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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟹𝟹

❝𝑇𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎. 𝐿𝑎 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑡𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎: 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑠𝑎?❞

||𝐹𝑟𝑎𝑛𝑘 𝑇𝘩𝑖𝑒𝑠𝑠||

I preliminari per l'accesso alla Winter Cup passarono in fretta.
La Seirin non ebbe molti problemi all'inizio, le difficoltà le incontrarono una volta arrivati a scontrarsi contro la Shutoku e la Kirisaki Daichi, ma nonostante tutto riuscirono ad ottenere un posto nel vero e proprio torneo.

Tutti i componenti della squadra non aspettavano altro. Ora che ci erano arrivati si sarebbero impegnati al massimo pur di vincere.

Però prima si presero una serata libera da passare alle terme.
Era il miglior modo per rilassare i nervi prima di darci nuovamente sotto con gli allenamenti, che si prospettavano molto più stancanti.

L'aria fuori era diventata mite, pochi erano gli sprazzi di caldo, ormai le temperature si erano fatte decisamente più piacevoli.

Kayla aveva alzato la testa verso il cielo, chiudendo gli occhi e godendosi le lievi carezze che il vento di tanto in tanto le faceva.

Dopo pochi minuti decise di sdraiarsi a terra, proprio sotto i rami dell'albero su cui era precedentemente appoggiata, poco le importava se qualcuno, passando di lì, l'avrebbe vista come una cosa strana.

Alzò lentamente le palpebre e osservò le foglie sopra di lei, persa nei suoi pensieri.

Era da tutto il giorno che Akashi la ignorava.
Non rispondeva ai suoi messaggi e non si era fatto sentire. C'era stato il silenzio radio.

La ragazza non aveva provato a chiamarlo, sapeva che non avrebbe risposto alla sua telefonata.

Ormai aveva imparato a conoscere anche quelle piccole sfumature. Non voleva sentirla e la cosa la innervosiva.

«Se pensa che io mi arrenda solo perché ignora i miei messaggi si sbaglia di grosso» disse tra se e se.
«A costo di piombare a casa sua per costringerlo a parlarmi.» Si bloccò per un momento quando realizzò ciò che aveva appena detto.

Sbatté più volte gli occhi.
«Andare da lui...» Scattò e si mise seduta, incrociando le gambe tra di loro.
«Ma certo! Questa è la soluzione!»

Non si era accorta di non essere da sola, e il suo tono non era stato così basso da non farsi notare dall'altra persona, che stava camminando lì accanto.

«Questa poi... Ora parli anche da sola?» Le disse il ragazzo fermandosi a pochi passi dalla giovane.

Quest'ultima si girò, vedendo Aomine in piedi accanto a lei. Non si aspettava di trovarlo lì.

«Aaah!» L'esclamazione di Kayla fu seguita da uno sbuffo.
«Ultimamente sembra essere diventata una domanda molto frequente» commentò ricordandosi di come, solo pochi giorni prima, quella stessa domanda le era stata fatta da Kagami.

«Eh?» Aomine la guardò con un cenno di confusione sul volto.

«Lascia stare, stavo solo pensando ad alta voce.» Spostò gli occhi su di lui.
«Piuttosto, cosa ci fai tu qui?»

«Stavo per farti la stessa domanda» disse il ragazzo, non rispondendo a quella della giovane.

Kayla lo fissò, attendendo fosse lui il primo a dare una risposta, cosa che fece poco dopo aver sospirato pesantemente.
«La squadra mi ha costretto a seguirli fin qui.»

«Per quanto mi riguarda non sono stata costretta, ma anche io sono qui con la mia squadra, a quanto pare hanno avuto la stessa idea» disse la giovane rispondendo a sua volta.
«Non ti piacciono le terme? È rilassante starci» commentò poi.

«Lo dici ma nemmeno tu ci stai in questo momento.» Kayla ridacchiò appena nel sentire quella frase.
«Ci sono stata, sono solo uscita prima degli altri.» Lo informò prima di alzarsi e togliersi l'erba che si era attaccata ai suoi pantaloni.

«Comunque sia, immagino tu sappia che siamo passati alla Winter Cup, quindi con molta probabilità ci scontreremo di nuovo» disse la ragazza voltandosi verso di lui.

Aomine la guardò, infilando le mani nelle tasche della divisa.
«Quindi ancora non lo sai?»
«Cosa?»
«La prima partita che disputerete sarà contro di noi.»

La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso, vista la potenza dell'avversario avrebbe dovuto essere più intimorita, il rischio di essere buttati fuori a torneo appena iniziato era alta, ma la felicità nel potersi nuovamente misurare contro Aomine era più grande.

xxx

Kayla aveva da poco lasciato Kagami all'aeroporto.
Il ragazzo aveva deciso di andare in America per allenarsi in vista del torneo, era più determinato che mai a tornare con una forza tale da fronteggiare e battere la Generazione dei Miracoli.

La ragazza sarebbe voluta andare con lui, dopotutto non si recava in America da parecchi anni, sarebbe stato bello poter passare del tempo lì, ma nella sua mente c'erano altri piani.

Piani che la stavano portando direttamente da colui che aveva rapito ogni suo pensiero, nonché il suo cuore.

Con la valigia alla mano e una determinazione che faceva invidia a quella di Kagami, Kayla era partita per andare a casa di Seijuro, esattamente come aveva pensato di fare la sera prima.

L'unico problema?
Il ragazzo non aveva la minima idea che lei stesse andando a casa sua.

Visto che non rispondeva ai messaggi Kayla aveva trovato inutile cercare anche solo di avvertirlo, quindi aveva deciso da se cosa fare, con la sua solita disinvoltura.

Chiunque si sarebbe sentito un po' a disagio a presentarsi e autoinvitarsi da qualcuno, ma non lei.
Aveva delle ragioni più che valide per agire in quel modo, se non lo avesse fatto il loro rapporto sarebbe andato a sgretolarsi proprio davanti ai suoi occhi, e questo non poteva permetterlo.

Una volta arrivata suonò alla porta senza perdere tempo.

Il suo sguardo vagò su ciò che la circondava, le trasmetteva sempre una sensazione di calma stare lì, nonostante la situazione complicata che i due stavano vivendo.

Ad aprirle fu proprio Akashi, che trovandosi lì vicino aveva deciso di andarci di persona.

Quando la vide si bloccò per un istante, spostando gli occhi su quello che la ragazza teneva alla sua destra.
La valigia parlava da sola, aveva capito in un attimo quali fossero le intenzioni di Kayla.

Quest'ultima invece si girò non appena sentì il rumore della porta.

I suoi occhi incontrarono in poco tempo quelli di Akashi, che li aveva appena riportati su di lei.
In essi riusciva a scorgere varie emozioni: sorpresa, curiosità, insicurezza.

Nessuno dei due disse niente per parecchi secondi, ma fu proprio il ragazzo ad interrompere il silenzio che alleggiava tra di loro.

«Non c'è bisogno che tu mi dica cosa sei venuta a fare qui» cominciò a dire, facendo capire alla ragazza di aver compreso ciò che intendeva fare.
«Quello che vorrei sapere è la motivazione.»

Kayla incrociò le braccia al petto e lo osservò con sicurezza.
«Ah, quindi ora mi parli? Visto come hai liquidato i miei messaggi pensavo avresti fatto lo stesso anche adesso.»

Non riuscì proprio a trattenersi dal fargli la battutina in merito alle sue recenti azioni.

Il diretto interessato la fissò senza scomporsi minimamente.
«Il mondo non gira attorno a te, Kayla.» Le fece notare, mantenendo l'atteggiamento distaccato che si era ripromesso di avere nei suoi confronti.

«Nemmeno attorno a te, ma uno dei due doveva cedere e ho deciso di farlo io, ecco perché sono qui, altrimenti sarebbe andato tutto a rotoli.» Il tono della ragazza era calmo, non intendeva dare il via ad una discussione come l'ultima che stavano per avere, proprio poco prima che Pioggia si sentisse male.

«E questo è l'unico motivo che ti ha spinta a presentarti qui senza preavviso?» Akashi aveva deciso di non continuare il discorso che stavano per affrontare.

«No, sono qui anche per allenarmi, voglio arrivare preparata al torneo.» Fece un sorrisetto.
«Quindi non puoi rimandarmi indietro, considerando che allenarsi è importante, giusto?»

Kayla sapeva come mettere alle strette il ragazzo.
Gli aveva appena tolto la possibilità di allontanarla, ora non poteva fare altro che accettare quel suo autoinvito.

Il giovane assottigliò lo sguardo.
«Furbo da parte tua mettere in mezzo l'allenamento.»

Dentro di se era fiero di come lei fosse riuscita a rigirare le carte a suo favore, anche se quello andava contro ciò che stava cercando di fare non poteva fare altro che sentirsi in quel modo.

L'altra sciolse le braccia e afferrò nuovamente il manico della valigia.
«Allora? Hai intenzione di lasciarmi qui fuori per tutta la giornata?»

Lo guardò, ma il suo sguardo non era duro, inconsapevolmente gli occhi di Kayla trasmettevano dolcezza, cosa che lasciava sempre un po' destabilizzato Akashi.

Sebbene si fosse comportato con freddezza, mostrando la sua intenzione di allontanarla, lei ancora riusciva a guardarlo in quella maniera.

«Mi hai praticamente costretto ad accettare, per questa volta te la faccio passare.» Si scostò dalla porta per farla entrare in casa, ora portare avanti la sua decisione si sarebbe fatto ancora più arduo.

xxx

||Play: At night I miss you the most - Jordy Chandra||

La stanza che le diedero era la stessa della volta precedente, non le dispiaceva affatto, almeno da lì sapeva orientarsi per la casa senza il rischio di perdersi come era già successo.

Sarebbe rimasta lì dei giorni, ma decise ugualmente di disfare la valigia, le piaceva avere tutto in ordine e sapeva che se avesse lasciato tutto la dentro sarebbe finita con il creare il caos, magari cercando un semplice jeans.

Si prese il suo tempo per sistemare i vestiti e nel mentre la sua mente cominciò a ragionare su quanto successo poco prima.

Poteva considerare come una vittoria il fatto di essere riuscita a convincere Akashi con tanta facilità, pensava sarebbe stato più complicato, ma forse anche lui non aveva molta voglia di insistere.

«Sapevo che in fondo non mi volevi allontanare.» Ed era proprio per quello che continuava a perseverare, non permettendogli di fare come preferiva.

Kayla era consapevole del fatto che non era veramente ciò che voleva Akashi, sapeva che tutte le sue azioni erano dettate dalla paura di andare incontro ad un fallimento, cosa che non accettava in nessun modo.

I suoi pensieri si interruppero nel momento in cui notò un dettaglio che le era sfuggito quando aveva preparato la valigia: si era completamente dimenticata di portarsi un cambio per dormire.

Non poteva di certo mettersi i vestiti che usava per uscire.

Un sospiro fuoriuscì dalle sue labbra.

E ora cosa avrebbe fatto?
Tornare a casa per poter prendere qualcosa era impensabile, non voleva perdere tempo in quella maniera.

«Forse potrei...» Sussurrò, lasciando il resto della frase vagare nella sua testa.

Senza rimuginarci più di tanto uscì dalla sua stanza e iniziò a percorrere il corridoio, così calmo e silenzioso che si sentivano unicamente i passi della giovane.

Arrestò la sua camminata quando si ritrovò davanti la camera di Akashi.

Bussò, ma nessuno andò ad aprirle, cosa che le fece pensare che non ci fosse nessuno al suo interno.

Però alla ragazza serviva urgentemente una maglietta per poter dormire, quindi entrò e si richiuse lentamente la porta alle spalle.

La prima cosa sulla quale gli occhi di Kayla si posarono fu la divisa della squadra con la quale giocava Seijuro, accuratamente piegata e messa sulla scrivania.

Si avvicinò e ci passò una mano sopra.
Invece di mettersi a cercarla poteva indossare quella, per i pantaloni avrebbe improvvisato, dopotutto quelli che aveva non erano scomodi per dormire.

Afferrò la maglia e si cambiò nel bagno di cui era dotata la stanza, così come lo erano anche tutte le altre.

Alzò gli occhi verso lo specchio quando finì di sistemarsi. Si sentiva a suo agio nell'indossare qualcosa di Akashi, la faceva sentire protetta.

I battiti del suo cuore accelerarono, il che portò Kayla ad avvicinare il palmo della mano verso il petto.

Quella sensazione di calore l'avvertiva ogni volta che era vicina a lui, anche se il ragazzo non era fisicamente presente.

Decise di aspettarlo per potergli dire di aver preso in prestito la sua maglia, però i minuti passarono e il giovane ancora non si era fatto vedere.

Kayla si sdraiò sul letto di Seijuro, si era stancata di stare in piedi a gironzolare per la stanza, le andava bene osservarla anche da distesa.

Si girò su un fianco e poggiò la testa sul cuscino, di una morbidezza tale da rilassarla sull'immediato.

Dopo un po' sentì le palpebre farsi pesanti, il viaggio da Tokyo fino a Kyoto la stancava sempre.

Non riuscì a tenere gli occhi aperti, essi si chiusero senza che lei potesse fare molto per evitarlo, cadendo così in un profondo e tranquillo sonno ristoratore.

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