suoi genitori.

In qualsiasi modo la si volesse vedere non era una cosa facile da fare.

Dire ai propri genitori le scelte che vogliamo prendere, o che abbiamo preso, ci mette sempre in una situazione di soggezione, ci fa sentire quasi insicuri.

Per paura di deluderli.
Per paura di ricevere da parte loro una negazione, un rifiuto.
In certi momenti non si capisce nemmeno con precisione perché quella sensazione si impadronisce di noi, semplicemente lo fa.

Quando la ragazza finì rimase a mordicchiare il bastoncino per qualche secondo, non era sicura di voler conoscere la risposta.

Kagami la incoraggiò con lo sguardo, essendo capovolto nemmeno lui poteva leggere cosa c'era scritto.

Kayla prese e lo poggiò sul tavolo, con quelle due parole rivolte verso l'alto.

"Hai perso"

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