𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟸𝟹
❝𝑀𝑎𝑦 𝐼 𝘩𝑜𝑙𝑑 𝑦𝑜𝑢
𝐴𝑠 𝑦𝑜𝑢 𝑓𝑎𝑙𝑙 𝑡𝑜 𝑠𝑙𝑒𝑒𝑝.
[...]
𝐴𝑙𝑙 𝑡𝘩𝑎𝑡'𝑠 𝑚𝑎𝑑𝑒 𝑚𝑒
𝐼𝑠 𝑎𝑙𝑙 𝑤𝑜𝑟𝑡𝘩 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑖𝑛𝑔
𝐽𝑢𝑠𝑡 𝑡𝑜 𝘩𝑎𝑣𝑒 𝑜𝑛𝑒 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡 𝑤𝑖𝑡𝘩 𝑦𝑜𝑢
𝑆𝑜 𝐼 𝑤𝑖𝑙𝑙 𝑙𝑒𝑡 𝑔𝑜
𝑊𝑖𝑡𝘩 𝑎𝑙𝑙 𝑡𝘩𝑎𝑡 𝐼 𝑘𝑛𝑜𝑤
𝐾𝑛𝑜𝑤𝑖𝑛𝑔 𝑡𝘩𝑎𝑡 𝑦𝑜𝑢'𝑟𝑒 𝘩𝑒𝑟𝑒 𝑤𝑖𝑡𝘩 𝑚𝑒
𝐹𝑜𝑟 𝑦𝑜𝑢𝑟 𝑙𝑜𝑣𝑒 𝑖𝑠 𝑐𝘩𝑎𝑛𝑔𝑖𝑛𝑔 𝑚𝑒.❞
||𝑀𝑎𝑦 𝐼 - 𝑇𝑟𝑎𝑑𝑖𝑛𝑔 𝑌𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑑𝑎𝑦||
||Play: May I - Trading Yesterday||
Quando si viaggia in treno si spera sempre di arrivare il prima possibile alla propria fermata.
Anche per Kayla solitamente è così, ma non in quel momento. Ora la ragazza desiderava che durasse di più, non voleva scendere tanto presto dal vagone.
Si strinse maggiormente alla giacca del rosso, che alla fine aveva indossato, non lasciandola semplicemente sulle spalle.
«Immagino che ora io possa chiedertelo» disse lentamente la ragazza.
«Mh? Cosa?» Akashi voltò il viso verso di lei.
«Cosa ti ha portato a cambiare così, è da quando sono tornata che tento di capirlo.» Ricambiò il suo sguardo.
Il rosso spostò gli occhi sul finestrino di fronte a loro e si appoggiò completamente contro il sedile.
«La paura di perdere, di subire una sconfitta... Di fallire.» Attese qualche secondo prima di proseguire.
«Stavo per perdere contro un mio compagno di squadra delle medie e questo ha fatto uscire definitivamente l'altra mia personalità.» Spiegò abbassando lo sguardo e portando una mano verso il petto, che lasciò ricadere sulla gamba poco dopo.
«Però l'ho sempre avuta dentro di me, dopotutto ho sempre avuto a che fare con il fatto di non dover fallire mai.»
Anche Kayla abbassò lo sguardo.
«Mi dispiace.» Si morse leggermente il labbro inferiore.
«Mi dispiace non esserci stata... Non so quanto avrei potuto fare, ma avresti sicuramente avuto un sostegno da parte mia.»
«Non devi scusarti.» Le disse Akashi rivolgendole un leggero sorriso quando i loro occhi s'incontrarono.
«Sei qui ora, questo è l'importante.» La osservò attentamente, facendo caso alla stanchezza che stava combattendo per rimanere a parlare con lui.
Si sporse di poco e l'attirò verso di se, facendola arrossire appena.
I rossi sulle sue guance non erano più dovuti solo alla febbre.
«Che stai facendo?» Domandò la ragazza in imbarazzo, non si aspettava quel gesto improvviso.
«Sei sfinita, dormi.»
«Non ce ne è bisogno, lo farò non appena sarò a casa.» Protestò lei alzando lo sguardo sul suo viso.
«Sei cocciuta, lo sai?»
«Si, e lo sai anche tu» ridacchiò, accettando però di poggiare la testa sulla spalla di Akashi.
Il movimento ondeggiante e dolce del treno poteva essere paragonato a quello di una culla. Impossibile resistere al richiamo del sonno in quelle condizioni, infatti Kayla cedette dopo pochi minuti.
Il ragazzo le lanciò un'occhiata quando non la sentì più parlare, scoprendo così che si era addormentata.
Quello era l'istante giusto per far tornare l'altra sua personalità, non era ancora il momento di sopprimerla.
«È stato bello passare del tempo in tranquillità con te» sussurrò con voce appena udibile, dopodiché chiuse gli occhi e quando li riaprì erano nuovamente eterocromatici.
Lo sguardo cadde ancora una volta sulla ragazza, ma non l'allontanò da se.
La lasciò appoggiata a lui, non era sua intenzione svegliarla.
Rimase semplicemente così, con la mente piena di pensieri su quanto era successo e completamente abbandonato al dondolio del vagone.
Aveva sempre saputo che Kayla era speciale, lo aveva avvertito fin da subito, fin dal loro primo incontro dopo tutti quegli anni.
Il fatto che non sapesse come sentirsi nei suoi confronti ne era la prova. Piano piano, con pazienza, lo stava cambiando, almeno per quanto riguardava lei.
Fino a dove glie lo avrebbe permesso?
Quella era la domanda cruciale, di cui non conosceva risposta. Cosa strana per uno come lui, sempre sicuro di tutto e sempre con la risposta pronta a qualsiasi quesito.
Perché le stava permettendo di insinuarsi in quel modo nei suoi pensieri?
xxx
Il periodo delle piogge di inizio estate, portate dal monsone che in Giappone chiamano tsuyu, era finito, lasciando libero accesso all'estate vera e propria, con le sue giornate calde e afose.
Kayla si era dimenticata di quanto facesse caldo in quei mesi lì da loro.
In Scozia le temperature estive si aggirano sui venti gradi, difficilmente si va oltre. In Giappone invece riescono a toccare anche temperature come i ventisette gradi, una differenza non di poco conto.
Con quella prospettiva l'idea di fare un ritiro al mare insieme all'intera squadra apparve molto allettante.
Proprio per quel motivo un fine settimana la ragazza decise di andare a Kyoto, da Akashi.
A breve sarebbe partita con la Seirin per il ritiro proposto dalla loro allenatrice, e quello stava a significare che non avrebbe visto l'amico per più giorni del previsto. Voleva fare un giro per la città con lui.
Avrebbe potuto rifiutare la sua richiesta di passare un pomeriggio insieme, ma la giovane era sicura non sarebbe successo.
Esattamente come era accaduto quando era andata lì per dirgli di non darle buca una seconda volta, Akashi l'avrebbe fatta rimanere.
Scesa dal treno si fermò ad osservare gli alberi che circondavano il posto. Erano di uno splendido verde acceso, quasi abbagliante.
L'ultima volta che era stata a Kyoto essi ancora mostravano la presenza della primavera, con dei bellissimi fiori sui loro rami.
Le piaceva soffermarsi su quei dettagli quando ne aveva l'occasione, trasmettevano una sensazione di tranquillità e di pace.
Rimase in quell'ambiente per un po', perché quando arrivò alla scuola dove andava Akashi, e dopo essersi accertata che la squadra si stesse allenando, attese fuori, seduta su una panchina, sotto l'ombra di un grande albero.
La sua era stata una scommessa, potevano benissimo non trovarsi in palestra e avere il giorno libero.
Ma in ogni caso aveva un piano di riserva, non si era presentata da lui senza avere un'alternativa.
Se non lo avesse trovato sarebbe andata alla segreteria della scuola.
Con qualche scusa si sarebbe fatta dare l'indirizzo di casa del ragazzo.
Rivolse gli occhi sulle foglie sopra la sua testa, rendendosi conto solo in quel momento che ormai erano passati mesi dalla sua partenza.
Quando era arrivata era da poco iniziata la scuola, ora invece già stavano per iniziare le prime vacanze scolastiche.
Non aveva più sentito suo padre dall'ultima volta in cui aveva chiamato, tantomeno la madre, che nemmeno si era preoccupata di parlarci quando finalmente si era decisa a mettere in chiaro le cose con loro.
Non che si aspettasse qualcosa da lei, alla donna bastava godersi la vita che il lavoro del marito le permetteva di fare.
Ma non era sempre stata così.
Da parte sua aveva ricevuto l'affetto che ogni madre da al proprio figlio solo fino a che non aveva cominciato a mostrare segni di ribellione, soprattutto quando i genitori cercavano di convincerla a lasciar perdere i suoi desideri, come quello di giocare a basket e tornare in Giappone.
Da quel momento in poi si era fatta più distante, quasi non si interessava più di quello che faceva, però era sempre pronta a metterle i bastoni fra le ruote.
Invece non sapeva cosa avrebbe fatto il padre. Certe volte le sue azioni erano imprevedibili anche per lei.
Era sicura le avrebbe detto chiaro e tondo che dopo quel suo gesto doveva considerarsi fuori dalla famiglia, ma non era successo, il che significava solo una cosa: avrebbe provato nuovamente a convincerla a tornare indietro e prendere in mano le redini dell'azienda di famiglia.
Onestamente sperava che quel giorno sarebbe arrivato il più tardi possibile.
Non le piaceva pensarlo, ma ora che si trovava lì, con Kagami, Akashi, i suoi compagni di squadra e altri giocatori che aveva conosciuto, lei stava bene.
Non sentiva più la loro pressione sulle spalle e poteva fare ciò che l'appassionava senza doverlo nascondere.
«Kayla?» Disse una voce leggermente sorpresa.
«Che ci fai qui?» Nel momento in cui la ragazza girò la testa verso la sua direzione lo vide osservarla, in attesa di una risposta.
«Ciao.» Kayla sorrise.
«Tra un po' farò un ritiro con la squadra, non potremmo allenarci in quei giorni.» Gli disse alzandosi per raggiungerlo.
«E non potevi dirmelo al nostro prossimo allenamento?» Domandò lui continuando a guardarla negli occhi.
«Beh, si, potevo, ma non volevo.» Attese qualche secondo prima di riprendere parola.
«Ti va di fare un giro insieme? È per questo che sono qui.» Spiegò spostando leggermente il peso da una gamba all'altra.
«Tu non ti arrendi proprio mai, vero?» Le disse il giovane, facendo riferimento alla determinazione che Kayla aveva nel voler passare del tempo con lui anche al di fuori degli allenamenti.
«Mai.» La risposta della ragazza arrivò repentinamente e con sicurezza.
Quando lo vide riprendere a camminare lei lo affiancò, prendendo quel gesto come un consenso a stare insieme per un po'.
«Cosa avresti fatto se non mi avessi trovato a scuola? Non dirmi che ti ricordi ancora dove abito.» Akashi le lanciò una breve occhiata prima di riportare lo sguardo davanti a sé.
«Ero una bambina quando vivevo qui, e lo ero anche quando mi sono trasferita. Quindi no, non mi ricordo dove abiti, ma lo avrei scoperto.» Spiegò con fierezza.
«Niente è impossibile se mi ci metto.»
«Già, ne saresti capace, anche a piombare a casa mia senza preavviso.» Il suo commento la fece ridere, lo avrebbe fatto senza alcun dubbio.
Dopo qualche minuto la ragazza si legò i capelli in una coda alta, utilizzando un laccio che aveva messo dentro la borsa prima di uscire di casa. Aveva immaginato le sarebbe servito.
Si era messa una delle sue camicette leggere, visto il caldo che l'aspettava fuori dall'appartamento, ma esso si faceva sentire ugualmente al massimo della sua forza.
I due non avevano una meta, ma finirono accanto ad un santuario scintoista, circondato da bancarelle contenenti di tutto: gioielli, oggetti particolari, fino ad arrivare al cibo da strada.
Kayla si fermò ad ammirare la bellezza di quel luogo circondato da tutta quella vita, le persone che passeggiavano erano molte e creavano un'atmosfera accogliente.
Il rosso, notando lo sguardo incantato dell'amica, le spiegò a cosa era dovuto quell'evento.
Dopotutto lei non aveva passato la sua vita lì, quindi non era a conoscenza di molte delle loro tradizioni, quando erano piccoli non avevano avuto l'occasione di esplorarle insieme.
«Questi sono i natsu matsuri, i festival estivi. Spesso vengono organizzati attorno ad un santuario scintoista.» Sapeva che glie lo avrebbe chiesto, quindi tanto valeva spiegarglielo subito.
«Sembrano interessanti» affermò lei con gli occhi che le brillavano.
Akashi avrebbe potuto benissimo fermarsi lì con le informazioni, le aveva detto lo stretto necessario, quello che doveva sapere. Però non riuscì a frenare la lingua.
Esattamente come accadeva ogni volta che era con lei, si comportò diversamente.
«La sera sono più belli, fanno addirittura i fuochi d'artificio.» Quella frase sfuggì completamente al suo controllo.
Non voleva finire in quei dettagli, ma era stato inevitabile, non poteva farci niente se la ragazza aveva quell'influenza su di lui.
«Un giorno allora li vedrò di sera!» Decise lei energicamente e con gioia.
«Nel frattempo...» Si girò verso di lui e lo guardò, sbattendo più volte le palpebre.
«Andiamo a vedere?» Chiese con un sorriso.
Il rosso non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Kayla lo afferrò per un braccio, onde evitare un rifiuto o una protesta, e lo trascinò verso una delle bancarelle.
Gli occhi della ragazza sfrecciavano da una parte all'altra del bancone, c'erano così tanti oggetti da vedere che non sapeva quale prendere e osservare per primo.
La sua attenzione fu poi catturata da una collana, avente come ciondolo una piuma argentata.
L'afferrò delicatamente e l'ammirò più da vicino.
«Ti piacciono proprio tanto le piume» commentò Akashi, affianco a lei, che fino a quel momento era stato semplicemente lì a guardarla mentre posava lo sguardo su tutto quello che la interessava.
Kayla sorrise lievemente.
«Si, mi affascinano, non so perché, però mi sono sempre piaciute.»
«Le piume hanno vari significati.» Una terza voce fece alzare lo sguardo ai due ragazzi, notando colui che vendeva quei ciondoli di fronte a loro.
«La maggior parte derivano dai nativi americani» continuò poi con un piccolo sorriso.
«Mi piacerebbe sapere qualche significato, se non è di troppo disturbo» chiese Kayla con gentilezza.
Effettivamente non aveva mai pensato di cercare il significato di esse, quindi perché non approfittarne in quell'istante?
«Nessun disturbo» disse subito l'uomo, afferrando un'altra piuma di un'altra collana.
«Possono rappresentare la saggezza tribale, infatti le piume ispirano ad affrontare la vita grazie al potere dei volatili.» Lanciò una breve occhiata ai due che lo stavano ascoltando.
«Ma rappresentano anche comunicazione tra le persone, addirittura con persone provenienti da altri mondi, ma per quest'ultima parte bisogna proprio crederci fermamente» disse con una risatina.
L'occhio dell'uomo finì sul singolo orecchino che la giovane portava, notando l'assenza del secondo.
«E rappresentano anche la promessa.» Questo portò sia Kayla che Akashi a scambiarsi uno sguardo.
La mente di entrambi era stata portata, da quelle semplici parole, alla loro promessa, fatta anni e anni prima, e che finalmente stavano mantenendo.
«La promessa?» Ripeté con tono basso la ragazza, riportando gli occhi sul ciondolo.
«Si, la promessa che due persone si scambiano, solitamente ci si scambia anche una coppia di piume, succede anche in alcuni matrimoni.» La osservò per qualche secondo.
«Ho notato che tu hai solo una piuma al tuo orecchio, quindi immagino tu l'abbia già scambiata con qualcuno.»
«Si» rispose Kayla con un dolce sorriso, che non sfuggì allo sguardo di Akashi.
«Ho già scambiato la mia promessa in questo modo.»
Casualità o destino?
Quali delle due aveva condotto i due ragazzi davanti a quella bancarella?
Ce ne erano tante, eppure loro erano finiti con il fermarsi di fronte a quella bancarella, dove avevano scoperto che il gesto, fatto ingenuamente quando erano piccoli, di scambiarsi le piume di Kayla, significava veramente qualcosa.
Non era stato un semplice gesto. Era stata una promessa a tutti gli effetti, e non solo perché lo avevano deciso i due, ma anche perché quello era il reale significato della piuma, uno dei tanti.
Quella sera, quando Akashi tornò a casa, si avvicinò verso una piccola scatola riposta accuratamente su una mensola sopra il letto.
La guardò per qualche minuto, perso nei suoi pensieri, prima di afferrarla e aprirla, rivelando la piuma viola che Kayla aveva dato a lui per suggellare la loro promessa.
L'aveva sempre tenuta lì, ma dal momento in cui le due personalità si erano scambiate non l'aveva più aperta.
Questo per non permettere ai sentimenti dell'altra parte di lui di emergere, di tornare in superficie.
Però quella sera Akashi riaprì la scatola, rimanendo per un bel po' di tempo a fissarne il contenuto, pensando e ripensando a quanto aveva sentito riguardo il significato delle piume.
E pensando a come tutto quello sembrasse costruito dal destino, quasi ci fosse un filo che legava le loro anime e che le stava conducendo verso un sentiero da seguire, disseminato di indizi su ciò che li aveva portati ad essere lì in quel preciso momento.
Ogni loro gesto. Ogni loro azione. Tutto quello che avevano compiuto era collegato alla loro promessa.
Tutto era collegato a ciò che li attirava inesorabilmente l'uno verso l'altra.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro